Qualcosa è cambiato, vediamo le nuove possibilità, sempre con esempi pratici.
Le recensioni nell'era dello streaming
Come facciamo a scegliere la musica che vogliamo ascoltare? Se un musicista risponde ai nostri gusti musicali, la scegliamo spesso in base alla fiducia, quindi cerchiamo il suo ultimo album anche se ancora non l'abbiamo sentito. Magari, per chi ha questa innocua fissazione, anche per collezionismo, per averli tutti. Se puntiamo a qualcosa di nuovo leggiamo le recensioni, sulle riviste specializzate o in rete. Se ascoltiamo dalla radio qualcosa che troviamo stimolante, se riusciamo a carpire il nome del musicista o del brano, lo ricerchiamo. Per conferma poi nel negozio di dischi vediamo se è possibile ascoltarlo (in qualche negozio, per esempio Discoteca Laziale di Roma, recentemente rinnovato dagli ottimisti proprietari, a meno che sia di qualche major, è ancora possibile).
Una prova pratica
Ma passiamo dalla teoria alla pratica. Prendendo come punto di partenza le recensioni molto positive, dal voto 8 in su, comparse nella sezione musicale negli ultimi due numeri della rivista Audio Review. I più votati sono stati questi:
- Cate Le Bon - Mug Museum (la musicista nelle foto qui sopra)
- Brendan Benson - You Were Right
- Linda Thompson - Won't Be Long Now
- Laura Marling - Once I Was An Eagle
- Eleanor Friedberger - Personal Record
Lo so che non sapete chi sono. Non li conoscevo neanche io, tranne Laura Marling e, ovviamente, Linda Thompson, ma secondo i recensori sono tra le cose migliori appena uscite, tra folk e rock rinnovato. Anche se come sempre non tutti (es. Onda Rock) condividono il giudizio.
Il nostro giudizio
Nel nuovo mondo digitale però il giudizio possiamo darlo direttamente noi, perché tutti e cinque questi album in Spotify ci sono, integralmente, e possiamo passare dalla lettura della recensione all'ascolto senza altre intermediazioni. E scoprire che, come sempre, le recensioni possono dare una idea diversa. Per esempio di questo songwriter americano, Brendan Benson, dalla recensione mi sembrava che proponesse un crossover molto creativo con qualche momento energico, lontano dalle lentezze un po' noiose che a volte assume il new folk. In realtà è un disco di rock con qualche vago tentativo di introdurre idee musicali se non inaspettate, almeno inconsuete; in sostanza, astraendosi un momento, potrebbe essere stato registrato una quarantina d'anni fa (tranne che per l'età dell'autore).
Altri potranno giudicare diversamente questo o i restanti album di questa selezione, ma rimane il vantaggio di non averci rimesso nulla, avremo soltanto, al massimo, sottratto ad altri ascolti più stimolanti parte del nostro tempo prezioso. Mentre sappiamo che di delusioni, leggendo solo le recensioni, ne abbiamo incontrate parecchie.
Sorpresa. Sono disponibili anche in HD
Dopo l'ascolto si pone il dilemma: è un album degno di far parte della mia collezione? Soprattutto e ancor prima: lo sentirò ancora? Se le risposte sono due SI, può venire il desiderio di acquistarlo con la massima qualità possibile (sulla qualità dell'ascolto con Spotify torno dopo). In un impeto di ottimismo ho cercato questi album di musicisti certo non notissimi in HD (usando il motore di ricerca specializzato Find HD Music recensito nel post precedente). E due ci sono, quello della songwriter gallese Cate Le Bon (nessuna parentela con Simon Le Bon) e quello della signora del folk Linda Thompson. Si trovano proprio su HDtracks e sono liberamente acquistabili anche fuori dagli USA. Gli album sono pubblicati da due etichette indipendenti che evidentemente si fanno meno problemi delle major. Tra l'altro la Wichita Recordings, l'etichetta della Le Bon, rende disponibile in HD anche l'ultimo disco del gruppo indie-rock Los Campesinos! (sono abbastanza noti nel genere) gallesi anche loro, come l'etichetta, supponiamo.
E per gli altri tre? Rimane solo il CD. Ma comprandolo su Amazon UK cambio e spedizione compresi, ricorrendo magari all'usato (anche se sono novità, ci sono già) si rimane sui 10-11 € ciascuno (17,98 $ ovvero circa 13 € invece da HDtracks).
L'ascolto con Spotify
Veniamo a quest'ultimo, non secondario, aspetto, e vediamo anche perché si fa riferimento solo a questo servizio e non agli altri (che sono, lo ricordo: Sony Unlimited e Google Play Music Unlimited). Perché, come riportato da altri blog e come sperimentato, la codifica adottata dal servizio svedese, OGG Vorbis con bitrate 320Kbps, garantisce per la musica moderna e non troppo complessa una qualità di ascolto molto buona. Soprattutto se la registrazione originale è ben fatta o comunque funzionale al genere di musica. Con ascolti a confronto anche se "a memoria" siamo a un livello migliore rispetto all'AAC a 256Kbps adottato da iTunes Match e anche in seguito da Sony. Mentre Google utilizza MP3 a 256Kps o 320 che è senza dubbio inferiore. Non sono differenze evidenti, semplicemente alla fine di un album ascoltato da Spotify la sensazione è di completezza e di piena soddisfazione, mentre con iTunes Match (il confronto che ho fatto, ovviamente con DAC identici e di qualità) in alcuni momenti e in alcuni brani sembrano intervenire quelle asprezze e forzature che riconosciamo come suono compresso. Dipenderà magari dalla diffusione via streaming, dallo stato delle connessioni, dalle tecniche di ottimizzazione che usano, non sono confronti facili da valutare. Ma sono facili da replicare e quindi chiunque legge questi post può provare in cuffia o sul suo impianto un album di genere moderno via streaming con uno o l'altro servizio o dal CD, scegliendone uno a sua scelta. E dare il suo giudizio sulla qualità di ascolto con Spotify.
In sintesi
L'ascolto con Spotify sembra essere del tutto soddisfacente, trovare un album veramente memorabile e senza "filler" è arduo, la logica conseguenza è che per il genere moderno l'ascolto in streaming, magari ripetuto, rimarrà l'unico. I musicisti sono comunque pagati, pochi centesimi a brano (ma non so quanto di meno rispetto al CD) e quindi anche la coscienza è a posto.
Preferiremmo lo streaming anche in qualità CD ma forse possiamo accontentarci. Tanto anche la mitica qualità CD ormai non è altro che una forma di compressione, nel senso di perdita di informazioni musicali, visto che il master è sempre a 24 bit e frequenza di campionamento 96 o 192KHz o anche oltre. Aspettiamo fiduciosi lo streaming in qualità HD, possibilmente prima dello sbarco dell'uomo su Marte.