giovedì 17 dicembre 2009

Magia dell'analogico


Negli ultimi post abbiamo parlato dei nuovi formati digitali ad alta definizione che dovrebbero recuperare la magia dell'analogico. Vediamola allora in pratica questa magia dell'analogico.

Non si parla però questa volta del vinile, all'LP ormai tornato in auge e celebrato ovunque. Ai tempi dell'analogico, negli anni '60 e '70, gli appassionati più attenti cercavano infatti la più alta qualità con altre due tecnologie, la radio FM stereo (pare strano, oggi) e il nastro magnetico utilizzato dai registratori a bobina aperta (o reel-to-reel).

Il disco in vinile microsolco infatti, vuoi per i limiti intrinseci di risposta in frequenza, vuoi per la limitazione, all'epoca, di alcuni componenti della catena (in particolare del preamplificatore phono), vuoi per la bassa qualità e del vinile in quanto tale in molte copie, vuoi per la difficoltà di messa a punto di tutto il sistema, non godeva poi della incondizionata (o quasi) considerazione che lo circonda oggi.

Rimandando ad un'altra occasione le considerazioni che si possono fare sull'FM stereo, l'attenzione per questo post è rivolta ai registratori a bobine. Non molto diffusi sino all'avvento della musicassetta Philips, a causa del prezzo elevato (erano componenti abbastanza complessi) sono stati soppiantati da questo supporto nella fascia bassa e sono rimasti in un mercato di nicchia per appassionati esigenti, e facoltosi. Disposti a spendere di più e ad affrontare una maggiore complessità operativa per avere una qualità molto ma molto superiore a quella dei registratori a cassette.

Non mi addentro per ora nelle caratteristiche di questa tecnologia, che aveva numerose varianti e particolarità, rimando, in attesa di un prossimo post, chi avesse altre curiosità ad un completissimo sito in italiano che tratta tutti gli aspetti dei registratori a bobine analogici: Soundfan.

Meglio dell'LP
Meno nota oggi è la supremazia in termini di qualità rispetto anche rispetto all'LP in vinile. Tanto per cominciare è un sistema del tutto conforme a quello dei master che si usavano nell'era dell'analogico. Che infatti erano registratori a nastro magnetico con caratteristiche superiori (più larghi, il doppio o 4 volte, e con velocità doppia) ma identica tecnologia. Un riversamento in meno, un rischio di degrado in meno.

Poi la dinamica e la risposta in frequenza, alle velocità superiori, ma anche già a 19 cm/sec, erano superiori a quelle che poteva supportare all'epoca (ma in parte anche oggi) un disco in vinile. E anche la durata era normalmente superiore, consentendo di ascoltare senza interruzione un album con le bobine standard da 18 cm o anche una intera opera lirica con le bobine più grandi (da 10,1 pollici ovvero 26,5 cm).

Naturalmente se l'origine è un LP la qualità rimane quella, ma in una registrazione dal vivo, con due semplici microfoni disposti a Y si possono fare con un registrazione a bobine riprese stereo in grado di stupire chiunque (per effetto stereo e naturalezza).

Poi esistevano i nastri preregistrati. Pressoché sconosciuti in Italia (non credo siano mai stati distribuiti in modo capillare) venivano invece pubblicati regolarmente in USA e UK. Erano soprattutto album di musica classica ma anche alcuni degli album più celebri dei Beatles, di Bob Dylan, di CSN&Y, dei Doors e così via sono stati pubblicati anche su nastro in bobine da 7", a 19 cm/sec. solitamente a 4 tracce, promettendo quindi una qualità superiore al più diffuso LP.

Il registratore a bobine alla prova pratica
Personalmente quando mi sono affacciato all'alta fedeltà nel mio impianto un registratore a bobine non c'era, erano già stati soppiantati dai registratori a cassette, pur se ancora in produzione e celebrati per la nota e riconosciuta qualità, e comunque, come tipico studente squattrinato, erano al di fuori della mia portata, e sono rimasti un oggetto del desiderio.

Recentemente però ho avuto la necessità di trasferire in digitale alcuni nastri di trasmissioni radio risalenti alla mia breve esperienza come conduttore di un programma di musica classica (ma in una radio libera) e, dopo aver cercato un registratore funzionante tra vari amici, ho concluso che la cosa più semplice era comprarne uno su eBay.
Erano infatti abbastanza diffusi e l'offerta è ancora consistente, soprattutto su eBay tedesca. Non ho puntato per ovvi motivi su un celebrato e ricercatissimo Revox (anche perché c'è una certa speculazione e bisogna valutare attentamente ogni offerta) ma su un modello giapponese, noto all'epoca per la sua robustezza e per le buone prestazioni, derivanti da un progetto semplicissimo ma funzionale, l'Akai 4000.
Così come il Revox, esisteva in molte varianti e quello che alla fine ho comprato avendo vinto l'asta (alla modica cifra di 44 €) era un 4000 DB, 4 tracce e due velocità, con pure il Dolby B.

Dopo aver superato il problema iniziale di individuare come si fa a cambiare la velocità (un sistema veramente manuale, impossibile da capire dal libretto di istruzioni, per fortuna su YouTube ci sono appassionati di registratori a bobine che mettono istruzioni filmate e commentate passo a passo), pulite le testine con un cotton-fiocc e alcool, ha fatto egregiamente il suo lavoro di lettore con i nastri registrati.

A questo punto però mi è venuta la curiosità di metterlo all'opera come se fosse un componente nuovo, per il suo scopo primario: registrare.

Comprate sempre in eBay alcune bobine di nastro nuove, ho provato a registrare qualcosa, ovviamente, a questo punto, da CD. Che dovrebbe avere, almeno su questo sono tutti d'accordo, una dinamica superiore a quella dell'LP, tale forse da mettere in crisi un registratore d'epoca.


Ma così non è stato. Non ho fatto un set esteso di prove, ma mi sono limitato ad alcuni CD di jazz dal vivo, registrati (molto bene) dalla ECM, con all'opera il Keith Jarrett Trio, e ad alcune altre registrazioni sempre di jazz di Coltrane.Il registratore ha più di 30 anni, non era il modello più celebrato dell'epoca, non so come è stato tenuto da chi me lo ha venduto e se poi fosse suo, non è stato revisionato né controllato ma, una volta settati in modo opportuno i livelli di registrazione (gli strumenti, i cosiddetti VU-Meter, ingannavano un po') i risultati sono stati veramente notevoli.

Anzi, potenza della suggestione, la copia su nastro (peraltro di qualità standard) sembra essere anche superiore al CD, più fluida. Ma chiaramente è impossibile migliorare il suono attraverso un passaggio a un altro componente. In ogni caso, non sono riuscito a sentire alcuna limitazione o degrado del suono dopo il trasferimento su nastro.

Una volta appurato che funziona bene, molto bene, resta però da capire cosa si potrebbe fare, oggi, con un registratore a bobine. Ottimo argomento per un prossimo post. In attesa del quale lascio i link di un paio di video-istruzioni presenti su YouTube e relative al modello che ho usato io, l'Akai 4000 (l'altra immagine si riferisce invece al celebrato Revox B-77).




2 commenti:

  1. Anonimo23/4/11

    Cito dal post: "la copia su nastro (peraltro di qualità standard) sembra essere anche superiore al CD, più fluida."
    La qualità non aumenta, ovvio, ma il nastro rimuove il possibile residuo ad alta frequenza del campionatore, che anzi lo aiuta come bias in fase di registrazione, e i gradienti seppure filtrati nel convertitore D/A vengono decisamente addolciti dalla contiguità del composto magnetico del nastro, specie per le basse frequenze, rimuovendo la componente HF sulle onde LF. Il nastro in questo senso bonifica il suono digitale, seppure aggiungendo qualche danno di distorsione armonica, e di rumore (difficile superare i 90dB tipici dei riproduttori digitali).

    Saluti, Claudio G.

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  2. Interessante ipotesi, probabilmente è andata proprio così.

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