domenica 7 ottobre 2012

L'agenda digitale e la musica

Giovedì 4 ottobre, dopo una lunga attesa e parecchi rinvii (doveva essere pubblicata il 30 giugno scorso) il governo ha approvato l'agenda digitale per l'Italia. Si spera che questa volta arrivino a breve anche le cosiddette "regole tecniche" e i decreti attuativi che consentono effettivamente di mettere in pratica le innovazioni, quelle che spesso arrivavano in ritardo (o mai) nelle iniziative precedenti come il CAD (codice dell'amministrazione digitale).

Potrebbe essere uno stimolo importante per l'economia, o almeno consentire a cittadini e imprese di dedicare più tempo ai loro affari e meno alle pratiche con l'amministrazione pubblica, ma cosa c'entra con la musica? C'entra perché uno degli obiettivi principali dell'agenda digitale è dematerializzare i documenti. E per raggiungere questo obiettivo è essenziale la diffusione della banda larga e larghissima, e infatti l'agenda digitale dei vari paesi europei di solito definisce un calendario, un'agenda appunto, per la diffusione di accessi a velocità sempre superiori per una percentuale della popolazione o del territorio.

Obiettivo della musica liquida è dematerializzare la musica, mantenendo la stessa qualità, e anche per questo scopo la banda larga è essenziale. Ma non per consentire download più veloci (non rappresentano un problema neanche ora) ma per passare ad un sistema di diffusione e di fruizione della musica più avanzato, verso il quale fatalmente ci si dirige, come già avviene per altre forme di intrattenimento come il cinema o i libri: lo streaming o music on demand.

Digital divide, last mile e NGN
Il piano nazionale per la banda larga, che si può consultare sul sito del ministero dello Sviluppo Economico oppure qui se dovessero cambiare il link, punta a tre obiettivi principali: connettere alla infrastruttura di rete nazionale le "aree bianche", quelle dove non è presente, per semplificare, neanche l'ADSL, rendere più facile e diffusa la connessione alla infrastruttura di rete nelle "aree grigie", quelle dove non tutte le abitazioni sono collegabili (interventi sull'"ultimo miglio" o "last mile") e infine porre le basi, con la diffusione sul territorio di componenti intermedi "backhaul", per il passaggio in tempi brevi alle reti di nuova generazione, o Next Generation Network, quelle che consentono di arrivare a velocità di connessione superiori ai 100Mbs. Le aree bianche e quelle grige sono quelle dove è presente un divario digitale ("digital divide") relativamente all'accesso alle nuove tecnologie.
Il piano in realtà è già in ritardo perché doveva arrivare a coprire tutto il territorio italiano con connessioni da 2 a 20 Mb entro la fine del 2012, secondo gli obiettivi stabiliti nel 2009, ed è slittato per le note vicende macro-economiche. Ma ora appunto viene rilanciato con la già citata Agenda Digitale.

LTE e 4GIn parallelo al programma che punta ad una connessione completa, comune a tutte le nazioni della Comunità Europea (è un obiettivo europeo) i gestori privati nel settore della telefonia mobile stanno passando alle reti di quarta generazione (fourth generation networks o 4G) con una tecnologia che viene chiamata comunemente LTE (Long Term Evolution) e che consiste in una evoluzione tecnologica dello standard UMTS già utilizzato nelle reti 3G che ben conosciamo, perché sono quelle utilizzate negli smartphone che utilizziamo, e la cui sigla compare sul display quando si riesce ad agganciare la cella con queste prestazioni.

Il nuovo standard 4G è già supportato dagli smartphone di ultima generazione come l'iPhone 5 recentemente presentato dalla Apple, e secondo le anticipazioni dei gestori, per esempio di TIM, consentirà già al momento del lancio (inizio 2013, probabilmente) connessioni con velocità di 100Mb in download e 25Mb in download. Velocità di trasferimento che, come sempre, non sono garantite ma di picco, ma comunque di molto superiori a quelle attuali.
Le cosiddette "killer application" per spingere il passaggio dei numerosi appassionati possessori di smartphone (a metà 2012 in Italia hanno sorpassato in numero i telefonini tradizionali) a questa nuovo livello di prestazioni saranno ancora incentrate sul video: film, fiction TV, dirette sport o altro, anche in alta definizione, sia per visione diretta su tablet o sui nuovi smartphone "bridge" (più grandi di uno smartphone ma più piccoli e portatili di un tablet) sia collegati in wi-fi ai moderni apparecchi TV con connessione wi-fi.

Per la diffusione sul territorio del nuovo standard dovranno essere messe a disposizione frequenze liberate da altri usi, gli accordi prevedono un impegno dei gestori a fornire in cambio una copertura sul territorio che comprenda anche le aree meno profittevoli, ovvero meno popolate, e quindi una copertura nazionale adeguata (fonte: sito key4biz). D'altra parte un'area poco popolata in inverno può essere molto popolata d'estate (o viceversa) e, come si è già visto nella telefonia mobile, è interesse economico dei gestori principali estendere il più possibile la copertura di rete.

Scenari futuri per la infrastruttura di rete
Sia che sarà ottenuto mediante il dispiegamento nei tempi previsti del piano per la banda nazionale larga e ultralarga, oppure attraverso l'ulteriore sviluppo della rete di telefonia mobile, primato nazionale che non richiede propulsione governativa od europea, è prevedibile che nel corso del 2013 o al massimo dell'anno successivo le possibilità di connessione in rete ad alta velocità, per usufruire di servizi sempre più avanzati, aumenteranno di molto.
Io penso che il piano europeo nasca già vecchio per le applicazioni home (e anche per quelle business meno impegnative) perché le prestazioni del 4G sono sufficienti nella maggior parte dei casi, e che una diffusione basata sul wireless ha, inoltre, costi di infrastruttura ridotti per il last mile. Ma vedremo come andrà.

A parte questa considerazione, l'altro punto delicato sarà la copertura effettiva in 4G. Già ora il 3G, con la moltiplicazione degli smartphone e l'abbassamento dei costi di connessione (Wind alla data di questo post offre 1GB al mese, sufficienti per un uso medio, a 4,5 € / mese con la formula ricaricabile, senza abbonamento, Vodafone e TIM 3GB a 9 €/mese alle stesse condizioni) la capacità delle celle si esaurisce presto e di frequente questo livello di prestazioni non è accessibile in aree affollate. Sarà con ogni probabilità una transizione progressiva, ma facilitata dal fatto che gli apparati 4G nei primi mesi non saranno molti.

E la musica in tutto ciò?
Tornando alla musica dopo queste premesse tecnologiche (forzatamente sintetiche, rimando alle molte voci in Wikipedia o ai dossier sul sito del Ministero Sviluppo Economico per gli approfondimenti), la disponibilità di connessioni di rete a velocità sempre più elevata e costi sempre più bassi rende possibile il passaggio ad una diversa modalità di accesso ai contenuti, timidamente iniziata in questi anni e ormai concretamente possibile. Una transizione facilitata anche dal fatto che il target principale, il video, ha esigenze di banda molto più elevate, e per la musica, anche in HD, di conseguenza è tutto più facile.

Da quando è iniziata l'era della registrazione e distribuzione della musica riprodotta (inizio '900) il meccanismo è sempre stato lo stesso: il cliente finale compra una copia memorizzata su un supporto per il trasferimento e la riproduce a casa sua o (da qualche anno) su un dispositivo mobile. Anche la musica liquida segue questo sistema, il download da un sito specializzato come HDtracks sostituisce il negozio, l'hard disk di rete o del computer sostituisce i supporti fisici, ma lo schema rimane lo stesso, una discoteca, o libreria musicale come la chiamano nei paesi anglosassoni, selezionata da noi nel corso del tempo e di nostra proprietà, anzi proprietà della nostra famiglia e da condividere e poi passare in eredità ai nostri figli e nipoti, sul modello delle librerie fatte di libri. Con la differenza che il "lettore" in questo caso non siamo noi, ma un oggetto in grado di leggere il supporto con la codifica della musica, oggetto che col tempo può diventare anche fuori produzione e di non facile reperibilità (vedi dischi a 78 giri, musicassette, DAT ...).

La discoteca personale e la discoteca universale
La rete mondiale alla quale ormai accedono tutti i produttori di musica e la facilità e rapidità con la quale si possono acquisire i contenuti musicali che ci interessa ascoltare consente ora un approccio totalmente diverso. Lo possiamo chiamare streaming o music on demand ma in sostanza quello che ora abbiamo a disposizione è una discoteca universale. Possiamo saltare la fase della selezione e creazione di una nostra personale discoteca, e passare direttamente alla fase dell'ascolto di quello che in un dato momento ci interessa sentire.
Un modello in divenire, perché la musica liquida che si può acquistare o acquisire nel nostro paese passa ancora, almeno per ora, per il meccanismo del download e del consolidamento di quanto abbiamo selezionato in una media library. Fuori dall'Italia o dall'Europa però questo diverso sistema si sta diffondendo, per ora ancora in qualità limitata (musica compressa) ma prima o poi, speriamo presto, le paranoie delle case discografiche e dei detentori dei diritti saranno travolte dalla possibilità di accedere ad un mercato potenziale molto più vasto (solo in Italia, come abbiamo visto, ci sono già più di 20 milioni di smartphone).

Un modello che è stato anche teorizzato alcuni anni fa, addirittura dal MIT, che lo ha chiamato Open Music Model, pensato anche per superare il modello economico basato sui diritti d'autore collegati alla vendita del singolo contenuto musicale, che come si sa è parecchio in crisi. Un nuovo modello che consiste molto semplicemente in un abbonamento che consente di collegarsi ad una libreria musicale contenente una scelta molto vasta della musica prodotta (teoricamente potrebbe anche essere tutta quella pubblicata) e di ascoltarla quando lo si desidera, ma senza scaricarla sul proprio PC o scaricandola solo per poterla risentire più agevolmente, per un numero limitato di giorni.

Cosa è disponibile oggi
Ad oggi, ottobre 2012, il modello è applicato solo da un numero ridotto di società del settore, e solo due (o uno e mezzo) dei servizi di questo tipo è disponibile in Italia. Riproponendomi di tornarci sopra  in seguito, con un approfondimento su quanto offrono, i servizi di abbonamento per la musica in streaming on demand principali, quindi in grado di offrire una libreria musicale abbastanza vasta da poter essere esaustiva, sono Rhapsody, Spotify, Qriocity (Music Unlimited) e iTunes Match.
Rhapsody è disponibile solo in USA mentre Spotify (svedese) è disponibile anche in alcuni paesi europei, ma non in Italia. Music Unlimited di Sony e iTunes Match di Apple sono stati recensiti in precedenza (segui i link) e non ci sono state variazioni rispetto alle descrizioni già inserite in questo blog. Nessuno di questi servizi fornisce musica in formato non compresso.

Il movimento verso questo modell,o che a mio parere diventerà prevalente rispetto a quello tradizionale nel giro di pochi anni, sia per la musica sia per cinema e video, è quindi ancora lento ma avrà con ogni probabilità una accelerazione con le reti a banda larga e ultra larga, che proprio di questo hanno bisogno di affermarsi, servizi "consuma banda".

Solo un chiarimento su iTunes Match, che è basato su un modello di download, quindi acquisto tradizionale dei brani, ma che consente anche di creare librerie musicali di famiglia o per gruppi di amici in modalità cloud, consentendo sino a 10 accessi alla stessa libreria condivisa. Quindi 10 amici con, ipotesi, 500 album ciascuno, caricando ciascuno la propria libreria fisica potrebbero avere a disposizione in piena legalità una libreria di migliaia di brani (a meno che abbiano i medesimi  gusti musicali).

(Le immagini mostrano alcuni degli smartphone 4G già in distribuzione o prossimi all'arrivo in Italia. Dall'alto il ben noto iPhone 5, il Samsung Droid Charge, HTC EVO 4G, LG Revolution VS910 4G)

giovedì 4 ottobre 2012

Le casse attive

Le casse attive, o diffusori amplificati, o active loudspeakers, sono lo standard in campo professionale ma rarissime negli impianti hi-fi casalinghi. Una certa tendenza che si coglie in giro a puntare di nuovo su questa soluzione tecnologica mi ha suggerito questo post. Perché i professionisti del suono sono ovviamente molto esigenti e se preferiscono questo sistema non e' solo perché e' più comodo da installare e trasportare, ma anche perché in teoria garantisce risultati migliori.

I punti critici in un diffusore, o sistema di altoparlanti come lo definiscono altri, sono diversi, e' il componente di una catena audio che deve svolgere il compito più difficile, ma almeno a due elementi critici la tecnologia attiva consente di dare una valida risposta. Il primo e' la rete di crossover, necessaria per tutti i sistemi a due o più vie, ovvero con altoparlanti specializzati per le diverse bande di frequenza, per inviare appunto all'altoparlante solo la banda di frequenza che e' in grado di riprodurre senza distorcere. Si tratta quindi nella accezione più semplice di un filtro passa-basso per il woofer e di un passa-alto per il tweeter, che nelle casse passive ( quelle comunemente usate) e' realizzato con un circuito elettrico, ovviamente passivo, i cui componenti sono tipicamente resistori, condensatori e induttori e che deve operare sul segnale elettrico già amplificato.Il compito del crossover non e' semplice e uno dei punti a favore dei sistemi a larga banda e' proprio poterne fare a meno.

Il secondo punto critico e' l'accoppiamento tra l'altoparlante che richiede più potenza, il woofer, e l'amplificatore, due componenti realizzati tipicamente da costruttori diversi e progettati per adattarsi ad una vasta gamma di componenti di altre marche.
Invece, in una cassa attiva
In una cassa attiva, come si vede nello schema riportato sopra, entrambe queste criticità di connessione sono risolte ricorrendo ad una diversa architettura.

Dynaudio Xeo 5
Per prima cosa il crossover e' attivo, realizzato quindi con componenti elettronici e a monte dell'amplificazione. I componenti attivi consentono di raggiungere tassi di distorsione molto inferiori e di agire con molta maggiore flessibilità sulle caratteristiche del circuito di crossover (frequenza di taglio e pendenza), adattandolo maggiormente alle caratteristiche degli altoparlanti utilizzati.

Come seconda cosa gli amplificatori (ne serviranno ora uno per via per ogni diffusore) potranno essere progettati esattamente come richiesto dal sistema di altoparlanti, e dallo stesso costruttore. Sia come potenza erogata sia come modo di erogarla. Non dovranno essere una soluzione di compromesso in grado di adattarsi a carichi di lavoro anche molto diversi.

Inoltre si può anche pensare di accoppiare ancora più strettamente l'amplificatore alla sezione bassi, inserendo un circuito di controreazione che tramite un sensore comunica all'amplificatore quando l'altoparlante o gli altoparlanti stanno uscendo dalla zona di linearità e quindi iniziano a distorcere. Questo e' il sistema introdotto dalla Philips negli anni '70 con il nome di motional feedback e poi anni dopo ripreso per la realizzazione della maggioranza dei subwoofer attivi, aggiungendo anche una equalizzazione sui bassi che compensa il calo fisico dell'altoparlante alle frequenze inferiori, limitando al minimo la distorsione che si aggiunge in questo modo ed estendendo così la risposta sui bassi. Un sistema che richiede il caricamento del woofer in sospensione pneumatica (cassa chiusa) e non applicabile ai sistemi bass-reflex oggi più diffusi.

Infine, introducendo una linea di ritardo, si possono mettere in fase gli altoparlanti specializzati per gli acuti, i medi e i bassi senza dover costruire un mobile per il diffusore "a scalini" o ad altoparlanti coassiali.

Casse attive digitali
A questi vantaggi di base si aggiungono altre possibilità consentite dalla tecnologia digitale. Se nella cassa (che ormai include quasi tutto l'impianto hi-fi) viene inserito anche un convertitore digitale analogico, un DAC, anche il collegamento tra il diffusore e la sorgente può essere digitale, e quindi anche wireless. Un vantaggio quindi di installazione notevole: niente cavi. Se poi si aggiunge un processore digitale, un DSP (Digital Signal Processor) prima della conversione e' possibile inserire ancora altre funzionalità, come la correzione della risposta degli altoparlanti per renderla più lineare o anche la correzione della risposta in ambiente.

Il risultato all'ascolto sarà poi effettivamente superiore?
Meridian DSP 7200
Sicuramente sarà più facile raggiungere un risultato eccellente, con tutti questi elementi di vantaggio, e difatti le casse attive godono di buona fama e a memoria non ricordo recensioni o pareri anche in rete che non siano più che positivi, ma sulla storia dei tentativi di proporle anche in ambito nome e sulla situazione di mercato attuale torno più avanti. In generale comunque si può affermare che l'accoppiamento personalizzato tra gli amplificatori e i driver e il ricorso a tecniche di controreazione può consentire di raggiungere una dinamica molto elevata mantenendo la distorsione e la non linearità ai minimi livelli, riuscendo a garantire in un solo sistema i vantaggi dei sistemi ad alta efficienza, che spesso devono ricorrere a componenti a tromba, e quelli dei sistemi elettrostatici.

A quale prezzo?
Si e' già intuito dall'architettura delle casse attive: a prezzo della moltiplicazione degli amplificatori. Che da uno, stereo, diventano quattro mono in sistemi a due vie e sei mono in sistemi a tre vie. Ma questo non e' l'ostacolo principale alla diffusione, si tratta comunque di componenti elettronici il cui costo e' funzione della diffusione, ma e' piuttosto la minore flessibilità. Componenti che sicuramente hanno una sensibile influenza sul suono e sui quali e' in corso un progresso rapido o molto rapido. Amplificatore o anche, eventualmente, il DAC sono legati al diffusore e potranno essere aggiornati a modelli migliori soltanto assieme ad esso. Un limite forte per molti appassionati di hi-fi che puntano a torto o a ragione ad una evoluzione continua dell'impianto. Sta di fatto che sinora questi due limiti sono stati all'origine della scarsa diffusione di questi sistemi in ambito home.

La soluzione di compromesso
Ho già accennato al fatto che questa tecnologia e' invece uno standard per i subwoofer, dove i vantaggi sono tali da superare qualsiasi remora. Diversi produttori hanno quindi pensato ad una soluzione di compromesso derivante da questa anche per i sistemi a gamma intera. Soltanto la via per la riproduzione dei bassi e' attiva, con amplificazione incorporata. Le altre due o una via sono invece gestite tradizionalmente, con crossover passivo e amplificatore esterno.

In questo modo si preservano buona parte dei vantaggi consentendo pero' un più facile inserimento in impianti tradizionali. Nel quale si avrebbe il vantaggio di poter usare un amplificatore meno potente, e quindi anche modelli a valvole o in classe D di bassa potenza, ma di alta qualita sonora, almeno secondo le aspettative, che altrimenti sarebbero di difficile utilizzo su un gamma intera passivo.

La fortuna delle casse attive
Genelec 8260A
Almeno un diffusore di questo tipo ha raggiunto una indiscussa fama e critiche universalmente positive, anche se non una grande diffusione per via del costo elevato. Si chiamava Acoustat X ed e' stato prodotto negli anni '70 dalla omonima casa americana. Era un sistema elettrostatico a gamma intera di grandi dimensioni e aveva incorporato un amplificatore a valvole progettato ad hoc per le particolari esigenze di carico dei pannelli elettrostatici. Non più in produzione da moltissimi anni e' diventato nel tempo una specie di mito nel mondo hi-fi. Non so se reggerebbe il confronto con i migliori diffusori ancora oggi, io ho potuto ascoltarle in qualche fiera specializzata e la impressione e' che suonassero molto bene, meglio degli altri modelli proposti da altri costruttori all'epoca. Ma non si trattava di prove oggettive o a confronto ma di semplici ascolti liberi.

La scelta di casse attive oggi e' limitata a pochi costruttori e parte da un livello di prezzo abbastanza elevato, che deve essere confrontato con il costo di una accoppiata ampli + casse. Costo elevato che comunque e' un altro motivo della scarsa diffusione.

Rimandando ad un successivo post per approfondimenti sulla offerta, i principali produttori del settore che hanno una offerta rivolta anche al mercato home sono la finlandese Genelec, con più gamme di diffusori professionali e semi-professionali, anche con DSP, la inglese Meridian, la danese Dynaudio, con una produzione professionale consolidata a cui si sono aggiunti recentemente modelli per ambito casalingo, la linea Xeo, che adotta la soluzione wireless, a cui possiamo aggiungere la inglese Linn come esempio di produttore di casse ibride, attive solo per la sezione bassi.

Linn Majik 140



(E l'immagine dell'Acoustat X? Mi spiace ma non ne ho trovata una decente in Internet e purtroppo non ne ho un paio da fotografare ...)

venerdì 7 settembre 2012

Musica liquida versus Musica solida

Ad ottobre e' pianificato, come ogni anno da quando esiste questo blog, un aggiornamento sulla situazione della musica liquida. Nel senso della musica, di qualsiasi genere, ma in qualità CD o in alta definizione, che e' possibile acquistare in rete.

La situazione pero', a meno che si scoprano da qualche parte nuovi portali o che ne vengano lanciati altri appare del tutto immobile, paralizzata dall'indecisonismo delle case discografiche e in attesa delle prossime mosse di Apple, vero regolatore del settore, ormai.

In attesa di una qualche uscita da questa situazione di stallo la musica liquida, salvo caso particolari e l'eccezione della classica, rimane ancora solida, almeno all'origine. Nel senso che si deve passare obbligatoriamente per il ripping per la maggior parte del materiale, sia nuovo che da catalogo.

Pubblico come anticipazione una veloce analisi della situazione effettuate mediante un semplice confronto sui costi.
Ho preso come test tre album, uno di classica e due di musica moderna, disponibili in tutti i formati o quasi.

Classica: Anna Netrebko
Il recital della celebre soprano russa dal titolo "Sempre libera" e' disponibile in formato liquidò in qualità CD (o standard definition: SD) sul sito della Deutsche Grammophon (DG) e in alta definizione su HDtracks. Ovviamente e' disponibile anche su supporto fisico, soltanto CD, e come riferimento ho utilizzato il prezzo su Amazon UK (tutti i prezzi sono in Euro, con consegna inclusa se prevista, al cambio indicato in fondo per negozi stranieri).


Artista

Album

MP3 320Kbps

SD 16/44.1

HD 24/88.2

CD

Anna Netrebko

Sempre libera

€ 9,99

€ 11,99

€ 14,29

€  11,87

Sito

DG

DG

HDtracks

Amazon It

Incremento

+20%

+19%

=

Dalla tabella si vede che per la qualità CD non c'è partita: e' più conveniente l'acquisto del CD fisico, che allo stesso prezzo ha più valore grazie alla presenza del libretto, della copertina e della utilizzabilità più ampia. Unico svantaggio i tempi di acquisto o di consegna e la necessita' dell'operazione di ripping. Da notare che con i negozi partner di Amazon UK al momento di questo test lo stesso CD si poteva trovare, sempre nuovo, a prezzi ancora inferiori, poco meno di 8 €, quindi quasi il 20% in meno dell'equivalente in formato liquido dal sito DG.

Per l'alta definizione, in questo caso 24/88,2 (derivazione SACD) bisogna pagare il 20% in più circa. Da notare che però questa maggiorazione è inferiore per noi grazie al cambio tuttora favorevole. Confrontato in dollari sul sito HDtracks rispetto al costo del CD sul sito DG (su iTunes non è disponibile) la differenza è dell'ordine del 50%.

Moderna: Norah Jones
Più difficile trovare album di musica moderna disponibili anche in qualità CD , le case discografiche continuano a proporre pochissimi titoli e tra questi non se ne trova nessuno che sia anche disponibile in HD (se qualche visitatore ne conosce uno lo faccia sapere). La Blue Note, casa discografica della musicista americana, non fa eccezione.

Catalogo: Feels Like Home (2004)


Artista

Album

AAC 256Kbps

HD 24/96

HD 24/192

CD

Norah Jones

Feels Like Home

€ 9,99

€ 15,88

€ 19,86

€ 8,87

Sito

iTunes

HDtracks

HDtracks

Amazon UK

Incremento

+59%

+25%

-11%

La scelta più economica rimane ancora il CD fisico, anche senza considerare il valore della confezione. Non e' disponibile il formato liquido in standard definition 16/44.1 ma e' improbabile che costerà meno dell'attuale formato compresso 256K di iTunes, quando mai le case discografiche o la Apple si decideranno a renderlo disponibile.


La scelta di passare in HD è abbastanza onerosa, quasi il 60% in più per il 24/96 e un ulteriore 25% per il probabilmente superfluo 24/192. Il CD fisico nuovo da Amazon UK costa oltre il 10% in meno dello stesso album in formato compresso da iTunes. Capisco la esigenza di praticità nel nostro mondo ad altissima velocità, ma è veramente un peccato non comprarlo. E non parliamo delle offerte come usato da Zoverstocks e altri negozi, convenientissime per album di grande successo come questo.

Novità: Little Broken Hearts


Artista

Album

AAC 256Kbps

HD 24/44.1

CD

Norah Jones

Little Broken Hearts

€ 9,99

€ 14,98

€ 11,05

Sito

iTunes

HDtracks

Amazon UK

Incremento

+59%

+11%



Le novità discografiche costano di più, ma sul sito inglese di Amazon la differenza è limitata a poco più del 10% € rispetto al formato compresso, e ricorrendo ai venditori indipendenti si può scendere sotto al prezzo di iTunes per lo stesso album.

Non cambiano quindi di molto i termini del confronto. L'unica differenza è che in questo caso è disponibile una versione su HDtracks solo in formato intermedio tra la qualità CD e l'alta definizione, 24 bit ma tagliati a 44,1 KHz. E nulla di più. Una scelta dettata sempre dalle paranoie della case discografiche che intendono così proteggere le loro uscite recenti e quindi più preziose. A suo tempo era la scelta fatta per il cofanetto costosissimo con tutta la produzione dei Beatles per la prima volta in digitale. Peccato che proprio il limite nella frequenza di campionamento a 44.1KHz sia una delle cause dei problemi del CD, come si è scoperto già molti anni fa, confrontandolo con il DAT che aveva un bitrate 16/48.

Non ho fatto il confronto con il prezzo su Amazon italiano (e quindi nei negozi) che è veramente fuori dal mondo per le novità. Non si capisce chi, secondo i discografici, possa continuare ai tempi di Internet a comprare CD al doppio del loro prezzo in rete. Stiamo parlando di 17,57 € a cui occorre aggiungere il costo della consegna (altri 2,30 €).

In sintesi
Siamo sempre allo stesso punto. Per la classica la musica liquida è già una realtà, e sono ormai di più i casi in cui si può rimanere in formato digitale "end-to-end" (o E2E) dall'acquisto all'ascolto (o meglio, fino al DAC ...) che quelli in cui si deve ricorrere forzatamente all'acquisto del supporto fisico e al successivo ripping. Per la musica moderna la situazione è opposta: pochissimi titoli sia novità sia da catalogo in qualità CD e pochi, anche se appena di più, in qualità CD. Il passaggio per il supporto fisico per chi sia interessato ai contenuti musicali piuttosto che alla frequenza di campionamento e al bitrate, rimane obbligato.

(Valori di cambio rilevati il 2/9/2012: 1 Euro = 0,793 £  / 1 Euro = 1,258 $)

domenica 2 settembre 2012

Magia del vinile

La musica liquida e l'alta definizione rendono forse anacronistico l'attaccamento ostinato al disco in vinile e, per gli irriducibili dell'analogico il vero empireo è rappresentato, come si sa, e come ho documentato a suo tempo, dal nastro magnetico e dai registratori a bobine di alta classe.

Ciononostante, dopo molti anni di onorato servizio, e ad ormai più di 10 anni dalla completa revisione in un laboratorio autorizzato, ho deciso di mandare in pensione il mio venerando giradischi Thorens TD-165 e di inserire nell'impianto un modello di recente progettazione, con l'obiettivo di iniziare a recuperare in pieno la magia del vinile.

La scelta, l'acquisto e soprattutto i risultati conseguiti mi hanno consentito di imparare diverse cose nuove, che quindi può essere utile condividere, visto che il vinile e quello che ci gira intorno dimostra di essere ancora ben vivo.

La scelta
Un giradischi di classe media, perché comunque non potrà essere la sorgente principale dell'impianto per carenza di nuove edizioni di dischi, un modello di moderna progettazione, perché nel campo dei giradischi i quasi 30 anni dall'era del CD non sono passati invano, corredato da recensioni o possibilmente ascolti positivi, questi erano i requisiti. Con in più una buona veste estetica, necessaria per un componente che, per forza di cose, deve imporsi in un ambiente.
Un giradischi con queste caratteristiche era stato individuato, era il Pro-Ject 6 Perspex, recente modello di quello che e' da alcuni anni il produttore numero uno di questo settore in sorprendente espansione, con tutte le caratteristiche per essere una ottima scelta, almeno per chi punta al risultato rapido e con poche variabili da far convergere, come me.

La verifica e l'alternativa
Ovviamente avrei voluto anche vederlo in azione e provarlo, prima della scelta definitiva. Ma, pur abitando nella capitale, e dopo aver girato quattro dei non molti negozi di hi-fi superstiti, ho appurato che questo semplice passo preliminare non era possibile,  pur non trattandosi certo un giradischi raro o insolito. Al massimo potevano ordinarlo, cosa che peraltro potevo fare anche io (nuovo) tramite eBay. L'unico vantaggio residuo dell'acquisto in negozio rimaneva quindi la messa a punto, in questo caso il solo montaggio della testina. L'altra cosa che cercavo, una  possibile alternativa, mi e' stata proposta, anche con una certa perseveranza, solo da un negozio, quello dove peraltro di solito mi fornisco e dove avrei poi concluso la vendita.
Era un modello sempre di una casa di area tedesca (la riscossa del vinile deve molto alla Germania) il Classic Wood della Acoustic Solid. Costava un po' di più (quasi il 20%) ma a detta del gestore del settore hi-fi del noto negozio era molto superiore, anche perché più consistente e pesante come costruzione. Avevo letto recensioni positive di un modello inferiore della stessa casa ( il 111) e sono andato alla ricerca di recensioni, che erano mediamente positive, ma allo stesso livello del Pro-Ject, e della possibilità di ascolto o visione.

Roma Hi-End
Una occasione per sentire qualcosa e avere anche altre idee e' stata questa recente fiera dedicata all'audio di qualità, tenutasi a inizio 2012. Il vinile doveva farla da padrone, mi aspettavo, e infatti la Acoustic Solid era presente con tutta la produzione, incluso il solito modello "reference" montato su enormi cilindri di alluminio e dal costo stratosferico per un comune mortale. Gli altri modelli c'erano, incluso il Classic Wood, ma tristemente scollegati. E facevano suonare invece un loro lettore CD collegato ad un impianto molto complesso, con 2 amplificatori mono e casse di un altro produttore tedesco, impianto che suonava francamente piuttosto male. Ho proseguito il giro trovando fantastici sistemi che i distributori facevano suonare con musica rock in grado di annullare qualsiasi differenza nell'ascolto tra un impianto top e uno da centro commerciale. Nel caso di un front-end McIntosh con Quad elettrostatiche costretto a suonare Peter Frampton dal vivo o qualcosa del genere, ho chiesto di ascoltare uno dei CD che avevo portato con me per precauzione (Diana Krall con Christian McBride, rigorosamente in acustica) e la sala si e' riempita ...
Ma tornando ai giradischi in un'altra sala ho trovato finalmente qualcosa di ben suonante, il giradischi SME con un ottimo impianto e come diffusori le recenti ProAc K7, e materiale musicale adeguato. Impossibile non restare ammirati e sorpresi dalle potenzialità del vecchio vinile se ben sfruttate. Purtroppo era fuori dalla mia portata. Sono tornato nella saletta del distributore dell'Acoustic Solid e almeno ho convinto il titolare a far ascoltare qualche LP sul monumento al vinile che troneggiava silenzioso nella stanza. E ho appurato che, pur con un impianto non ben assemblato, tirava fuori un bel suono da quel vecchio disco di De Andre'. Certo, era un modello che costava oltre 10 volte il mio target.

Le prove dei giradischi
... Sono peraltro piuttosto opinabili. Se ne leggono molte in rete e nelle riviste. Ma cosa staranno provando in realtà quei redattori o blogger che discettano di bassi troppo morbidi o acuti troppo dettagliati? Il giradischi in realtà fa poco di più di ciò che dichiara con il suo nome. Oltre a far girare il disco alla velocità' nominale (compito che appare non difficilissimo) se include il braccio deve anche consentire alla testina di seguire il solco nelle condizioni di angolazione e peso previste. Il risultato sonoro dipende pero' in buona parte dalla capacità della testina di seguire le ondulazioni dei solchi e trasformarle in segnale elettrico e dal lavoro del pre amplificatore phono, abbastanza complesso da giustificare in alcuni modelli prezzi ben superiori anche a quelli di giradischi di fascia alta.
Per individuare l'apporto positivo o negativo di questo o quel modello bisognerebbe confrontarlo in condizioni controllate con altri, ma con medesime testine e pre phono, e anche in questo modo potrebbero esserci alterazioni nel giudizio determinate dalla interfaccia dei componenti, particolarmente complessa e soggetta a variazioni, ai bassi livelli di segnale necessari, cosa che pero' nessuno fa.
In conclusione io posso credere alla buona fede di qualcuno che afferma che una certa combinazione suona meglio di un'altra, ma non penso si possa escludere che il risultato potrebbe essere opposto con una combinazione diversa.

La scelta finale
Escludendo quindi una prova a confronto dall'esito comunque opinabile ma, soprattutto, assolutamente non fattibile, la scelta e' stata basata su altre considerazioni. Il Pro-Ject e' un modello di progettazione originale, che adotta nuove tecnologie, come il braccio in fibra di carbonio o la sospensione in parte magnetica del contro telaio, e adotta un sistema a telaio flottante anziché rigido, come il Thorens che avevo, garantendo quindi una continuità (secondo alcuni esperti le due soluzioni portano differenze di suono) e nel Thorens l'elemento debole era proprio il braccio.
Il Classic Wood per contro sembrava un ottimo prodotto artigianale, assemblato a partire da un noto braccio disponibile anche per terze parti, il Rega RB 300, una base in massiccio MDF (polvere di legno e resina, qualcuno ha notato che il nome che gli hanno dato e' un po' improprio) un piatto in alluminio pieno e un motore disaccoppiato a bassa potenza. Tra alcuni anni potrà essere benissimo uno dei tanti tentativi dei tanti piccoli produttori lanciati in un settore in discreto sviluppo nel secondo decennio del secolo, settore per il quale non e' richiesta una particolare ricerca tecnologica per raggiungere buoni risultati. E poi c'era la veste estetica, sicuramente più d'effetto per il Pro-Ject, almeno secondo me. Quindi dopo aver superato non senza fatica la resistenza del commesso del negozio Hi-Fi, molto convinto delle sue opinioni, è arrivata la scelta definitiva.

Il braccio 9cc Evolution in fibra di carbonio adottato anche dal Majk LP12 di Linn

La consegna
Un modello di serie, non certo fabbricato su richiesta, un momento commerciale piuttosto debole per il settore, una situazione generale di crisi economica annunciata, erano elementi che mi facevano pensare che i tempi ragionevoli prospettati dal negozio potevano essere rispettati. Anche se, dopo una verifica con l'importatore Audiogamma erano già saliti di un paio di settimane perché, riferivano, non era disponibile in Italia ma doveva arrivare dall'Austria (che non mi pare così lontana) in una data però non prevedibile né pianificabile.
Sta di fatto che non arrivava proprio e dopo il secondo mese di attesa (non nervosa, mi era stato chiesto solo un piccolo acconto) ho scritto direttamente alla casa madre e dopo un secondo tentativo sono entrato in contatto direttamente, non me lo sarei aspettato, con il fondatore e padrone della ditta Heinz Lichtenegger, che ha sbloccato velocemente la situazione mobilitando il suo marketing manager e l'importatore, ora improvvisamente sollecito e non evasivo.
Perché riporto anche questi piccoli contrattempi? Per testimoniare che non sempre pagando (non poco) si ottiene quel servizio sollecito che ci si attenderebbe e che, nel caso, e' meglio andare alla fonte, l'hi-fi e' un mondo piccolo.

Il montaggio
Alla fine e' arrivato, l'abile commesso del noto negozio di hi-fi e strumenti musicali della capitale ha montato la testina (la stessa che avevo prima, un passo alla volta) e abbiamo rimesso il tutto nella scatola. Perché l'assemblaggio completo dovevo comunque farlo io, una volta montato è meno facile da trasportare. Ci sono appassionati che trovano divertentissima e appagante questa fase, io preferisco andare subito al risultato, ma così era previsto e non potevo fare altrimenti. Ho indossato i guanti bianchi forniti con il package per non lasciare ditate sulla bella veste estetica del giradischi, suscitando divertito stupore in mia moglie e mia figlia, e ho proceduto all'assemblaggio, che è durato un paio d'ore (e per fortuna la testina, la installazione più delicata, era già montata). Non era complessa, l'unica difficoltà è sorta con il montaggio del contrappeso, ce ne erano quattro differenti per quattro range di peso della testina, io non avevo le specifiche della mia Grado e comunque, anche una volta individuato su Internet, il posizionamento del giusto contrappeso al giusto peso appariva complicato e poco stabile.
Ho risolto usando un diverso sistema che consiglio comunque sempre: l'utilizzo di una bilancina di precisione per testine. La produce ad esempio la Shure e si trova facilmente in rete a prezzo più che ragionevole (tecnicamente è semplicissima).

Il Pro-Ject Perspex 6 in funzione

Il risultato
Collegato finalmente il tutto, anche con un layout diverso per avvicinare il pre phono e consentire la connessione del cavo di massa previsto, potevo finalmente suonare qualcosa e vedere se le mie aspettative di incremento qualitativo molto limitato sarebbero state confermate. Perché limitato? Perché tutti gli altri componenti coinvolti erano gli stessi di prima.
Ma non è andata così. La qualità del suono era molto superiore. Il primo LP che ho suonato era uno dei classici di Sade, Stronger Than Pride, poi sono seguiti altri album più acustici (Quah di Kaukonen) e infine quello che uso di solito come disco test, Winter Light degli Oregon, registrato benissimo e con strumenti acustici e piccole percussioni che possono essere riprodotte in modo molto realistico da un impianto adeguato. In tutti i casi gli ascolti procedevano molto più del necessario perché scoprivo continuamente nuove sfumature e una grande naturalezza musicale in dischi che conoscevo sicuramente molto bene.
E' possibile che il vecchio Thorens avesse bisogno di una seconda revisione a fondo, ma è più probabile che il progresso tecnico nel settore abbia lasciato il segno. Sta di fatto che il salto di qualità era molto netto. E' proprio vero, il vinile ha grandi potenzialità e può tenere testa efficacemente anche all'alta definizione, ma richiede una catena di componenti, un controllo delle interazioni e una continua attenzione alla messa a punto che sono adatti a chi vive (o vorrebbe vivere) "a un'altra velocità", come cantava Battiato.

Primo piano del braccio in fibra di carbonio.
Sul piatto: i Nucleus su un LP Vertigo.

venerdì 24 agosto 2012

Analisi di file audio in alta risoluzione

Cosa caratterizza un file audio in alta risoluzione (o in alta definizione) rispetto ad un file audio a risoluzione standard, quella definita a fine anni '70 per il CD? Come noto, il numero di bit, o lunghezza parola, utilizzata per ogni campione, che passa da 16 bit a 24 (con un incremento enorme del numero di campioni diversi a disposizione) e la frequenza di campionamento, ovvero il numero di campioni effettuati nell'unità di tempo, che passa da 44.100 al secondo a 96.000, 192.000 ed oltre. Tutto ciò con il metodo di campionamento più utilizzato, il PCM, altrimenti con il DSD utilizzato per il SACD le cose sono un po' diverse, ma si possono approfondire, per chi è interessato, su Wikipedia.

Il più sensibile incremento qualitativo si ottiene con l'aumento della lunghezza di parola, ma l'effetto non è di immediata percezione né facilmente misurabile. L'incremento della frequenza di campionamento consente invece di registrare in digitale frequenze superiori ai 20KHz, che erano circa il limite fisico gestibile con la frequenza di campionamento del CD (22,050KHz). La presenza di queste frequenze ultrasoniche nei file audio è misurabile e quindi per approfondire questo aspetto sono state fatte analisi e misure del materiale audio in HD da parte di riviste specializzate (H-FI & Record Review, Audio Review) e sono sorte discussioni tra appassionati.

Cogliendo l'occasione di una discussione con un visitatore del sito ecco in questo articolo alcune misure commentate di file audio di varia provenienza. Rimandando alle conclusioni le considerazioni sulla effettiva utilità di questo tipo di analisi ai fini della selezione del miglior materiale in HD, e più in generale della massima qualità di ascolto della musica.

Le misure sono state eseguite con l'editor audio open source Audacity (sourceforge) che include anche questa funzionalità. I diagrammi presentano la distribuzione spettrale del segnale audio per una porzione di musica di circa 50 secondi o meno, sull'asse delle ordinate l'attenuazione in decibel delle frequenze presentate sull'asse delle ascisse. La scala usata è a volte logaritmica e a volte lineare (è indicato nel grafico) a seconda degli elementi da mettere in evidenza. Come suggerito dalle misure effettuate da Audio Review nel numero 317 del 2010, viene analizzata in alcuni casi anche la coda dei file audio dove la musica non c'è più o quasi, per isolare il rumore.

Linn Records
Portabandiera dell'alta risoluzione e con una propria etichetta discografica, propone materiale audio di ottima qualità musicale con risoluzione 24/96 e anche 24/192. Un classico della produzione Linn sono i concerti per pianoforte di Beethoven nella esecuzione della Scottish Chamber Orchestra con il pianista Artur Pizarro.
Vediamo l'analisi dello stesso movimento scelto da Audio Review, e analizzato con strumenti sicuramente più potenti, il largo del 3° concerto, in scala lineare.


Aggiungiamo uno spettro del numero 5, questa volta su scala logaritmica.


Infine l'analisi della coda del largo del 3° concerto, alla ricerca del rumore.


Come si vede la banda in frequenza del segnale musicale arriva sino a quasi 40 KHz, quindi meno del limite teorico che in questo caso sarebbe 96KHz. Ma d'altra parte non si vede come la Scottisch Chamber Orchestra e il pianista potrebbero generare queste frequenza ultrasoniche, a patto che i microfoni usati nella registrazione fossero in grado di raccoglierli. Oltre i 30 KHz c'è soltanto rumore a un livello però bassissimo, quasi a -100dB. Stavo per usare l'aggettivo "inudibile" ma in realtà a queste frequenze per l'orecchio umano a qualsiasi livello sarebbe comunque inudibile.

Un secondo esempio sempre della Linn Records mostra una certa presenza del rumore in alta frequenza. Il brano è tratto dalle musiche per il teatro di Sibelius, Pelleas et Melisande, ed era registrato a 24/96 sempre con la Scottish Chamber Orchestra (nel 2003).


Come si vede oltre i 25KHz inizia rumore (riconoscibile anche perché non ad andamento frastagliato) che rimane comunque sotto gli 84 dB rispetto allo zero a 40KHz. Questo andamento si ritrova in tutto l'album.

HDtracks
Continuiamo con altro materiale audio registrato all'origine in digitale, in questo caso dalla Chesky Records. L'album è il noto Take This Journey della cantante soft jazz Christy Baron.


Anche in questo caso analizziamo la coda a musica terminata,


Come si vede l'analisi di spettro mostra una registrazione che comprende anche frequenze molto elevate, oltre i 45KHz, nell'analisi della coda si vede che si tratta in buona parte di rumore, apparentemente predominante oltre i 30-35 KHz.

Vediamo ora un file proveniente da una registrazione con tecnologia DSD sempre commercializzato da HDtracks, i quartetti per oboe di Mozart interpretati da Keisuke Wakao. La frequenza di campionamento equivalente in questo caso sarebbe quella del SACD, vale a dire 88,2KHz.


Anche in scala lineare.


In questo caso la coda presenta musica a bassissimo volume, e quindi una analisi comparata non è possibile, ma comunque si può supporre che quello che si vede oltre i 20KHz sia in gran parte, se non del tutto, rumore, anche dalla forma del grafico. Quindi potrebbe essere stato effettuato in fase di trasferimento in Flac un filtraggio a 20KHz, non sfruttando tutta la potenzialità del formato. Oppure ciò dipende dalla conversione da DSD a PCM, un aspetto da approfondire. Oppure semplicemente nella registrazione originale è stato usato un set che non puntava a catturare le frequenze ultrasoniche, peraltro per un quartetto oboe, violino,viola, violoncello, tutto nella parte media dello spettro come contenuto musicale. Registrazione che comunque dovrebbe essere stata molto accurata, come si vede dalle note.


Conversione fai-da-te
Numerosi appassionati con tanto tempo libero a disposizione si sono dedicati in questi ultimi anni alla conversione in digitale in HD a partire da dischi in vinile, mettendo poi in rete gratuitamente e per pura passione il risultato del loro lavoro. Quindi originale analogico, presumibilmente di buona qualità audio, e tutta una catena composta da giradischi, testine, convertitori da analogico e digitale, e processori per la produzione di output solitamente a 24/96 (nel seguito le note tecniche sulla conversione dell'esempio utilizzato). Viene la curiosità di vedere come hanno lavorato e cosa ne è delle frequenze ultrasoniche, che qui proprio non ci aspetteremmo.
Tra i diversi album disponibili scegliamo la conversione effettuata da un appassionato che si fa chiamare Doctor Robert del classico album di Joan Baez Diamonds And Rust.


E infine l'analisi della coda.


Come si vede il contenuto a frequenza superiore ai 25 KHz è costituito da rumore, comunque a livello bassissimo. Il lavoro di conversione sembra eseguito in modo pienamente corretto, e fa ricorso anche a un compressore / decompressore audio professionale dbx per attenuare il rumore di fondo.

Note sul trasferimento in digitale fornite da chi lo ha eseguito
Nitty Gritty RCM 1.5
Technics SL-1200MK2 Turntable with KAB Fluid Damping and KAB record grip
Ortofon 2M Black cartridge
Pro-Ject Tube Box SE II Preamp
dbx model 224 dbx II decoder
Tascam US-144 external USB 2.0 Audiointerface
Bias Peak LE 6 recording software
iZotope RX Advanced 1.21 for Redbook conversion
xACT 1.71 for Redbook SBE correction

RCM>TT > Ortofon 2M Blk> Tube Box preamp> dbx decoder> ADC> Mac Pro Dual Xeon> Peak LE @ 24/96 > analyze (no clipping, no DC Bias offset, each side maximized to -0.3 dB) > 
split into individual Tracks > Click Repair 3.02 used in Manual Mode, 30 Rev, Pitch Protection, X2 > 
FLAC encoded Level 5 with XLD Version 20100505 (119.1)
All de-clicking software used in full manual mode to preserve musical transients.
No music was harmed in the making of this vinyl rip.
No silence been removed, please burn gapless to match original track layout.


Conclusioni
Da questi grafici si ricava una qualche scala di qualità per il materiale audio esaminato? Facciamoci prima altre 2-3 domande. Se il sistema uditivo non riesce a percepire suoni oltre i 20 KHz, per soggetti giovani, e questa soglia si riduce a 16 KHz e anche meno con il procedere dell'età, perché preoccuparsi delle frequenze ultrasoniche? E inoltre, se una parte consistente, forse maggioritaria, degli appassionati di alta fedeltà considera tuttora il vinile, che certo le frequenze oltre i 20 KHz non può registrarle e riprodurle, allo stesso livello di eccellenza della musica in HD, per quale motivo dovremmo preoccuparci di questa parte dello spettro audio? E infine, anche ammesso che abbia una qualche influenza, come potrebbe arrivare fino a noi, se casse acustiche e cuffie sono progettate per riprodurre suoni sino a questi famosi 20KHz o poco oltre?

D'altra parte, secondo studi ed esperimenti citati da Wikipedia e penso attendibili si è appurato che ascoltatori attenti pur non riuscendo a percepire suoni ultrasonici sono in grado di individuare in alcuni casi come "migliori" registrazioni che li contengono, ovviamente proposti da impianti in grado di riprodurle. 

Una conclusione che forse si può trarre è che, se contenuti audio ultrasonici ci sono, e si è visto che armoniche superiori di vari strumenti sono presenti, seppur a livello bassissimo, anche per musica classica strumentale eseguita con strumenti acustici, ci si aspetta che vengano registrati sui file audio, visto che l'alta definizione tecnicamente lo consente. Pur se il vantaggio in termini di ascolto è tutto da verificare. Da questo punto di vista non dovrebbe essere proposto materiale tagliato rispetto alle potenzialità del formato, come pare avvenga con alcune registrazioni in DSD, cosa comunque da approfondire. E mantenendo sempre come prevalente l'attenzione alla qualità musicale.

Rimane inoltre da approfondire la presenza di rumore ad alta frequenza e bassissimo livello in alcune registrazioni, non sappiamo per quale scelta o motivo inserito o lasciato e con quali effetti. Su questo se qualche lettore del post ha ulteriori elementi il suo contributo o parere sarà il benvenuto.

(Nota: l'analisi spettrale è materia complessa e qui per esigenze di inserimento in un articolo di un post tutto è molto semplificato, chiarimenti o approfondimenti. se ritenuti necessari, sono sempre graditi, così come altri esempi di analisi spettrale).

mercoledì 8 agosto 2012

L'alta fedeltà costa poco

Un'affermazione non così assurda come può sembrare. E' vero che negli ultimi numeri di Audio Review i componenti più economici in prova richiedevano per essere acquistati due mesi di stipendio di un impiegato medio. Ed erano per giunta solo una parte di in impianto. Ma la musica liquida, assieme al mondo globalizzato e tenuto insieme dalla grande rete può essere anche una risorsa per abbassare il costo del primo impianto. Quell'impianto minimale, ma già rispondente ai parametri dell'alta fedeltà che ai tempi della prima affermazione di questo settore le riviste non mancavano mai di proporre. E che ora, in tempo di crisi e di difficile scelta tra priorità da conciliare, ci sembra giusto provare a riproporre.

Il primo impianto
Scontando alcuni limiti inevitabili, deve essere in grado di far apprezzare al proprietario almeno le basi della riproduzione fedele (o più fedele): la correttezza timbrica e la ricostruzione spaziale.
La musica liquida consente di raggiungere questo risultato avendo già fatto un buon tratto di strada. Il
lettore infatti c'è già, e' il notebook o il PC con cui leggiamo blog o partecipiamo a forum, opportunamente attrezzato con un buon media player con caratteristiche hi-fi, che può essere Foobar2000 o anche iTunes,e consente di riprodurre anche materiale in alta definizione.
Quindi questo lo abbiamo già, gli elementi da acquistare rimangono solo tre: un convertitore da digitale ad analogico, un DAC, un amplificatore, una coppia di casse. Più tre accessori indispensabili: un cavo di segnale, un cavo di potenza, due piedistalli per le casse. E pazienza ed attenzione sufficiente per installare il tutto in modo ottimale. Costo orientativo dell'impianto minimale: 550 €. Meno del notebook che comunque abbiamo acquistato, ma con la opportunità di ascoltare la musica com'e'.

I componenti minimali
In questo tipo di articoli non si può essere generici, e i nomi bisogna farli. Con il rischio quindi che l'impianto invecchi con l'arrivo di nuovi modelli. Ma le alternative per questi tre componenti sono talmente numerose e così frequenti i nuovi prodotti che non ci sarà problema ad individuarne altri, simili, in futuro. Fanno parte infatti di classi ben consolidate, ormai:
- DAC Made in China (o Hong-Kong) assemblato sulla base di chip specializzati
- amplificatore in classe D tipo T-amp o derivati
- casse compatte a 2 vie bass reflex progettate in Europa e costruite eventualmente in Cina.

I componenti
Per il DAC scegliamo tra le molte alternative disponibili il Musiland Monitor 02 US. Ho provato a suo tempo lo 01 e andava bene, e altri in rete lo confermavano. Questo e' il nuovo modello. Si può avere qualcosa di più dell'integrato che si occupa dell'uscita analogica, spendendo più dei 120 € inclusa spedizione che costa su eBay, ma e' già hi-fi.

Per l'amplificatore l'economicissimo T-amp scoperto da TNT audio e' la soluzione ideale ed e' perfino ormai quasi caduto l'ostracismo da parte delle riviste tradizionali. Unico problema era la bassa potenza che rendeva necessario il ricorso a diffusori molto efficienti, caratteristica difficilmente conciliabile col costo molto basso.
Ma nel frattempo sono stati proposti anche ampli in classe D di potenza adeguata, come il Dayton Audio DTA-100a che costa anche lui circa 120 € e fornisce circa 30W per canale.

Con i quali si può pilotare agevolmente una cassa compatta come la Tannoy Mercury V1 che, come tutte le le altre di questa classe ha il limite di una bassa efficienza.  Come le altre è un mini diffusore a due vie con un piccolo woofer da 15 cm e un tweeter a cupola e caricamento in bass reflex. Un mini diffusore con queste caratteristiche non e' un componente complesso e quindi può costare poco, bastano 200 € per la coppia, ma in questo caso conviene comprarle in qualche negozio perché anche se mini, pesano, e la spedizione può essere costosa.
Un'alternativa italiana? Le Indiana Line Nota 250, sulle quali i commenti in rete sono meno unanimamente sul positivo spinto, ma da approfondire. Prezzo comunque molto simile.


L'installazione
Con questi tre componenti ce la possiamo cavare con 450 € o poco più, ma per arrivare a un effetto hi-fi e' fondamentale la installazione, sulla quale e' necessario quindi spendere qualche parola.
Le casse compatte, o mini diffusori, consentono infatti di ottenere ottime prestazioni con costi bassi ma per raggiungerle effettivamente e' necessario rispettare alcuni pre requisiti: 1) una stanza non troppo grande, massimo 20 mq, 2) un posizionamento delle casse all'altezza delle orecchie di una persona seduta , 3) una distanza dalle pareti laterali e posteriori di 60-100 cm (varia con i modelli).
Per ottenere gli ultimi due requisiti serve quindi un piedistallo, o stand, stabile e in grado di assorbire le vibrazioni. I mini diffusori di pregio che costano più di 1000 € e a volte anche molto di più li prevedono, sono progettati assieme ad essi, ma costano più delle casse che abbiamo proposto.
Per i mini diffusori economici gli stand sono il componente più critico, per chi non ha capacita' anche minime di bricoleur. Perché chi e' in grado di tagliare o far tagliare alcuni pannelli di truciolare può agevolmente costruirli da solo, esistono in proposito innumerevoli progetti. Come ad esempio quelli proposti da TNT-Audio.
Per gli altri sarà giocoforza cercare in internet o nei negozi stand usati previsti per altre casse di dimensioni simili, o individuare altre soluzioni artigianali. L'importante e' che siano stabili, quindi pesanti ed esenti da vibrazioni.

I cavi
L'ultima inevitabile esigenza sono i cavi. Quello USB dal notebook al DAC di solito e' incluso nel DAC, non e' critico, e' meglio che sia corto.
Anche gli altri due e' meglio che siano corti. Se li andate a comprare in un negozio di hi-fi, anche scegliendo tra i prodotti entry level dei principali operatori del settore rischiano di costare più di 100 € l'uno compromettendo l'economicità dell'impianto.
Poiché e' ormai coscienza comune nel settore che un cavo non migliorerà mai il suono, ma potrebbe al massimo peggiorarlo se e' proprio scadente, in questo caso e' sufficiente rivolgersi a buoni negozi di materiale elettrico ed elettronico, scegliendo i tipi di migliore qualità. In questo modo, con 100 € o anche meno dovrebbero essere sufficienti. Anche in questo caso chi abbia un minimo di pratica col saldatore e una discreta dose di pazienza ed attenzione può tentare l'autocostruzione spendendo molto poco, sempre su TNT-Audio sono presenti diversi progetti.

L'ascolto
Musica acustica, jazz, il nuovo folk contaminato che va ora, il canto e la voce maschile e femminile, sono tutti generi che si potranno ascoltare con grande soddisfazione con questo impianto. In modo non ottimale e migliorabile (questo vale per ogni impianto) ma già hi-fi.
La grande orchestra classica, il rock a tutto volume, la musica corale, rimarranno fuori portata e si potranno ascoltare solo per approssimazione, in scala ridotta, ma ancora timbricarmente corretti nel registro medio.