Pare quasi incredibile, pensando alla situazione di pochi anni fa, ma dopo l'offerta sempre più ampia di servizi in streaming in "media definizione" (compresso, ma non troppo) è ora disponibile (da qualche mese) anche un servizio con un buon catalogo e tutto in qualità CD, 16bit e 44.1KHz, quindi lossless, accessibile anche a noi italiani. È una iniziativa dei francesi di Qobuz, che già si distinguevano per la vendita a buon prezzo in Europa di musica in download in qualità CD e soprattutto in HD.
Ho scritto "accessibile" dall'Italia e non disponibile perché ufficialmente, a quanto è dato di capire, Qobuz non estende il suo catalogo anche al nostro Paese ma, come ho sperimentato anche io dopo la segnalazione di un visitatore del blog, è sufficiente registrarsi al servizio Qobuz e poi chiedere di autorizzare l'acquisto dall'Italia e a quanto pare la risposta è sempre positiva (vedere i commenti del post sui servizi di download in HD) e sicuramente lo è stata nel mio caso. I lettori del blog potranno comunque sperimentare, e confermare o smentire.
Una volta registrati si può selezionare la opzione streaming che è offerta in tre modalità: lossy (MP3 320kbps) per solo desktop o anche dispositivi mobili, lossless solo classica e lossless per tutto il catalogo. Rispettivamente a 5, 10, 15 e 20 € al mese (meno un centesimo come al solito). L'abbonamento al servizio consente inoltre sconti (il 7% per ora) per il download del materiale in HD. In più per il lancio del servizio, il primo mese è gratis. Il pagamento è con PayPal ma bisogna accettare l'attivazione del pagamento periodico, che può dare qualche apprensione (e bisogna ricordarsi di disattivare se poi si rinuncia).
Il servizio per il resto è simile agli altri già noti, per la scelta della musica e l'ascolto sono disponibili delle app per desktop, smartphone e tablet. Io ho provato quelle per iPhone e iPad, sono molto ben fatte, funzionati e veloci, con tutte le funzionalità presenti in Spotify o quasi ma con una interfaccia tutto sommato più gradevole e meno complessa nell'uso, e quindi anche molto superiore a quella di Google Play Music Unlimited (dovrebbero decidersi anche a trovare un nome più semplice se vogliono che il servizio abbia successo).
L'unico limite è che tutto, sia in ambiente desktop sia mobile, è in francese. Conseguenza inevitabile del supporto non ufficiale per l'Italia. Per Qobuz dopo l'accettazione sono in Francia, almeno come nazione virtuale. Guardando però il sito nelle altre lingue per i paesi dove il servizio è disponibile ufficialmente (UK, Germania e altri), sembra che parte delle informazioni e dei menu siano in francese e che alcune parti siano gestite col traduttore automatico. Il tutto vale ovviamente anche per le app. Comunque siccome i servizi in streaming sono più o meno tutti simili anche chi non conosce bene la lingua se la può cavare. Però se qualcuno sta imparando il francese può anche fare con l'occasione un po' di esercizio.
Almeno questa sezione del sito Qobuz è disponibile anche in inglese |
Prova pratica
Nelle videate seguenti il test di utilizzo della app per iPhone (anche questa in solo francese, naturalmente). Da notare la indicazione della qualità in riproduzione (ovviamente, è il punto di forza del servizio) e le note su autori e interpreti, un plus rispetto a Spotify. Ho iniziato con il jazz vocale più noto, e di Diana Krall ci sono tutti gli album. Poi vediamo qualcosa di indie rock, proviamo i Beirut, e anche qui c'è tutta la produzione. Passo poi come al solito a qualcosa di datato ma meno noto, i Pentangle, e anche qui non manca nulla, e restando nel folk inglese d'epoca, anche Anne Briggs è presente.
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L'importazione in locale
Una osservazione importante riguardo al download in locale (import): per evitare che si blocchi inspiegabilmente dopo pochi minuti bisogna disattivare la opzione "blocco automatico" presente su iPad e iPhone e di solito impostata su 2 o 5 minuti. Qobuz si mette in pausa l'importazione se il dispositivo si mette in blocco, e la eventualità è probabile perché la importazione è piuttosto lenta per via della dimensione dei file lossless, seppur compressi in FLAC. Lo stato della importazione sulla app per iPad è mostrato con la piccola icona della nuvola in alto a destra (vedi la immagine seguente) con i soliti simboli universali di pausa o di attività mediante i quali si può controllare cosa succede. Naturalmente se si disabilita il blocco automatico poi bisogna ricordarsi di ripristinarlo.
Su iPhone invece per visualizzare lo stato dell'importazione c'è una voce apposita sul menu principlae (import en cours) che apre una videata con lo stato del download in corso.
La ricerca su iPad
Qui di seguito altri due screenshot della app per iPad, altrettanto ben progettata e con il vantaggio di sfruttare la superficie più estesa dello schermo. Sono mostrate le ricerche sulla produzione disponibile e ascoltabile per Paolo Fresu e Norah Jones.
Il catalogo
È l'elemento determinante di ogni servizio streaming, quelli maggiori, di Google, Sony e Spotify, dichiarano 10 o 20 milioni di brani, per Qobuz non è dichiarato il numero, ma sicuramente è inferiore a questi numeri uno del settore. Bisogna vedere però cosa c'è veramente in questi cataloghi, quanta musica commerciale, quanti duplicati e interpretazioni fake.
Un test più esteso è ovviamente impossibile, come sempre io faccio un test a campione simulando un uso reale, cioè una ricerca di contenuti attuali e meno commerciali, prendendo spunto dalle recensioni di Audio Review sezione musica, nell'ultimo numero in edicola.
Il risultato confrontato a Spotify è accettabile: per le recensioni di rock le ultime uscite di Eels, Ben Watts (quello degli Everything But The Girl), Paolo Nutini, Neil Young, Ben Harper con la madre Ellen ci sono, manca invece l'ultimo di Jack White e l'ultimo di Keb Mo, e dell'atteso esordio di Sam Smith solo estratti in preascolto, ma non c'è neanche su Spotify (solo i singoli). Sul lato jazz le assenze sono più ampie, Paul Bley dal vivo a Oslo c'è, ma l'ultimo di Fresu no è la novità del pianista cubano Alfredo Rodriguez c'è solo in preascolto, mentre su Spotify ci sono. Di questi musicisti comunque c'è su Qobuz buona parte degli album pubblicati. In rete ci sono altri test più estesi (ma comunque ben lontani dall'essere esaustivi) che confermano queste conclusioni di massima. E' peraltro evidente che in caso di affermazione del servizio il catalogo si espanderà, come avvenuto per tutti gli altri.
Da testare la disponibilità di classica, ma se prevedono un abbonamento ad hoc immagino che il catalogo sia ampio, e d'altra parte è il punto debole degli altri servizi lossy.
In queste altre due immagini l'applicazione per desktop, ambiente Windows. La videata iniziale e un esempio di ricerca per i Tindersticks.
L'ascolto in mobilità
Anche se per ora, come premesso, l'ascolto in streaming (anche per Spotify e soci) non sempre è fluido e ininterrotto con le attuali reti 3G, e quindi la fruizione principale dovrebbe essere in wi-fi (si spera in estensione nei luoghi pubblici) ho provato comunque anche l'ascolto in mobilità e in 3G, ovviamente alla massima qualità CD 16/44.1. Come avevo fatto per Spotify l'ascolto era in auto nel tragitto casa-lavoro nella città di Roma, alle 9 di una mattina qualsiasi e in varie zone della città, inclusi passaggi in galleria e con tratti a discreta velocità, gestore Tim. Non ho rilevato alcun problema, l'ascolto era fluido e pronto (oltre che di eccellente qualità), soltanto una micro-interruzione (pochi secondi) in galleria e in seguito alcune interruzioni di più lunga durata che rendevano difficile l'ascolto. In questi casi è impossibile sapere se siano problemi dei server del fornitore del servizio o della rete mobile (più probabile la seconda motivazione). Per maggiore sicurezza soprattutto in casi di copertura variabile come quello del test è consigliabile scaricare in precedenza gli album che si vogliono ascoltare con una connessione wi-fi. Nessuna particolare differenza rispetto a Spotify, quindi, in questo breve test.
In sintesi
Con l'abbonamento a Qobuz non si rimane certamente a corto di buona e interessante musica, si troverà sempre qualcosa di nuovo da scoprire o qualcosa di dimenticato da riascoltare. Non c'è però quella possibilità consentita da Spotify di trovare praticamente tutto, di avere a disposizione tutta la musica del mondo o quasi. A noi la scelta non facile tra la maggiore qualità all'ascolto e il catalogo, olter alla valutazione del costo aggiuntivo (che raddoppia).
Già, la qualità, cioè il plus principale: si sente veramente la differenza con Spotify? Vale la pena? A questo tipo di test e ai limiti dell'ascolto a confronto ho dedicato un post recente e quindi non mi cimento nuovamente qui in questa difficile operazione. Ho ascoltato l'ultimo lavoro di Diana Krall ad esempio e la voce della pianista e cantante canadese era ottimamente presente, i bassi potenti e definiti, la chitarra acustica accurata e realistica, un ascolto molto piacevole (l'impianto era quello, custom, della mia auto). Posso quindi dire che la impressione è molto buona, come era da attendersi, sempre ricordando che la differenza, se c'è, si sente e si interiorizza sul medio-lungo periodo.
Quindi in conclusione, l'ultima fase, l'abbandono definitivo dei supporti fisici e anche del download e dell'archiviazione in locale sembra essere concretamente iniziata.
(il post è stato aggiornato e arricchito con altre informazioni sulla importazione in data 15.9.2014)
Qobuz sta incontrando problemi finanziari, purtroppo. Come riportato dal sito www.lesechos.fr (cercare la notizia con qobuz) e come rilanciato da audiostream la società francese è stata posta in amministrazione controllata. I costi per lanciare il nuovo servizio di streaming lossless sono elevati ed evidentemente hanno carenza di finanziatori. Quindi non è in stato fallimentare, è ancora solvibile ma ha un tempo limitato per ritornare all'equilibrio finanziario. A quanto riportato nell'articolo la previsione dei ricavi per l'anno in corso era di 9 milioni di Euro e sono lontani da questo obiettivo. D'altra parte nello stesso articolo parlano di 25.000 abbonati allo streaming che corrispondono a 500.000 € al mese (ma se fossero tutti alla tariffa massima) e quindi per raggiungere questi numeri sono fondamentali anche i ricavi dal download in HD. Incertezze quindi sul futuro dello streaming di qualità.
RispondiEliminaDalla Svizzera non avevo problemi. L'Italia è ancora in black list. Mi sono lamentato e me l'hanno ribadito.
RispondiEliminaHo risposto loro che Tidal aveva un cliente in più.
E poi hanno problemi finanziari ...
Credo che non dipenda da loro volontà ma da quanto richiedono i detentori dei diritti per concederli su tutti i paesi. Io lo uso ancora e pare che resistono, il servizio è molto buono. Ero già cliente nel senso che avevo acquistato da loro musica in download e, quando ho chiesto di abilitare lo streaming inviando una email (come mi aveva suggerito un visitatore del blog) hanno confermato l'iscrizione. Da altri commenti pare che non accettino più, in effetti. Tidal è certamente una compagnia con maggiori finanziamenti e poi ora sta diffondendo la musica anche in HD.
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