sabato 5 gennaio 2019

Ma l'audiofilo è più interessato ad ascoltare la musica o a possederla?

A comprarla e averne il possesso, preferibilmente su supporto fisico, a quanto pare leggendo i blog del settore o le riviste di hi-fi, che riservano uno spazio marginale ai servizi in streaming che, invece, sono sempre più orientati alla massima qualità. In Italia almeno, perché in USA blog autorevoli come Audiostream o riviste come Computer Audiophile danno ampio risalto ad ogni novità nello streaming.

Per esempio basta leggere i commenti alla recensione di Qobuz HD (Sublime+) pubblicata dal blog tecnologico del Corriere della Sera. Che presentava in modo molto positivo lo streaming in HD (fino a 24/192) offerto dallo scorso anno dal servizio francese. Che peraltro nel frattempo ha fatto un ulteriore passo verso i clienti, offrendolo non solo in abbonamento annuale ma anche mensile, a 24,99 €/mese. Il link della recensione è questo ma se dovesse sparire o cambiare in futuro si possono leggere recensione e commenti anche a questo link.


Praticamente nessun commento condivide i giudizi espressi nella recensione, in linea con l'attuale prevalente approccio italiano, anticipato proprio dagli audiofili e ancor prima dagli aspiranti allenatori di calcio. Ovvero ogni commentatore si ritiene più esperto di chi lo fa per mestiere.

I molti commenti, come può leggere chi apre il link, si dividono in tre filoni:
  • Quelli che colgono l'occasione per negare l'utilità dell'alta definizione, un evergreen dell'audiofiolo italiano da almeno 10 anni. E che ovviamente citano sempre lo stesso articolo apparentemente scientifico di 10 anni fa, invece di fare una cosa molto più semplice: provare ad ascoltare la differenza con le proprie orecchie. Altrimenti come fanno a sentirsi audiofili e a commentare se hanno bisogno di qualcun altro (sconosciuto peratro) che dice loro quel che è buono e quel che non lo è? Ma sapete come funziona, l'esperto trovato sul web serve a confermare i propri pre-giudizi e a risparmiarsi l'approfondimento.
  • Quelli che preferiscono Tidal ma non è che spiegano tanto bene il perché.
  • E poi quelli che ci interessano per questo breve post: ovvero che confrontano i costi dello streaming con quelli del CD o del vinile o dello streaming, ma al contrario, con queste curiose affermazioni:

    "A quella cifra mi compro facilmente 2/3 CD al mese, me li converto in Flac e li metto sulla NAS"
    "Ha, ha, ha, spendere 349,99 euro all'anno per stremingare, e non avere niente tra le mani per me è inconcepibile, mi compro in vinile di quello che mi piace e godo l'ascolto insieme allo sguardo della confezione"
    "Con 349 € compro almeno 20 CD"
Ascoltare o comprare?
Da questi esempi (molto comuni) si vede che ai commentatori proprio non viene in mente che con lo streaming, di "CD" (album, si dovrebbe dire) ne possono ascoltare anche 20/30 al mese o 200/300 all'anno, o anche di più, dipende solo dal tempo che dedicano alla musica. Il problema, per loro, è che non li possiedono. Non certo che non li possono riascoltare, ammesso che poi i 2/3 CD al mese li riascoltino più di una volta (vedi alla voce "errato acquisto"). E' proprio che non li possiedono. La musica, a quanto pare, si divide per loro in due grandi categoria: quella che ho e che ascolto e quella che non ho e che quindi non ascolto.Poi c'è il vinile, che richiede un disorso a parte.

A cosa serve il supporto fisico, oggi?
Questa è la vera domanda che dovrebbe farsi l'audiofilo oggi, e non potrebbe certo negare che per il puro ascolto, non serve più. In particolare dopo che le ultime etichette "resistenti" come la ECM hanno deciso di offrire la propria produzione anche in streaming. Rimangono escluse solo alcune produzioni storiche (di classica o lirica soprattutto), musica world (o italiana) particolare, alcuni autori che hanno litigato con le case discografiche (come Van Morrison) per parte della loro produzione. Quindi, produzione che è difficile da trovare anche nel nuovo e nei cataloghi online e, per la quale ci si deve rivolgere di solito ai canali dell'usato.
Non si tratta di supposizioni o di previsioni ma di pura osservazione della realtà, considerando il calo rapido e costante delle vendite dei CD e soprattutto la progressiva sparizione dei lettori CD (o dei sistemi hi-fi con  CD) nei negozi di elettronica e negli impianti di serie delle auto nuove.

Le motivazioni non legate all'ascolto
Rimangono quindi solo altre motivazioni, non legate all'utilizzo primario (l'ascolto) e che pure hanno un loro peso. Motivazioni che ognuno poi gestisce liberamente:
  • Il libretto o booklet, con le note all'album e magari con i testi delle canzoni (quando c'è). E' facilmente sostituibile con un qualsiasi tablet facendo una rapida ricerca su Google, trovando in genere anche più informazioni, ma qui entrano in gioco altri elementi come l'abitudine, il piacere di avere per le mani un elegante booklet, la comodità di averlo subito a portata di mani, la maggiore possibilità di concentrazione rispetto a un distraente tablet.
  • L'immagine che da' di noi una libreria musicale, una casa piena di CD e/o di vinili, così come di libri, rispetto ad una casa con pareti vuote . Per qualcuno è importante trasmettere questi messaggi a chi viene a trovarlo.
  • Lasciare qualcosa di tangibile ai propri figli o nipoti, esattamente come per i libri. Con la non trascurabile differenza che il libro sarà sempre fruibile, anche tra secoli, mentre per i supporti fisici, non è affatto detto. Bisogna poi avere una certa fiducia nei propri discendenti, vista la massa di supporti fisici in vendita nel mercato dell'usato.
  • Il collezionismo, il piacere di avere (e mostrare) l'intera produzione di Miles Davis o dei R.E.M., su CD o su vinile, ma soprattutto, per il collezionista (una fissazione abbastanza diffusa) l'obiettivo è proprio quello di "avere".
  • Il piacere di mettere in bella mostra qualcosa di bello e raffinato, che ci caratterizza, l'equivalente del libro d'arte da lasciare con studiata casualità sul tavolino della sala (vedi il film Carnage di Roman Polanski). Un equivalente che in musica può dare solo il vinile, il CD (ma anche il SACD) qui ha perso la battaglia da anni.

Il vinile, un discorso a parte
Perché qui la motivazione è tutta e solo nel supporto. Che garantisce un ascolto sorprendentemente appagante a detta di molti e ha una confenzione e una immagine (assieme al suo strumento di riproduzione, il giradischi e i suoi accessori) che risponde in pieno a buona parte delle motivazioni elencate sopra. Rispetto ai libri d'arte il posizionamento dovrà essere però studiato accurataente (pochi dischi scelti con la copertina in mostra, messi di costa a differenza dei libri gli LP non dicono chi sono.

In sintesi
Quindi bisogna passare allo streaming e abbandonare i supporti fisici? No, non è questo il senso di questo post, solo un elenco il più possibile oggettivo delle motivazioni per continuare a possedere supporti fisici e a comprearne di nuovi (o nuovi-usati). Io sono un testimonial in questo senso, perchè per buona parte delle motivazioni elencate continuo a comprare vinili, CD o anche, quando li trovo, nastri a bobina pre-registrati (reel-to-reel), affiancando però questa scelta allo streaming.
Come consiglio di fare, se è l'ascolto della musica il vostro principale interesse. 

5 commenti:

  1. Secondo me il possesso della musica è importante ed appartengo alla categoria di quelli a cui lo streaming non interessa. Prima di tutto, avere a disposizione la musica h24 non mi serve, perché non ho abbastanza tempo, però mi serve poter gestire la mia musica come meglio credo ed è qui il problema dello streaming. I servizi di streaming possono ad esempio ritirare album e renderli non più fruibili, possono limitare l'ascolto su certi dispositivi (es. TV invece di smartphone), o costringerti a sostituire hardware o software perché non più compatibile.

    Il vecchio CD se si possiede un lettore può essere ascoltato, convertito in formato liquido, registrato col mio vecchio Aiwa AD-F660 e tante altre cose, senza problemi.
    Per scoprire nuova musica invece dello streaming si può tranquillamente usare piattaforme gratuite come Youtube Music.
    L'ottimale sarebbe poter acquistare musica liquida sul web, rigorosamente in formati standard, tipo FLAC, ma le case discografiche non sembrano molto propense a seguire questo modello.

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    1. Il punto è proprio in quello che scrivi tu: "gestire la *mia* musica". Lo streaming consente, all'opposto, di esplorare liberamente tutta la musica del mondo sia per conoscere nuove proposte e nuovi linguaggi, sia per riscoprire qualcosa di dimenticato o mai ascoltato. Nel tempo che possiamo dedicare alla musica, non c'è un obbligo H24. Poi nulla vieta di far diventare nostra la musica che apprezziamo maggiormente, comprandola in formato liquido o fisico, in alta definizione o su vinile. I due approcci non sono assoluatmemte alternativi.
      Riguardo a YouTube Music si tratta di un ennesimo servizio che diffonde musica in formato compresso (e pure parecchio). La musica merita molto di più ed è un vero peccato farne a meno ora che il di più ha costi irrisori.

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  2. Il grande vantaggio del mezzo "liquido", che può anche essere gratuito, è per me di ascoltare ciò che non conosco prima di acquistare. Per fare un esempio amici mi hanno consigliato l'ascolto di "Selling England By The Pound" dei Genesis, ho ascoltato i brani ho capito che i brani iniziano bene ma poi si perdono e la cosa non mi piace. Ho così risparmiato 20€. Mentre per lo stesso meccanismo ho trovato cose bellissime che non conoscevo e che ho preso nel formato disponibile,preferibilmente fisico SACD, altrimenti in streaming. Amazon Music spesso include il formato digitale oltre quello fisico e c'è stato un momento in cui costava più il formato digitale che non il CD che comunque lo includeva... misteri del marketing.

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    1. Condivido in pieno. E' un altro vantaggio dello streaming, io ogni mese leggo le recensioni su Audio Review, seleziono le più interessanti e le ascolto. A volte trovo tesori inaspettati, e parto alla scoperta di qualche musicista che non conoscevo o non conoscevo abbastanza, altre volte mi chiedo cosa ci abbia mai trovato il recensore, ma ognuno ha i suoi gusti. E quando vale la pena compro il disco o il download in HD.

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  3. Bell'articolo! Premetto di essere over 70 (di poco!) e che il primo impianto hifi l'ho fatto a poco più di 30.
    Nel tempo ho messo in piedi una discreta collezione di LP e Cd. Anche ultimamente ho acquistato degli LP.
    Solo recentemente mi sono interessato alla musica liquida (e approfondisco attraverso i tuoi articoli) e credo sia un'opportunità molto interessante. Vari generi, ascolti di prova per autori sconosciuti. Certo, dopo tanti anni di abitudine all'acquisto fisico dovrò farmi un poco di forza per cambiare abitudine. Che poi credo non cambierò del tutto, a volte è un piacere acquistare in un negozio di fiducia (io ne conosco due) quel certo LP con quella copertina che è un piccolo capolavoro! E allora continuerò a farlo ma nello stesso tempo mi sto attrezzando per la "liquida".
    D'altra parte fotografo sia in digitale che in pellicola...
    Grazie per i tuoi articoli istruttivi e interessanti
    robert

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