Ha senso ovviamente solo per musica acustica e per esecuzioni effettuate come se fossero dal vivo, senza sovraincisioni o aggiunta di strumenti "sintetici", anche se pure in questo caso l'ingegnere del suono ha dovuto decidere dove posizionare le sorgenti di suono.
Per ricreare questo palcoscenico virtuale l'impianto, oltre che realmente hi-fi, deve essere anche correttamente posizionato, quindi (per lo stereo) con i diffusori ai due vertici di un triangolo equilatero dove al terzo vertice c'è il punto di ascolto, con i tweeter all'altezza dele orecchie dell'ascoltatore (seduto, di solito) a meno che i diffusori non siano del tipo tower (nel qual caso il problema è già risolto), con uno spazio da 50 cm ad un metro dietro e ai lati del diffusore, senza alcun oggetto di arredamento tra i diffusori e il punto di ascolto, e il tutto in una stanza sufficientemente assorbente (per maggiori dettagli sul posizionamento dell'impianto consigliamo di visitare il sito TNT-audio),
A questo punto, se il disco o il file audio che stiamo ascoltando è ben registrato, potremo individuare la posizione degli strumenti come se fossimo al concerto, con una impressione di realismo che sale con la classe dell'impianto (e con la efficacia della installazione).
Per giudicare se la riproduzione è veramente realistica può mancare però un ulteriore elemento, che è poi l'oggetto di questo post: è necessario sapere dove effettivamente erano posizionati gli strumenti, e i musicisti che li suonavano nella registrazione che stiamo ascoltando.
La classica
Nel campo della musica classica la distribuzione degli strumenti segue una sorta di standard, che vede però numerose variazioni per gli strumenti a fiato e per le percussioni, principalmente, e dipende anche dalla scelta di strumenti che prevede la composizione, che è, come noto, variabile.
Idealmente in ogni disco di classica dovrebbe essere indicata la disposizione (seating) dell'orchestra scelta dal direttore, che dipende a sua volta dalla scelta dell'organico dell'orchestra fatta dal compositore.
Alcuni benemeriti LP di classica, ad esempio della CBS, lo prevedevano ed era indicata la disposizione, ma col tempo questa buona abitudine si è persa ed è rarissimo che questa informazione sia reperibile. In questa incisione del 1967 dell'Alexander Nevsky della New York Philarmonic l'orchestra era disposta come indicato nello schema seguente, pubblicato sul retro della copertina.
In questo caso l'orchestra non è disposta secondo lo schema classico: al centro sono disposti i fiati ad ancia (clarini, fagotti ecc.) e le viole sono spostate sulla destra. L'appassionato che ascolta questo disco e sente le viole a destra, potendolo sapere, può evitare di pensare che ci sia un difetto nella sistemazione del suo impianto.
Una disposizione più standard la possiamo vedere in questo altro esempio, le viole sono al centro in prima fila, gli ottoni sulla sinistra in quarta fila e i corni e le percussioni sono meno in evidenza, una disposizione quindi più in linea con le composizioni classiche di Mozart o Beethoven. Più comune, in molti casi può essere questa la disposizione, ma può variare, se ad esempio, la composizione include un pianoforte, che sarà di solito lo strumento solista. e quindi al centro del palcoscenico.
Da notare inoltre che di solito il palcoscenico per i concerti di musica classica è digradante, in modo che le file posteriori possano vedere il direttore d'orchestra, e in generale per facilitare l'amalgama del suono.
In generale quindi dovremo poter distinguere i violini sulla sinistra, i violoncelli sulla destra, i fiati in posizione centrale e gli ottoni, i più facilmente distinguibili, in posizione più elevata al centro o leggermente sulla destra o sulla sinistra. Le percussioni alte (vibrafono, triangolo, piatti) al centro in alto mentre quelle basse (timpani, grancasse) saranno per la natura di questi suoni meno distinguibili posizionalmente. Il primo violino è, come dice il termine stesso, quello in prima fila più vicino al direttore, se è un concerto per strumento solista suonerà di solito in piedi. Il primo violoncello è, ovviamente, in prima fila a destra. Eventuali altri strumenti solisti nei concerti saranno solitamente al centro del palcoscenico o comunque della registrazione effettuata in studio.
La musica da camera
Nel caso di piccoli gruppi strumentali la disposizione segue di solito in scala ridotta quella dell'orchestra, con i violini sulla sinistra e viole e violoncelli sulla destra. Come ad esempio in questa esecuzione del Tokyo Quartet.
In alternativa il violoncello può essere in prima fila.
Nel caso del trio con pianoforte lo schema si ripete. In questo caso è il Trio Debussy impegnato in una registrazione.
Le possibili combinazioni di strumenti sono molte altre ma riprendono in generale lo stesso schema.
Il jazz
Per la classica la disposizione è abbastanza standardizzata e consente all'appassionato di prevedere dove dovrebbero essere posizionati gli strumenti e quindi procedere per differenze. Nell'altro genere di musica prevalentemente acustica la organizzazione degli spazi per i suonatori è meno codificata, anche se alcune regole generali si possono trovare anche qui.
Cominciando dall'equivalente, nel mondo jazz, della formazione dedicata alla esecuzione delle composizione più complesse, la orchestra jazz. L'organico è più limitato e specializzato, l'elemento portante sono gli ottoni, e la posizione più comune è quella indicata in figura.
Come si vede dallo schema, sulla sinistra sono posizionati gli strumenti di accompagnamento ritmico (pianoforte, chitarre, batteria), in prima fila i sassofoni, iniziando dal contralto per finire al baritono sulla destra; in seconda fila i tromboni e in terza fila i flicorni e le trombe. Anche se qui non è indicato, a fianco della batteria potrebbe essere posizionato il contrabbasso, e nella fila dei tromboni potrebbe essere presente una tuba. Nel jazz ogni strumento può essere anche occasionalmente solista ed eseguirà il suo assolo dalla posizione standard.
Vediamo una disposizione simile ad esempio nella esecuzione di Paolo Fresu del classico arrangiamento di Gil Evans di Porgy & Bess, originariamente creato per Miles Davis negli anni '60.
In questo caso il solista, anche per motivi mediatici, per la sua notorietà, è in prima fila accanto al direttore d'orchestra.
La maggior parte degli album di jazz però sono per un piccolo gruppo composto dal solista e dall'accompagnamento ritmico (basso e batteria, a volte chitarra, a volte vibrafono) con il solista che può essere un sax o una tromba, in alcuni casi accompagnato da un secondo strumento a fiato, oppure un cantante o una cantante.
In questo caso la disposizione classica degli strumenti è solitamente quella che si può vedere nella immagine seguente (tratta dal sito di un conservatorio USA, il Lehman College) con il pianoforte a sinistra, il secondo strumento di accompagnamento a destra (un vibrafono in questo caso) la ritmica in seconda fila e il solista al centro.
Ovviamente possono esserci numerose varianti a questo schema, se i solisti si alternano al sax e alla tromba, come in molti album e concerti di Miles Davis, saranno probabilmente entrambi in posizione centrale, affiancati, se non c'è una seconda ritmica il contrabbasso nella registrazione potrebbe essere spostato sulla destra, e così via.
In generale questa è la disposizione di base e comunque nel piccolo gruppo jazz, essendo pochi gli strumenti e molto diversificati tra di loro, la individuazione della posizione non è particolarmente difficile.
In sintesi
Partendo da queste indicazioni di massima e facendo attenzione in ascolto alla individuazione degli strumenti, aiutandosi eventualmente con indicazioni nelle note che accompagnano il disco, ci si può impegnare in una fruizione della musica che ponga attenzione anche a questo aspetto, aumentando il coinvolgimento nell'evento musicale,