sabato 16 gennaio 2010

Le majors e l'alta definizione

La musica digitale in alta definizione "liquida", quindi scaricabile via Internet, è una opportunità che affascina molti, e anche una realtà, grazie alle iniziative pionieristiche di Chesky Records e di altre etichette che hanno aderito al sito HDTracks (tra cui, timidamente, anche la ECM), e di Linn Records, Classic Records, 2L e altre. Sono tutte "indies", etichette indipendenti dalle 4 grandi majors, che invece dovrebbero continuare a controllare (non ci sono ancora i dati 2009) oltre il 70% del mercato mondiale della musica.


L'offerta è quindi forzatamente limitata alle poche indies che hanno intrapreso questa strada, e un ipotetico appassionato di musica interessato alla produzione di Diana Krall (che pubblica con la Verve, una etichetta che fa parte della UMG, o Universal Music Group, la prima tra le quattro majors) o a quella di Brad Mehldau, che pubblica con la Warner Musisc Group, non ha alcuna possibilità di ascoltare le ultime uscite dei due musicisti in alta definizione, se le majors che li hanno sotto contratto non decidono di cambiare strategia.

Qual è questa strategia?
Due delle majors, la Sony BMG (n.2) e la Warner (n.4, la n.3 è la EMI) sono presenti anche nel mercato cinematografico, dove stanno spingendo attivamente (assieme alle altre case cinematografiche) l'alta definizione. La strategia in questo caso prevede il lancio di un nuovo supporto fisico, il Blu Ray Disc (che è prevalso dopo una lunga lotta contro il suo concorrente HD-DVD) da utilizzare per distribuire la musica con il sistema della vendita, del noleggio, o anche dello scambio, utilizzato in USA dal principale operatore del mercato, Netflix.
L'alta definizione nel cinema porta vantaggi ai costruttori di hardware, perché spingono i consumatori a cambiare sia i televisori sia i lettori DVD (ora Blu-Ray) e può anche essere un disincentivo alla pirateria, cioè alla diffusione (assai ampia) di film in formato compresso (Divx o Xvid). La distanza nella qualità tra un film in DVD e in Divx c'è e si vede, ma è ancora sopportabile, la distanza con lo stesso film in HD diventa incolmabile, spingendo, si spera (sperano) a considerarla una "visione per poveri" poco attraente e in prospettiva residuale. Certo, se poi il film lo si vede su un iPhone la differenza ben difficilmente si potrà apprezzare.

Se anche qualcuno inventasse un Divx per alta definizione (non mi pare ci sia, per ora, ma non è certo un problema tecnico) interverrebbe un altro ostacolo, legato alle dimensioni dei file da trasferire. Già ora un film in formato compresso ha dimensioni tra i 700MB e 1,5GB, e tipicamente per essere trasmesso deve essere diviso in più file, con le relative complessità di gestione delle copie. Aumentando la complessità forse qualcuno in più sarà spinto ad andare a noleggiarlo regolarmente.
Inoltre il Blu-Ray (o BD) ha dei sistemi anti-copia più efficaci di quelli dei DVD e anche la copia è, al momento almeno, poco conveniente, considerando il costo dei supporti vergini.

E nella musica?
Nella musica invece l'offerta di alta definizione da parte delle majors non solo non c'è, ma è stata proprio azzerata. Nel senso che non solo nessuna delle 4 ha mai messo in rete materiale in alta definizione,  ma è anche stata sospesa nei fatti la produzione di supporti fisici ad alta definizione.
Per una decina d'anni infatti le majors, coinvolte evidentemente controvoglia nel tentativo di Sony e Philips (con il SACD) e di Matsushita e altri (con il DVD-Audio) di superare il CD lanciando l'alta definizione in musica, hanno pubblicato una ridotta (molto ridotta) quantità di titoli in questi formati, con una certa prevalenza nella classica.
Con il 2009 questo lungo e sfortunato tentativo si è concluso (anche se non c'è ancora una parola fine ufficiale) e la produzione di nuovi titoli si è fermata. Ne sono un esempio l'ultima uscita di Diana Krall,  Quiet Nights, disponibile solo in CD, mentre tutto il resto della produzione della cantante e pianista canadese era stato pubblicato dalla Verve su SACD e addirittura anche in buona parte su DVD-Audio, o la sospensione, da tempo ormai, di nuovi titoli SACD da parte di Deutsche Grammophon (sono entrambe etichette UMG).


Hanno deciso quindi di pubblicare gli album più interessanti e ben incisi su vinile, accettando l'opinione di molti audiofili (la maggioranza, forse) che la qualità sia superiore a quella del CD? Pare di sì, almeno in parte. L'album di Diana Krall che abbiamo preso come esempio è disponibile su LP da 180 gr. Come molte nuove uscite. Ma non pare una strategia a tappeto. Ad esempio non è seguita da DG, che invece ha fatto un accordo con Classic Records per distribuire alcuni titoli su vinile. In ogni caso per l'LP non si può parlare di alta definizione o di "qualità master".

Proprio dalla DG vengono però le uniche aperture del settore majors che si conosco verso Internet come veicolo per la diffusione della musica in alta qualità. Abbiamo già parlato dell'interessante sito della prima casa di musica classica e della interessante possibilità di scaricare musica a prezzi più che buoni con la stessa qualità dei CD, in formato FLAC, e senza protezioni e vincoli.
E anche della cortese risposta ricevuta ad una mia domanda diretta dal responsabile dei contenuti editoriali di rete della Deutsche Grammophon, Moritz Josch, che ha comunicato la intenzione di rendere disponibile, orientativamente già da questo 2010, musica anche in alta definizione sul sito della DG. (ho inserito lo scambio di e-mail in un commento al post sulla DG).
Sembra che nel settore della classica, visto il mercato che si riduce sempre di più e l'abbandono progressivo da parte dei giovani, si siano convinti che qualche copia non sarebbe un male. Anzi, magari i giovani copiassero i concerti brandeburghesi di Bach invece che Fabri Fibra, qualcuno potrebbe rimanere contagiato e decidere di inoltrarsi nei territori inesplorati della musica classica (o musica colta, secondo un'altra orrenda definizione).

Una strategia wait-and-see
La strategia delle majors nel settore della musica è quindi attendista, sia delle evoluzioni della tecnologia, sia dei possibili risultati del tentativo Blu-Ray. Che per ora non sono molto brillanti (si possono leggere qui miei dubbi in merito di un anno fa). Secondo il piano di diffusione questo 2010 doveva essere l'anno dell'abbandono del DVD e del passaggio a BD, almeno nei paesi guida, per la maggioranza degli utenti, ma la previsione è ormai del tutto irrealizzabile ed è stata spostata al 2012. Quando magari (fine del mondo permettendo) le memorie a stato solido costeranno così poco da rendere del tutto inutile il ricorso a supporti basati su sistemi di lettura laser.

La motivazione per la frenata non può che essere sempre la solita: il timore della pirateria. Memorie esterne per computer sempre più capienti, interfacce sempre più veloci, Internet sempre più veloce, sistemi di compressione lossless sempre più efficienti; risultato: sempre più facile copiare. Interi archivi con centinaia di dischi in poche decine di minuti. Altro che le cassette degli anni '70.
Almeno, pensano le majors, copiano non alla massima qualità. La massima qualità, la qualità master, i 24 bit / 192KHz non si possono copiare perché noi proprio non la mettiamo in circolo.

Un momento. Non mi pare una grande idea, spiegata così. C'è qualcosa che per qualcuno ha un valore. Qualcun altro che ce l'ha. Ma non la vende. Sarebbe un controsenso economico (ma non sarebbe il primo per le case discografiche).
Può darsi che invece la strategia sia invece creare una aspettativa nel mercato, far filtrare progressivamente la consapevolezza che esiste qualcosa di superiore, la qualità master, l'alta definizione. Quando si decideranno a metterla in commercio, su qualche supporto fisico super-protetto (magari proprio il Blu-Ray) sarà ripristinato il "valore" intrinseco dell'oggetto, quello che è svanito per il CD. E sarà possibile metterlo in vendita al prezzo che le majors ritengono remunerativo e che hanno dovuto abbandonare per il CD (20 o 30 €).

Può darsi sia questa la strategia. Ma per ora la situazione appare molto, molto distante da questo scenario: la grande maggioranza degli ascoltatori di musica utilizza quasi solo il formato compresso. Anche solo far arrivare la consapevolezza che la qualità CD è udibilmente superiore sarebbe un passo significativo. Arrivati a questo sarebbe necessario poi il successivo "innalzamento" al mondo HD. Ma, per la qualità CD la "copia per tutti" è già arrivata.

In conclusione
Mentre le majors definiscono le loro strategie (e perdono ogni anno quote di mercato verso altri settori dell'entertainment) agli appassionati di musica interessati all'alta definizione non rimane che fare la stessa cosa: aspettare, ingannando il tempo spulciando i siti dei pochi cataloghi HD presenti, o tornando indietro al buon vecchio analogico, agli LP o ancor meglio a nastri pre-registrati per registratori reel-to-reel.
Rimane la curiosa situazione di qualcuno che ha un nuovo prodotto in casa, ricavi che diminuiscono, e che decide, ciononostante, di non metterlo in vendita.

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