sabato 30 maggio 2015

Il preamplificatore phono

Forse non tutti sono d'accordo sulla superiorità del suono analogico, di sicuro non è affatto facile dimostrare che il suono del vinile sia superiore, nonostante le misure, al suono digitale in genere, nonostante a molti sembri così, o lo diano addirittura per scontato. Per questo un po' ironicamente ho chiamato questi post sugli strumenti pre-digitali per ascoltare la musica "magia dell'analogico".
Qualcosa di magico almeno nella riproduzione dei vinili però sembra esserci, confrontando il realismo del suono che esce fuori con il percorso che deve fare. 

Un sistema di lettura complesso
È inciso nei (micro)solchi di un disco di plastica, e questo processo di stampaggio possiamo considerarlo un esercizio tecnologico non particolarmente complicato; la forma dei solchi si trasforma poi in energia (elettrica) grazie ad una puntina di diamante montata su un minuscolo braccetto, che sul lato opposto ha un magnete permanente, che si muove in un campo magnetico generato da una bobina (anzi due, il microsolco è anche stereo) e genera così un segnale elettrico variabile, che diventerà poi, dopo altri 5 o 6 passaggi, la musica che ascoltiamo. Ma qualcuno (molti anni fa) ha pensato ad una variante, montare sul braccetto, in configurazione opposta, due minuscole bobine, e usare un magnete permanente. Sono le testine a bobina mobile, o moving coil (MC) che per vari motivi tecnici riescono a recuperare con ancor maggiore precisione il segnale codificato nei microsolchi. Ma sono più complesse e costose da costruire e il livello del segnale elettrico generato è inferiore. E non è detto che siano sempre superiori o che lo siano per tutti.

Potrei andare oltre illustrando tutte le varianti e le criticità degli altri componenti che devono lavorare insieme per estrarre il suono inciso sul disco di vinile (il braccio, l'articolazione, il piatto, il motore che lo muove, i diversi sistemi di trasmissione del moto, il sistema di isolamento delle vibrazioni, il sistema di correzione dell'errore radiale, il motore, l'alimentatore ...). Ma volevo solo sottolineare la complessità di questo sistema di lettura, la variabilità delle soluzioni possibili, la variabilità della configurazione, che dipende anche dalle scelte dell'audiofilo acquirente, la sensibilità del risultato da ogni anche piccola variazione dei parametri scelti o della messa a punto. E arrivare al punto: sapendo quanti elementi devono lavorare assieme in modo sinergico, ha veramente qualcosa di magico ascoltare un risultato finale così appagante come qualità del suono.

Il preamplificatore phono
Un buon esempio dell'inattesa importanza di ogni componente, e di uno in particolare, è il ruolo dell'unico componente elettronico di tutta la catena, che è anche il protagonista di questo post. Il suo compito è semplice, quasi umile. Deve elevare il segnale di tensione molto bassa (o bassissima per le MC) estratto dalla testina, per passarlo ad uno degli ingressi dell'amplificatore, introducendo il minimo di distorsione possibile e mantenendo al minimo livello il rumore di fondo. In più deve anche raddrizzare, linearizzare il segnale. Che a suo tempo, per facilitare sia l'incisione sia il rilevamento, l'associazione dei fonografici USA, la famosa RIAA, ha deciso di incidere con bassi attenuati ed alti enfatizzati. È la famosa curva RIAA che il pre phono deve equalizzare al contrario, arrivando ad una risposta flat.



Non è un compito complesso e la tecnologia è matura, i componenti elettronici non sono molti, un pre phono di discreta qualità, può anche presentarsi semplicemente così:




Il pre phono separato
Questo è l'interno di un pre phono "storico",  il primo componente separato di questo tipo ma economico della Pro-Ject, il Phono Box, pensato per sostituire con migliori prestazioni i pre phono inclusi negli amplificatori fino a un trentina di anni fa. Mestiere che questo pre e altri analoghi come quello della NAD facevano molto bene, garantendo di solito un riconoscibile miglioramento. Il che ha fatto venire a molti l'idea di sostituirlo comunque, a quello incluso di serie.

Come si vede anche ad occhio dalla immagine precedente, non si tratta di un circuito complicato e quindi di un componente complesso, si vedono solo alcune resistenze, alcune capacità e un paio di operazionali. D'altra parte un circuito base per la equalizzazione RIAA ha questo tipo di topologia:


Evoluzioni della curva originale e affinamento della tecnologia, nonché la introduzione di operazionali specializzati o l'alternativa di utilizzare come componenti attivi le valvole termoioniche hanno un po' complicato le cose, e così un pre phono all'interno può anche essere realizzato così.


Questo è l'Audio Research Reference Phono 2se, un raffinato modello top, a valvole, dal modico costo di 12.000 € o giù di lì. D'altra parte secondo l'importatore Audio Natali: "il bilanciamento tonale e la dinamica esplosiva sono semplicemente meravigliosi, c'è un senso di immediatezza e controllo che crea dipendenza". Non voglio però fare facile ironia su questi entusiasmi dal chiaro sapore marketing, come ho scritto più volte, per i componenti audio vale lo stesso discorso che per gli strumenti musicali, la perfezione non esiste e anche per piccoli o magari trascurabili miglioramenti ci vuole impegno da parte di chi produce e disponibilità a pagare salato da chi fruisce.

La scelta per l'upgrade
Ma pagare salato non è per niente obbligatorio nel mondo globalizzato e così ricco di competitors dell'audio di oggi. Nel mio caso non avendo questo budget mi sono rivolto a pre phono di classe media, in particolare a due noti pre tedeschi a suo tempo provati (nelle versioni precedenti) da TNT-Audio, il Trigon Vanguard (o Advance, versione con alimentazione anche a batteria) e l'ancora più noto Lehmann Black Cube. Oggetti che comunque nelle versioni attuali non costano poco, tra 800 e 1000 €, impegno non trascurabile tenendo conto che magari potrebbe essere diretto ad altri componenti della catena più critici anche per le altre sorgenti, non solo per il vinile. Mi incuriosivano anche le ultime serie della Pro-Ject, che nel frattempo sfruttando il successo dei suoi giradischi e l'inatteso ritorno del vinile (ci hanno visto giusto) ha ampliato di molto la gamma dei prodotti e ovviamente anche quella dei pre-phono. Dove le serie sono ora 5 (ognuna con diversi modelli), partendo dalla serie Elemental (evoluzione di quello che avevo io e il cui interno è mostrato sopra) alla serie RS. Quest'ultima ha costi analoghi ai modelli citati prima, ma la serie immediatamente seguente, la DS, soprattutto per i modelli senza fronzoli (display, valvole in qualche parte del circuito) aveva un prezzo molto competitivo, considerando le ottime recensioni leggibili sul web.

La tentazione di pagare un quarto per avere prestazioni comparabili con un prodotto assistito da un fornitore noto e solido mi attirava non poco, e devo dire che alla fine il dubbio me l'ha tolto proprio il commesso di Musical Cherubini. Dopo avermi proposto i modelli tedeschi citati sopra a buon prezzo, ha aggiunto di aver provato anche il Pro-Ject Phono Box DS che gli proponevo come alternativa, in diverse configurazioni anche con alimentazione esterna potenziata (nessun particolare vantaggio) e in impianti di elevato livello, notando un grande equilibrio ed ottime prestazioni.
Secondo il mio approccio "umanista" il mio obiettivo è arrivare a sentire la musica bene piuttosto che estenuarmi in infiniti e ardui confronti (molto difficili in questo caso) e quindi mi bastava così e l'ho ordinato. Da loro e non su Amazon (dove c'è) perché fino a che posso comprare in un negozio confrontandomi con qualcuno competente, lo preferisco, e così inoltre quando è arrivato mi ha dato lui le indicazioni per il settaggio del pre sulle caratteristiche della mia testina (un'altra funzionalità in più dei pre phono separati). Non che fosse una configurazione complessa, ma fa parte del servizio che uno si aspetta comprando in un negozio.


Senza contare poi la scelta della Pro-Ject di adottare il circuito phono messo a punto dal Dr. Sykora, come è evidenziato sulle brochure e anche sulla confezione. Solo che non so e non sono riuscito a trovare neanche sul web, lo confesso, chi sia questo signore e cosa abbia di speciale questo circuito. Ho scoperto soltanto che probabilmente si chiama Jan, ed è un esperto di elettronica slovacco. Forse.

Impressioni di ascolto
Impressioni nel vero senso della parola, non un confronto col modello precedente o con gli altri modelli citati. Non solo perché di ardua organizzazione (molto ardua se si volessero fare in cieco) ma soprattutto perché avrebbero senso soltanto per lettori del blog che hanno la mia stessa configurazione come catena di lettura del vinile, considerando la dipendenza del risultato finale dalle interazioni e dagli interfacciamenti tra i vari componenti in gioco. Impressioni di ascolto che possono solo testimoniare se l'ascolto alla fine è soddisfacente e appagante e se un miglioramento è avvertibile.

Come primo ascolto ho puntato come sempre sulla voce (siamo per educazione uditiva molto sensibili alla voce umana, è lo strumento dove è più facile avvertire le differenze) prendendo per curiosità un vecchio disco di Yves Montand di più di 30 anni fa, che era di mio padre. Che però ha un arrangiamento molto moderno, di taglio jazz e acustico invece che la solita orchestra d'archi più batteria degli anni '60. Un inizio molto positivo, la voce del grande cantante e attore italo-francese (una delle voci maschili più belle in assoluto) veniva fuori in grande evidenza, con naturalezza e con una "rotondità" (non trovo un'altra descrizione) particolare e, devo dire, affascinante, sembrava di avere Ivo Livi nella mia sala e non ricordavo di averlo mai ascoltato così.

Sono passato quindi ad un LP che avevo ascoltato da meno tempo, uno dei dischi Telefunken Das Alte Werk di musica barocca e antica che acquisto su eBay con una certa regolarità grazie all'ottima idea di parecchi appassionati di musica tedeschi di disfarsene, forse per problemi di spazio, o forse sono i loro insensibili eredi (sono degli anni '70). Sta di fatto che sono in offerta spesso, i prezzi sono veramente bassi (tenendo conto che ci sono anche i costi di spedizione) e che sono tra i vinili meglio registrati e più accuratamente incisi in assoluto, a suo tempo per me studente liceale squattrinato quasi inarrivabili. Tra questi c'è un LP con le cantate profane di Bach sempre in esecuzione curata da Harnoncourt e dal Concentus Musicum Wien, Voci molto naturali e anche queste "originali" nel senso di meno impostate delle classiche voci liriche, che venivano presentate dal mio impianto col nuovo Phono Box decisamente bene, mi ha colpito in particolare il movimento sulla scena della soprano (le registrazioni erano praticamente dal vivo) e il posizionamento anche in profondità delle altre voci nella "Cantata del caffè".

Per gli strumenti era logico proseguire a questo punto con la musica barocca, tra quelli acquistati c'è un LP dedicato alle sonate per pochi strumenti di Vivaldi nel quale è compresa una sonata musicalmente molto bella, la P89. Sono eseguite con strumenti originali, e devo dire che sentivo ora la differenza di timbro del violino barocco, più "legnoso" potrei definirlo, non aspro, ma più caratterizzato. Mi fermo qui perché non vorrei scivolare nelle descrizioni in stile "bravo recensore", ma è solo per testimoniare che qui e nella esecuzione precedente la differenza si sentiva, e scoprivo sfumature nuove che arricchivano il piacere d'ascolto.

Era il momento di passare a qualcosa di moderno e di più ritmico. Anche perché (per motivi che non ho mai capito) molti recensori amanti del vinile sostengono che questa sorgente è più "ritmica" e che il CD e il digitale in genere fanno perdere il senso ritmico. O qualcosa del genere, Ritmo che c'è sicuramente nel secondo album degli Eurythmics, Touch (forse anche più bello del loro celebre esordio Sweet Dreams). L'avevo ascoltato da poco in una edizione in alta definizione e quindi il confronto (sempre a distanza di tempo, lo so che non è il massimo dell'oggettività) era addirittura tra analogico e HD. Cosa dire? Anche qui la voce scura e potente ma flessibile e ricca di sfumature di Annie Lennox usciva fuori con grande evidenza allineandosi ottimamente con i molti suoni e strumenti del creativo arrangiamento di Dave Stewart, nel brano più noto dell'album, Here Comes The Rain Again. Riandando con la memoria all'ascolto in HD (che mi era piaciuto molto) non notavo onestamente alcuna differenza sul ritmo, ricordavo una dinamica ancora più estesa, ma non la stessa sensazione di avere la Lennox davanti a me alla giusta altezza e con lo stesso realismo. Simile magari (non ricordavo alcun difetto) ma non mi aveva colpito allo stesso modo.

C'è stato anche un ascolto che mi ha in parte deluso. E' un disco che amo molto e che sento spesso, ottimo e poco conosciuto, Working Nights di un trio rock-jazz inglese degli anni '80, i Working Week. Qui andava tutto più o meno bene, ma la voce della brava cantante del trio era un po' indietro, quasi soffocata dagli strumenti. Ricordavo qualcosa di meglio. Un risultato in controtendenza rispetto agli altri, forse una maggiore sensibilità rispetto alle scelte in fase di registrazione, che qui esaltavano maggiormente basso batteria e sax?

Rimaneva solo per completezza un ascolto di jazz più classico, e la scelta è caduta su un album di Sonny Rollins con Coleman Hawkins dove i due tenor sassofonisti di due generazioni successive (e ormai assai lontane entrambe, pur se il grande Sonny è ancora attivo) si confrontavano alternandosi e suonando assieme standard in puro be-bop, uno sulla destra (Rollins) e uno sulla sinistra (Hawk). Bel suono dei due sassofoni, chiaramente riconoscibili nello stile (potente e pulito Rollins, più incline al tradizionale soffiato Hawkins) ben separati anche quando suonavano assieme. E l'accompagnamento, ritmico, piano, basso e batteria, tutti ben distinti e posizionati. Quando l'ascolto è un piacere.

In sintesi
Mi sono lasciato andare a qualche entusiasmo di troppo, che qualche visitatore criticherà nei commenti? Può darsi, ma il mio intendimento è solo testimoniare che il vinile per qualche misterioso e spero non "magico" motivo, riesce a dare qualcosa di più e far venire la voglia (come si è capito) di riascoltare e riscoprire LP rimasti a lungo negli scaffali (ce ne sono stati anche molti altri). Che è poi quello che cerchiamo, ascoltare e apprezzare a fondo la musica (e non l'impianto).

Per saperne di più
Una guida al ritorno al vinile su Musica & Memoria
Una guida su come si gestisce e si tratta il vinile su questo stesso blog

sabato 9 maggio 2015

Linn Exakt: la soluzione tutta digitale

Tutto digitale fino dove si può, naturalmente, cioè fino alla interazione con il nostro sistema uditivo, visto che noi ascoltatori siamo ancora analogici. Quindi fino agli altoparlanti e al loro amplificatore di potenza, e preciso altoparlanti perché anche il diffusore in questa nuova serie della Linn è tutto digitale.

La Linn si conferma quindi la ditta che più spinge verso lo sfruttamento completo della tecnologia digitale per la riproduzione della musica in alta qualità, anche se la architettura che hanno chiamato Exakt non è del tutto nuova, qualcosa di simile ma non così radicale è proposto da anni da un'altra casa britannica, la Meridian, ed è anche utilizzata in un settore della riproduzione molto diverso di cui parlerò più avanti.

Vediamo questa interessante evoluzione tecnologica e assieme alcune impressioni di ascolto derivanti da una dimostrazione presso il partner di Linn, Key Systems ed un'altra organizzata dalla stessa Linn in una configurazione diversa. Quello che segue è il logo e il claim che evidenzia il ruolo centrale dei diffusori nel sistema.


L'architettura Linn Exakt
Dalla premessa fatta non è difficile descrivere architettura e componenti della soluzione Linn Exakt. Ogni altoparlante (non diffusore) ha un suo proprio amplificatore e un suo proprio DAC, e continuando il percorso fino alla sorgente è tutto in digitale. Digitale il crossover che separa il segnale musicale nelle bande di frequenza di ogni altoparlante. Digitale il processore, il DSP che agisce sul segnale per elaborazioni su cui torniamo dopo, digitale il pre per selezionare le sorgenti e digitali ovviamente le sorgenti. Oppure analogiche (incluso ovviamente un giradischi) ma servite da un convertitore analogico digitale.

Vantaggi e svantaggi
Il primo svantaggio lo abbiamo visto, la moltiplicazione dei DAC, uno per ogni altoparlante, sei per casse a tre vie, 10 per casse a 5 vie come i modelli Linn di fascia alta. La soluzione Meridian era meno radicale e prevedeva una cassa master ed una slave con un cross over elettronico (ma analogico) e quindi un solo DAC. Non è tanto un problema di costo ormai, ma di aggiornamento tecnologico. Il DAC è un componente in continua evoluzione. Di conseguenza i DAC interni potrebbero essere superati tecnologicamente nel tempo. Anche se, come per tutti i modelli di fascia alta, sono possibili aggiornamenti via rete del firmware.

I vantaggi invece risiedono soprattutto nelle possibilità di trattazione del segnale senza introdurre distorsione (o almeno distorsione nota). Il primo di questi trattamenti è la suddivione in frequenze per le casse a più vie, ed è effettuato in tutti i diffusori passivi, quelli usati nella grande maggioranza degli impianti, con un crossover, ovviamente passivo. Il crossover è un filtro passa-alto o passa-basso o passa-banda e per quanto ben realizzato produce un tasso di distorsione elevato rispetto agli altri componenti dell'impianto. Realizzato invece nel dominio digitale, oltre a non introdure distorsione nel percorso del segnale, può avere prestazioni non raggiungibili dai crossover passivi, come pendenze non ottenibili neanche da un cross over elettronico, e queste opzioni possono essere utilizzate dai progettisti per ottimizzare il comportamento degli altoparlanti.
Il secondo svantaggio lo è probabilmente per qualcuno ma non per Linn, e consiste nel mancato supporto del formato DSD. Exakt funziona solo con musica digitale in formato PCM (ovviamente anche in alta risoluzione) sia per scelta Linn (vedi precedente post sul DSD) che non ritiene utile né attuale questo formato, sia perché la parola ad 1 bit rende molto complessi o impossibili le elaborazioni del segnale digitale che sono poi i principali plus del sistema.


La elaborazione del segnale (Digital Signal Processing o DSP)
Qui si aprono potenzialità notevoli che meritano un approfondimento. La prima è la ottimizzazione e linearizzazione degli altoparlanti. Non ci si pensa quasi mai, ma ogni altoparlante ha sue caratteristiche fisiche e tolleranze di lavorazione che incidono sulla resa sonora. In un mondo ideale i due altoparlanti che devono lavorare in tandem (o i tre di un impianto HT) dovrebbero essere identici. Nel mondo reale questo non è possibile e l'obiettivo si può solo approssimare con una attenta (e costosa) selezione. Nel mondo digitale è possibile inviare in input al DSP la risposta misurata di ogni singolo altoparlante e introdurre le opportune correzioni sulla coppia da montare sulle casse per allinearle, ovviamente all'interno di un range di tolleranza correggibile.
La seconda potenzialità è la ottimizzazione rispetto alla posizione delle casse in ambiente. Come tutti sanno i diffusori garantiscono le prestazioni migliori se correttamente posizionati. Quindi a una certa distanza dalle pareti posteriori e laterali, collocate in un ambiente semi riflettente è così via. Se questo non è possibile nella nostra abitazione (come spesso purtroppo avviene) si può comunicare al DSP la posizione reale ed entro certi limiti la risposta può essere corretta per evitare l'eccessivo rinforzo o atteniazione dei bassi o altre alterazioni prevedibili in base alla configurazione effettiva.
Infine la terza e più radicale possibilitàche però la Linn per ora lascia a sviluppi futuri e partnership tecniche qualificate: la equalizzazione personalizzata dell'ambiente. Qui deve essere effettuata una misura con microfoni opportunamente posizionati delle risposta reale in ambiente e quindi generata una curva di correzione per linearizzare la risposta effettiva e portarla il più vicino a quella ideale. O anche a più curve ideali, in base al tipo di segnale o al genere musicale.
Molto interessante.

Kimax Exakt con i diffusori Exakt 350 a 5 vie

Impressioni di ascolto
Sono recenti, nei mesi di gennaio e febbraio, e riguardano ascolti abbastanza prolungati. Non però con musica portata da me, quindi non posso parlare di differenze (seppur a distanza) con altri sistemi ma solo delle impressioni assolute rispetto al materiale musicale proposto.
Nel primo caso, nella elegante e accogliente saletta per dimostrazioni e consulenze audio di Key Systems, un partner di Linn che opera anche nella consulenza e messa a punto degli impianti, era stata fatta la scelta di mantenere la configurazione flat, quindi nessuna correzione di ambiente, solo quella di fabbrica. L'impianto proposto era della serie Kilax, quindi top, ed era posizionato in posizione abbastanza raccolta con un punto di ascolto a poco meno di tre metri nella gradevole sala di ascolto più simile ad un'abitazione elegante che alla classica sala di un negozio.
Nessun problema perché gli ascoltatori previsti erano al massimo 2-3 e potevano ascoltare la musica in posizione ideale.

Dopo una interessante ed esauriente illustrazione della innovativa soluzione da parte di uno dei titolari, con ascolti mirati a mostrare le caratteristiche del sistema e anche la integrazione con Tidal, l'ascolto vero e proprio, seguendo i gusti del secondo titolare e anche di altri dei presenti, si è incentrato soprattutto su rock e concerti dal vivo. Tutto in HD comunque. Non si evidenziava così la risposta in ambiente o la naturalezza della voce (da cui invece di solito parto io) ma si evidenziava particolarmente la dinamica. Che è poi il tratto maggiormente caratterizzante di questi impianti Linn tutti con casse attive. Assieme alla grande precisione, che definirei nettezza dei suoni e delle voci. Due elementi che sono diretta conseguenza di due caratteristiche di realizzazione: l'amplificazione singola per altoparlante (dinamica assoluta e velocità nel seguire le variazioni anche momentanee nel segnale) e l'abolizione del cross over passivo (forte riduzione della distorsione). Gli appassionati di rock ma anche di lirica o di grande orchestra classica possono trovare con questi sistemi la quadratura del cerchio tra impatto e precisione.

Klimax System: Kimax Exakt DSM + Exakt 350 Speakers


Secondo ascolto: sistema Akubarik
Le successive impressioni di ascolto di un impianto basato sul sistema Exakt sono relative ad un secondo evento presso Musical Cherubini, gestito direttamente dalla Linn assieme ai titolari del noto negozio di strumenti musicali ed alta fedeltà, che puntava sopratutto ad una dimostrazione dello streaming lossless Tidal (trattato in un altro post). L'impianto era quello intermedio Akubarik, che in questo caso, a quanto dichiarato dal rappresentante della Linn, era stato configurato per la installazione, non era in posizione flat. Installazione che era organizzata nella sala grande del negozio. Oltre a materiale selezionato su Tidal abbiamo ascoltato anche musica in alta definizione, tra cui Diana Krall e Beatles classici rimasterizzatati. L'ascolto ha confermato le sensazioni precedenti, grande nettezza e precisione degli strumenti e delle voci, variazioni dinamiche seguite senza sforzo dall'impianto, come avviene con strumenti o voci reali, buona presenza dei bassi anche se i diffusori erano più compatti, nessuna forzatura sulle altissime nonostante (o grazie) il supertweeter. Un impianto equilibrato e versatile che consente di ascoltare con soddisfazione musica di ogni genere. Con in più la versatilità del processing nel dominio digitale, con tutte le sue potenzialità. 
Lo svantaggio? Il solito, è tutto Linn, anche se la Linn sta preparando soluzioni integrabili in impianti plurimarca.

Akurate System: Akurate Exakt DSM + Akubarik Speakers

Non è una tecnologia così nuova
Perché in un altro settore laterale e non molto frequentato dagli audiofili è una architettura applicata e diffusa. Sto parlando dell'alta fedeltà per auto dove ditte come la italiana Audison producono processori digitali come il Bit One della immagine seguente, che implementano le stesse funzionalità di Linn Exakt. Restando sempre nel dominio digitale queste centrali di processo digitali suddividono i segnali in ingresso nei 4 o più canali e nelle frequenze per i vari amplificatori multicanale (tipici del car audio) e relativi altoparlanti suddividono il segnale audio in frequenza realizzando anche la fuznione del crossover, e alla fine, visto che il nostro mondo è analogico si occupano, come Linn Exakt, di effettuare la decodifica per tutti i canali e per tutti gli altoparlanti. In più, includono una potente funzione di elaborazione (processing) del segnale per correggere le alterazioni introdotte dall'abitacolo, riposizionare l'immagine stereo al centro anche per chi ascolta da un lato (il guidatore), utilizzando allo scopo variazioni di livello, di frequenza di taglio, di pendenza nei filtri e così via. . Una equalizzazione molto flessibile e potente a disposizione dell'installatore mediante un software per PC che si connette all'unità. Ma che può arrivare anche oltre, alla creazione di una correzione ed equalizzazione ottenuta tramite la misurazione con microfoni in abitacolo e la creazione di una curva di correzione ad hoc mediante software.


Funzionalità molto avanzate al momento non presenti nella soluzione Linn Exakt ma sicuramente implementabili con questa tecnologia. Da notareinfatti  che una soluzione simile "in the box" è recentemente proposta anche da Linn, in modo da poter utilizzare Linn Exakt anche in impianti con diffusori o amplificatori di altre case.

Il pannello di controllo del software Bit-One

Entusiasmo?
Non vorrei che questo post così illustrativo e positivo fosse preso per un articolo entusiastico o addirittura pubblicitario, anche e soprattutto perché non ho rapporti di alcun genere con la Linn. Si tratta, come ho premesso, di una soluzione non per tutti (i prezzi si possono consultare sul sito Linn) e come sempre nell'alta fedeltà non bisogna pensare che con impianti tutto digitale come questi si ascolti una musica diversa e mai conosciuta prima,  un suono altrettanto appagante se non superiore si può ascoltare con impianti assolutamente tradizionali. L'interesse nasce dal fatto che sfruttando in pieno le potenzialità del digitale e seguendo strade nuove e magari poco usuali per gli audiofili (come l'impianto mono marca) si possono raggiungere con estrema facilità risultati di livello molto elevato e risolvere efficacemente anche i problemi di inserimento in ambiente che sono, come sanno molti appassionati, spesso i più difficili da indirizzare. Considerazione che hanno già fatto probabilmente quegli utenti di car audio che, come me, già sperimentano concretamente i risultati estremamente soddisfacenti all'ascolto di una catena tutta digitale sino ai singoli altoparlanti e ai loro amplificatori dedicati e delle funzioni DSP correttamente configurate.

La configurazione di un sistema Exakt. Le casse e il sistema master sono
collegati semplicemente in Ethernet, consigliata una connessione Powerline.

sabato 11 aprile 2015

Il punto sullo streaming

La rivoluzione streaming nella musica prosegue e, per una volta, coinvolge anche il nostro paese. Vediamo cosa è successo sul lato dell'offerta, quale è l'accoglienza del mercato e il gradimento degli ascoltatori e perché lo streaming è importante.

All'inizio era solo uno
In USA i servizi in abbonamento esistono da diversi anni ma l'affermazione è arrivata in tempi recenti, con la decisione delle case discografiche di concedere quasi tutto il loro catalogo ai servizi di streaming, e in primo luogo a Spotify, rendendo lo streaming una alternativa effettiva al download, ovvero a iTunes.
All'inizio, come sempre, era una alternativa solo per i nordamericani, ma nel 2009 l'embargo è stato superato da una multinazionale attiva anche nel settore discografico, la Sony, che ha reso disponibile il servizio Sony Music Unlimited in Europa, e anche in Italia.

Spotify free

La situazione nel 2015
I servizi streaming musicali disponibili in Italia sono:
- Spotify
- Deezer
- Google Play Music Unlimited
- Tidal
Il servizio Sony Music Unlimited della Sony, che aveva consentito anche agli italiani di sperimentare i vantaggi dello streaming è invece cessato, la multinazionale giapponese ha optato per un accordo con Spotify, inserendo una licenza gratuita Spotify in tutte le playstation e lettori musicali multimediali e siglando una partnership globale con la compagnia svedese.


Caratteristiche a confronto
In tabella e mostrato un confronto delle caratteristiche principali dei servizi disponibili da noi. E' aggiunto anche il servizio francese Qobuz che su richiesta (e accettazione discrezionale) è anch'esso disponibile da noi.


(1) La versione free suona solo la musica presente sul dispositivo
(2) Servizi social minimali


Come si vede gli elementi differenzianti sono essenzialmente la disponibilità di una opzione free con restrizioni funzionali (max qualità, operatività) e pubblicità, la possibilità di ascoltare alla stessa qualità del formato CD e la generazione automatica di playlist a tema (funzione radio). Anche il costo mensile è allineato tra i vari servizi, e si raddoppia con la qualità CD.


Come si presenta Deezer




su iPhone


Il mercato
La soluzione streaming sta velocemente crescendo come quota di mercato e nel 2014 ha raggiunto in USA una quota del 27% contro il 32% di tutti i supporti fisici (annual report RIAA). Considerando solo il CD e includendo nello streaming anche Internet radio e pubblicità sui servizi streaming i due mercati si equivalgono (1,87 - 1,85 B$). Il player più importante a livello internazionale è Spotify che nel 2014 ha raggiunto i 60 milioni di sottoscrittori, di cui 11 milioni paganti (abbonamenti premium).
Nel grafico (proveniente dal portale aggregatore di statistiche di ogni genere statista.com) l'andamento di Spotify negli ultimi 3 anni.


La crescita è molto più rapida per i servizi free che per i servizi premium e questo per alcuni analisti potrebbe essere un problema di sostenibilità del modello di business. Ma bisogna considerare che i servizi free sono tali per modo di dire, come la TV in chiaro. Infatti sono veicolo di pubblicità sia visuale sia audio (ogni 3-4 brani) e sono anche oggetto di accordi commerciali della compagnia con vari partner (come Sony per le playstation). Ovviamente sono anche limitati nelle funzionalità, attualmente come libertà di scelta dei brani da ascoltare (shuffling obbligatorio) oltre che per la qualità solo standard (un aspetto che come noto non a tutti interessa).

I vari servizi fanno a gara nel proporre immagini d'impatto per i nuovi clienti
Molto più bassa la penetrazione dei servizi in qualità CD o lossless, Tidal e Qobuz, con il primo in aggressiva estensione mondiale a partire da quest'anno. Costi di gestione superiori, solo abbonamento, scarsa sensibilità degli ascoltatori e clienti potenziali alla maggiore qualità, sono gli handicap che devono superare per una affermazione che ci auguriamo arrivi quanto prima.

Perché lo streaming conviene (e a chi)
In occasione del lancio in Italia di Tidal la compagnia scandinava ha aperto una pagina Facebook e molti commenti rimarcavano il costo elevato (19,9 € / mese) e la stessa criticità ho rilevato diverse volte anche io parlando di questi servizi, e anche di Spotify che costa circa la metà (9,9 €/mese).
Per un appassionato di musica che mette a confronto la quantità di musica che può ascoltare in un mese con questi servizi, con il costo di un solo CD seppur scontato (10 € in media, per esempio) questa criticità appare priva di senso e il vantaggio dello streaming indubbio. E ancora più decisivo se consideriamo la flessibilità di ascolto praticamente ovunque e in qualsiasi condizione.
Ma probabilmente è l'elemento di confronto che è sbagliato.

Il nuovo player desktop di Qobuz

La vera alternativa allo streaming
E' un altro servizio streaming, gratuito e diffusissimo, che in più fornisce anche un accompagnamento video, gradito se non atteso obbligatoriamente nella società visuale nella quale siamo immersi. Il servizio in questione è ovviamente YouTube. Anche Google sta pensando di introdurre una verisone premium senza pubblicità, dovrebbe arrivare prima dell'estate, ma sarà solo un'altra alternativa analoga a quelle in tabella. All'ascoltatore standard interessa ed in genere basta YouTube in chiaro, cioè con la pubblicità. Come si riconosce l'ascoltatore standard? Prima di tutto cerca ed ascolta canzoni e brani singoli, non album. E' interessato all'ascolto passivo, cioè all'ascolto "radio", canzoni non scelte da lui (solo il genere) ma dall'emittente. Non compra CD da almeno 10 anni e anzi, se è nato negli anni '90 non ne ha mai comprati  eli considera un oggetto del passato e gli unici che ha sono regali fuori tempo di qualche zio. Infine non è interessato alla qualità perché ascolta da tablet o PC con gli altoparlanti, o con auricolari infraurali, o con cuffie ma magari in mobilità, con rumore di fondo considerevole. Avrebbe difficoltà a riconoscere una qualità superiore, anzi in molti casi purtroppo non l'ha mai conosciuta.

Per un ascoltatore di questo tipo obiettivamente un servizio streaming a pagamento ha pochi plus, praticamente solo le funzionalità social, le playlist da condividere. Più, forse, un ambiente più ordinato e meno caotico e pieno di duplicazioni. Ma ha un minus, la parte video.
Quindi, perché pagare per avere qualcosa che si può ottenere gratis? O apparentemente gratis? (la pubblicità qualcuno la pagherà all'interno dei prodotti promozionati, non è detto che siano per forza "gli altri").

Lo streaming è la soluzione ideale e una porta aperta sul futuro
E' tutte queste cose per un altro target, per i visitatori questo blog, ad esempio (almeno spero), per i lettori delle riviste musicali, per chi suona e per chi è appassionato di musica, di tutti i generi o dei suoi preferiti. Un appassionato ascoltatore che dedica una quota del suo tempo a scoprire o riscoprire o riascoltare musica, non solo in sottofondo ma dedicandosi tutte le volte che può all'ascolto e ponendo attenzione a quello che ascolta, dedicando il tempo necessario agli ascolti più impegnativi e andando quindi anche oltre al formato canzone, e avendo anche una sufficiente conoscenza della offerta musicale per scegliere quello che vuole ascoltare.
Per l'ascoltatore appassionato di musica (che non è sicuramente un uomo o una donna superiore a chi appassionato non è, ha solo diverse priorità) lo streaming consente una scelta se non illimitata sicuramente vastissima (e molto più ampia delle sue più ottimistiche possibilità di ascolto), a un costo incomparabilmente inferiore a quello che era richiesto nell'era precedente e in via di rapido tramonto, quella dei supporti fisici.

La app di Qobuz per iPad, sezione playlist

Rimane fuori portata almeno per ora tutta l'offerta in alta definizione, ma non per molto, si spera, perché non è certamente un limite tecnologico, considerando che il cinema in streaming in HD (che richiede un bitrate molto più elevato) è da tempo una realtà, anche da noi, e lo diventerà ancora di più con l'arrivo ormai prossimo di Netflix in Europa e in Italia.

Un confronto impari
Basta pensare alla tipica discoteca, all'appassionato che scrive in forum o articoli su riviste di avere in casa 1000, o 2000 o più CD. A un prezzo medio di 15 € l'uno 1000 CD sono un investimento di 15.000 € e 1500 mesi di streaming, che sono ben 125 anni. Ci entrerebbe dentro bene anche uno streaming lossless, anche se sarebbero "solo" 75 anni. Per aver poi a disposizione non tutta la musica del mondo, ma solo una minima, molto minima parte.

Il confronto è presto fatto e quindi non c'è alcun dubbio che il futuro sia lo streaming, più supporti che sono "premium" per il loro valore intrinseco di oggetti, come i vinili (o i libri d'arte). Ma che non saranno mai più 1000 o 2000.

Perché è una porta sul futuro
Ma perché lo stesso sistema nel mondo digitalizzato o iperconnesso si può applicare ad ogni consumo culturale o ad ogni esigenza pratica. Ai libri, dove infatti si sta affacciando l'abbonamento per gli e-book, alle auto o alle moto con i servizi di car sharing con o senza autista, ai mobili, ai quadri, magari persino alle case! (dove un tempo remoto era già la norma). Certo sarà una vita molto più transeunte (vedi precedente post sulla casa del futuro) ma dobbiamo prepararci al cambiamento.

martedì 31 marzo 2015

Digital Radio, si prosegue

Il programma di migrazione al digitale anche della radio, l'ultimo media (assieme alla carta stampata) ancora in parte analogico, prosegue senza ripensamenti.

Come ho già scritto in precedenza il vantaggio del digitale per la radio è costituito essenzialmente dalla possibilità di ottenere una ricezione più stabile e senza interferenze rispetto alla radio FM attuale, soprattutto in aree molto affollate, ed è una esigenza più di regolazione che di progresso tecnologico, che consentirà, se andrà in porto prima che tutto ma proprio tutto sia passato sul web, di superare l'annoso e mai risolto problema italiano del caos delle frequenze. E consentirà anche di riaprire il mercato e consentire a nuove radio di entrarvi, senza dover passare per l'acquisto di una radio detentrice delle frequenze "congelate" ormai decenni fa.


Quindi il "suono perfetto" del claim della campagna non si riferisce alla fedeltà dell'audio superiore allo standard FM, ma al fatto che si sentirebbe "perfettamente" una volta agganciato il segnale, quindi senza variazioni o interruzioni. Anzi, la qualità nel senso di fedeltà fa addirittura un passo indietro, perché viene adottata la compressione audio da tutte le emittenti, mentre lo standard FM stereo consente, come noto, una qualità "analogica" e molto apprezzata, anche superiore a quella del vinile, se tutta la catena (dalla emittente a noi) è di qualità elevata. Cosa che comunque in Italia da decenni non è, con la unica solitaria eccezione di Rai FD5, unica emittente con contenuti musicali che trasmette ancora in formato non compresso. Non si sa ancora per quanto perché è già passata alla digital radio e non non è comunicato quanto continueranno le trasmissioni in FM. Su FD5 ho intenzione di ritornare però in un prossimo post.

L'annuncio della campagna 2015
Ma vediamo come presenta i vantaggi e gli obiettivi della campagna il consorzio Digital Radio e, a seguire, qualche dato sugli ascolti della radio in Italia per un raffronto con l'ancora molto vasto mondo analogico FM.



Prosegue nel 2015 la campagna da 1,5 milioni di euro.

Parte la mini-serie radiofonica dedicata alla DigitalRadio,
che spiega agli ascoltatori come ascoltare la radio con un suono perfetto.


È questo il tema della nuova campagna di comunicazione dedicata alla Digital Radio.

Una mini-serie dal nome “DigitalRadio Flash” con 4 soggetti a carattere “educational” e una struttura a domanda/risposta, intesa a diffondere sempre più la cultura e la conoscenza della DigitalRadio in Italia

L’attività di comunicazione DigitalRadio continua e si rafforza con un nuovo flight programmato nel mese di marzo, a partire da lunedì 30 e che continuerà per 3 settimane nel mese di aprile, per poi proseguire per tutto il 2015 con ulteriori flight.

Come nelle campagne precedenti del 2013 e 2014, la nuova campagna della DigitalRadio è programmata sulle emittenti radio commerciali nazionali e locali. Un'attività di marketing coordinata che coinvolge contemporaneamente 12 emittenti nazionali con un’unica comunicazione pubblicitaria.

Con più di 1000 spot la campagna avrà una copertura di oltre 23 milioni di ascoltatori.

La pianificazione radiofonica sarà affiancata dalla comunicazione online (gli operatori hanno messo a disposizione degli utenti un sito dedicato: www.digitalradio.it.) e dalla stampa quotidiana e periodica.

Una campagna personalizzabile: il primo è Albertino di Radio Deejay.

Il nuovo format prevede la possibilità per le singole radio di personalizzare la parte della voce istituzionale con i propri speaker ufficiali.

La prima ad aver aderito a questo progetto è stata Radio Deejay con il deejay Albertino, che ha concesso la propria voce per tutti e 4 i soggetti in campagna.
L'adesione di Albertino rappresenta anche un tributo al caro amico e Presidente di "Club Dab Italia" Fabrizio Guidi, scomparso pochi mesi fa.

Guidi, che per tutta la vita ha rivestito importanti cariche in diverse realtà della radiofonia italiana, era un manager attentissimo ad ogni tipo di innovazione, e aveva una grande fiducia nella crescita della Digital Radio nel nostro Paese.

Dopo una prima fase di comunicazione nella quale il consumatore è stato incuriosito e informato sulla DigitalRadio, è ora il momento di approfondire il tema ed entrare nei dettagli dell'utilizzo concreto di questo sistema. Ed è proprio con questo intento chiarificatore che è nata questa nuova campagna.

Quattro i soggetti realizzati, ciascuno dei quali affronta un particolare aspetto della DigitalRadio, in modo diretto ed esplicito.

Chiude i comunicati l'ormai noto claim "Il suono perfetto" che ben rappresenta il plus dominante del sistema digital.

Anche quest'anno la comunicazione è affidata a studioMarani.

Per tutte le attività di comunicazione, Club DAB Italia ha confermato anche per il 2015 l'agenzia StudioMarani, di Maurizio Marani e Anna Scardovelli - rispettivamente direttore creativo art e direttore creativo copy - che ha realizzato la strategia creativa e i soggetti radio e stampa, oltre alla supervisione di tutte le fasi della produzione.

La Digital Radio è l'evoluzione naturale della Radio, una tecnologia che si sta affermando sempre di più
anche in Italia.

Circa 250.000 ricevitori FM/DAB/DAB+ venduti nei maggiori punti vendita italiani, una continua condivisione e richieste di news sulle piattaforme digitali collegate al sito web, 4.500 km di autostrade dove si ascolta in DigitalRadio e l'aumento della copertura delle aree metropolitane non solo nel nord Italia, ma nel Centro e nel Sud: sono questi i numeri della Digital Radio oggi in Italia.

Sempre più alto l'interesse delle maggiori case produttrici del settore dell'auto a dotare i nuovi modelli con la DigitalRadio di serie e non più come optional, come si è visto al Salone dell’Auto 2015 a Ginevra, dove l’80% dei modelli in esposizione erano dotati di radio digitale incorporata.
Club DAB Italia insieme a EuroDAB Italia sono i due operatori di rete nazionali e privati che stanno promuovendo la radio digitale nel nostro Paese presso il 65% della popolazione, mentre le diffusioni di Radio Rai sono attestate intorno al 40%.

Trasmettono in Digital Radio: m2o, R101, RDS, RTL 102.5, Radio 24 il Sole 24 Ore, Radio Capital, Radio Deejay, Radio Italia solo musica italiana, Radio Maria, Radio Padania, Radio Radicale, Radio Vaticana
 




I numeri della radio in Italia e la Digital Radio
Per qualche anno, dopo la chiusura di Audiradio, non sono stati più rilevati gli ascolti. Ora sono di nuovo attivi i rilevamenti da Eurisko (con meter) e da Monitor Radio (con indagini telefoniche a metodologia CATI su un campione di 120.000 persone). Le persone che ascoltano la radio in Italia continuano ad essere veramente molte. Il 67% sul totale della base ponderata e il 73,4% tra gli uomini.


Dal dato di Monitor Audio si ricavano altre interessanti osservazioni sintetizzate in tabella. La prima è la prevalenza dell'ascolto fuori casa (quindi soprattutto in auto, per parte molto minore in locali pubblici). Tra gli uomini, considerando anche il dato dell'ascolto in e fuori casa (ipotesi, al 50%) si supera il 70% (sul totale degli ascoltatori).

E' di fondamentale importanza quindi lo sforzo che il consorzio sta facendo per far inserire ai produttori di auto nei nuovi modelli venduti in Italia anche la opzione DAB+. Che peraltro è un componente elettronico di basso costo rispetto all'elettronica di una autovettura, e quindi un gradino di ingresso piuttosto agevole. Ma comunque non scontato se il produttore non può venderlo come un plus. Da qui la necessità di una campagna mirata.

Emerge anche che i 250.000 ricevitori enfatizzati nell'annuncio sono ancora ben cosa, e corrispondono ad una percentuale dello 0,7% sul totale degli ascoltatori.

La forza del consorzio Digital Radio
I dati di ascolto 2014 consentono anche di pesare la forza delle varie emittenti, e quindi anche di quelle del consorzio, rispetto alla loro audience. Il dato rilevato da Monitor Radio, tipico per la radiofonia, è il numero di contatti medio sui 7 giorni. La classifica, in ordine di audience (quella riportata dal rilevatore parte tradizionalmente dalle stazioni Rai) è quella che segue. Sono indicate in più le emittenti associate al consorzio Digital Radio, oltre alle emittenti di Radio Rai che trasmettono anch'esse in DAB+.


Come si vede le ultime 4 del consorzio (vedi sopra) hanno ascolti inferiori e non sono incluse tra le radio maggiori di questa lista. Complessivamente le radio del consorzio più Radio Rai coprono il 69,5% dell'audience delle radio maggiori, quindi si può affermare che il consorzio ha un peso notevole. Rimangono comunque molte radio commerciali anche con forti ascolti e dimensione internazionale, come Radio 105, Virgin Radio o RMC che per ora non intendono investire nel DAB+ e non ritengono evidentemente che la mancata conformità a questa tecnologia possa essere un danno commerciale o un fattore competitivo significativo.

In sintesi
Il consorzio ci crede molto e sta investendo di conseguenza. La effettiva affermazione sembra ancora piuttosto lontana e deve superare parecchi ostacoli. Il principale elemento critico appare la mancanza (che tale resterà a livello UE quanto pare) di un piano ufficiale di switch-off dell'analogico. Realisticamente è probabile che l'obiettivo sia una discreta-buona presenza della tecnologia e quindi una maggiore penetrazione delle radio aderenti sui profili di ascoltatori più interessanti per gli inserzionisti. Arrivare quindi in tempi non troppo lunghi alla situazione dei paesi in cui la radio digitale è una realtà, anche se sempre assieme all'analogico, quindi a UK e Germania.

mercoledì 18 febbraio 2015

Tidal, il primo streaming lossless disponibile in Italia, provato

La promessa di Tidal (vedi post precedente) di rendere disponibile il servizio anche per il nostro paese dall'inizio del 2015 ha trovato conferma, e da ieri è possibile sottoscriverlo anche per noi, oltre che per cinque altri nuovi paesi. Si estende quindi il raggio d'azione della compagnia norvegese (Aspiro Music AS è il nome) anche oltre le solite nazioni preferite dalle case discografiche nel campo della musica digitale (USA, UK, Germania ecc.).

Come già descritto nel precedente post, è un servizio solo in streaming e in abbonamento, allo stesso costo di Qobuz (19,99  €/mese) disponibile per tutti e su più piattaforme (desktop via browser, smartphone, tablet, sia IOS sia Android, con app specifiche). A differenza di Qobuz, disponibile da noi solo su richiesta, è disponibile ufficialmente anche in Italia, seppur con interfaccia non nazionalizzata (in inglese). A differenza di Spotify, Deezer, Google Music Unlimited o Sony Unlimited, consente di ascoltare la musica anche in formato non compresso, quindi alla stessa qualità del CD (16 bit e 44.1KHz, ovvero 1411Kbps).

Il funzionamento nella prova che ho voluto fare tempestivamente, nel primo giorno di disponibilità, vista la unicità del servizio per noi, si è dimostrato del tutto soddisfacente, allo stesso livello di funzionalità di Qobuz, con qualche cosa di più sul lato delle playlist e della collaborazione e qualche raffinatezza grafica in più nelle app. La estensione del catalogo, almeno nelle prove fatte (parziali come sempre) è risultata meno ampia di quello del servizio streaming francese, per quanto riguarda la produzione più recente alternative, new jazz e world (il test come sempre lo faccio su musicisti meno conosciuti, per renderlo un minimo più significativo).

Il test
Il funzionamento è molto simile agli altri servizi già provati, non servono spiegazioni particolari e quindi vediamolo semplicemente videata per videata.

La schermata di benvenuto propone anche una semplice profilazione sui gusti, probabilmente per guidare poi i suggerimenti sulle novità e sulle playlist "della casa".


Le piattaforme disponibili. Come si vede il test era su un desktop.


Nella stessa videata sono elencati i partner di Tidal, ovvero i produttori di componenti hardware (music server, network player, lettori) che includono la licenza d'uso per tutti i paesi e un tot di mesi di servizio gratuito (es. 2 per la Linn).


La prima schermata propone articoli monografici, playlist pronte all'uso preparate e proposte da Tidal e album novità. Al primo accesso viene mostrata (vedi il pop-up) una mini guida sull'interfaccia e sulle funzionalità.


Tra le varie possibilità la tracklist "integrata" nella stessa schermata generale.


In ambienti condivisi i servizi streaming potrebbero essere bloccati dal firewall per ridurre il traffico. E' abbastanza comune per Spotify e a quanto pare anche Tidal viene "riconosciuto" (Qobuz no).


I settaggi previsti. La qualità lossless, FLAC 1411Kbps, è il default.



Il catalogo
Solito test con artisti meno noti, ma partendo da una serie di album che su Qobuz, per fare un confronto significativo, ci sono. Cominciamo da Youn Sun Nah, la brava cantante coreana di jazz (molto) moderno. Disponibilità inferiore a Qobuz, solo un paio di album più vecchi. Nuova casa discografica non in partnership con Tidal, evidentemente.


 Gli altri test. Ci sono:
  • Chris Connor (album 1955)
  • Max De Aloe - Borderline
  • Junior Wells
  • The Decemberists (più album che su Qobuz)
  • Baxter Dury - It's A Pleasure (nuovo album)
  • Amy Winehosuse (un tempo non c'era neanche su Spotify, su Qobuz neanche)
  • Kenny Barron & Dave Holland
  • Paolo Fresu - Desertico (ma pochissimi altri album)
Non ci sono:
  • Ultimi due di Youn Sun Nah
  • Amira Medujanin (world)
  • Michal Wolly (jazz DE)
Preciso che sono quasi tutti album recensiti sugli ultimi numeri di Audio Review, per chi ne volesse sapere di più (in diversi casi vale la pena). In sintesi il catalogo appare abbastanza fornito anche se non al livello dell'enciclopedico Spotify.

La app per iPhone
Interfaccia elegante e ben fatta. Non ha dato problemi nel test (ed era un iPhone 4 aggiornato all'ultima versione di IOS) mentre alcuni ne hanno riportati (app piantata).
La presentazione della app ripete la stessa grafica "headphone oriented".


Nei settaggi bisogna autorizzare esplicitamente lo streaming e il download anche in funzionamento 3G o 4G (per evitare di consumare tutto il traffico mensile)

 

Anche in questo caso si apre una finestra (con meno informazioni, per ovvie ragioni) sulle novità o sulle playlist, dalla quale si può continuare l'esplorazione. Oppure usare la solita funzione di ricerca, in alto a destra.


Oppure le playlist pronte all'uso, organizzate anche per "sentiment" (relax, party, ecc.).


Il solito menu per impostare i parametri di utilizzo. Importante quello che abilita allo streaming anche in mobilità. Il livello chiamato HiFì è la qualità CD in FLAC, ovvero il famoso lossless, qui indicato in termini meno tecnici.


Dopodiché si può selezionare qualcosa da sentire, ad esempio un album di qualche anno fa della cantante coreana (ma attiva soprattutto in Francia) Youn Sun Nah già citata prima. Il player funziona anche in orizzontale e ha un interfaccia gradevole che ricorda il classico iPod (con il quale tutto più o meno cominciò).



La app per iPad
Vediamo qualche altra funzione con la app per il più performante (come schermo) tablet della Apple.
La videata iniziale ripropone ovviamente lo stesso "family feeling".


La videta What's New è più ampia e contiene più informazioni, come è logico.


Anche la selezione per genere è sviluppata graficamente in modo molto gradevole. Da notare il player "minimizzato" nella parte inferiore e sempre presente, una scelta comune anche alla app per iPhone.


Qui vediamo una delle peculiarità e novità di Tidal, i contenuti editoriali speciali. dedicati in questo caso a una reissue di Steve Earle. 


Ecco come inizia la scheda, che è corredata anche da contenuti multimediali.


Stessa ricchezza di informazioni anche per il nuovo album di Diana Krall, una musicista che, come avranno capito ormai i visitatori di questo blog, in queste recensioni per un motivo o per l'altro non manca mai.


Il player è analogo e qui si mostra proprio in grande. Da notare in basso a destra l'indicatore di qualità. che in questo caso, naturalmente, è impostato alla massima.


Nella ricerca per artista viene mostrata una scheda che comprende anche una biografia piuttosto ampia, più l'elenco degli album disponibili, le canzoni più note e gli artisti similari. Tutto simile a Spotify o Qobuz. Questa ad esempio è la scheda della cantautrice St. Vincent.


Il plus rispetto agli altri servizi è (o sarebbe) la disponibilità anche di video dell'artista, in alta qualità. Non è però un punto di forza come sembrerebbe; i video non sempre sono presenti pur se esistono (niente, ad esempio, per i Sigur Ros che hanno invece prodotto videoclip notevoli), spesso sono in bassa qualità e non molto significativi della loro carriera. Quello che segue è  un fotogramma dall'unico video di St. Vincent (l'immagine come si nota non è migliorata, è come visibile sull'iPad).


Test nell'uso in mobilità
Come sempre concludo con un semplice test di utilizzo in mobilità, visto che lo streaming tramite app si presume sia l'uso primario per questo, come per gli altri servizi concorrenti. Il test è in condizioni difficili come le altre volte, quindi in auto, in 3G, con un iPhone 4 e gestore Telecom Italia, zona Roma semi-periferia e centro, ore 19.00 di un giorno feriale, passaggi in tangenziale e quindi anche a velocità abbastanza elevata, per un tragitto di circa 30'.



Ho selezionato per l'ascolto una delle novità proposte, l'album appena uscito della musicista norvegese a Susanne Sundfor e devo dire che il test è andato molto bene, ascolto fluido con solo due brevissime interruzioni, di cui una in galleria. E ricordo che il flusso è appunto 1411Kbps, per l'ascolto sono stati scaricati oltre 150MB. Non sempre le cose sono andate così, anche con servizi lossy come Spotify.
Questi test ovviamente sono più dipendenti dalla stabilità e dalle prestazioni della rete che dalle prestazioni dei server dei fornitori del servizio, e quindi più che un test in senso stretto il test deve essere considerato una testimonianza.  Comunque positiva. In ogni caso anche per non consumare tutto il traffico disponibile, per chi non ha abbonamenti flat o con limiti molto alti, l'uso prevalente in mobilità sarà su materiale pre scaricato in wi-fi.

In sintesi
Un servizio che funziona complessivamente bene, pochi rilievi trascurabili, l'unico da approfondire col tempo (e magari con qualche testimonianza dei visitatori) è la effettiva ampiezza del catalogo. A parte questo, il giudizio complessivo positivo, considerando poi che è anche l'unico con queste caratteristiche.