venerdì 24 agosto 2012

Analisi di file audio in alta risoluzione

Cosa caratterizza un file audio in alta risoluzione (o in alta definizione) rispetto ad un file audio a risoluzione standard, quella definita a fine anni '70 per il CD? Come noto, il numero di bit, o lunghezza parola, utilizzata per ogni campione, che passa da 16 bit a 24 (con un incremento enorme del numero di campioni diversi a disposizione) e la frequenza di campionamento, ovvero il numero di campioni effettuati nell'unità di tempo, che passa da 44.100 al secondo a 96.000, 192.000 ed oltre. Tutto ciò con il metodo di campionamento più utilizzato, il PCM, altrimenti con il DSD utilizzato per il SACD le cose sono un po' diverse, ma si possono approfondire, per chi è interessato, su Wikipedia.

Il più sensibile incremento qualitativo si ottiene con l'aumento della lunghezza di parola, ma l'effetto non è di immediata percezione né facilmente misurabile. L'incremento della frequenza di campionamento consente invece di registrare in digitale frequenze superiori ai 20KHz, che erano circa il limite fisico gestibile con la frequenza di campionamento del CD (22,050KHz). La presenza di queste frequenze ultrasoniche nei file audio è misurabile e quindi per approfondire questo aspetto sono state fatte analisi e misure del materiale audio in HD da parte di riviste specializzate (H-FI & Record Review, Audio Review) e sono sorte discussioni tra appassionati.

Cogliendo l'occasione di una discussione con un visitatore del sito ecco in questo articolo alcune misure commentate di file audio di varia provenienza. Rimandando alle conclusioni le considerazioni sulla effettiva utilità di questo tipo di analisi ai fini della selezione del miglior materiale in HD, e più in generale della massima qualità di ascolto della musica.

Le misure sono state eseguite con l'editor audio open source Audacity (sourceforge) che include anche questa funzionalità. I diagrammi presentano la distribuzione spettrale del segnale audio per una porzione di musica di circa 50 secondi o meno, sull'asse delle ordinate l'attenuazione in decibel delle frequenze presentate sull'asse delle ascisse. La scala usata è a volte logaritmica e a volte lineare (è indicato nel grafico) a seconda degli elementi da mettere in evidenza. Come suggerito dalle misure effettuate da Audio Review nel numero 317 del 2010, viene analizzata in alcuni casi anche la coda dei file audio dove la musica non c'è più o quasi, per isolare il rumore.

Linn Records
Portabandiera dell'alta risoluzione e con una propria etichetta discografica, propone materiale audio di ottima qualità musicale con risoluzione 24/96 e anche 24/192. Un classico della produzione Linn sono i concerti per pianoforte di Beethoven nella esecuzione della Scottish Chamber Orchestra con il pianista Artur Pizarro.
Vediamo l'analisi dello stesso movimento scelto da Audio Review, e analizzato con strumenti sicuramente più potenti, il largo del 3° concerto, in scala lineare.


Aggiungiamo uno spettro del numero 5, questa volta su scala logaritmica.


Infine l'analisi della coda del largo del 3° concerto, alla ricerca del rumore.


Come si vede la banda in frequenza del segnale musicale arriva sino a quasi 40 KHz, quindi meno del limite teorico che in questo caso sarebbe 96KHz. Ma d'altra parte non si vede come la Scottisch Chamber Orchestra e il pianista potrebbero generare queste frequenza ultrasoniche, a patto che i microfoni usati nella registrazione fossero in grado di raccoglierli. Oltre i 30 KHz c'è soltanto rumore a un livello però bassissimo, quasi a -100dB. Stavo per usare l'aggettivo "inudibile" ma in realtà a queste frequenze per l'orecchio umano a qualsiasi livello sarebbe comunque inudibile.

Un secondo esempio sempre della Linn Records mostra una certa presenza del rumore in alta frequenza. Il brano è tratto dalle musiche per il teatro di Sibelius, Pelleas et Melisande, ed era registrato a 24/96 sempre con la Scottish Chamber Orchestra (nel 2003).


Come si vede oltre i 25KHz inizia rumore (riconoscibile anche perché non ad andamento frastagliato) che rimane comunque sotto gli 84 dB rispetto allo zero a 40KHz. Questo andamento si ritrova in tutto l'album.

HDtracks
Continuiamo con altro materiale audio registrato all'origine in digitale, in questo caso dalla Chesky Records. L'album è il noto Take This Journey della cantante soft jazz Christy Baron.


Anche in questo caso analizziamo la coda a musica terminata,


Come si vede l'analisi di spettro mostra una registrazione che comprende anche frequenze molto elevate, oltre i 45KHz, nell'analisi della coda si vede che si tratta in buona parte di rumore, apparentemente predominante oltre i 30-35 KHz.

Vediamo ora un file proveniente da una registrazione con tecnologia DSD sempre commercializzato da HDtracks, i quartetti per oboe di Mozart interpretati da Keisuke Wakao. La frequenza di campionamento equivalente in questo caso sarebbe quella del SACD, vale a dire 88,2KHz.


Anche in scala lineare.


In questo caso la coda presenta musica a bassissimo volume, e quindi una analisi comparata non è possibile, ma comunque si può supporre che quello che si vede oltre i 20KHz sia in gran parte, se non del tutto, rumore, anche dalla forma del grafico. Quindi potrebbe essere stato effettuato in fase di trasferimento in Flac un filtraggio a 20KHz, non sfruttando tutta la potenzialità del formato. Oppure ciò dipende dalla conversione da DSD a PCM, un aspetto da approfondire. Oppure semplicemente nella registrazione originale è stato usato un set che non puntava a catturare le frequenze ultrasoniche, peraltro per un quartetto oboe, violino,viola, violoncello, tutto nella parte media dello spettro come contenuto musicale. Registrazione che comunque dovrebbe essere stata molto accurata, come si vede dalle note.


Conversione fai-da-te
Numerosi appassionati con tanto tempo libero a disposizione si sono dedicati in questi ultimi anni alla conversione in digitale in HD a partire da dischi in vinile, mettendo poi in rete gratuitamente e per pura passione il risultato del loro lavoro. Quindi originale analogico, presumibilmente di buona qualità audio, e tutta una catena composta da giradischi, testine, convertitori da analogico e digitale, e processori per la produzione di output solitamente a 24/96 (nel seguito le note tecniche sulla conversione dell'esempio utilizzato). Viene la curiosità di vedere come hanno lavorato e cosa ne è delle frequenze ultrasoniche, che qui proprio non ci aspetteremmo.
Tra i diversi album disponibili scegliamo la conversione effettuata da un appassionato che si fa chiamare Doctor Robert del classico album di Joan Baez Diamonds And Rust.


E infine l'analisi della coda.


Come si vede il contenuto a frequenza superiore ai 25 KHz è costituito da rumore, comunque a livello bassissimo. Il lavoro di conversione sembra eseguito in modo pienamente corretto, e fa ricorso anche a un compressore / decompressore audio professionale dbx per attenuare il rumore di fondo.

Note sul trasferimento in digitale fornite da chi lo ha eseguito
Nitty Gritty RCM 1.5
Technics SL-1200MK2 Turntable with KAB Fluid Damping and KAB record grip
Ortofon 2M Black cartridge
Pro-Ject Tube Box SE II Preamp
dbx model 224 dbx II decoder
Tascam US-144 external USB 2.0 Audiointerface
Bias Peak LE 6 recording software
iZotope RX Advanced 1.21 for Redbook conversion
xACT 1.71 for Redbook SBE correction

RCM>TT > Ortofon 2M Blk> Tube Box preamp> dbx decoder> ADC> Mac Pro Dual Xeon> Peak LE @ 24/96 > analyze (no clipping, no DC Bias offset, each side maximized to -0.3 dB) > 
split into individual Tracks > Click Repair 3.02 used in Manual Mode, 30 Rev, Pitch Protection, X2 > 
FLAC encoded Level 5 with XLD Version 20100505 (119.1)
All de-clicking software used in full manual mode to preserve musical transients.
No music was harmed in the making of this vinyl rip.
No silence been removed, please burn gapless to match original track layout.


Conclusioni
Da questi grafici si ricava una qualche scala di qualità per il materiale audio esaminato? Facciamoci prima altre 2-3 domande. Se il sistema uditivo non riesce a percepire suoni oltre i 20 KHz, per soggetti giovani, e questa soglia si riduce a 16 KHz e anche meno con il procedere dell'età, perché preoccuparsi delle frequenze ultrasoniche? E inoltre, se una parte consistente, forse maggioritaria, degli appassionati di alta fedeltà considera tuttora il vinile, che certo le frequenze oltre i 20 KHz non può registrarle e riprodurle, allo stesso livello di eccellenza della musica in HD, per quale motivo dovremmo preoccuparci di questa parte dello spettro audio? E infine, anche ammesso che abbia una qualche influenza, come potrebbe arrivare fino a noi, se casse acustiche e cuffie sono progettate per riprodurre suoni sino a questi famosi 20KHz o poco oltre?

D'altra parte, secondo studi ed esperimenti citati da Wikipedia e penso attendibili si è appurato che ascoltatori attenti pur non riuscendo a percepire suoni ultrasonici sono in grado di individuare in alcuni casi come "migliori" registrazioni che li contengono, ovviamente proposti da impianti in grado di riprodurle. 

Una conclusione che forse si può trarre è che, se contenuti audio ultrasonici ci sono, e si è visto che armoniche superiori di vari strumenti sono presenti, seppur a livello bassissimo, anche per musica classica strumentale eseguita con strumenti acustici, ci si aspetta che vengano registrati sui file audio, visto che l'alta definizione tecnicamente lo consente. Pur se il vantaggio in termini di ascolto è tutto da verificare. Da questo punto di vista non dovrebbe essere proposto materiale tagliato rispetto alle potenzialità del formato, come pare avvenga con alcune registrazioni in DSD, cosa comunque da approfondire. E mantenendo sempre come prevalente l'attenzione alla qualità musicale.

Rimane inoltre da approfondire la presenza di rumore ad alta frequenza e bassissimo livello in alcune registrazioni, non sappiamo per quale scelta o motivo inserito o lasciato e con quali effetti. Su questo se qualche lettore del post ha ulteriori elementi il suo contributo o parere sarà il benvenuto.

(Nota: l'analisi spettrale è materia complessa e qui per esigenze di inserimento in un articolo di un post tutto è molto semplificato, chiarimenti o approfondimenti. se ritenuti necessari, sono sempre graditi, così come altri esempi di analisi spettrale).

mercoledì 8 agosto 2012

L'alta fedeltà costa poco

Un'affermazione non così assurda come può sembrare. E' vero che negli ultimi numeri di Audio Review i componenti più economici in prova richiedevano per essere acquistati due mesi di stipendio di un impiegato medio. Ed erano per giunta solo una parte di in impianto. Ma la musica liquida, assieme al mondo globalizzato e tenuto insieme dalla grande rete può essere anche una risorsa per abbassare il costo del primo impianto. Quell'impianto minimale, ma già rispondente ai parametri dell'alta fedeltà che ai tempi della prima affermazione di questo settore le riviste non mancavano mai di proporre. E che ora, in tempo di crisi e di difficile scelta tra priorità da conciliare, ci sembra giusto provare a riproporre.

Il primo impianto
Scontando alcuni limiti inevitabili, deve essere in grado di far apprezzare al proprietario almeno le basi della riproduzione fedele (o più fedele): la correttezza timbrica e la ricostruzione spaziale.
La musica liquida consente di raggiungere questo risultato avendo già fatto un buon tratto di strada. Il
lettore infatti c'è già, e' il notebook o il PC con cui leggiamo blog o partecipiamo a forum, opportunamente attrezzato con un buon media player con caratteristiche hi-fi, che può essere Foobar2000 o anche iTunes,e consente di riprodurre anche materiale in alta definizione.
Quindi questo lo abbiamo già, gli elementi da acquistare rimangono solo tre: un convertitore da digitale ad analogico, un DAC, un amplificatore, una coppia di casse. Più tre accessori indispensabili: un cavo di segnale, un cavo di potenza, due piedistalli per le casse. E pazienza ed attenzione sufficiente per installare il tutto in modo ottimale. Costo orientativo dell'impianto minimale: 550 €. Meno del notebook che comunque abbiamo acquistato, ma con la opportunità di ascoltare la musica com'e'.

I componenti minimali
In questo tipo di articoli non si può essere generici, e i nomi bisogna farli. Con il rischio quindi che l'impianto invecchi con l'arrivo di nuovi modelli. Ma le alternative per questi tre componenti sono talmente numerose e così frequenti i nuovi prodotti che non ci sarà problema ad individuarne altri, simili, in futuro. Fanno parte infatti di classi ben consolidate, ormai:
- DAC Made in China (o Hong-Kong) assemblato sulla base di chip specializzati
- amplificatore in classe D tipo T-amp o derivati
- casse compatte a 2 vie bass reflex progettate in Europa e costruite eventualmente in Cina.

I componenti
Per il DAC scegliamo tra le molte alternative disponibili il Musiland Monitor 02 US. Ho provato a suo tempo lo 01 e andava bene, e altri in rete lo confermavano. Questo e' il nuovo modello. Si può avere qualcosa di più dell'integrato che si occupa dell'uscita analogica, spendendo più dei 120 € inclusa spedizione che costa su eBay, ma e' già hi-fi.

Per l'amplificatore l'economicissimo T-amp scoperto da TNT audio e' la soluzione ideale ed e' perfino ormai quasi caduto l'ostracismo da parte delle riviste tradizionali. Unico problema era la bassa potenza che rendeva necessario il ricorso a diffusori molto efficienti, caratteristica difficilmente conciliabile col costo molto basso.
Ma nel frattempo sono stati proposti anche ampli in classe D di potenza adeguata, come il Dayton Audio DTA-100a che costa anche lui circa 120 € e fornisce circa 30W per canale.

Con i quali si può pilotare agevolmente una cassa compatta come la Tannoy Mercury V1 che, come tutte le le altre di questa classe ha il limite di una bassa efficienza.  Come le altre è un mini diffusore a due vie con un piccolo woofer da 15 cm e un tweeter a cupola e caricamento in bass reflex. Un mini diffusore con queste caratteristiche non e' un componente complesso e quindi può costare poco, bastano 200 € per la coppia, ma in questo caso conviene comprarle in qualche negozio perché anche se mini, pesano, e la spedizione può essere costosa.
Un'alternativa italiana? Le Indiana Line Nota 250, sulle quali i commenti in rete sono meno unanimamente sul positivo spinto, ma da approfondire. Prezzo comunque molto simile.


L'installazione
Con questi tre componenti ce la possiamo cavare con 450 € o poco più, ma per arrivare a un effetto hi-fi e' fondamentale la installazione, sulla quale e' necessario quindi spendere qualche parola.
Le casse compatte, o mini diffusori, consentono infatti di ottenere ottime prestazioni con costi bassi ma per raggiungerle effettivamente e' necessario rispettare alcuni pre requisiti: 1) una stanza non troppo grande, massimo 20 mq, 2) un posizionamento delle casse all'altezza delle orecchie di una persona seduta , 3) una distanza dalle pareti laterali e posteriori di 60-100 cm (varia con i modelli).
Per ottenere gli ultimi due requisiti serve quindi un piedistallo, o stand, stabile e in grado di assorbire le vibrazioni. I mini diffusori di pregio che costano più di 1000 € e a volte anche molto di più li prevedono, sono progettati assieme ad essi, ma costano più delle casse che abbiamo proposto.
Per i mini diffusori economici gli stand sono il componente più critico, per chi non ha capacita' anche minime di bricoleur. Perché chi e' in grado di tagliare o far tagliare alcuni pannelli di truciolare può agevolmente costruirli da solo, esistono in proposito innumerevoli progetti. Come ad esempio quelli proposti da TNT-Audio.
Per gli altri sarà giocoforza cercare in internet o nei negozi stand usati previsti per altre casse di dimensioni simili, o individuare altre soluzioni artigianali. L'importante e' che siano stabili, quindi pesanti ed esenti da vibrazioni.

I cavi
L'ultima inevitabile esigenza sono i cavi. Quello USB dal notebook al DAC di solito e' incluso nel DAC, non e' critico, e' meglio che sia corto.
Anche gli altri due e' meglio che siano corti. Se li andate a comprare in un negozio di hi-fi, anche scegliendo tra i prodotti entry level dei principali operatori del settore rischiano di costare più di 100 € l'uno compromettendo l'economicità dell'impianto.
Poiché e' ormai coscienza comune nel settore che un cavo non migliorerà mai il suono, ma potrebbe al massimo peggiorarlo se e' proprio scadente, in questo caso e' sufficiente rivolgersi a buoni negozi di materiale elettrico ed elettronico, scegliendo i tipi di migliore qualità. In questo modo, con 100 € o anche meno dovrebbero essere sufficienti. Anche in questo caso chi abbia un minimo di pratica col saldatore e una discreta dose di pazienza ed attenzione può tentare l'autocostruzione spendendo molto poco, sempre su TNT-Audio sono presenti diversi progetti.

L'ascolto
Musica acustica, jazz, il nuovo folk contaminato che va ora, il canto e la voce maschile e femminile, sono tutti generi che si potranno ascoltare con grande soddisfazione con questo impianto. In modo non ottimale e migliorabile (questo vale per ogni impianto) ma già hi-fi.
La grande orchestra classica, il rock a tutto volume, la musica corale, rimarranno fuori portata e si potranno ascoltare solo per approssimazione, in scala ridotta, ma ancora timbricarmente corretti nel registro medio.

sabato 21 luglio 2012

Foobar 2000 come convertitore di formati audio

Il mondo della musica liquida vede ancora una discreta diversificazione nei formati di compressione. Parliamo di formati di compressione lossless, senza perdita, naturalmente, in coerenza con gli obiettivi di questo blog.

Come si discuteva nel post precedente, il formato più diffuso è attualmente il FLAC (Free Lossless Audio Code), ma una alternativa che si sta affermando è l'equivalente di Apple, ALAC (Apple Lossless Audio Code), e alcuni siti di download adottano anche la soluzione proposta dal concorrente Microsoft, WMA Lossless (Windows Media Audio). In più esistono altri due formati non proprietari, meno usati ma che sono comunque presenti in rete: WAVpack e APE di Monkey Audio (il noto media player multi piattaforma alternativo a iTunes).

E poi ci sono i formati non compressi, che sono sostanzialmente due: WAV (che proviene dallo standard CD) e l'equivalente di Apple che si chiama AIFF.

Esigenza della conversione
Un media player universale come Foobar2000, con gli appositi codec, può gestirli indifferentemente tutti, ma per altri non è così (iTunes in primis). Inoltre la riproduzione potrebbe essere affidata ad un componente specializzato, un network audio player, oppure a un lettore CD o BD che supporta altri formati in input, una funzionalità presente in quasi tutti i modelli recenti, ad esempio nel lettore BD Oppo BDP-95 che abbiamo descritto in un post mesi fa.
In questi casi non tutti i formati sono gestiti direttamente, solo i principali, spesso il solo Flac, oltre al formato non compresso Wav.
Per poter ascoltare il nostro materiale non sarà rara la necessità di dover procedere preventivamente a conversioni da un formato all'altro.
Senza contare che, per altre necessità può servire anche, occasionalmente, la compressione in qualche formato compresso.


Per questo mestiere esisteva un tempo una applicazione free molto popolare e diffusa, dBpoweramp. Che però negli anni è diventata a pagamento, con funzioni nuove che sono il duplicato di altre e funzioni che invece sono sparite, e il tutto senza una particolare facilità d'uso. Penso sia corretto che il software si paghi, ma se qualcuno gentilmente lo rende disponibile gratuitamente e per giunta con qualità elevata e sufficiente praticità, penso sia inevitabile rivolgersi a questo, e quindi al nostro Foobar2000.
Una funzione che avevamo già visto velocemente nella mini guida dedicata a Fobbar2000 e che in questo post approfondiamo.

Foobar2000 come convertitore di formati
Oltre a tutte le altre cose che può fare egregiamente, Foobar2000 ha anche una completa sezione per la conversione da un formato all'altro. Per attivarla, ad esempio per un album intero (il primo di Laura Marling, nell'esempio) occorre semplicemente selezionare tutte le canzoni e poi attivare il menu contestuale con il tasto destro del mouse, scegliendo la funzione Convert. Tra le tre opzioni quella da scegliere la prima volta è senza nome, quella con i tre puntini.


Si attiva così il dialogo per la conversione, che presenta tre sezioni: il formato nel quale si vogliono convertire i file audio, la cartella di destinazione sul PC, e la possibilità di eseguire un processamento digitale del contenuto dei file (DSP). La cartella di destinazione sarà una nostra scelta e non richiede commenti particolari. Le funzioni DSP servono solo per usi particolari e magari le vediamo dopo, concentriamoci sulla cosa più importante: i formati audio.




Come si vede nella immagine seguente, teoricamente disponibili ce ne sono parecchi, 12 per la precisione, presentati mischiati tra lossless e lossy.
Dico "teoricamente" perché nel kit base che si scarica dal sito del media player (dove si nota che gli sviluppatori, a quanto pare, sono fan dei tremendi Rammstein) non tutti sono inclusi all'origine.
I principali ci sono (Wav, Aiff). Altri, bisogna aggiungerli dopo. 





Aggiungere convertitori in Foobar2000
Per fare un esempio esempio supponiamo che la conversione che ci interessa sia verso il formato Wavpack. Improbabile ma è solo un esempio. Se selezionamo questo formato come output Foobar2000 ci chiede di indicarci dov'è l'encoder, perché lui non ce l'ha.
Occorre quindi trovarlo in rete. una breve ricerca su Google ci indirizza, ovviamente, al sito degli sviluppatori, che è free come il concorrente Flac, e nella sezione download troviamo il nostro encoder. Non però così facilmente. L'encoder in questo caso, ma di solito è così, è contenuto nel kit di installazione della applicazione, che si chiama WavPack Win3 (Windows command-line programs and user documentation) ed è il primo della lista. Aprendo il contenitore compresso troviamo infatti l'applicazione wavpack.exe che con ogni probabilità è l'encoder, cioè il programma principale di un codec audio.




Non dobbiamo fare altro che inserirlo in una cartella sul nostro PC (Windows ovviamente, Foobar2000 non è disponibile per Mac) e far sapere in quale cartella cercarlo a Foobar.
A questo punto appuriamo che l'eseguibile che abbiamo copiato è proprio l'encoder che cercavamo, la conversione si attiva e il file convertito compare in pochi secondi (pochi minuti per l'album) nella directory di destinazione che avremo scelto.




Come si vede è una operazione molto semplice ma passa obbligatoriamente, per formati non supportati in modo nativo, per una ricerca su Internet che richiede un minimo di familiarità con queste cose. Un po' come tutto il mondo Foobar2000.

Il post processing con le funzioni DSP
Per finire le possibilità di intervento sul file audio prima della conversione di formato. Alcune funzionalità consentono di intervenire sul segnale in input, come l'equalizzatore a 18 bande, con possibilità di salvare le curve di equalizzazione che abbiamo messo a punto per questa o quella esigenza.
Strumento potente ma di uso piuttosto specializzato e che comunque cambia le scelte di registrazione fatte dal tecnico del suono (se stiamo lavorando su musica registrata) e comunque va fatta normalmente in produzione, non in post-produzione.

Vere e proprie ulteriori possibilità di conversione sono invece quelle che riguardano il passaggio dell'audio su diverse modalità di gestione dei canali del nostro impianto in ascolto:

  • Downmix channels to mono: trasforma in mono  file audio originali (in stereo (come normalmente sono); si ottiene materiale monoaurale, ormai raro, utile nella fase di messa a punto dell'impianto (vedi)
  • Convert mono to stereo: è la funzione opposta; da usare con attenzione, sconsigliabile normalmente. Meglio lasciare il materiale in mono.
  • Convert 5.1 to stereo: nel caso che il materiale originario sia multicanale; piuttosto raro, di solito è presente in entrambe le opzioni, può riguardare le colonne sonore.
  • Convert stereo to 4 channels: un ennesimo sistema per creare materiale in multicanale sumulato; da vedere se l'algoritmo è migliore o peggiore di quelli inseriti in qualsiasi componente multicanale.
  • Reverse stereo channels: uso intuitivo; correzione di errori in produzione. Utilizzo raro.
  • Skip silence: elimina le pause tra un brano e l'altro. Utile se all'origine era un flusso continuo (musical e simili non correttamente registrati o riversati).
(La prova delle funzionalità è stata eseguita in ambiente Windows 7, versione 6.1 - Serviz Pach 1, e Foobar2000 alla release 1.1.8)

lunedì 9 luglio 2012

ALAC versus FLAC

L'uscita progressiva della musica liquida dal recinto ristretto e low-fi del suono compresso, dei lettori portatili e degli auricolari, per approdare finalmente al suono in alta fedeltà, è strettamente collegata alla affermazione come nuovo formato standard del FLAC, Free Lossless Audio Code, lo standard di compressione senza perdita, lossless, open source.

Ci siamo occupati già diverso tempo fa di questo standard di compressione e delle caratteristiche che hanno consentito la sua affermazione, ma ora sta emergendo una alternativa.

Il FLAC ha in effetti un limite, pur se non intrinseco, che dipende dalla scelta della principale industria che opera nel settore (e ormai dell'intero IT) la Apple, di non includere questo popolare formato tra quelli supportati, e di proporre in alternativa un proprio formato, proprietario già dal nome, ALAC, o Apple Lossless Audio Code. Con scarso esito sino a novembre scorso, perché ben pochi siti di download proponevano questo formato (neanche quello della Apple, peraltro) e la carenza di convertitori ostacolava l'unificazione su questo formato.

Da novembre 2011 però la Apple ha deciso di rendere pubbliche le API che consentono di scrivere convertitori da altri formati ad ALAC, e di conseguenza questo formato è diventato una valida alternativa, forse preferibile per flessibilità e praticità. Come vediamo nel resto del post, che ovviamente è consigliato solo a chi riesce a sopportare la gabbia di un ambiente proprietario. Gli altri possono anche chiudere qui ...

Un unico formato per tutti gli usi
Abbiamo un album in qualità CD o definizione standard (SD) o addirittura in alta definizione (HD), di un artista che apprezziamo e seguiamo, e lo abbiamo acquisito in formato liquido, abbiamo quindi una cartella di file musicali. Possiamo ascoltarlo in molti modi, con la tecnologia attuale: dal nostro sistema hi-fi con un network player o un PC che si connette via rete all'hard disk che contiene i file, da una device mobile sulla quale abbiamo scaricato gli stessi file, oppure da una device mobile che accede agli stessi contenuti musicali trasmessi in un'area di rete, sul cloud, secondo la definizione attuale.

Se le device mobili sono quelle di casa Apple, le prime e più diffuse, quindi iPhone o iPad, e la modalità di trasferimento della libreria musicale e' quella di Apple, ovvero iTunes Match (peraltro l'unica disponibile in Italia) scegliere FLAC come il formato di archiviazione comporta la necessita' di utilizzare un formato compatibile con il mondo Apple, che poteva essere solo un formato non compresso, WAV standard o AIFF di Apple. Con le dimensioni dei dischi attuali e con le velocità di rete disponibili non e' in teoria un grande problema. In teoria, perché una libreria e file musicali più leggeri sono una grande comodità nell'uso pratico, a cui e' difficile rinunciare.

Tutto in ALAC
Ora e' possibile una alternativa: convertire tutto in ALAC. Vediamo nei dettagli come funzionerebbe una libreria musicale multi-uso, una volta scelta questa strada.

Prima di tutto sarà consigliabile selezionare questo formato, quando disponibile, sui siti di download dove acquistare la musica. Come ad esempio sul sito della casa discografica Hyperion.
In tutti gli altri casi sarà necessario passare per una conversione dal formato originale, che sarà spesso il diffuso FLAC. Alle tecniche di conversione dedicherò un prossimo post, per ora anticipo solo che lo strumento giusto e preferibile e', ancora una volta, proprio Foobar2000.

Il secondo passo sarà quindi la organizzazione dell'archivio fisico nel quale generare i file convertiti, per esempio raggruppando le cartelle per genere o per artista.

Per collegare iTunes alla libreria fisica si utilizzerà il comando "aggiungi cartella" e una volta completata questa fase tutte le funzioni elencate prima saranno disponibili esattamente come se i file fossero nello standard per iTunes, vale a dire AAC, mentre ora l'ascolto non sarà più in formato compresso ma, al minimo, in SD.

In ambiente Mac non sarà necessario nulla di più anche per gestire e ascoltare materiale in HD, tranne forse un player specializzato per questo uso, come Fidelia.

In ambiente Windows invece, come sappiamo, iTunes e' limitato ancora a 16/44.1 e quindi occorrerà ancora fare ricorso al nostro preferito media player, il già citato Foobar2000.
La stessa libreria fisica può essere vista da due o più media player e quindi la funzionalità complessiva sarà salvaguardata, con appena un po' di complessità in più.


Il terzo passo in ambiente Windows sarà quindi la configurazione dei due media player sulle stesse cartelle sul disco fisso o sullo storage server che contengono i file audio in formato ALAC. In Foobar2000 e in iTunes. L'ascolto in alta definizione si effettuerà da PC tramite Foobar2000, mentre iTunes sarà usato solo per gestire la libreria musicale su cloud (sincronizzare le librerie, sistemare le immagini e i metadati, e così via), a beneficio delle altre device mobili o fisse che la condividono. Se però nella libreria non è presente musica in alta definizione e se non si pensa di passare a questo formato ancora per un po' iTunes può anche essere l'unico media player anche in questo ambiente operativo.


Nella figura seguente è schematizzata questa organizzazione con due media player, per ambiente Windows.


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In alternativa per il caricamento dei CD si potrà utilizzare la funzione prevista in iTunes, avendo cura di selezionare preventivamente "apple lossless" come modalità di importazione, e il controllo di errori opzionale, come mostrato nella immagine seguente. Sarà poi Foobar2000 in questa seconda modalità a dover vedere i file lossless Alac nella libreria iTunes. La loro collocazione si potrà visualizzare facilmente tra le opzioni di iTunes. Il caricamento sarà più veloce (ca. 4-5' per album) ma si rinuncia in questo modo al controllo in fase di ripping con Accuraterip. A mio parere è preferibile il primo sistema ma cito anche questo, appena più semplice, per completezza.


lunedì 25 giugno 2012

iTunes Match alla prova

Dopo aver presentato il prodotto al momento del suo annuncio (vedi il post precedente), passiamo ora, come promesso, ad una prova sul campo. L'obiettivo è verificare l'uso di iTunes Match come libreria musicale unificata sul cloud, condivisa tra più librerie musicali iTunes, su Mac e su Windows, da accedere e fruire poi anche da apparati mobili, in particolare iPhone e iPad.


Prima libreria
Cominciamo da una libreria musicale reale, costituita nel tempo con materiale musicale di varia origine, acquistato da iTunes o rippato. Di dimensioni medie per un giovane utilizzatore contemporaneo dotato di iPod, è una libreria con circa 1500 brani, tutti compressi (e con molti duplicati).

Una volta attivato iTunes, selezionando Store, una delle opzioni che appare è proprio "Attiva iTunes Match", rispondendo affermativamente si attiva il servizio, pagando quanto richiesto sul proprio conto iTunes Store e al termine compare la videata che si vede sotto. Come si sa il costo è 25 € all'anno (24,99 secondo l'uso americano), circa 2 € al mese, mezzo pacchetto di sigarette o 2 soste al semaforo (con lavavetri), non si può dire sia molto. L'abbonamento è rinnovato automaticamente, ma si può recedere comunicandolo 24 ore prima, anche qui non si può dire che quelle scelte da Apple siano clausole capestro.


Completato l'acquisto inizia automaticamente la preparazione della libreria, che prevede tre passi. Il primo è la "fotografia" del contenuto della libreria che si vuole portare sul cloud, il secondo la verifica di quali canzoni della libreria siano già presenti nella super libreria universale di iTunes, la fase di "match" da cui prende il nome il prodotto. Il terzo, dopo il match, è il caricamento dei brani che non hanno "matchato", quindi che non troverebbero un corrispondente in iTunes. Che di solito dovrebbero essere molto pochi, musica classica a parte.





Nel test effettuato erano 251 su 1450 ma in realtà i casi di effettivo mismatch erano molti di meno. Il match viene difatti effettuato basandosi sui metadati del brano (interprete, titolo, album, ecc.). Se sono incompleti o non inseriti nei campi giusti non va a buon fine. Non viene effettuata, infatti, una verifica sul contenuto musicale usando tecniche come quelle in uso ad esempio su YouTube ma solo su queste informazione. Il mancato riconoscimento può capitare quindi anche su materiale rippato, dove i metadati sono spesso inseriti a mano, ed era il caso della libreria di mia figlia che ho usato in questo primo test.




Il terzo passo di caricamento è decisamente il più lungo, e per brani in formato pieno può richiedere anche ore. Nella terza libreria che ho caricato per 38 brani "mismatch" sono state necessarie circa 3 ore. Alcuni erano 16/44.1, altri 24/96.

Due librerie in alternativa sullo stesso PC e una sola libreria sul cloud
Dopo aver trasferito sul cloud la libreria musicale l'utente ha a disposizione due modalità di utilizzo, attivando e disattivando iTunes Match. Ovviamente se disattivato si ritorna alla libreria locale sul PC (Mac in questo caso), riattivandola si ritorna in rete. E poi esiste una funzione "aggiorna iTunes Match" che consente di allineare in ogni momento le due librerie, ripetendo i tre passi già descritti.
Un solo dispositivo alla volta può essere collegato al cloud, e di questo occorre tener conto se, come nel caso del test (lo vediamo dopo), le librerie sono di due soggetti differenti. La possibilità di scaricare il materiale in locale rende però anche questa situazione facilmente gestibile.

Il secondo caricamento
A questo punto passiamo a caricare sulla stessa nuvola condivisa una seconda libreria sempre su Mac, ma questa volta con materiale non compresso e in qualche caso in alta definizione.
Il procedimento è lo stesso, si attiva iTunes Match e si conferma l'associazione alla stessa "nuvola" privata usando la password di iTunes Store. Non si paga nulla in più perché il contratto prevede di poter utilizzare sino a 10 dispositivi. Anche qui con i tre passi già visti si duplica la libreria sul cloud, in tempi dipendenti da quanti brani non superano il match.

Cosa che avviene anche in questo caso, ma non per difformità sui metadati. Un'altra situazione di mismatch può derivare infatti dal formato del file audio. Ad esempio era presente un brano di Diana Krall in formato Wav. Su iTunes esiste, ma in formato AAC compresso ed è stato comunque caricato. Pur se poi in download, come già abbiamo visto, sarà trasferito comunque in formato compresso.

Ho poi eseguito per conferma le stesse operazioni usando una terza libreria iTunes, questa volta in ambiente Windows 7, la interfaccia e tutti i comandi sono identici e quindi tutto funziona allo stesso modo, senza incertezze. Si registrano soltanto tempi lunghi per l'upload di materiale SD o HD (come citato in precedenza) in caso di mismatch.

Da queste osservazioni sul caricamento derivano alcuni consigli sulla strategia di utilizzo sui quali torno dopo.

L'utilizzo da iPhone e iPad
Vediamo subito uno dei principali vantaggi annunciati di questo nuovo sistema: la possibilità di accedere alla propria libreria musicale da qualsiasi parte del mondo senza doverla scaricare sulla memoria dell'unità mobile, e quindi dover selezionare brani, cancellare quelli che non servono più per fare spazio e così via.

Su iPhone e su iPad l'attivazione è del tutto identica e intuitiva. Si accede al pannello Impostazioni e si seleziona Musica. Proprio il primo selettore in alto è quello su iTunes Match (con IOS 5). Selezionandolo, un messaggio avverte che la libreria musicale locale sarà disabilitata. Ma non cancellata, ovviamente, e quindi si potrà procedere senza problemi. Tenendo conto, soprattutto, che tipicamente sarà materiale derivato da quello che già è presente sulla libreria iTunes Match. Sul livello di qualità ci torno dopo.


Selezionando la app di default Musica comparirà ora la libreria completa su cloud, come si vede nella seconda immagine con le nuvolette (da cui si intuisce anche che i gusti musicali di mia figlia sono diversi dai miei, per fortuna). Il tutto non avviene immediatamente, sarà necessario qualche secondo (20-30" a 3G) per la musica e ancor di più per avere le immagini degli album.


L'ascolto può iniziare però non appena diventa disponibile la lista dei brani (o album o artisti).

Sulle device mobili rimangono disponibili tutte le funzioni di iTunes per la ricerca e per la creazione di playlist. In più, tornando alla libreria locale si ha la sorpresa di ritrovare tutte le canzoni ascoltate. Infatti per garantire l'ascolto senza interruzioni il file usi cale viene caricato tutto in locale. E a questo punto non c'è fretta di cancellarlo, tanto vale lasciarlo in locale, pronto per un secondo ascolto.

Anche su iPad tutto funziona senza problemi, uniche osservazioni che emergono dal test sono lo scarico incompleto delle copertine degli album (pur se presenti in rete o nella libreria di origine), come si vede nella prima immagine sotto, e la interfaccia non troppo accattivante (seconda immagine), priva ad esempio della tanto amata funzione cover flow familiare agli utenti di iPod.
Sul primo punto sono presenti diversi commenti e workaround in rete, rimane da approfondire. Riguardo alle alternative alla Music App standard di iPad, ne sono state proposte diverse, anche questo è un aspetto che potremo approfondire in seguito.




L'ascolto in streaming in varie condizioni reali
In condizioni di rete normali tutto funziona senza incertezze e interruzioni, qualche secondo (circa 10) per caricare il buffer e parte la riproduzione, di buona qualità essendo sempre o quasi AAC a 256kbps. Per verificare la stabilità dell'ascolto in streaming ho eseguito tre test in condizioni via via più difficili.

Nel primo test un iPad era connesso alla rete Internet mediante un iPhone in modalità hotspot personale e collegamento in bluetooth tra le due device . Ho scelto questa modalità piuttosto che wi-fi perché sembra più performante, ma non in base a questi test, ma ad altri fatti su video YouTube.
Il punto critico però non è questo ma la connessione alla rete cellulare che in questo caso, nella zona centrale di Roma e in un giorno normale, era in 3G e consentiva un ascolto fluido e senza interruzioni.



Il secondo test era in condizioni meno ideali, in auto, quindi ovviamente in 3G, con un iPhone collegato al sistema audio della macchina. Potevano esserci problemi di hand-over tra le celle ma così non è stato, il test è stato eseguito in città e non ho potuto verificare la stabilità a velocità elevate, ma anche in galleria (quella recente della Tangenziale di Roma) e a velocità intorno ai 100 Km/h,, in più prove, l'ascolto era fluido, senza interruzioni e perfetto sotto questo aspetto. 

Solo nel terzo test, sempre in 3G, si sono evidenziati dei problemi, in una domenica di fine giugno sulla spiaggia di Ostia Lido, la rete cellulare del mio gestore (Tim) era evidentemente sovraccarica e la modalità in streaming presentava frequenti interruzioni. In questo caso occorre passare alla seconda modalità prevista da iTunes Match, ovvero il download preventivo dei brani o dell'intero album. Occorre un po' più di pazienza in questo caso prima di partire nell'ascolto.

La musica classica
La possibilità di usare iTunes Match al meglio (quindi senza dover caricare tutto) dipende dalla disponibilità su iTunes della musica classica liquida (o trasferita in formato liquido) che abbiamo nella nostra libreria musicale. iTunes non è noto per avere un settore classica particolarmente fornito, e quindi ci aspettiamo che il match in questo caso non vada sempre a buon fine. Non si può certo fare un test esaustivo sulla sterminata produzione internazionale di musica classica. Mi sono limitato a verificare la presenza in iTunes Store di alcuni album di etichette indipendenti, BIS e Channel Records. Della prima sembra essere presente buona parte della produzione recente, della seconda una selezione più ristretta, si può probabilmente concludere che anche per l'appassionato di musica classica il nuovo sistema di Apple può risultare molto comodo, a fronte di tempi iniziali di caricamento probabilmente più lunghi.

L'uso in auto
Ne ho accennato prima, è un'altra funzionalità interessante. Molte auto moderne sono dotate di serie di una porta USB o almeno di un jack analogico, e alcune anche di una porta dock per collegare direttamente un iPhone. Che quindi può diventare un bridge tra la nostra musica nella nuvola e il sistema car-audio, e avere quindi disponibile tutta la nostra libreria anche in viaggio, senza bisogno di scegliere i CD da portare dietro o la musica da caricare su una qualche pen-drive. Basta scegliere sull'iPhone i brani da ascoltare (da fermi possibilmente, o a cura di un passeggero, non mentre si guida) e anche il viaggio più lungo può avere la sua colonna sonora. Tempi molto lontani, per chi li ricorda, quelli dei lettori multi-CD da auto da installare nel bagagliaio.

La qualità
Come già scritto nel precedente post la qualità in ascolto è nella maggior parte dei casi AAC 256kbps, quindi sufficiente per musica moderna. Per ascoltare in definizione più elevata l'unico sistema a disposizione è lo switch alla libreria in locale (vedi il post successivo). Per la qualità dell'ascolto sarà importante anche la modalità di connessione dell'iPhone o dell'unità su cui si ascolta la musica. L'ideale sarà un collegamento in digitale, usando la porta standard dell'unità. Usando invece il jack analogico (l'uscita cuffia) sarà inevitabile un limitato grado indotto dal DAC e dalla sezione analogica del device, forzatamente miniaturizzati e non della massima qualità.

Consigli
Quindi abbiamo visto che iTunes Match funziona bene e promette quello che mantiene. Dal test emergono un paio di consigli da seguire per l'uso più efficace:
  • ripulire e sistemare la libreria prima di caricarla: eliminare i duplicati, completare i metadati semplifica l'utilizzo con device mobili
  • scegliere una strategia se si vuole gestire anche materiale in SD o ancor più in HD. Caricare file musicali a questa definizione nel loro formato originale è costoso in termini di costo e non da' alcun vantaggio in seguito. 
Su questo secondo aspetto tornerò in un prossimo post.

lunedì 4 giugno 2012

iPad versus iPhone

In due post precedenti abbiamo approfondito l'uso di iPhone come unità per gestire la musica liquida, in particolare per comandare una libreria musicale iTunes ospitata su un altro PC, oppure per ascoltare la musica trasferita in locale dalla libreria del PC all'iPhone, per usarlo come una cuffia hi-fi senza fili.

Il popolare iPad è in pratica un iPhone con uno schermo più grande e di ancor maggiore qualità e quindi può svolgere le stesse funzioni, ma in modo più comodo e con una visione più ampia.

Vediamo in dettaglio cosa offre di più e se vale la pena di sopportare la scomodità di uso di un oggetto più ingombrante, e lo vediamo nel caso più semplice e lineare, vale a dire in connessione ad una libreria iTunes su Mac che, come abbiamo visto in un altro post ancora, può ospitare e riprodurre anche musica in qualità CD e HD.

Come si presenta
Come sempre nel mondo Apple è molto semplice e funziona al primo colpo. Bisogna solo avere chiarezza sulla terminologia e sulle precise scelte della casa di Cupertino, riassumibili nella differenza di fondo delle due funzioni principali dell'applicazione iTunes: negozio on-line (iTunes Store) e libreria musicale (iTunes).


Su iPad (come su iPhone) le due funzioni sono distinte e sono attivabili separatamente, come si vede nella figura seguente. La icona Musica attiva la libreria musicale, la icona iTunes attiva lo store. Su PC Mac invece si attiva una applicazione unica e si seleziona lo store tra le funzioni disponibili. Questa differenza di interfaccia è anche evidenziata all'utente con un codice colore. In ambiente Mac (e Windows) la icona iTunes è blu. Su iPad e iPhone è viola, mentre la icona Musica è arancione.

Una seconda opzione riguarda la localizzazione della libreria musicale fisica, ovvero dei file codificati. Può essere su un PC, e in questo caso l'iPad si collegherà ad esso con funzioni di periferica, l'uso più comune, oppure sullo stesso tablet. In realtà lo stesso vale per l'iPhone, ma le diverse dimensioni e la capacità di memoria consentono anche questo uso con sufficiente praticità.

Selezionando iTunes si accede al ben noto negozio on-line e si può acquistare musica, che verrà scaricata direttamente sulla memoria dell'iPad.


Si potrà selezionare la musica che interessa, acquistarla e scaricarla come sempre.


Selezionando Musica si accede alla libreria musicale presente sull'iPad, vediamo dopo come creata, con la possibilità di selezionare i brani, ascoltarli, regolare il volume e così via. Esattamente come con l'iPhone, con la non trascurabile differenza che lo schermo grande, come si vede nella immagine seguente, consente una gestione molto più agevole della ricerca e utilizzo delle principali funzioni di iTunes classico, come ad esempio la creazione e gestione di playlist personalizzate. Non tutte le funzioni di iTunes sono supportate, ad esempio le informazioni sul formato non sono disponibile.


Ecco un esempio di playlist



Tutta la libreria su iPad
In teoria sarebbe possibile quindi creare e poi gestire tutta la libreria musicale sull'iPad, scaricando la musica da iTunes Store, organizzando l'ascolto con la app Musica e collegando per l'ascolto l'iPad in digitale ad una docking station come quella proposta da Arcam (e quindi all'impianto) oppure a riproduttori integrati come lo Zeppellin Air di B&W.

Non sarà però una situazione molto comune, perché l'iPad non ha nessuna porta d'ingresso e quindi non è possibile, almeno non in modo nativo, caricare nella libreria file musicali da supporti esterni, che siano CD o unità di memoria di vario tipo. Senza contare che la memoria dell'iPad, che è solo a stato solido, può anche essere discretamente estesa ma non all'altezza di quanto richiesto di solito da una libreria musicale.

La sincronizzazione della libreria iTunes
Per creare su iPad (o su iPhone) una libreria musicale che comprenda anche file musicali non acquistati sullo store di iTunes bisogna quindi passare per forza per un PC dove sarà installato iTunes e dove risiederà la libreria musicale principale. D'altra parte per la gestione degli aggiornamenti dell'iPad è richiesto sostanzialmente di operare tramite iTunes e quindi questa sarà già una situazione affrontata dall'utente iPad appena autosufficiente.


Il download della libreria musicale sull'iPad è una operazione molto semplice. Una volta collegato l'iPad con il cavetto in dotazione ad una porta USB del Mac o del PC Windows dove è installato iTunes, questa applicazione riconosce il tablet e propone una serie di funzioni (Sommario, Info, App, Suonerie, ...) tra cui Musica. Selezionando Musica si può procedere ad una sincronizzazione completa o selettiva. Ogni utente sceglierà la soluzione più adatta alle sue esigenze, ovviamente se la libreria musicale fosse troppo grande per la memoria dell'iPad sarebbe giocoforza selezionare la parte che vogliamo avere sempre a disposizione sul tablet. Per i super pigri, come si vede dall'immagine che segue, c'è anche una funzione automatica che utilizza (non so con quale criterio) la memoria dell'iPad al massimo.


Nella prima configurazione viene richiesto l'abbinamento tra il tablet connesso con il suo cavetto USB e la libreria iTunes mediante un codice di 5 cifre generato sull'iPad e che bisogna riportare sul PC. Negli accessi successivi non sarà più necessario e tutto avverrà automaticamente. Lo stesso sistema usato per liPhone.

La qualità, ovvero la definizione
Vale la regola generale attualmente seguita dalla Apple: la definizione massima supportata è 16/44.1 e i formati supportati sono quelli Apple (AAC, Alac, AIFF) e WAV. Il download di materiale con risoluzione superiore va a buon fine fino a 24/48, ma poi la riproduzione è impossibile, mentre è proprio  bloccato per 24/96 e superiori. Niente alta risoluzione quindi, ma solo al massimo qualità CD. Tutto il materiale dello store rimarrà invece come sempre al massimo in formato compresso AAC a 256kbps, almeno per ora.

Con iTunes Match
Per evitare di scaricare la musica sul tablet e avere a che fare con le sue limitazioni di memoria e quindi con le scelte da fare sul materiale da portare in giro la soluzione Apple c'è ed è iTunes Match, estensione cloud di iTunes music library a cui abbiamo già dedicato un post. Passando a iTunes Match l'iPad (o l'iPhone) possono accedere a tutta la libreria musicale indipendentemente dalle sue dimensioni, senza occupare la memoria interna. Unico limite per noi infaticabili sostenitori dell'alta definizione in musica (o almeno della definizione standard del formato CD) è la riduzione coatta di tutto il materiale alla compressione AAC 256k. L'iPad connesso in digitale ha prestazioni molto buone, dicono molti recensori, ed è un peccato non sfruttarle al massimo.
Si tratta però comunque di un uso in mobilità (altrimenti non avrebbe senso) nel quale alcuni compromessi sono accettabili.

L'altro uso: telecomando di lusso
Se la libreria musicale e' su un PC o su uno Storage server connesso a un network player l'iPad, esattamente come l'iPhone, può essere usato come un potente telecomando, per cercare e selezionare la musica che vogliamo ascoltare e anche per organizzare playlist personalizzate. Il vantaggio e' che ora con lo schermo più grande tutte le operazioni sono facilitate e, come si può notare nella immagine seguente, si può avere a colpo d'occhio una visione ampia e comoda della nostra libreria,
La connessione deve avvenire tramite wi-fi e quindi il PC deve essere configurato come hotspot e la app da utilizzare e' la stessa che abbiamo visto per l'iPhone, Remote della stessa Apple, gratuita e disponibile anche per iPad. L'immagine mostra appunto una videata di Remote.
Ovviamente in questo caso nessuna limitazione sul materiale in HD.



Librerie non iTunes
Stesso discorso se la libreria non e' iTunes ma una libreria a standard DLNA, per esempio creata e gestita con Foobar2000. In questo caso si dovrà usare al posto di Remote immediata controller compatibile DLNA come media:connect che abbiamo provato a suo tempo, non gratuito ma di basso costo, anch'esso disponibile anche in versione iPad.
Se invece abbiamo deciso di optate per una soluzione PC-free il "telecomando" dovrà essere una app resa disponibile dal fornitore, ad esempio Wizz realizzata da Marantz per il suo network audio player.
In questo caso non sempre e' già disponibile la app anche per iPad e quindi può darsi si debba utilizzare, e' il caso di Wizz, la versione per iPhone che non sfrutta tutto lo schermo
e non da' nessun vantaggio.

In sintesi
Comprare un iPad solo per i vantaggi che porta in questi usi musicali appare in po' troppo, ma chi lo possiede anche per altri scopi lo preferirà probabilmente al più maneggevole smartphone per la superiore comodità della interfaccia utente.