venerdì 5 luglio 2019

Qobuz: lo streaming in alta definizione alla prova

Il servizio di streaming in qualità CD francese Qobuz l'anno passato, oltre a sbarcare negli USA (paese n.1 per lo streaming) ha esteso l'offerta anche all'audio in alta definizione. A differenza di Tidal, principale competitore, non ha adottato un sistema di compressione proprietario per la diffusione dell'audio, l'ormai ben noto e discusso MQA (Master Quality Authenticated) che, pur da molti apprezzato, non è lossless, Qobuz ha adottato invece una normalissima compressione FLAC (Free Lossless Audio Codec) applicata ad audio codificato in PCM, fino a 24 bit / 192 KHz.

L'upgrade in HD costa 5 € al mese, e il costo quindi passa dai tradizionali 19,99 € a 24,99 €. Un incremento, per fare un parallelo, uguale a quello richiesto da Sky per vedere i contenuti on-demand anche su tablet, e che i clienti sottoscrivono diffusamente senza sentirsi taglieggiati. E sicuramente trascurabile anche per i tuttora pochi appassionati di musica (in Italia) interessanti più alla musica che al suo possesso (immateriale, peraltro). Una volta sottoscritta questa estensione all'abbonamento è possibile ascoltare i HD i contenuti disponibili, come per esempio questo eccellente album della regina del jazz alternativo Melody Gardot.


Qobuz a differenza di Tidal è anche un servizio di download digitale, ovvero si possono comprare (sia se si è abbonati oppure no) album o tracce audio in qualità CD o HD e ottenerne il possesso privato illimitato (come il buon vecchio iTunes che, nel frattempo, Apple sta chiudendo). La disponibilità dei contenuti HD ascoltabili in streaming è quindi la stessa dei contenuti già disponibili da anni in download, ormai abbastanza ampia e dipendente dalle scelte delle varie case discografiche, sia per la proposta di contenuti in HD oltre alla qualità CD, sia per la scelta del livello di risoluzione, che è sempre 24 bit, a frequenza di campionamento 192, 96, 48 o in rari (per fortuna) casi 44.1KHz.

Una volta sottoscritto il servizio è inevitabile che il sottoscrittore dia, almeno per un  po', la priorità ai contenuti in HD disponibili su Qobuz. Per verificare se ci sono è sufficiente selezionare in ricerca il nome dell'artista che ci interessa, e comparirà nell'elenco il logo standard dell'HD per gli album disponibili in alta risoluzione. Si può fare questa verifica sulla app per smartphone o tablet oppure dal browser, su PC o tablet, nel primo caso è sufficiente selezionare "vedi tutti gli album" per avere visualizzato l'elenco con la indicazione HD "at-a-glance".  Questa ad esempio è la situazione per Diana Krall, i cui album sono come noto già da molto tempo pressoché tutti disponibili in HD.


Non completa invece la disponibilità per Melody Gardot.


Una precisazione: i testi nelle videate sono in francese perché, come abbonato "anticipato" sono considerato francese, ma potrei ora selezionare l'interfaccia in italiano, cosa che non ho ancora fatto sul nuovo iPad. Terzo esempio, Norah Jones, anche per la cantautrice country-jazz americana ma con un po' di sangue indiano (dell'India) la disponibilità è quasi totale, anche se a volte a campionamento limitato a 44.1KHz. Per motivi non noti (forse legati alla ripubblicazione dello stesso album) appaiono diversi album ripetuti, a diverso prezzo, se in digital download, ma qui evidentemente equivalenti.


In sintesi una interfaccia molto più pratica e immediata di quella di Tidal per scegliere i contenuti in HD (che sono anche in quantità molto superiore).

L'ascolto
Come tutti i servizi streaming, Qobuz mette a disposizione i player per tutte le piattaforme in commercio, quindi si può ascoltare la musica con:

  • App per iOS iPhone
  • App per Android smartphone
  • App per iOS iPad
  • App per Android tablet
  • App per desktop Windows
  • App per desktop macOS
  • Player per browser web (https://play.qobuz.com)
Ogni implementazione ha oltre che interfaccia, comandi leggermente diversi ma, per quanto riguarda l'ascolto in alta definizione, l'unica cosa da fare per chi ha sottoscritto l'abbonamento Studio con questa opzione (o l'abbonamento Sublime+, annuale e non mensile, con qualche plus) è selezionare la qualità di ascolto per tutti gli ascolti o per singolo ascolto. Ad esempio sulla interfaccia per browser, una volta scelto il brano o l'album da ascoltare, si seleziona il menu a tendina e la risoluzione desiderata. Nell'esempio, di un album di Dexter Gordon disponibile in streaming a risoluzione 24/192 (lo merita sia per qualità artistica sia per la registrazione Blue Note, pur se degli anni '60) viene selezionato ovviamente 24/192.


Con le configurazioni di interfaccia, sia può invece scegliere la risoluzione in modo stabile, anche qui tutto molto semplice.


L'unica notazione da fare  riguarda l'ascolto da smartphone o iPhone in mobilità, che può essere ovviamente attivato anche in 4G e quindi a consumo (con un tetto per i GB inclusi, ormai molto elevato). In questo caso Qobuz avverte correttaemente, se selezioniamo Hi-Res anche per l'ascolto in mobilità (e non Wi-Fi) che potremmo consumare una quota elevata della banda ammessa. 

Per avere un'idea, questo album (circa 42') a 24/192 richiede di scaricare 1,6GB (in FLAC compresso lossless). Per un confronto, un album a 24/96 di durata analoga, come The Black Saint and the Sinner Lady di Charles Mingus, ha una dimensione di 848MB. Ovviamente si può scegliere per la riproduzione una risoluzione inferiore a quella dell'album HD che si vuole ascoltare. Tenendo anche conto della catena di riproduzione che abbiamo a disposizione in mobilità, che difficilmente arriverà a questi livelli. Ad esempio su iPhone e iPad la risoluzione massima è 24/48 per ascolto in cuffia, e su Android dipende dal modello. Segnalo che però che alcuni gestori stanno iniziando a proporre la formula traffico illimitato anche sul 4G (e futuro 5G) proprio per lo streaming.

Ma si sente la differenza?
Una volta constatato che il materiale audio disponibile in HD è effettivamente disponibile e anche in grande quantità e che, a differenza di TIDAL, è anche facile individuarlo, la domanda classica che ogni appassionato si pone è “ma si sente la differenza?”
Qui, come sa chi legge anche occasionalmente questo blog, tra gli “audiofili” non c’è unanimità, si passa dai negazionisti assoluti, quelli che sostengono che il CD e’ meglio (e che ovviamente e’ tutto un complotto delle perfide major del disco) ai negazionisti moderati, quelli che sostengono che non si sente alcuna differenza (la prova e’ che non la sentono loro), agli entusiasti che non ascoltano più i CD, agli analogisti puri per cui il problema non si pone (ascoltano solo vinili e bobine, qualcuno anche 78 giri e cassette), ai sostenitori convinti dell’Alta Definizione, ma solo se e’ codificata DSD.

Quindi una consistente fetta del mondo "audiofilo" che non è interessato allo streaming HD perchè non è interessato proprio all'audio in HD. Nel caso che qualcuno sia invece incuriosito da questa nuova opportunità, segnalo che la valutazione dell'audio HD non può venire da un articolo specializzato, ma che ognuno deve darsela da solo, con le sue orecchie e il suo sistema uditivo e il suo impianto, non necessariamente sottoscrivendo il servizio, e’ sufficiente acquisire in downoad 2 o 3 brani test in HD già posseduti in CD e fare il confronto.

Con solo tre avvertenze, 1) fare il test alla cieca 2) provare a lungo e concentrarsi sulle differenze senza aspettarsi miglioram eclatanti, 3) una volta concluso che non c’è differenza fare un test di conferma: il confronto tra lo stesso brano in MP3 e in CD. Sul blog per chi fosse interessato ci sono diverse guide sugli ascolti a confronto.

Anche per la brava cantante jazz coreana Youn Sun Nah esiste l'opzioen HD
Per chi invece è interessato all'alta definizione
In questo caso aggiungo alle molte impressioni di ascolto che si possono leggere in rete anche le mie. Ho semplicemente ascoltato a confronto alcuni brani che avevo già in HD, scaricati in download, e usando lo stesso DAC. L’obiettivo era verificare se gli stessi miglioramenti rispetto al CD, leggeri ma comunque apprezzabili alla distanza (e che danno “ assuefazione”, come noto) si percepivano ancora. La prova e’ stata fatta solo su alcuni brani acustici con la voce in evidenza, Blue e A Case Of You di Joni Mitchell e All Or Nothing At All di Diana Krall. La verifica e’ stata positiva: con tutti gli altri elementi della catena identici, l’effetto HD anche in streaming si apprezza bene.

Per quanto mi riguarda è sufficiente considerando il costo esiguo dell’upgrade. Come per molti altri interventi sulla catena Hi-Fi la logica che seguo (e consiglio) è quella di mettersi nelle condizioni migliori possibili tenendo conto anche dell'impegno economico.




3 commenti:

  1. Articolo interessante (come gli altri che ho letto) in modo particolare per chi come me over 70 è stato da sempre abituato al supporto fisico, CD o LP. Ma il mondo cambia e non si può rimanere indietro! Mi sto avvicinando alla musica liquida che mi sembra un'opportunità da sfruttare! Grazie per l'articolo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo infatti è il senso dell'articolo. Sono contento che sia arrivato. Grazie a te.

      Elimina
  2. Sto ascoltando Natalie Bergaman (talk to the Lord) su Tidal sembra molto più preciso,ma anche più dispendioso in termini di MB, Qbiz ha un suono più aperto e avvolgente.

    RispondiElimina

Sono stati segnalati occasionali problemi nell'inserimento dei commento con account Google con alcuni browser e impostazioni di protezione. In questo caso inserire il commento come "anonimo". Grazie