domenica 9 luglio 2023

La durata della musica (e dei film)

Molte recensioni ai film recenti rimarcano che sono troppo lunghi, che si perdono in un eccesso di storie laterali o di ripetizioni. Effettivamente lo standard per un film sia "commerciale" che "artistico" (o presunto tale) sembra essere arrivato a una durata di due ore o più. I film dal 2015 circa sono tutti proiettati in digitale e quindi la durata non è più un problema tecnico né per la proiezione né per la distribuzione, e quindi si suppone che sia quest il motivo scatenante esi rimpiangono inevitabilmente i tempi della pellicola analogici, quando la durata standard era di 90' divisi i due tempi di 45'.

In realtà non era sempre così, ad esempio era così nei film di "serie B" tipo L'insegnante con Edwige Feneck o La supplente con Carmen Villani, ma anche nei "film d'autore" come praticamente tutti quelli di Bergman, di Godard e anche di Nanni Moretti. Mentre nei film che avevano più protagonisti, o una storia che si snoda su più anni e più vicende, come Una vita difficile di Dino Risi, C'eravamo tanto amati di Ettore ScolaLa vita è meravigliosa di Frank Capra la durata arrivava sopra i 100' e spesso anche sopra le due ore. E non mancavano quelli "extra large" come Il Gattopardo di Luchino Visconti (3h25') o C'era una volta il West di Sergio Leone (2h55') assieme a molti altri.

Non c'era quindi alcun vincolo dovuto alla tecnica analogica, che infatti già all'origine scontava un problema di dimensioni della pellicola 35mm. I film sin dai primi anni del 900 erano distribuiti in bobine (reels) delle dimensioni di circa circa 27 cm che contenevano 304 metri di pellicola (1000 ft) per una durata di 11' di film (a 24 ft/sec). In seguito, dal secondo dopoguerra, sono state usate bobine più grandi, da 2000 ft (22')  e diametro 38 cm, e poi anche da 3000 ft, Con il contenitore una bobina da 11' arrivava a circa 30 cm e cosi è nata la definizione italiana di "pizze di film". Ne servivano quindi 8 per un film da 90', o 4 se di durata doppia,

Quindi solo i primi film, le comiche ad esempio di Chaplin o di Stanlio e Ollio potevano essere proiettate in due tempi, gli altri film, anche dei tempi del muto, avevano durata maggiore, come La corazzata Potemkin di Eisenstein (67') o Dracula il vampiro (quello del 'ì '31 con Bela Lugosi, 68').
Per la visione continua il sistema più semplice era l'uso di due proiettori. Con marcature semi-manuali o sincronizzazione realizzata in vari modi la visione passava da un proiettore all'altro  in modo continuo, e in quello non in uso il proiezionista caricava la bobina successiva. Con questo sistema si poteva proiettare un film di qualsiasi lunghezza.

L'unico limite era il tempo massimo di attenzione dello spettatore, che infatti era messo in conto per il tipo di film. Ad esempio i cartoni animati avevano una durata inferiore (60-70') così come i documentari. Nei film per grandi valeva un altro elemento.

Mi ha stupito infatti in questi controlli scoprire che un capolavoro di Billy Wilder come L'appartamento, con Shirley MacLaine e Jack Lemmon, che pure non ha complessità nella trama né una vicenda he copre molti anni, ha una durata di 2 ore e 5'. Eppure io che l'ho visto anche 2 o 3 volte, non l'ho mai considerato un film "lungo" (come penso nessun altro), ma un film in cui tutto quello che c'era era essenziale, e nel quale la mia attenzione, e il piacere della visione, non sono mai calate, anche nella visione televisiva, che non beneficiava dell'interruzione tra primo e secondo tempo.

Quindi questo è il problema dei film attuali "troppo lunghi": non tutto quello che proiettano è essenziale, ma questo non lo impone la tecnologia digitale. Questa casomai fa "venire la tentazione" di fare un film lungo a piacere, ma a volte bisogna resistere alle tentazioni.


Torniamo alla musica
Questa lunga introduzione era significativa secondo me, perché nella musica il passaggio al digitale (avvenuto 30 anni prima) ha incontrato lo stesso problema, per quanto riguarda la musica registrata. Nella musica a differenza del cinema il limite esisteva veramente, ed era la durata del supporto. Con i 78 giri era di 3' per facciata e di conseguenza l'unica tipologia di musica supportata era l"aria"di un'opera lirica o il lieder della musica classica, gli antenati della canzone, e la canzone. Estratti d'opera lirica o di musica per orchestra erano comunque realizzati, usando più dischi, ma l'ascolto continuo non era possibile,

Il microsolco, ovvero l'LP
Tutto é cambiato col microsolco (il "vinile") nel secondo dopoguerra, ora si poteva registrare un concerto su un solo lato (30' minuti ma) e una sinfonia su un disco (se non era la nona o una di Mahler o Bruckner). Ma soprattutto, aveva il via la stagione di un nuovo formato per la musica moderna, l'album, applicabile al jazz, al rock, al pop, al songwriting, a tutti i generi moderni. La durata si è stabilizzata nel corso del tempo sui 45', nel senso che la grande maggioranza degli album in vinile nel periodo d'oro del LP stereo (dal 1960 alla fine degli anni '70) avevano questa durata, che non sfruttava tutta la capienza garantendo così una qualità leggermente superiore, alcuni album di progressive potevano essere più lunghi (ad esempio alcuni dei Genesis) e soprattutto esistevano i dischi doppi su 4 facciate, a partire dal celebre "Disco bianco" dei Beatles del 1968.

Per una strana combinazione però anche nelle musica è prevalsa una lunghezza "aurea" degli LP, ovvero i 45' citati prima, la metà (un tempo) di un film "standard", anche se in realtà su un LP con un po' di impegno (e compromessi di qualità) si poteva arrivare a un'ora e più.
In questa durata entravano 10-11 canzoni di durata  superiore allo standard del singolo 45 giri, giustificando la maggiore importanza (e prezzo) del 33 giri oppure si poteva, con l'arrivo del progressive, dedicare una facciata a una suite  classicheggiante (come in Atom Heart Mother dei Pink Floyd o Valentyne Suite dei Colosseum), e nei dischi doppi si poteva dedicare un disco a esecuzioni dal vivo e l'atro a registrazioni in studio (come in Ummagumma dei Pink Floyd o Sweet Child dei Pentangle).


Con questo minutaggio e con questo accorto uso del frazionamento su più facciate (e relative scelte oculate sul primo e ultimo brano di ogni facciata) sono stati creati un numero imprecisato di LP pressoché perfetti, ovvero dove non si "butta niente", dove ogni canzone è essenziale e nessuno può sentire il desiderio di saltare una traccia. Ognuno ha i suoi ovviamente, ma i primi che mi vengono in mente per dare un esempio sono If I Could Only Remember My Name di David Crosby, Sticky Fingers dei Rolling Stones, John Barleycorn Must Die dei Traffic.

Poi è arrivato il CD
Partiva all'origine da 70' ma è arrivato presto a 80', non era obbligatorio riempirlo tutto ma, poiché veniva messo in commercio a un prezzo molto superiore al disco in vinile preferivano riempirlo di musica come compensazione.
E così si è persa progressivamente quella durata "aurea" che si allineava perfettamente con i tempi di mantenimento della massima attenzione da parte degli ascoltatori appassionati, nonché della capacità creativa non sempre infinita dei musicisti.

L'epoca dei filler (e delle cover)
Ed è così che l'era del CD è diventata l'era dei filler, i brani riempitivo inseriti al solo scopo di arrivare a un minutaggio superiore a quello tipico degli LP. Una crescita progressiva, perché gli album degli anni '80 continuavano a essere pubblicati anche su LP, e così i classici anche di maggior successo come Brothers in Arms dei Dire Straits  erano ancora entro i 45', ma dalla fine del decennio la durata è cresciuta fino ai 55-60' (Achtung Baby degli U2, Siamese Dream degli Smashing Pumpkins).

Questi sono esempi di album storici tra i migliori e più apprezzati del periodo, di artisti al loro momento migliore e che potevano reggere l'attenzione dell'ascolto. Ma la crescita valeva per tutti e quindi è nata la necessità dei filler, i brani riempitivo, che un tempo erano una cover o due ed ora diventavano un po' di più, brani nuovi su cui gli autori e i produttori non erano troppo convinti, ma che magari a qualcuno potevano piacere, ma inserirli a quanto pare era sempre meglio che presentare un CD povero perché conteneva troppa poca musica.
E poi, se un brano non piaceva, c'era sempre la possibilità, grande novità del CD, di saltarlo e passarlo al successivo.

Un esempio: Under The Pink di Tori Amos (1993)
Qui entriamo nell'area dei gusti personali ma credo che chiunque può trovare i suoi esempi. Questo è un album famoso e apprezzato, grande successo. Dura quasi 57' e contiene alcuni brani di grande efficacia come Cornflake Girl , God, Pretty Good Year, Past The Mission. Ma una certa uniformità e brani non sempre di attacco immediato diluiscono il piacere di ascolto. Come sarebbe stato più efficace questo album se la cantautrice avesse rinunciato a 12 minuti e selezionato solo i brani di maggiore presa.

Un contro esempio: Out Of Time dei R.E.M. (1991)
Una selezione drastica che hanno fatto invece i R.E,M. nel loro periodo di più grande creatività diretta (nel senso che arrivava subito a tutti), altri brani pronti ne avevano certamente, visto che l'anno dopo hanno presentato un altro capolavoro del rock come Automatic For The People. Stipe e compagni, anche se eravamo nel 1991, sono rimasti nei 45' e così hanno creato un album dove tutti i brani sono "killer" e non  c'è nessun "filler", un album che si può sentire molte volte tutto di seguito e senza stancarsi mai.

In sintesi
Proprio perché la musica attualmente fa fatica a mantenere quel livello di uniforme qualità che caratterizzava il periodo di grande creatività degli anni '70, sarebbe bello che chi la crea, gruppi o songwriters, fossero più selettivi, e ci regalassero ancora album da ascoltare, scoprire e riascoltare, che non ci facciano cadere nelle tentazione di pigiare il pulsante "prossima traccia" sul telecomando o sulla app. Ma mi rendo conto che è un'esigenza di chi è affezionato al buon vecchio formato album, mentre una parte credo molto maggioritaria degli ascoltatori lo ha abbandonato da tempo per la playlist, spesso neanche personale, ma creata da un'applicazione del servizio streaming.

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