Dopo solo pochi mesi dal lancio in USA è disponibile infatti anche in Italia il servizio Google Play Music Unlimited, che aggiunge la funzionalità di streaming (a pagamento) alla funzione tipo cloud, tipo iTunes Match, già disponibile e di cui ho riferito qualche mese fa.
Non è gratis, costa i soliti 9,90 € al mese (7,99 nell'attuale fase di lancio) ma nel frattempo anche Spotify in versione base e free è stato ulteriormente ridotto. Solo 10 ore al mese di ascolto e poi stop.
Le differenze principali con Spotify sono due: la disponibilità limitata a desktop e dispositivi Android e l'assenza di integrazione con le piattaforme social FB e Twitter. Il nome è cambiato, almeno in Europa, in origine era ancora più lungo (Google Play Music All Access).
Come funziona
Aiutandoci sin da subito con qualche videata vediamo come funziona il nuovo servizio, per il quale Google ha continuato con una impostazione minimalista e con comandi visibili ridotti al minimo.
Il servizio si aggiunge a Google Play (che è un prerequisito) e agli utenti viene proposto l'upgrade.
Quella che viene mostrata è la versione desktop (su Windows con IE9). Più avanti proveremo quella Android.
Il secondo passo è la sottoscrizione. Come sempre (come a suo tempo per il quasi omonimo Sony Music Unlimited, apripista in Europa e in Italia dei servizi in abbonamento) è richiesta una carta di credito per attivare la sottoscrizione al servizio, anche se nel primo mese non verrà caricato alcun importo.
Una volta avviata la sottoscrizione il servizio si presenta in modo analogo a Spotify, con le novità sponsorizzate e in più una selezione di playlist proposte dagli altri utenti, che possono essere selezionate e ascoltate col mini player del browser, come si vede nella seconda immagine.
Passiamo alla ricerca di un brano che non abbiamo e desideriamo ascoltare. Proviamo con i Tidersticks. Ci sono tutti i loro album, ne selezioniamo uno ed un brano e ascoltiamo. Tutto molto veloce, anzi istantaneo, interfaccia efficace, meno elegante ma più pratica e reattiva di quella di Spotify, a mio avviso.
Dopo l'ascolto il brano (o l'album) viene automaticamente aggiunto alla raccolta personale per altri ascolti. In altre parole la parte "cloud" di Google Play (la nostra musica caricata sul servizio di Google) e la parte streaming sono integrate. Cosa ovviamente non possibile tra Spotify e iTunes Match.
Catalogo
Spotify dichiara 20 milioni di brani nella sua libreria musicale, Google Play MU ne dichiara 18, nessuno credo si è messo a verificare questi dati o a cercare in modo sistematico quello che non c'è in assoluto, ma il test che viene spontaneo fare è la ricerca di quello che NON c'è su Spotify. In particolare, a parte i Beatles, come sanno tutti, 3-4 artisti che, preparando le playlist di Musica & Memoria per Spotify, mi sono accorto che mancavano.
La prima era Amy Winehouse. Che qui invece c'è e con tutta la produzione. Accordi diversi con l'editore, evidentemente.
La seconda era Cindy Lauper. Su Google Play MU c'è, anche se non tutta la produzione è presente, ma Time After Time si può ascoltare senza problemi.
Niente da fare invece per Eva Cassidy. Nessun accordo per la "regina delle cover", grande e indimenticata artista, la cui produzione deve essere per forza scaricata da iTunes e simili. Questa è la scelta della sua casa discografica.
Infine una videata della produzione di un gruppo noto ma non certo universalmente conosciuto come i Pentangle, tutta presente.
Un check anche per la musica classica, dove la vastità del catalogo e la numerosità delle piccole etichette rende la ricerca e la individuazione delle carenze meno significative.
Per il noto pianista star Lang Lang nessun problema.
Invece per il grande direttore Nikolaus Harnoncourt, iniziatore delle esecuzioni filologiche e della riscoperta del barocco, solo antologie (è tutto quel che c'è).
Impostazioni e altri comandi
Pochissieme le possibilità di personalizzazione. Meglio così. L'importante è trovare la musica e ascoltarla. Non perdere tempo con lo strumento.
Qualità
Il formato di compressione è MP3 come per All Access, e la qualità massima è 320Kbps. Su desktop è regolata automaticamente e se la connessione è ADSL, come nel 99% dei casi, sarà alla massima qualità possibile (vedi quello che dice la guida). Su una unità mobile Android invece, in dipendenza delle prestazioni della connessione, si potrà ridurre la qualità fino a 192Kbps.
Quando riproduci la tua musica dalla cloud, Google Play rileva la velocità della connessione Internet e regola la velocità in bit in base alla larghezza di banda disponibile. Se la connessione Internet è veloce, la musica viene riprodotta a una velocità in bit superiore (fino a 320 Kbps).
Google Play offre la possibilità di riprodurre in streaming solo brani in alta qualità, indipendentemente dalla larghezza di banda correntemente disponibile.
•Accesso all'applicazione Google Play Music sul dispositivo
•Tocca il pulsante "Menu" sul dispositivo e seleziona "Impostazioni".
•Seleziona la casella "Streaming alta qualità".
Se scegli di riprodurre i brani in streaming alla massima qualità indipendentemente dalla disponibilità di larghezza di banda, potresti riscontrare un aumento del tempo di buffering e ritardi quando passi a un altro brano. Per mantenere questa alta qualità senza buffering, potresti essere interessato a lasciare la musica sempre visualizzata per l'ascolto offline.
In sintesi
Una alternativa interessante per la disponibilità di musica e la facilità d'uso. Interessante ovviamente solo per chi pensa di utilizzare il desktop e in mobilità ha solo dispositivi Android. E che utilizza sia il cloud per la propria libreria personale, sia lo streaming per quello che non c'è. Priva d'interesse per il vasto mondo di smartphone e tablet Apple. Per ora e probabilmente ancora per molto, visto che sono concorrenti. A meno di cambi di strategia.
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