La risposta era probabilmente no, quando tutti gli amplificatori avevano un'uscita per le cuffie (siglata "phones") e le cuffie erano usate solo in studio di registrazione o a casa, quando l'appassionato voleva ascoltare di notte, o apprezzare alcuni dettagli della musica che ascoltava oppure controllare se sulle casse acustiche qualcosa non andava. Le marche erano poche e il mercato se lo dividevano la Koss per le cuffie chiuse e la Sennheiser per quelle semi-aperte. Poi i tempi sono cambiati e, partendo dai walkman, le cuffie hanno conquistato il mondo, diventando il dispositivo di ascolto principale in mobilità e fuori casa, con una produzione vastissima e anche di livello e costo molto alti. Un raro mercato in crescita nel nostro settore, nel quale si buttano in tanti.
Durante questo percorso le cuffie hanno perso di importanza per l'ascolto casalingo, gli amplificatori per essere o sembrare hi-end hanno perso progressivamente comandi tra cui l'uscita cuffia, rimasta solo sui rari ampli moderni versatili (come gli entry level Rotel) o per case particolari come la Naim.
L'amplificatore dedicato alla cuffie
Ovviamente negli ampli l'uscita per le cuffie è servita da un piccolo amplificatore dedicato, al quale arriva il suono della sorgente selezionata, e la chiusura del circuito disconnette automaticamente le casse acustiche confermando l'utilizzo preferenziale di "ascolto privato".
La potenza richiesta è poca, il compito poco impegnativo e di conseguenza per le uscite venivano (e credo vengano ancora) utilizzate soluzioni molto economiche. Già negli anni d'oro quindi si cominciava a intravedere la necessità di un ampli dedicato di maggiore qualità e qualcuno ha cominciato a produrlo, anche se non è mai diventato un componente comune. Ora è però proprio una necessità, se vogliamo ascoltare le sorgenti collegate all'amplificatore con le cuffie stereo, a casa nostra,
Quello che vogliamo e come ottenerlo
Ci basta quello che consentiva un classico ampli degli anni '70, un Marantz o uno Yamaha: ascoltare una qualsiasi delle sorgenti connesse all'ampli, silenziare le casse acustiche, un'amplificazione corretta e curata come quella destinata alle casse. Ma non è così semplice ora, dipende dalla flessibilità come ingressi dell'ampli delle casse (e dell'ampli cuffie, vediamo dopo alcuni modelli). Vediamo i vari casi
La connessione standard
Gli amplificatori per cuffie analogici sono pensati per un amplificatore che ha almeno una uscita "line", che a suo tempo era chiamate di solito "tape" o "recorder" perché serviva soprattutto per registrare la musica su registratore a cassette o nastro. Questa uscita bypassa il pre e quindi il controllo di volume e lascia quindi il controllo del volume all'ampli per cuffia, come vogliamo. Perché sia utilizzabile immediatamente per collegare le cuffie è necessario però che l'amplificatore abbia anche la "doppia barra di registrazione" ovvero che possa inviare l'input sia all'uscita line, sia alle casse. Serviva per registrare una cosa mentre ne ascoltavi un'altra, esigenza sentita nell'era delle musicassette.
Nel nostro caso serve invece a silenziare le casse, perché la doppia barra (che consiste in un secondo selettore input) include anche una posizione "off" che serve per registrare senza ascoltare nulla, ed è quello che cerchiamo.
I workaround: se la doppia barra di registrazione non c'è
Questa è le situazione di praticamente tutti gli ampli moderni, con poche eccezioni come ad esempio gli integrati Accuphase (mio sogno proibito) che propongono la più recente e raffinata tecnologia mantenendo la grande versatilità degli ampli di un tempo (vedi immagine sopra, integrato E-270), con un occhio di riguardo anche per chi vuole perseverare nella registrazione analogica (su nastro a bobine, ovviamente).
In questo caso bisogna aggirare il problema, e di solito è abbastanza facile: dato che l'ingresso line (ancora presente su molti integrati recenti) non passa per il controllo volume basta portare a zero il volume. Quasi sempre, perché se il volume è "digitale", ovvero a step, può darsi che portandolo a zero si annulli anche l'uscita line. Così è ad esempio nel mio Audio Analogue Puccini Rev2.0. Serve quindi un aggiramento doppio, mettere il livello a mute e passare al primo step. Alle casse arriverà qualcosa ma a livello bassissimo.
L'amplificatore integrato Primare Prisma I-25 è un esempio di ampli moderno con uscita Line e uscita Pre |
I Alternativa: L'uscita pre
Quando non c'è neanche l'uscita tape potrebbe esserci l'uscita del preamplificatore, di solito assieme all'ingresso del finale. Servono per sostituire il finale con uno più potente o per utilizzare l'integrato come finale. Nel loop pre-finale può essere inserito un altro componente e quindi anche un ampli per cuffie. L'ampli cuffie ha un interruttore che invia l'input alle cuffie o all'indietro al finale dell'ampli principale chiudendo il loop e cosi garantisce che nell'ascolto in cuffie le casse siano silenziosem ma anche ci si possa passare facilmente all'ascolto dalle casse,
E' la configurazione più semplice anche nell'uso ed è ben comprensibile in questa immagine di un economico ma molto valido ampli per cuffie, il Schiit Magni+, come si vede ci sono un ingresso e una uscita RCA e il selettore Input (suona la cuffia) oppure output (suonano le casse connesse al finale o le casse attive). Magni+ funziona quindi come pre.
II workaround: Se c'è solo uscita pre
Gli amplificatori integrati della Rotel hanno solo l'uscita pre, e presumo non siano i soli, L'ampli per cuffie può essere collegato come nel caso precedente con lo stesso non fondamentale limite del doppio comando del volume. Ma c'e' un problema più importante: le casse continuano a diffondere la musica. Il fatto è che questa connessione serve proprio a questo, attivare un secondo finale e un secondo paio di casse, magari in un'altra stanza, per soluzioni multiroom. Almeno sui componenti Rotel un workaround però si trova; su questi amplificatori le uscite ad alto livello per le casse sono doppie, se la seconda copia di casse non c'è, basta selezionare la seconda uscita come "tappo" dal quale non esce il suono.
Amplificatore Rotel A12-MK2, l'uscita pre è il numero 22 |
L'alternativa digitale
Tutto quanto riportato sin qui riguarda un ascolto in cuffia che preservi le sorgenti analogiche senza alcuna conversione, e nel quale sorgenti digitali basate su supporti fisici (CD o SACD) siano rappresentate da lettori che effettuano anche la conversione in analogico. Se invece l'impianto è incentrato sulle sorgenti digitali, quindi il componente centrale non è un amplificatore ma un "music server". In questo caso il problema è di facile soluzione se il "music server" (non esiste un nome, ogni produttore usa il suo) ha un'uscita digitale. In questo caso basta scegliere un amplificatore per cuffie con DAC (o, se preferite, un DAC con uscita cuffia) e il problema è risolto. A patto che abbia prestazioni superiori a quello dell'ingresso cuffie del music server, perché col ritorno delle cuffie è tornato anche questo, Un esempio è lo streamer Marantz 6006 che ha, come si vede in figura, sia un'uscita digitale ottica che un'uscita "line" (qui la chiamano "fixed" e può usare tutti i tipi di ampli per cuffie.
Ma, cercando esempi, ho notato che se il music server è completo e include anche l'amplificatore per pilotare le casse acustiche, l'uscita digitale spesso non c'è. Forse dipende dal fatto che il componente promette di includere tutto. Con questi componenti (gli esempi sono il Cambridge Audio Evo 75, nella foto, il Naim Uniti Atom, Roksan Attessa) usare un ampli cuffie esterno non è possibile, a meno che trai molti comandi non ce ne sia uno che inibisce l'uscita alle casse.
In sintesi:
- per collegare un amplificatore per cuffie serve sull'ampli una uscita che bypassa il pre, denominata di solito "line", "tape" o "fixed", se è anche presente la doppia barra di registrazione è meglio ma non indispensabile;
- in alternativa può essere usata anche una uscita pre, regolando opportunamente il volume, a patto che l'amplificatore abbia anche l'ingresso finale per chiudere il loop;
- se c'è solo una uscita pre, è presente solo per collegare un secondo sistema in multiroom e non è adatta a collegare un ampli per cuffie
- se tutti gli ingressi sono digitali o convertiti in digitale su un music server si può adottare un ampli per cuffie con DAC
- la maggior parte dei nuovi amplificatori o music server hanno un ingresso cuffie di serie, in questo caso un ampli dedicato per cuffie ha senso solo quando è di qualità superiore a quella dell'ingresso interno.
Dopo aver spiegato come si collegano è utile aggiungere anche una sezione sui componenti in quanto tali, si tratta di un settore molto specializzato, i produttori raramente sono di primo piano, e quindi alcuni esempi possono essere utili per sapere di cosa si parla. Ovviamente sono riferimenti destinati a diventare obsoleti, considerato l'elevato turn-over che ormai caratterizza anche il mercato hi-fi.
Campione nel rapporto qualità / prezzo secondo molti recensori, costituisce certamente la prima alternativa da considerare. Nella figura precedente si vedono gli ingressi e uscite, quando si connettono le cuffie l'uscita viene automaticamente annullata. Il selettore frontale consente di impostare il guadagno su tre valori (0dB, +15dB, -10dB) per adattarsi alle diverse sensibilità delle cuffie stereo. Costa ca. attualmente 109 $.