In un precedente post, il multicanale in pratica, avevamo visto che un impianto con tutti i crismi di qualità per l'audio multicanale partiva come impegno economico dagli 8-10.000 €. Un discreto impegno.
Ma non si può inventarsi qualcosa per vedere se ne vale la pena nel nostro ambiente, con la nostra musica, con i nostri gusti musicli?
Forse sì, a patto di non farsi sentire dai puristi del settore, che certo inorridiranno o diranno che ha poco a che vedere con un impianto serio quello di cui sto parlando.
Quello che serve
Però, in pratica, se siamo in grado di trovare un amplificatore stereo e un paio di casse, e abbiamo un lettore multiformato dotato di controllo di volume e output analogico (quasi tutti, penso) abbiamo tutto quel che serve. Potrebbe essere il nostro precedente ampli che abbiamo cambiato ma non siamo riusciti a vendere, o abbiamo preferito tenere. E due casse compatte che usavamo nella vecchia casa e che ora sono state messe in cantina imballate perché in futuro potrebbero servire, magari nella seconda casa, se mai la compreremo. Oppure componenti prestati da un amico che al momento non li usa. Tanto per i diffusori surround (questo sarebbe l'uso) non è indispensabile né una qualità eccelsa né una grande potenza. Non che facciano danni, se ci sono, ma si tratta comunque di riprodurre le riflessioni dei suoni, non i suoni primari, a livello sonoro e risposta in frequenza meno impegnativi.
E l'amplificatore? A meno che sia proprio vecchio e scarso, è probabile che sia comunque migliore degli stadi di potenza in classe D che equipaggiano gli amplificatori multicanale per Home Theater a prezzo terreno.
La configurazione
La configurazione è semplice, dopo aver individuato tra le 6 uscite analogiche del lettore DVD i due canali surround, dovranno essere collegati con un un paio di normali cavi RCA all'amplificatore (vedi nell'immagine successiva l'esempio con un popolare lettore Oppo) , che piloterà a sua volta le casse surround, che saranno posizionate, come indicato da tutte le guide sul multicanale, ai lati e leggermente dietro il punto di ascolto (nell'intorno - surround - degli ascoltatori) e ovviamente non per terra ma su un qualche supporto, anche provvisorio, all'altezza delle orecchie dei suddetti ascoltatori. Naturalmente le due casse anteriori saranno quelle che già abbiamo nel nostro impianto, collegate (se già non lo sono) ai canali frontali del lettore.
E il canale centrale? E il subwoofer? Il canale centrale serve nei cinema per individuare come provenienti dallo schermo le voci anche da una posizione disassata. Non sarà il nostro caso, la musica cerchiamo sempre di ascoltarla da una posizione centrale, siamo abituati allo stereo. Anche il subwoofer sarà di solito non essenziale, se abbiamo già un impianto hi-fi con una buona risposta sui bassi. Inoltre, molto materiale recente di musica classica è multicanale 5.0, cioè non prevede il sub.
La seconda fase sarà il bilanciamento dei livelli. Spesso nei dischi, in particolare nei DVD-Audio di classica, si trova una sezione del menu "speaker set-up" che aiuta in questa operazione. Banalmente si dovrà aggiustare il volume dell'amplificatore principale e di quello aggiunto secondo le istruzioni, per ottenere un livello sonoro equivalente dai quattro diffusori.
Dopo di che il volume lo controlleremo solamente con il telecomando del lettore multiformato. Questo non piace ai puristi perché in realtà si opera sul dominio digitale (almeno, di solito è così) e solo in attenuazione, perdendo risoluzione nell'abbassare il volume. Ma questo può essere un problema con il CD, con parola a 16 bit, non per le prove che ci apprestiamo a fare, con materiale in alta definizione a 24 bit. Troppo complicato? Ignorate questo dettaglio, non è un problema.
Ascoltiamo la musica
Tutto è a posto quindi nel nostro "poor man's multichannel system", manca solo il materiale da ascoltare. Il più comodo per test e confronti è quello pubblicato in formato DVD-Audio, perché basta un televisore (che con ogni probabilità sarà già collegato al lettore) per selezionare comodamente con un menu la modalità stereo 2 canali o multicanale. Se invece usiamo materiale in formato SACD sarà necessario di solito impostare la priorità sul lettore tra stereo e multicanale (per esempio sul menu set-up generale nel caso dell'Oppo). Se non l'abbiamo si può comprare, non costa poi molto, nella catena Mondadori Media ad esempio stanno vendendo i SACD (in offerta per non so quanto) a poco più di 15 €.
A questo punto si potrà verificare, per chi ancora non l'abbia fatto in assoluto, o per chi non abbia provato nel proprio ambiente casalingo, se la riproduzione in audio multicanale effettivamente aggiunge qualcosa, se aggiunge troppo (troppo eco, suoni percepibili dai canali posteriori) se è più naturale o se si perde dettaglio, Si potrà provare l'effetto dei canali surround spegnendo e riaccendendo l'ampli posteriore (e attendendo un po' perché il sistema uditivo si "resetti").
Più efficaci per i test le registrazioni di musica classica, che solitamente sono registrate all'origine su più canali. Mentre in molti dischi di rock e pop i canali surround e centrale sono aggiunti con una elaborazione a posteriori, con efficacia variabile.
(Nelle immagini un paio di dischi usati in questo test, un DVD-Audio di Diana Krall, con suono surround in alta definizione remixato a posteriori da un master stereo, e un SACD Telarc di Hiromi Uehara, anche questo con surround HD, Discrete MC urround DSD, probabilmente registrato all'origine in multicanale, anche se le note sono evasive in proposito)
venerdì 1 ottobre 2010
martedì 21 settembre 2010
Alta definizione su Mac
Nel post precedente abbiamo visto come si può far funzionare, senza farsi venire il mal di testa, quello che è considerato il miglior media player in ambiente Windows, vale a dire Foobar2000.
E in ambiente Mac?
Qui Foobar2000 non è disponibile, esistono altre alternative, ma in questo caso è veramente difficile prescindere da iTunes, totalmente integrato nell'ambiente operativo della Apple.
Per utilizzarlo con musica ad alta definizione (o anche in qualità CD) compressa in formato Flac, come già detto, occorre uno sforzo aggiuntivo: convertirla nel formato proprietario di Apple, chiamato Alac.
Vediamo quindi in questo post se è così scomodo, come sembra, usare iTunes come media player su un Mac per audio in alta definizione o in qualità CD.
iTunes per l'alta definizione
Per prima cosa bisogna abilitare il player di iTunes alla riproduzione in HD. La configurazione si trova nel pannello di sistema midi / audio e non su iTunes (vedi figura 1). Occorre quindi uscire da iTunes, attivare questo pannello (cercatelo semplicemente con Finder digitando "midi audio"), il default è 24/48 e quindi è sufficiente selezionare 96000 Hz nella voce "uscita audio" e poi chiudere il pannello. Ora iTunes sarà settato per leggere senza troncare anche audio a 96KHz.
La conversione in formato Alac
La seconda cosa da fare è caricare su iTunes il materiale audio in alta definizione o in qualità CD disponibile in rete sui siti specializzati, che è solitamente in formato Flac, non supportato da iTunes. Lo stesso vale però per altri formati meno diffusi, come WavPack o Ape.
Serve un convertitore e ce ne sono diversi, ma il più comodo ed efficace sembra essere al momento senz'altro XLD. Una volta installato si attiva direttamente con il tasto destro del mouse. In un pannello di configurazione si può scegliere il formato di uscita, che deve essere obbligatoriamente Alac, per preservare la qualità audio (vedi figura 2). NB: per attivare il pannello di configurazione dopo la prima volta avviare il programma col tasto destro del mouse su un file e selezionare "preferenze" dal solito menu a tendina dell'ambiente Mac.
XLD inoltre può anche caricare direttamente i file musicali convertiti in iTunes, basta abilitare il relativo flag. Non solo, fa anche un terzo mestiere, separa (splitta) i brani di un album se sono stati inseriti in un solo file a cui è associato un file per la suddivisione in formato CUE.
Veramente molto comodo e funzionale, e freeware.
In iTunes quindi avremo già un nuovo album nella libreria, con immagine di copertina e tutto, se disponibile assieme ai file musicali, altrimenti si potrà cercare in rete come al solito, e si potrà quindi ascoltare e organizzare la musica nei molti modi consentiti dal popolare player. (figure 3 e 4)
Resta forse un ultimo compito (ma all'inizio): la decompressione dei file se erano contenuti all'origine in una cartella compressa in formato RAR. Anche qui tra i molti tool disponibili se ne può consigliare uno molto semplice e pratico nell'uso: RAR Expander. Anche questo programma, una volta installato, si attiva con il tasto destro del mouse ed estrae senza problemi i file anche da RAR multipart (divisi su più file).
Suonare la musica (con un DAC esterno)
La scheda audio interna degli Apple è considerata di buona qualità, ma sicuramente si può ottenere un significativo incremento nelle prestazioni con un DAC esterno. In ambiente Apple la operazione è facilitata dalla presenza su tutti i modelli (almeno a quanto ne so) di una porta specializzata S/PDIF, con la quale si può gestire senza problemi un flusso 24/96 o 24/192. Senza quindi gli equilibrismi necessari per usare la porta USB tipica dell'ambiente Windows (che comunque, ovviamente, c'è anche qui). I convertitori esterni HD di qualità che possono utilizzare l'ingresso S/PDIF sono in numero superiore e la scelta è quindi più facile. Ad esempio in ordine crescente di prezzo (da 150 a 1000 € circa) si possono usare il DAC SuperPro, il DacMagic della Cambridge Audio o il MiniDac della Apogee Electronic.
Un upgrade da seguire al più presto per godere al meglio dei vantaggi dell'alta definizione.
In sintesi
La conversione preventiva dei file nei quali abbiamo scaricato la musica "liquida" può essere forse un compito irritante (sarebbe più comodo se iTunes gestisse tutti i formati, ma bisogna anche capire le esigenze commerciali dell'azienda di Steve Jobs) ma è veramente questione di un paio di clic, con i potenti strumenti che la generosa rete mette a disposizione di tutti.
Si può beneficiare quindi tranquillamente dei molti plus di iTunes che, oltre ad essere un media player molto efficiente, è anche un vero e proprio portale multimediale.
Ecco infine le immagini illustrative.
Figura 1: configurare la scheda audio in HD
Figura 2: le opzioni di XLD
Figure 3-4: La musica in alta definizione caricata su iTunes

E' tutto anche per questa volta.
E in ambiente Mac?
Qui Foobar2000 non è disponibile, esistono altre alternative, ma in questo caso è veramente difficile prescindere da iTunes, totalmente integrato nell'ambiente operativo della Apple.
Per utilizzarlo con musica ad alta definizione (o anche in qualità CD) compressa in formato Flac, come già detto, occorre uno sforzo aggiuntivo: convertirla nel formato proprietario di Apple, chiamato Alac.
Vediamo quindi in questo post se è così scomodo, come sembra, usare iTunes come media player su un Mac per audio in alta definizione o in qualità CD.
iTunes per l'alta definizione
Per prima cosa bisogna abilitare il player di iTunes alla riproduzione in HD. La configurazione si trova nel pannello di sistema midi / audio e non su iTunes (vedi figura 1). Occorre quindi uscire da iTunes, attivare questo pannello (cercatelo semplicemente con Finder digitando "midi audio"), il default è 24/48 e quindi è sufficiente selezionare 96000 Hz nella voce "uscita audio" e poi chiudere il pannello. Ora iTunes sarà settato per leggere senza troncare anche audio a 96KHz.
La conversione in formato Alac
La seconda cosa da fare è caricare su iTunes il materiale audio in alta definizione o in qualità CD disponibile in rete sui siti specializzati, che è solitamente in formato Flac, non supportato da iTunes. Lo stesso vale però per altri formati meno diffusi, come WavPack o Ape.
Serve un convertitore e ce ne sono diversi, ma il più comodo ed efficace sembra essere al momento senz'altro XLD. Una volta installato si attiva direttamente con il tasto destro del mouse. In un pannello di configurazione si può scegliere il formato di uscita, che deve essere obbligatoriamente Alac, per preservare la qualità audio (vedi figura 2). NB: per attivare il pannello di configurazione dopo la prima volta avviare il programma col tasto destro del mouse su un file e selezionare "preferenze" dal solito menu a tendina dell'ambiente Mac.
XLD inoltre può anche caricare direttamente i file musicali convertiti in iTunes, basta abilitare il relativo flag. Non solo, fa anche un terzo mestiere, separa (splitta) i brani di un album se sono stati inseriti in un solo file a cui è associato un file per la suddivisione in formato CUE.
Veramente molto comodo e funzionale, e freeware.
In iTunes quindi avremo già un nuovo album nella libreria, con immagine di copertina e tutto, se disponibile assieme ai file musicali, altrimenti si potrà cercare in rete come al solito, e si potrà quindi ascoltare e organizzare la musica nei molti modi consentiti dal popolare player. (figure 3 e 4)
Resta forse un ultimo compito (ma all'inizio): la decompressione dei file se erano contenuti all'origine in una cartella compressa in formato RAR. Anche qui tra i molti tool disponibili se ne può consigliare uno molto semplice e pratico nell'uso: RAR Expander. Anche questo programma, una volta installato, si attiva con il tasto destro del mouse ed estrae senza problemi i file anche da RAR multipart (divisi su più file).
Suonare la musica (con un DAC esterno)
La scheda audio interna degli Apple è considerata di buona qualità, ma sicuramente si può ottenere un significativo incremento nelle prestazioni con un DAC esterno. In ambiente Apple la operazione è facilitata dalla presenza su tutti i modelli (almeno a quanto ne so) di una porta specializzata S/PDIF, con la quale si può gestire senza problemi un flusso 24/96 o 24/192. Senza quindi gli equilibrismi necessari per usare la porta USB tipica dell'ambiente Windows (che comunque, ovviamente, c'è anche qui). I convertitori esterni HD di qualità che possono utilizzare l'ingresso S/PDIF sono in numero superiore e la scelta è quindi più facile. Ad esempio in ordine crescente di prezzo (da 150 a 1000 € circa) si possono usare il DAC SuperPro, il DacMagic della Cambridge Audio o il MiniDac della Apogee Electronic.
Un upgrade da seguire al più presto per godere al meglio dei vantaggi dell'alta definizione.
In sintesi
La conversione preventiva dei file nei quali abbiamo scaricato la musica "liquida" può essere forse un compito irritante (sarebbe più comodo se iTunes gestisse tutti i formati, ma bisogna anche capire le esigenze commerciali dell'azienda di Steve Jobs) ma è veramente questione di un paio di clic, con i potenti strumenti che la generosa rete mette a disposizione di tutti.
Si può beneficiare quindi tranquillamente dei molti plus di iTunes che, oltre ad essere un media player molto efficiente, è anche un vero e proprio portale multimediale.
Ecco infine le immagini illustrative.
Figura 1: configurare la scheda audio in HD
Figura 2: le opzioni di XLD
Figure 3-4: La musica in alta definizione caricata su iTunes

E' tutto anche per questa volta.
sabato 18 settembre 2010
Foobar2000 in pratica
Il media player più facile e gradevole nell'uso è senz'altro iTunes, senza discussioni. Per chi scarica musica dalla rete, dai siti che la vendono, come HDTracks o LinnRecords o DG, in qualità HD o CD, non è però molto comodo. Perché, come si è detto già a suo tempo, Apple ha deciso di NON supportare il formato di compressione lossless (senza degrado di qualità) FLAC, mentre questo è il formato scelto dalla maggior parte dei siti (inclusi i principali, che sono quelli citati) e da chi mette in rete musica liquida.
Per usare iTunes bisogna quindi preventivamente convertire tutto il materiale acquisito nel formato proprietario di Apple, che si chiama ALAC.
Una operazione che si può anche fare, ma qualcuno probabilmente preferisce a questo punto usare un altro media player.
Le alternative sono in pratica due: MediaMonkey e Foobar2000, entrambi gratuiti. Del primo ho già parlato, è meno ergonomico e user friendly di iTunes ma si fanno più o meno le stesse cose e l'impegno richiesto è di poco superiore.
Poi c'è Foobar2000. Secondo quasi tutti è superiore nella qualità dei codec inseriti, è sicuramente più veloce (parte subito e tutte le operazioni sono rapide) oltre che più versatile: supporta più formati, è espandibile con un gran numero di funzionalità, adattandosi ad ogni esigenza, l'esatto contrario di un sistema proprietario come iTunes.
Quando si installa presenta però una interfaccia minimal che è magari molto elegante tecnicamente ma che richiede sforzi non indifferenti per ottenere anche solo le funzioni di base.
Senza aver la pretesa di scrivere un manuale completo, ce ne sono in rete e molto ampi (e ci si perde subito) penso sia utile fornire alcune indicazioni molto semplici sulle funzioni di base di un media player:
- suonare
- convertire
- organizzare la musica
Tra la moltitudine di opzioni scelgo volutamente le più facili, quelle che richiedono il minor numero di interventi di personalizzazione tra le innumerevoli che sono disponibili. Chi ne conoscesse o ne consigliasse altre può indicarcelo nei commenti. Diciamo subito come premessa che per configurare Foobar2000 occorre avere una certa dimestichezza con il sistema operativo, in particolare con il File Manager. Niente di particolarmente complicato, spostamento di file e simili, ma con la elevata probabilità di incappare in messaggi di sistema. Chi non si sente sicuro è meglio che lasci perdere e si rivolga subito a Media Monkey.
Per una maggiore fluidità di lettura le immagini esemplificative sono in fondo a questo post.
Suonare
La prima funzione di un MP è suonare (play) la musica che abbiamo memorizzato nel nostro PC o in un disco esterno o di rete.
Nel caso di Foobar2000 questo primo passo non è troppo difficile. Dopo aver installato l'ultima versione (quella attuale è la 1.1) dal sito, si può avviare l'ascolto selezionando il brano da File > Add Files oppure l'intero album da File > Add Folder. Si può anche semplicemente trascinare il file con la canzone da ascoltare sulla icona di Foobar. Pressoché tutti i formati sono supportati, quindi nessun problema sino a qui.
L'output del player di default sarà diretto sul driver audio standard del PC. Se usate un driver esterno come il Musiland o il DAC SuperPro o qualsiasi altro occorre selezionarlo da Preferences > Output. Nel pannello in alto, nel menu a tendina Device comparirà "Altoparlanti" o "Driver Audio principale" o qualcosa del genere e bisognerà selezionare invece "Altoparlanti (Musiland)" o qualcosa del genere. Ovviamente il decoder esterno dovrà essere stato preventivamente installato correttamente e collegato.
Cosa sta succedendo in questo momento, per esempio ora che sto ascoltando The Way Over Yonder in formato 24/96 (scoprendo anche alcuni particolari nascosti)? Foobar2000 col suo software interno effettua la conversione dal formato di compressione lossless Flac in PCM 24/96. Attraverso la porta USB lo trasferisce al decoder digitale / analogico che effettua la conversione e trasmette il segnale musicale analogico alla mia cuffia (in questo caso dinamica). Tutto qui.
L'unica complicazione può essere rappresentata da un formato non incluso come standard, è il caso al momento, credo, solo di APE, il formato lossless di MediaMonkey (non molto diffuso). In questo caso si dovrà installare un componente aggiuntivo scaricandolo dal sito (www.foobar2000.org), seguendo le istruzioni associate al download. Per l'installazione (semplificata sulla 1.1): File > Preferences > Components > Install.
Convertire
L'altro mestiere che Foobar2000 fa in modo eccellente e con sorprendente velocità è la conversione tra diversi formati. Una funzione molto utile, ad esempio, per masterizzare su CD musica acquisita in formato Flac o in altri formati lossless, se il masterizzatore che abbiamo sul PC non li supporta, oppure se riteniamo (probabilmente a ragione) che i codec di Foobar2000 siano più aggiornati e di qualità superiore.
Per la converisone si caricano i file musicali come per suonarli (File > Add Folder), si selezionano e si usa il tasto destro del mouse. Con la funzione Convert > ... (bisogna cliccare proprio sui tre puntini) si apre un pannello nel quale si può selezionare il formato (Cliccare su Output Format), la directory di destinazione e lo standard del nome del file di output (Destination).
Nel pannello Destination in Output Path bisogna selezionare una directory di output (altrimenti la richiede ogni volta) e in Output Style and Name Formatting si può definire il formato. Inserendo %track% sarà inserito il numero di traccia, %artist% il nome del musicista, %title% il titolo del brano. Viene mostrato subito l'effetto e si possono inserire separatori o simili. Più difficile spiegarlo che farlo, è molto comodo per gli usi futuri, per esempio per ordinare i brani nel masterizzatore.
L'unica complicazione che si incontra è la necessità di inserire fisicamente alcuni codec nella directory di destinazione scelta. Foobar2000 è un po' tutto così, file di programma da spostare e mettere qua e là. In questo caso è necessario trovare almeno i codec MP3 e Flac (sempre dal sito), mentre Wav è incluso di default. Per MP3 ne esistono diversi e quello che si trova è il ben noto lame.exe, considerato di buona qualità e che può arrivare fino a 320 Kbps.
Complicato eh? Ma per questo uso non Hi-Fi è meglio usare FreeRip con il quale basta inserire il disco e scegliere il formato di uscita, anche se l'mp3 è fissato a 160 kbps.
Una interfaccia un po' più gradevole?
Come si vede dagli esempi l'interfaccia è proprio minimal. Non serve in realtà niente di più, ma se proprio si vuole qualcosa di più, nell'ultima versione non è difficile installare interfacce playlist più ricche (facet: aspetto).
Se ne può anche fare a meno, ma nel caso si fa così.
Per prima cosa bisogna installare il componente che attiva le "facets" (foo_facets.dll), scaricandolo dal sito di Foobar e copiandolo nel folder nel quale è installato il media player. Leggere però sempre le istruzioni associate al download (potrebbero cambiare con le varie versioni).
Poi occorre installarlo andando in File > Preferences > Install (e poi cliccando su Apply).
Poi occorre attivare l'editing del layout: View > Layout > Enable Layout Editing Mode
Infine bisogna effettuare questo famoso editing: View > Layout > Quick Setup
Si apre un pannello pop-up con diverse combinazioni già predisposte. La più attraente mi sembra
Visualization + Cover Art + Tabs, che è quella visualizzata nella figura 6.
Una volta selezionato il folder che contiene l'album che vogliamo ascoltare, Foobar si incarica lui di trovare una immagine della copertina, ma la cerca nel folder che abbiamo selezionato, non in rete come iTunes. E la cerca in base al nome che potrebbe avere, tipo "cover" o "front". Se si chiama in qualche altro modo o se non c'è, non la inserisce. Ma si può ovviare facilmente cambiando nome o reperendola in rete. Mostra poi le altre informazioni che trova sul file musicale, se ci sono (genere e così via).
Infine mostra uno spettrogramma con, diciamo, la visualizzazione della musica.
Il tutto è sicuramente più gradevole, o perlomeno più usuale.
Resta da dire che l'ascolto è organizzato sotto forma di playlist, come in tutti gli altri media player. La più banale e immediata è l'ascolto dell'intero album. Se invece vogliamo creare una compilation con canzoni di varia provenienza si potrà fare una selezione per file anziché per folder o cancellare dalla playlist i brani che non interessano, usando anche semplicemente il pulsante "canc".
Organizzare la libreria
E' la parte "media" di qualsiasi media player, quella più caratterizzante. Anche in questo caso vediamo la opzione più semplice, aggiungendo subito che sono possibili molte altre alternative.
E premettendo anche che non si tratta in realtà di una necessità assoluta. La libreria della musica digitale si può organizzare infatti anche semplicemente usando le directory (o folder) di Windows. Una scelta naturale che probabilmente tutti facciamo è creare una directory per ogni album e dare ad essa il nome dell'artista e dell'album. I file si possono quindi cercare con File Manager e suonarli con Foobar nel modo che abbiamo visto prima.
I media player consentono però una organizzazione più versatile, grazie a più possibilità di organizzazione (oltre che per album, per artista, per anno, per genere e così via) e più immediata, grazie alla visualizzazione delle copertine degli album.
Nel caso di Foobar2000 si fa così: si seleziona il menu Library > Configure, e sul pannello la voce Media Library. Andando in Music Folders con le usuali modalità di Windows si potranno selezionare i folder contenenti gli album, che quindi entreranno nella suddetta Media Library.
Tornando al menu Library selezioneremo ora Album List e un pannello pop-up ci consentirà di navigare nella Media library, selezionando appunto per album, artista, anno e così via, ed ampliando se necessario la vista all'elenco di canzoni. Col tasto di destro si potrà dare il comando Play per sentirle o, più comodamente, si seguirà il percorso standard: le canzoni o l'intero album saranno inserite nella playlist e poi potrà essere avviato l'ascolto. Inserimento che può avvenire anche in modo più immediato usando la coppia di tasti shift+enter.
Gli inconvenienti? Potrà succedere che la immagine non è visualizzata, sicuramente perché il nome non è tra quelli di default o perché è in formato grafico non supportato. L'azione corrrettiva è molto semplice, ad esempio rinominare il file "front.jpg". Potrà succedere che l'album è spezzato in più parti, probabilmente perché nell'elenco ci sono anomalie, tipo file duplicati o nomi di file strani, oppure perché nelle caratteristiche dei brani di un album ci sono delle differenze per qualche motivo, per esempio alcune canzoni definite come genere "rock" e altre come "folk-rock". In questo caso verrebbero creati due album.
L'azione correttiva è molto semplice perché tra le azioni possibili con il tasto destro c'è anche l'editing delle proprietà, che può essere fatto in un colpo solo per l'intero album.
Superate queste difficoltà iniziali (che comunque si incontrano a volte anche con iTunes) potremo organizzare tutta la nostra media library ed estenderla nel tempo, e navigare in essa organizzando le nostre sessioni di ascolto. L'interfaccia è veramente minimal rispetto a quella elegante di iTunes e il lavoro da fare più lungo che con il suddetto tool Apple o con MediaMonkey, ma si raggiunge ugualmente il risultato.
Che potrà essere anche migliorato indagando tra le opzioni disponibili, eventualmente ricorrendo alla abbondante documentazione in rete, o installando una vera e propria interfaccia personalizzata (PUI) sviluppata per Foobar (ne esistono diverse) operazione che però per ora saltiamo e rimandiamo magari ad approfondimenti successivi.
Interventi di ottimizzazione
Nella breve guida non abbiamo parlato degli interventi di ottimizzazione sull'output, ovvero sulla possibilità di bypassare la sezione audio di Windows e di ascoltare la musica digitale in modalità exact-bit playback, con le interfacce e i driver WASAPI o ASIO. Rimandiamo la descrizione di questi interventi a post successivi.
In sintesi
Penso comunque che le informazioni date siano sufficienti per iniziare ad utilizzare questo prodotto, sicuramente interessante e valida alternativa agli altri due citati per organizzare e suonare librerie musicali in alta definizione. Purtroppo per ora solo in ambiente Windows, anche se sono in corso, pare, sviluppi per Mac. Al sistema Apple e a come ottenere nel suo ambiente operativo le stesse funzionalità per la musica in HD dedicherò un prossimo post.
Come funziona per immagini
Ecco alcune immagini per le varie funzioni illustrate: cominciando dall'aspetto che ha Foobar2000 nudo e crudo dopo aver caricato il folder con un album (cliccarci sopra per vedere l'immagine in grande). Per ascoltare la musica basta, come sempre, cliccare su un brano e usare i soliti comandi avanti, pausa, stop ecc.
4. La funzione di conversione, scelta del path di destinazione:
5. La selezione (altamente consigliata) di un DAC esterno.
6. La funzione play dopo aver abilitato i facets:
7. L'inserimento di un album nella media library:
8. Suonare un album selezionandolo dalla media library:
Per usare iTunes bisogna quindi preventivamente convertire tutto il materiale acquisito nel formato proprietario di Apple, che si chiama ALAC.
Una operazione che si può anche fare, ma qualcuno probabilmente preferisce a questo punto usare un altro media player.
Le alternative sono in pratica due: MediaMonkey e Foobar2000, entrambi gratuiti. Del primo ho già parlato, è meno ergonomico e user friendly di iTunes ma si fanno più o meno le stesse cose e l'impegno richiesto è di poco superiore.
Poi c'è Foobar2000. Secondo quasi tutti è superiore nella qualità dei codec inseriti, è sicuramente più veloce (parte subito e tutte le operazioni sono rapide) oltre che più versatile: supporta più formati, è espandibile con un gran numero di funzionalità, adattandosi ad ogni esigenza, l'esatto contrario di un sistema proprietario come iTunes.
Quando si installa presenta però una interfaccia minimal che è magari molto elegante tecnicamente ma che richiede sforzi non indifferenti per ottenere anche solo le funzioni di base.
Senza aver la pretesa di scrivere un manuale completo, ce ne sono in rete e molto ampi (e ci si perde subito) penso sia utile fornire alcune indicazioni molto semplici sulle funzioni di base di un media player:
- suonare
- convertire
- organizzare la musica
Tra la moltitudine di opzioni scelgo volutamente le più facili, quelle che richiedono il minor numero di interventi di personalizzazione tra le innumerevoli che sono disponibili. Chi ne conoscesse o ne consigliasse altre può indicarcelo nei commenti. Diciamo subito come premessa che per configurare Foobar2000 occorre avere una certa dimestichezza con il sistema operativo, in particolare con il File Manager. Niente di particolarmente complicato, spostamento di file e simili, ma con la elevata probabilità di incappare in messaggi di sistema. Chi non si sente sicuro è meglio che lasci perdere e si rivolga subito a Media Monkey.
Per una maggiore fluidità di lettura le immagini esemplificative sono in fondo a questo post.
Suonare
La prima funzione di un MP è suonare (play) la musica che abbiamo memorizzato nel nostro PC o in un disco esterno o di rete.
Nel caso di Foobar2000 questo primo passo non è troppo difficile. Dopo aver installato l'ultima versione (quella attuale è la 1.1) dal sito, si può avviare l'ascolto selezionando il brano da File > Add Files oppure l'intero album da File > Add Folder. Si può anche semplicemente trascinare il file con la canzone da ascoltare sulla icona di Foobar. Pressoché tutti i formati sono supportati, quindi nessun problema sino a qui.
L'output del player di default sarà diretto sul driver audio standard del PC. Se usate un driver esterno come il Musiland o il DAC SuperPro o qualsiasi altro occorre selezionarlo da Preferences > Output. Nel pannello in alto, nel menu a tendina Device comparirà "Altoparlanti" o "Driver Audio principale" o qualcosa del genere e bisognerà selezionare invece "Altoparlanti (Musiland)" o qualcosa del genere. Ovviamente il decoder esterno dovrà essere stato preventivamente installato correttamente e collegato.
Cosa sta succedendo in questo momento, per esempio ora che sto ascoltando The Way Over Yonder in formato 24/96 (scoprendo anche alcuni particolari nascosti)? Foobar2000 col suo software interno effettua la conversione dal formato di compressione lossless Flac in PCM 24/96. Attraverso la porta USB lo trasferisce al decoder digitale / analogico che effettua la conversione e trasmette il segnale musicale analogico alla mia cuffia (in questo caso dinamica). Tutto qui.
L'unica complicazione può essere rappresentata da un formato non incluso come standard, è il caso al momento, credo, solo di APE, il formato lossless di MediaMonkey (non molto diffuso). In questo caso si dovrà installare un componente aggiuntivo scaricandolo dal sito (www.foobar2000.org), seguendo le istruzioni associate al download. Per l'installazione (semplificata sulla 1.1): File > Preferences > Components > Install.
Convertire
L'altro mestiere che Foobar2000 fa in modo eccellente e con sorprendente velocità è la conversione tra diversi formati. Una funzione molto utile, ad esempio, per masterizzare su CD musica acquisita in formato Flac o in altri formati lossless, se il masterizzatore che abbiamo sul PC non li supporta, oppure se riteniamo (probabilmente a ragione) che i codec di Foobar2000 siano più aggiornati e di qualità superiore.
Per la converisone si caricano i file musicali come per suonarli (File > Add Folder), si selezionano e si usa il tasto destro del mouse. Con la funzione Convert > ... (bisogna cliccare proprio sui tre puntini) si apre un pannello nel quale si può selezionare il formato (Cliccare su Output Format), la directory di destinazione e lo standard del nome del file di output (Destination).
Nel pannello Destination in Output Path bisogna selezionare una directory di output (altrimenti la richiede ogni volta) e in Output Style and Name Formatting si può definire il formato. Inserendo %track% sarà inserito il numero di traccia, %artist% il nome del musicista, %title% il titolo del brano. Viene mostrato subito l'effetto e si possono inserire separatori o simili. Più difficile spiegarlo che farlo, è molto comodo per gli usi futuri, per esempio per ordinare i brani nel masterizzatore.
L'unica complicazione che si incontra è la necessità di inserire fisicamente alcuni codec nella directory di destinazione scelta. Foobar2000 è un po' tutto così, file di programma da spostare e mettere qua e là. In questo caso è necessario trovare almeno i codec MP3 e Flac (sempre dal sito), mentre Wav è incluso di default. Per MP3 ne esistono diversi e quello che si trova è il ben noto lame.exe, considerato di buona qualità e che può arrivare fino a 320 Kbps.
Complicato eh? Ma per questo uso non Hi-Fi è meglio usare FreeRip con il quale basta inserire il disco e scegliere il formato di uscita, anche se l'mp3 è fissato a 160 kbps.
Una interfaccia un po' più gradevole?
Come si vede dagli esempi l'interfaccia è proprio minimal. Non serve in realtà niente di più, ma se proprio si vuole qualcosa di più, nell'ultima versione non è difficile installare interfacce playlist più ricche (facet: aspetto).
Se ne può anche fare a meno, ma nel caso si fa così.
Per prima cosa bisogna installare il componente che attiva le "facets" (foo_facets.dll), scaricandolo dal sito di Foobar e copiandolo nel folder nel quale è installato il media player. Leggere però sempre le istruzioni associate al download (potrebbero cambiare con le varie versioni).
Poi occorre installarlo andando in File > Preferences > Install (e poi cliccando su Apply).
Poi occorre attivare l'editing del layout: View > Layout > Enable Layout Editing Mode
Infine bisogna effettuare questo famoso editing: View > Layout > Quick Setup
Si apre un pannello pop-up con diverse combinazioni già predisposte. La più attraente mi sembra
Visualization + Cover Art + Tabs, che è quella visualizzata nella figura 6.
Una volta selezionato il folder che contiene l'album che vogliamo ascoltare, Foobar si incarica lui di trovare una immagine della copertina, ma la cerca nel folder che abbiamo selezionato, non in rete come iTunes. E la cerca in base al nome che potrebbe avere, tipo "cover" o "front". Se si chiama in qualche altro modo o se non c'è, non la inserisce. Ma si può ovviare facilmente cambiando nome o reperendola in rete. Mostra poi le altre informazioni che trova sul file musicale, se ci sono (genere e così via).
Infine mostra uno spettrogramma con, diciamo, la visualizzazione della musica.
Il tutto è sicuramente più gradevole, o perlomeno più usuale.
Resta da dire che l'ascolto è organizzato sotto forma di playlist, come in tutti gli altri media player. La più banale e immediata è l'ascolto dell'intero album. Se invece vogliamo creare una compilation con canzoni di varia provenienza si potrà fare una selezione per file anziché per folder o cancellare dalla playlist i brani che non interessano, usando anche semplicemente il pulsante "canc".
Organizzare la libreria
E' la parte "media" di qualsiasi media player, quella più caratterizzante. Anche in questo caso vediamo la opzione più semplice, aggiungendo subito che sono possibili molte altre alternative.
E premettendo anche che non si tratta in realtà di una necessità assoluta. La libreria della musica digitale si può organizzare infatti anche semplicemente usando le directory (o folder) di Windows. Una scelta naturale che probabilmente tutti facciamo è creare una directory per ogni album e dare ad essa il nome dell'artista e dell'album. I file si possono quindi cercare con File Manager e suonarli con Foobar nel modo che abbiamo visto prima.
I media player consentono però una organizzazione più versatile, grazie a più possibilità di organizzazione (oltre che per album, per artista, per anno, per genere e così via) e più immediata, grazie alla visualizzazione delle copertine degli album.
Nel caso di Foobar2000 si fa così: si seleziona il menu Library > Configure, e sul pannello la voce Media Library. Andando in Music Folders con le usuali modalità di Windows si potranno selezionare i folder contenenti gli album, che quindi entreranno nella suddetta Media Library.
Tornando al menu Library selezioneremo ora Album List e un pannello pop-up ci consentirà di navigare nella Media library, selezionando appunto per album, artista, anno e così via, ed ampliando se necessario la vista all'elenco di canzoni. Col tasto di destro si potrà dare il comando Play per sentirle o, più comodamente, si seguirà il percorso standard: le canzoni o l'intero album saranno inserite nella playlist e poi potrà essere avviato l'ascolto. Inserimento che può avvenire anche in modo più immediato usando la coppia di tasti shift+enter.
Gli inconvenienti? Potrà succedere che la immagine non è visualizzata, sicuramente perché il nome non è tra quelli di default o perché è in formato grafico non supportato. L'azione corrrettiva è molto semplice, ad esempio rinominare il file "front.jpg". Potrà succedere che l'album è spezzato in più parti, probabilmente perché nell'elenco ci sono anomalie, tipo file duplicati o nomi di file strani, oppure perché nelle caratteristiche dei brani di un album ci sono delle differenze per qualche motivo, per esempio alcune canzoni definite come genere "rock" e altre come "folk-rock". In questo caso verrebbero creati due album.
L'azione correttiva è molto semplice perché tra le azioni possibili con il tasto destro c'è anche l'editing delle proprietà, che può essere fatto in un colpo solo per l'intero album.
Superate queste difficoltà iniziali (che comunque si incontrano a volte anche con iTunes) potremo organizzare tutta la nostra media library ed estenderla nel tempo, e navigare in essa organizzando le nostre sessioni di ascolto. L'interfaccia è veramente minimal rispetto a quella elegante di iTunes e il lavoro da fare più lungo che con il suddetto tool Apple o con MediaMonkey, ma si raggiunge ugualmente il risultato.
Che potrà essere anche migliorato indagando tra le opzioni disponibili, eventualmente ricorrendo alla abbondante documentazione in rete, o installando una vera e propria interfaccia personalizzata (PUI) sviluppata per Foobar (ne esistono diverse) operazione che però per ora saltiamo e rimandiamo magari ad approfondimenti successivi.
Interventi di ottimizzazione
Nella breve guida non abbiamo parlato degli interventi di ottimizzazione sull'output, ovvero sulla possibilità di bypassare la sezione audio di Windows e di ascoltare la musica digitale in modalità exact-bit playback, con le interfacce e i driver WASAPI o ASIO. Rimandiamo la descrizione di questi interventi a post successivi.
In sintesi
Penso comunque che le informazioni date siano sufficienti per iniziare ad utilizzare questo prodotto, sicuramente interessante e valida alternativa agli altri due citati per organizzare e suonare librerie musicali in alta definizione. Purtroppo per ora solo in ambiente Windows, anche se sono in corso, pare, sviluppi per Mac. Al sistema Apple e a come ottenere nel suo ambiente operativo le stesse funzionalità per la musica in HD dedicherò un prossimo post.
Come funziona per immagini
Ecco alcune immagini per le varie funzioni illustrate: cominciando dall'aspetto che ha Foobar2000 nudo e crudo dopo aver caricato il folder con un album (cliccarci sopra per vedere l'immagine in grande). Per ascoltare la musica basta, come sempre, cliccare su un brano e usare i soliti comandi avanti, pausa, stop ecc.
2. La funzione di conversione:
3. La selezione delle modalità di conversione:
4. La funzione di conversione, scelta del path di destinazione:
5. La selezione (altamente consigliata) di un DAC esterno.
6. La funzione play dopo aver abilitato i facets:
7. L'inserimento di un album nella media library:
8. Suonare un album selezionandolo dalla media library:
E' tutto per ora.
sabato 11 settembre 2010
Il blind test
Come si prova un componente hi-fi?
Come si fa a provare un componente hi-fi, ovvero a verificare con il proprio sistema uditivo se è effettivamente fedele? Non è così semplice, come sa chiunque ci abbia provato. Sicuramente è più difficile arrivare ad una determinazione oggettiva rispetto, ad esempio, a uno schermo per televisione od home cinema, essendo il nostro sistema ottico più selettivo e più allenato ai confronti, in quanto è, tra i cinque sensi, il più utilizzato.
Per iniziare, se fedele si chiama, fedele deve essere a quanto è chiamato a riprodurre. Il sistema più semplice per provarlo dovrebbe essere quindi il confronto dal vivo con uno strumento musicale o con una voce che canta. Questo tipo di prova in effetti si faceva un tempo nelle mostre hi-fi, ovviamente con strumenti semplici e facili da catturare con i microfoni, non con una intera orchestra, per esempio con un sax accompagnato da un contrabbasso o da percussioni. Non si tratta di un sistema facilmente utilizzabile per una prova in negozio. Oltre a ciò, non è in questo modo possibile la prova con più generi musicali.
In negozio quindi si usa un altro sistema, più dischi di generi musicali diversi, scelti tra quelli meglio incisi e coerenti con i gusti musicali del cliente. Non voglio occuparmi qui della scelta degli album ottimali, ma proprio del metodo di confronto, e in particolare della validità o meno del confronto, alla cieca (o "blind test").
Il blind test
Si tratta di un sistema di prova utilizzato abbastanza di frequente in alta fedeltà al momento del suo primo grande sviluppo (inizio anni '70), poi caduto progressivamente in disuso nei negozi e soprattutto nelle riviste, e ultimamente oggetto di una ripresa di interesse.
Il sistema è molto semplice nella concezione e consiste nel commutare in modo istantaneo la sorgente musicali tra i componenti in prova, eventualmente includendo un componente di riferimento (di qualità quindi nota e superiore). Gli ascoltatori, di solito più di uno, un "panel", per avere una valutazione meno soggettiva, non sanno quale componente stanno ascoltando e quindi non sono influenzati dalle loro aspettative legate all'immagine della marca.Soprattutto, l'ascoltatore profano (tipicamente, il cliente) non è intimorito dal buon nome della marca e dal fatto di poter essere giudicato incompetente se valuta negativamente qualcosa che tutti giudicano di valore altissimo.
Tecnicamente mettere a punto un set per la commutazione istantanea non è sempre facile, e bisogna considerare anche la scelta coerente degli altri elementi della catena per un confronto realmente equo, ma si tratta di problemi risolvibili.
Le obiezioni che però si fanno a questo metodo sono di altro tipo, e riguardano sia aspetti oggettivi sia lo stesso approccio metodologico.
Il primo punto critico è la grande sensibilità del nostro sistema uditivo alle variazioni di volume. I componenti hi-fi non hanno livelli di output normalizzati né, solitamente, regolazioni del volume di uscita, e quindi nella commutazione istantanea ci sarà inevitabilmente un componente che suona più forte ed uno che suona più piano, e il primo sarà fatalmente interpretato come migliore alla prima impressione di ascolto.
È possibile ovviare artigianalmente verificando preventivamente i livelli (a orecchio o addirittura con un fonometro) e poi aggiustandoli sul volume principale ad ogni commutazione.
Ma si tratta comunque di qualcosa che influenza solo la prima impressione. Nel seguito dell'ascolto, ponendo attenzione ad elementi fondamentali dell'ascolto in hi-fi, come la ricostruzione spaziale della scena, questa prima impressione non avrà più peso. La soluzione quindi è dedicare il giusto tempo all'ascolto.
Il secondo aspetto è più delicato e riguarda la figura del valutatore. Con la progressiva perdita di importanza e di credibilità delle misure strumentali sui componenti hi-fi (ci dedicherò un prossimo post) nelle riviste si è consolidata la presenza di esperti in grado di cogliere le sfumature tra componenti diversi anche molto simili, anche a distanza di tempo, anche per successive versioni dello stesso modello. Persone che fanno questo per lavoro, che conoscono la musica, gli strumenti e la tecnica di registrazione, il cui parere conta per giudicare valido o meno un componente, il cui suono descrivono in lunghi articoli.
E che non possono essere certo influenzati da nomi o riferimenti avendoli già tutti in testa grazie alla loro vasta esperienza di aristocratici del suono.
All'opposto l'approccio blind test è più democratico, una sorta di giuria popolare che cerca di attribuire i valori in base ad elementi oggettivi, da tutti comprensibili e condivisibili.
Sono evidenti gli interessi contrapposti, ma occorre considerare che nel mondo musicale professionale in effetti gli esperti esistono, il liutaio che riconosce al volo i difetti di un violino o che è in grado di consigliare quello adatto, l'accordatore di pianoforte. Non ci stupiamo delle loro "orecchie da pipistrello" e a loro si affidano anche i musicisti professionisti. Certo in questo caso la garanzia è data anche dalla loro storia professionale e dalla loro indipendenza, in un mondo peraltro meno influenzato dal mercato.
Una questione quindi di autorevolezza e credibilità che non tutti, a giudicare dalle polemiche in rete, concedono ai numerosi valutatori di professione del mondo hi-fi. Ma si tratta di una scelta personale, se affidarsi o meno nella scelta al loro giudizio.
Se invece abbiamo sufficiente sicurezza in noi stessi di affidarci al nostro giudizio e alle nostre orecchie il metodo del blind test è quello che garantisce i risultati più oggettivi. Conto di tornarci sopra.
(Le immagini sono tratte dal film Un cuore in inverno, il cui protagonista, interpretato da Daniel Auteuil, era appunto un liutaio, accordatore e riparatore di strumenti ad arco)
Come si fa a provare un componente hi-fi, ovvero a verificare con il proprio sistema uditivo se è effettivamente fedele? Non è così semplice, come sa chiunque ci abbia provato. Sicuramente è più difficile arrivare ad una determinazione oggettiva rispetto, ad esempio, a uno schermo per televisione od home cinema, essendo il nostro sistema ottico più selettivo e più allenato ai confronti, in quanto è, tra i cinque sensi, il più utilizzato.
In negozio quindi si usa un altro sistema, più dischi di generi musicali diversi, scelti tra quelli meglio incisi e coerenti con i gusti musicali del cliente. Non voglio occuparmi qui della scelta degli album ottimali, ma proprio del metodo di confronto, e in particolare della validità o meno del confronto, alla cieca (o "blind test").
Il blind test
Il sistema è molto semplice nella concezione e consiste nel commutare in modo istantaneo la sorgente musicali tra i componenti in prova, eventualmente includendo un componente di riferimento (di qualità quindi nota e superiore). Gli ascoltatori, di solito più di uno, un "panel", per avere una valutazione meno soggettiva, non sanno quale componente stanno ascoltando e quindi non sono influenzati dalle loro aspettative legate all'immagine della marca.Soprattutto, l'ascoltatore profano (tipicamente, il cliente) non è intimorito dal buon nome della marca e dal fatto di poter essere giudicato incompetente se valuta negativamente qualcosa che tutti giudicano di valore altissimo.
Tecnicamente mettere a punto un set per la commutazione istantanea non è sempre facile, e bisogna considerare anche la scelta coerente degli altri elementi della catena per un confronto realmente equo, ma si tratta di problemi risolvibili.
Le obiezioni che però si fanno a questo metodo sono di altro tipo, e riguardano sia aspetti oggettivi sia lo stesso approccio metodologico.
Il primo punto critico è la grande sensibilità del nostro sistema uditivo alle variazioni di volume. I componenti hi-fi non hanno livelli di output normalizzati né, solitamente, regolazioni del volume di uscita, e quindi nella commutazione istantanea ci sarà inevitabilmente un componente che suona più forte ed uno che suona più piano, e il primo sarà fatalmente interpretato come migliore alla prima impressione di ascolto.
È possibile ovviare artigianalmente verificando preventivamente i livelli (a orecchio o addirittura con un fonometro) e poi aggiustandoli sul volume principale ad ogni commutazione.
Ma si tratta comunque di qualcosa che influenza solo la prima impressione. Nel seguito dell'ascolto, ponendo attenzione ad elementi fondamentali dell'ascolto in hi-fi, come la ricostruzione spaziale della scena, questa prima impressione non avrà più peso. La soluzione quindi è dedicare il giusto tempo all'ascolto.
Il secondo aspetto è più delicato e riguarda la figura del valutatore. Con la progressiva perdita di importanza e di credibilità delle misure strumentali sui componenti hi-fi (ci dedicherò un prossimo post) nelle riviste si è consolidata la presenza di esperti in grado di cogliere le sfumature tra componenti diversi anche molto simili, anche a distanza di tempo, anche per successive versioni dello stesso modello. Persone che fanno questo per lavoro, che conoscono la musica, gli strumenti e la tecnica di registrazione, il cui parere conta per giudicare valido o meno un componente, il cui suono descrivono in lunghi articoli.
E che non possono essere certo influenzati da nomi o riferimenti avendoli già tutti in testa grazie alla loro vasta esperienza di aristocratici del suono.
All'opposto l'approccio blind test è più democratico, una sorta di giuria popolare che cerca di attribuire i valori in base ad elementi oggettivi, da tutti comprensibili e condivisibili.
Sono evidenti gli interessi contrapposti, ma occorre considerare che nel mondo musicale professionale in effetti gli esperti esistono, il liutaio che riconosce al volo i difetti di un violino o che è in grado di consigliare quello adatto, l'accordatore di pianoforte. Non ci stupiamo delle loro "orecchie da pipistrello" e a loro si affidano anche i musicisti professionisti. Certo in questo caso la garanzia è data anche dalla loro storia professionale e dalla loro indipendenza, in un mondo peraltro meno influenzato dal mercato.
Una questione quindi di autorevolezza e credibilità che non tutti, a giudicare dalle polemiche in rete, concedono ai numerosi valutatori di professione del mondo hi-fi. Ma si tratta di una scelta personale, se affidarsi o meno nella scelta al loro giudizio.
Se invece abbiamo sufficiente sicurezza in noi stessi di affidarci al nostro giudizio e alle nostre orecchie il metodo del blind test è quello che garantisce i risultati più oggettivi. Conto di tornarci sopra.
(Le immagini sono tratte dal film Un cuore in inverno, il cui protagonista, interpretato da Daniel Auteuil, era appunto un liutaio, accordatore e riparatore di strumenti ad arco)
venerdì 27 agosto 2010
La soluzione All-In-1 per il multicanale
C'è chi è appassionato di cinema in casa e vuole godere dei film più spettacolari investendo in impianti home theater (HT). Magari perché abita lontano dai cinema dotati di validi impianti, è disposto ad attrezzare uno dei locali della sua abitazione (necessariamente ampio) con uno schermo gigante, magari asservito a un proiettore DLP, per ottenere le migliori prestazioni possibili (ma poi servirà un normale televisore per vedere i TG o i quiz serali) e soprattutto, e qui viene il nostro interesse, con un impianto audio in grado di riprodurre gli effetti sonori presenti in molti film.
Un impianto quindi al minimo composto da 5 canali, 3 frontali e 2 laterali-posteriori, più un subwoofer per estendere la risposta sui bassi.
La colonna sonora di un film moderno può richiedere una grande estensione verso la bassa frequenza per riprodurre alcuni momenti emozionanti (esplosioni, elicotteri che atterrano, tirannosauri che si avvicinano minacciosi facendo tremare il suolo con le enormi zampe). I 5 diffusori (ma possono essere anche 7, con 2 posteriori) possono immergere lo spettatore nella situazione cinematografica, come nella battaglia nel bosco sugli scooter volanti nel terzo episodio della prima saga di "Guerre stellari".
Cosa ha a che fare tutto questo con il realismo nella riproduzione sonora e a quanti film si applica?
Nel cinema la colonna sonora può essere utilizzata per ottenere il massimo realismo possibile (passi che arrivano minacciosi alle spalle, suoni della natura, rumori del traffico e simili) o essere un puro supporto emozionale. Che è il compito lasciato in genere alla musica. Se una scena con i due protagonisti che si incontrano finalmente su una spiaggia solitaria al tramonto è accompagnata da una musica romantica, di realismo ce n'è ben poco. E' improbabile che sulla suddetta spiaggia sia presente una orchestra d'archi, quindi è ben difficile avere un punto di riferimento per una riproduzione fedele. Altra considerazione vale per il genere cinematografico. Non tutti i film, anzi relativamente pochi, usano gli effetti possibili con il multicanale al fine di aumentare il coinvolgimento emotivo. Le commedie sentimentali, i film brillanti, i film impegnati puntano essenzialmente sui dialoghi. Di conseguenza all'impianto di riproduzione sonora serve soprattutto, in questo caso, una eccellente sezione medi, con riconoscibilità delle voci la migliore possibile.
Cosa possiamo ricavare da tutte queste considerazioni?
Possiamo ricavare che si tratta di esigenze diverse, e che un impianto unificato comporta inevitabilmente alcuni compromessi:> un impianto audio per sole esigenze di riproduzione delle colonne sonore (HT) è più complesso ma meno critico (come livello di qualità) di un impianto per ascoltare la musica; d'altronde è logico: per trasmettere le informazioni sono a disposizione qui anche le immagini;
> un impianto HT può essere però (se il proprietario è disposto a spendere) dello stesso livello di qualità di un ottimo impianto stereo, esistono infatti soluzioni di alto livello proposte da rinomati costruttori come B&W, Martin Logan o Sonus Faber, per rimanere solo tra i diffusori, o MacIntosh o Krell o molti altri per le elettroniche.
> anche un impianto stereo di qualità può però riprodurre in modo eccellente una colonna sonora per la maggior parte dei film, basta che abbia una buona estensione verso i bassi e una buona dinamica e che sia correttamente installato per una stabile immagine centrale; rimangono esclusi gli effetti sonori laterali e posteriori, che sono usati però solo in un ridotto numero di film d'azione o spettacolari, e la possibilità, fornita dal canale centrale, di percepire i dialoghi come provenienti dallo schermo anche per spettatori in posizione angolata (una situazione meno comune in casa);
> a parità di qualità un impianto stereo costerà sempre da metà a un terzo di un impianto HT
> la produzione musicale registrata e distribuita in multicanale è al momento molto ridotta, e in grande maggioranza rappresentata da musica classica o colta, e non costituisce al momento (se mai lo costituirà, dedicherò il post successivo a quest'altro aspetto) una motivazione sufficiente per passare, avendo come obiettivo primario la musica, da un impianto stereo ad uno a 5+1 vie.
In sintesi
Possiamo quindi concludere, tentando una sintesi, che una soluzione all-in-1 multicanale da utilizzare sia per il cinema in casa sia per la musica, pur se praticabile (avendo disponibilità di spazio e soldi) non costituisce una soluzione ideale, né per costo, né per risultato.
Molto meglio, per chi può e non ha problemi di spazio, pensare a due impianti separati in due locali separati, uno dedicato all'HT, un settore nel quale si può raggiungere un risultato soddisfacente in una abitazione di caratteristiche standard, anche con impianti di medio livello e un altro alla musica, al miglior livello di qualità raggiungibile con il budget a disposizione.
E' probabile anzi che due impianti separati abbiano alla fine un costo inferiore a quello di un impianto unico di caratteristiche comparabili (vedi il precedente post su prodotti e costi).
Una soluzione di compromesso può essere impostata sul video come componente aggiuntivo di un ottimo impianto stereo, magari integrato da un buon subwoofer attivo. Nella grandissima maggioranza dei casi, per una visione casalinga e in famiglia si avrà un audio del tutto adeguato, se non superiore rispetto ad un impianto HT, adatto per riprodurre in modo efficace il sonoro della grandissima maggioranza dei film.
Come accennavo in precedenza, verranno a mancare soltanto il forte impatto sui bassi (ma non è detto, dipende dall'impianto stereo) e gli effetti sonori laterali e posteriori, che riguardano solo i film d'azione, ed eventualmente il rafforzamento del parlato proveniente dallo schermo nel caso di visione con molti spettatori presenti (alcuni dei quali forzatamente in posizione laterale rispetto allo schermo). Anche questa è una situazione non comune nelle case italiane, e alla quale si può comunque ovviare in parte con l'audio del televisore a schermo piatto, che sarà presumibilmente il sistema di visione più comune.
Un impianto quindi al minimo composto da 5 canali, 3 frontali e 2 laterali-posteriori, più un subwoofer per estendere la risposta sui bassi.
La colonna sonora di un film moderno può richiedere una grande estensione verso la bassa frequenza per riprodurre alcuni momenti emozionanti (esplosioni, elicotteri che atterrano, tirannosauri che si avvicinano minacciosi facendo tremare il suolo con le enormi zampe). I 5 diffusori (ma possono essere anche 7, con 2 posteriori) possono immergere lo spettatore nella situazione cinematografica, come nella battaglia nel bosco sugli scooter volanti nel terzo episodio della prima saga di "Guerre stellari".
Cosa ha a che fare tutto questo con il realismo nella riproduzione sonora e a quanti film si applica?
Nel cinema la colonna sonora può essere utilizzata per ottenere il massimo realismo possibile (passi che arrivano minacciosi alle spalle, suoni della natura, rumori del traffico e simili) o essere un puro supporto emozionale. Che è il compito lasciato in genere alla musica. Se una scena con i due protagonisti che si incontrano finalmente su una spiaggia solitaria al tramonto è accompagnata da una musica romantica, di realismo ce n'è ben poco. E' improbabile che sulla suddetta spiaggia sia presente una orchestra d'archi, quindi è ben difficile avere un punto di riferimento per una riproduzione fedele. Altra considerazione vale per il genere cinematografico. Non tutti i film, anzi relativamente pochi, usano gli effetti possibili con il multicanale al fine di aumentare il coinvolgimento emotivo. Le commedie sentimentali, i film brillanti, i film impegnati puntano essenzialmente sui dialoghi. Di conseguenza all'impianto di riproduzione sonora serve soprattutto, in questo caso, una eccellente sezione medi, con riconoscibilità delle voci la migliore possibile.
Cosa possiamo ricavare da tutte queste considerazioni?
> un impianto HT può essere però (se il proprietario è disposto a spendere) dello stesso livello di qualità di un ottimo impianto stereo, esistono infatti soluzioni di alto livello proposte da rinomati costruttori come B&W, Martin Logan o Sonus Faber, per rimanere solo tra i diffusori, o MacIntosh o Krell o molti altri per le elettroniche.
> anche un impianto stereo di qualità può però riprodurre in modo eccellente una colonna sonora per la maggior parte dei film, basta che abbia una buona estensione verso i bassi e una buona dinamica e che sia correttamente installato per una stabile immagine centrale; rimangono esclusi gli effetti sonori laterali e posteriori, che sono usati però solo in un ridotto numero di film d'azione o spettacolari, e la possibilità, fornita dal canale centrale, di percepire i dialoghi come provenienti dallo schermo anche per spettatori in posizione angolata (una situazione meno comune in casa);
> a parità di qualità un impianto stereo costerà sempre da metà a un terzo di un impianto HT
> la produzione musicale registrata e distribuita in multicanale è al momento molto ridotta, e in grande maggioranza rappresentata da musica classica o colta, e non costituisce al momento (se mai lo costituirà, dedicherò il post successivo a quest'altro aspetto) una motivazione sufficiente per passare, avendo come obiettivo primario la musica, da un impianto stereo ad uno a 5+1 vie.
In sintesi
Possiamo quindi concludere, tentando una sintesi, che una soluzione all-in-1 multicanale da utilizzare sia per il cinema in casa sia per la musica, pur se praticabile (avendo disponibilità di spazio e soldi) non costituisce una soluzione ideale, né per costo, né per risultato.
Molto meglio, per chi può e non ha problemi di spazio, pensare a due impianti separati in due locali separati, uno dedicato all'HT, un settore nel quale si può raggiungere un risultato soddisfacente in una abitazione di caratteristiche standard, anche con impianti di medio livello e un altro alla musica, al miglior livello di qualità raggiungibile con il budget a disposizione.
E' probabile anzi che due impianti separati abbiano alla fine un costo inferiore a quello di un impianto unico di caratteristiche comparabili (vedi il precedente post su prodotti e costi).
Una soluzione di compromesso può essere impostata sul video come componente aggiuntivo di un ottimo impianto stereo, magari integrato da un buon subwoofer attivo. Nella grandissima maggioranza dei casi, per una visione casalinga e in famiglia si avrà un audio del tutto adeguato, se non superiore rispetto ad un impianto HT, adatto per riprodurre in modo efficace il sonoro della grandissima maggioranza dei film.
Come accennavo in precedenza, verranno a mancare soltanto il forte impatto sui bassi (ma non è detto, dipende dall'impianto stereo) e gli effetti sonori laterali e posteriori, che riguardano solo i film d'azione, ed eventualmente il rafforzamento del parlato proveniente dallo schermo nel caso di visione con molti spettatori presenti (alcuni dei quali forzatamente in posizione laterale rispetto allo schermo). Anche questa è una situazione non comune nelle case italiane, e alla quale si può comunque ovviare in parte con l'audio del televisore a schermo piatto, che sarà presumibilmente il sistema di visione più comune.
martedì 10 agosto 2010
Gli amici del multicanale
Sono molto pochi. Alcune piccole etichette indipendenti specializzate di solito in musica classica o colta. Alcune riviste di alta fedeltà particolarmente sensibili alle innovazioni tecnologiche, come la italiana Audio Review o AR. Alcuni audiofili di una corrente attualmente molto minoritaria, interessati alle ultime novità tecnologiche invece che alle soluzioni vintage (vinile e valvole in testa), che affascinano invece la grande maggioranza dei appassionati di questo strano settore chiamato alta fedeltà.
La maggioranza lo vede anzi come una minaccia, forse un complotto delle case discografiche, in combutta con i fornitori di hardware, per costringerli a cambiare l'impianto o a comprare per la quarta volta The Dark Side Of The Moon.
La produzione discografica in multicanale
Cosa sarebbe successo se alla fine deglii anni '50, quando è stato lanciato il microsolco LP Stereo, le case discografiche avessero continuato a pubblicare la maggior parte dei dischi, e tutti o quasi quelli dei musicisti più noti, ancora in mono? E avessero perseverato negli anni successivi?
Semplice, quello che è successo negli "anni zero" con il Super Audio CD (o SACD) in formato multicanale, nessuno se ne sarebbe accorto e la stereofonia sarebbe rimasta una curiosità per super appassionati un po' originali.
Invece dalla seconda metà degli anni '50 gli studi di registrazione sono stati ristrutturati per riprendere le esecuzioni in stereo, i master sono stati prodotti in stereo e, iniziando dai dischi rivolti ad un pubblico più esigente (classica e jazz) e proseguendo dai primi anni '60 anche con la musica leggera, gli LP sono stati prodotti sia in Mono sia in Stereo. Fino a sospendere la produzione in mono alla fine del decennio, almeno per gli LP, lasciandola ancora per poco solo per i 45 giri.
E' logico che chi comprava un LP di Frank Sinatra o dei Beatles e vedeva che era disponibile anche con la scritta "Stereo" sentiva che gli mancava qualcosa, e si poneva l'obiettivo di acquistare prima o poi un apparato riproduttore stereo. Che era magari un Lesaphone Vertical come quello che acquistò mio padre, non propriamente un impianto Hi-Fi, ma aveva due casse e un amplificatore a due canali e in qualche modo si poteva definire stereo, e aveva ancora un prezzo accessibile.
Segno che ormai (eravamo alla fine degli anni '60) un mercato era stato creato, mercato che sarebbe poi esploso con gli impianti giapponesi dai primi anni '70, con l'alta fedeltà che diventava un prodotto di massa, un oggetto da avere in ogni casa, con le "catene" di componenti separati di un solo produttore giapponese, o con gli impianti composti da componenti specializzati per gli appassionati più esperti (o che più avevano più fiducia nelle riviste e nei negozianti). Ma che partivano da livelli abbastanza accessibili, grazie a modelli entry level che i principali produttori avevano comunque in catalogo, come l'amplificatore Marantz 1030, o il giradischi Thorens TD-165, o le casse AR7.
Un cambio di impianto totale, dalla grossa radio con giradischi incorporato sulla parte superiore, o dalla fonovaligia (i due apparecchi mono più diffusi) si passava ad impianti a componenti separati, da installare opportunamente in ambiente, anche se all'epoca erano ancora "ammessi" i diffusori "bookshelf", ovvero da libreria, da inserire appunto vicino ai libri (anche se pesavano 20 chili come le AR 3a).
Il lancio del CD
Stessa storia o quasi con il passaggio dall'LP al CD. Qui i canali rimanevano due e la ricostruzione spaziale non variava. Quello che cambiava era (teoricamente) la qualità, grazie alla dinamica a cui poteva arrivare il nuovo supporto. L'impegno richiesto agli utenti era molto inferiore, bastava aggiungere un nuovo lettore.
Per iniziare veramente la distribuzione le case discografiche ci hanno però pensato sopra un po', non tutti i titoli, anzi molto pochi, uscivano anche nel nuovo formato, e i negozianti di dischi non sapevano bene dove esporli. Addirittura la allora principale catena italiana, Dischi Ricordi, li chiudeva dentro sportelli di vetro, dove venivano estratti solo dietro attento controllo dei commessi. Già rubavano gli ingombranti LP, figuriamoci quei dischetti, che oltretutto costavano persino di più. Poi hanno seguito una strada logica, abbassamento di prezzo dei lettori, abbassamento di prezzo dei CD (ma sempre un qualcosa in più dell'LP), campagne pubblicitarie continue che magnificavano "la perfezione del suono digitale" (ahi ahi) supportate acriticamente dalle riviste specializzate, e nuovi titoli che uscivano in tirature sempre più ampie su CD, a cominciare dai CD dei Dire Straits, che stavano allora diventando i numero uno. Per poi ridurre velocemente le uscite su LP appena il numero di lettori venduti è diventato sufficientemente ampio. Anche se, un'alternativa economica rimaneva, era la musicassetta.
Chi non mostra non vende
Con il SACD (non parliamo del DVD-Audio) il salto tecnologico era simile: maggiore qualità e eventualmente anche maggior numero di canali e maggiore realismo. nel primo caso bastava cambiare il lettore, nel secondo tutto l'impianto (vedi il post precedente). C'era anche più compatibilità sia all'indietro (i SACD ibridi leggibili su qualsiasi lettore CD) sia in avanti (i lettori SACD che potevano leggere anche i CD).
Seguendo lo stesso approccio del salto a CD l'esito dell'operazione sarebbe stato scontato, a parte solo l'intralcio del doppio standard. Che però in qualche modo si sarebbe risolto, come avvenuto in precedenza tra Betamax e VHS.
Ma non è andata così. C'è stata una differenza, una sola ma non da poco: la mancanza di titoli, che è continuata per tutto il decennio e che ha condannato il nuovo formato alla irrilevanza e alla clandestinità rispetto al mercato di massa. Assieme ad altri motivi (si può leggere qui una storia più dettagliata) ma questo, ricordando la fortunata affermazione del vinile stereo, appare il motivo principale. Ad uccidere il SACD sono state soprattutto le majors, che evidentemente non ci credevano, a torto o a ragione. Persino la Sony, che pure era uno dei due owner del formato, non lo ha mai spinto. Violando le due principali regole della vendita, vale a dire che bisogna creare un bisogno e poi anche riempire lo scaffale.
Per completare questa breve analisi in più puntate rimane quindi da verificare se veramente non si muove nulla nella offerta di software multicanale o se è prevedibile che qualcosa si muova in futuro. E se mai vedremo una transizione come quella dal mono allo stereo, che pure non è durata poco, 10 anni o qualcosa di più.
La maggioranza lo vede anzi come una minaccia, forse un complotto delle case discografiche, in combutta con i fornitori di hardware, per costringerli a cambiare l'impianto o a comprare per la quarta volta The Dark Side Of The Moon.
La produzione discografica in multicanale
Cosa sarebbe successo se alla fine deglii anni '50, quando è stato lanciato il microsolco LP Stereo, le case discografiche avessero continuato a pubblicare la maggior parte dei dischi, e tutti o quasi quelli dei musicisti più noti, ancora in mono? E avessero perseverato negli anni successivi?
Semplice, quello che è successo negli "anni zero" con il Super Audio CD (o SACD) in formato multicanale, nessuno se ne sarebbe accorto e la stereofonia sarebbe rimasta una curiosità per super appassionati un po' originali.
Invece dalla seconda metà degli anni '50 gli studi di registrazione sono stati ristrutturati per riprendere le esecuzioni in stereo, i master sono stati prodotti in stereo e, iniziando dai dischi rivolti ad un pubblico più esigente (classica e jazz) e proseguendo dai primi anni '60 anche con la musica leggera, gli LP sono stati prodotti sia in Mono sia in Stereo. Fino a sospendere la produzione in mono alla fine del decennio, almeno per gli LP, lasciandola ancora per poco solo per i 45 giri.
E' logico che chi comprava un LP di Frank Sinatra o dei Beatles e vedeva che era disponibile anche con la scritta "Stereo" sentiva che gli mancava qualcosa, e si poneva l'obiettivo di acquistare prima o poi un apparato riproduttore stereo. Che era magari un Lesaphone Vertical come quello che acquistò mio padre, non propriamente un impianto Hi-Fi, ma aveva due casse e un amplificatore a due canali e in qualche modo si poteva definire stereo, e aveva ancora un prezzo accessibile.
Segno che ormai (eravamo alla fine degli anni '60) un mercato era stato creato, mercato che sarebbe poi esploso con gli impianti giapponesi dai primi anni '70, con l'alta fedeltà che diventava un prodotto di massa, un oggetto da avere in ogni casa, con le "catene" di componenti separati di un solo produttore giapponese, o con gli impianti composti da componenti specializzati per gli appassionati più esperti (o che più avevano più fiducia nelle riviste e nei negozianti). Ma che partivano da livelli abbastanza accessibili, grazie a modelli entry level che i principali produttori avevano comunque in catalogo, come l'amplificatore Marantz 1030, o il giradischi Thorens TD-165, o le casse AR7.
Un cambio di impianto totale, dalla grossa radio con giradischi incorporato sulla parte superiore, o dalla fonovaligia (i due apparecchi mono più diffusi) si passava ad impianti a componenti separati, da installare opportunamente in ambiente, anche se all'epoca erano ancora "ammessi" i diffusori "bookshelf", ovvero da libreria, da inserire appunto vicino ai libri (anche se pesavano 20 chili come le AR 3a).
Il lancio del CD
Stessa storia o quasi con il passaggio dall'LP al CD. Qui i canali rimanevano due e la ricostruzione spaziale non variava. Quello che cambiava era (teoricamente) la qualità, grazie alla dinamica a cui poteva arrivare il nuovo supporto. L'impegno richiesto agli utenti era molto inferiore, bastava aggiungere un nuovo lettore.
Per iniziare veramente la distribuzione le case discografiche ci hanno però pensato sopra un po', non tutti i titoli, anzi molto pochi, uscivano anche nel nuovo formato, e i negozianti di dischi non sapevano bene dove esporli. Addirittura la allora principale catena italiana, Dischi Ricordi, li chiudeva dentro sportelli di vetro, dove venivano estratti solo dietro attento controllo dei commessi. Già rubavano gli ingombranti LP, figuriamoci quei dischetti, che oltretutto costavano persino di più. Poi hanno seguito una strada logica, abbassamento di prezzo dei lettori, abbassamento di prezzo dei CD (ma sempre un qualcosa in più dell'LP), campagne pubblicitarie continue che magnificavano "la perfezione del suono digitale" (ahi ahi) supportate acriticamente dalle riviste specializzate, e nuovi titoli che uscivano in tirature sempre più ampie su CD, a cominciare dai CD dei Dire Straits, che stavano allora diventando i numero uno. Per poi ridurre velocemente le uscite su LP appena il numero di lettori venduti è diventato sufficientemente ampio. Anche se, un'alternativa economica rimaneva, era la musicassetta.
Chi non mostra non vende
Con il SACD (non parliamo del DVD-Audio) il salto tecnologico era simile: maggiore qualità e eventualmente anche maggior numero di canali e maggiore realismo. nel primo caso bastava cambiare il lettore, nel secondo tutto l'impianto (vedi il post precedente). C'era anche più compatibilità sia all'indietro (i SACD ibridi leggibili su qualsiasi lettore CD) sia in avanti (i lettori SACD che potevano leggere anche i CD).
Seguendo lo stesso approccio del salto a CD l'esito dell'operazione sarebbe stato scontato, a parte solo l'intralcio del doppio standard. Che però in qualche modo si sarebbe risolto, come avvenuto in precedenza tra Betamax e VHS.
Ma non è andata così. C'è stata una differenza, una sola ma non da poco: la mancanza di titoli, che è continuata per tutto il decennio e che ha condannato il nuovo formato alla irrilevanza e alla clandestinità rispetto al mercato di massa. Assieme ad altri motivi (si può leggere qui una storia più dettagliata) ma questo, ricordando la fortunata affermazione del vinile stereo, appare il motivo principale. Ad uccidere il SACD sono state soprattutto le majors, che evidentemente non ci credevano, a torto o a ragione. Persino la Sony, che pure era uno dei due owner del formato, non lo ha mai spinto. Violando le due principali regole della vendita, vale a dire che bisogna creare un bisogno e poi anche riempire lo scaffale.
Per completare questa breve analisi in più puntate rimane quindi da verificare se veramente non si muove nulla nella offerta di software multicanale o se è prevedibile che qualcosa si muova in futuro. E se mai vedremo una transizione come quella dal mono allo stereo, che pure non è durata poco, 10 anni o qualcosa di più.
domenica 25 luglio 2010
Il multicanale in pratica
Prima di proseguire con l'analisi del materiale software disponibile in multicanale e sui piani delle majors per il lancio di questo formato, è il caso di farsi una idea su cosa è necessario, in termini di componenti,spazi, installazione, e impegno economico, per dotarsi di un impianto multicanale audio. Anche perché nel precedente post avevo fatto un paio di cifre per posizionare almeno sotto questo aspetto un impianto "surround". Ci aiutiamo con alcuni esempi, senza alcuna pretesa di fornire una analisi esaustiva delle varie alternative, ma cercando di comporre soltanto: un impianto di fascia medio-alta, completamente audio, uno di fascia media, ed uno economico. I componenti come sempre si suddividono in 3 categorie, lettore, amplificazione, diffusione sonora. Solo che qui, invece che 1+1+2 componenti, ne servono parecchi di più.
Le casse
Cominciamo dai sistemi di altoparlanti, ovvero dalle casse. Se il multicanale è 5+1 evidentemente ne servono 6. Una di queste, il canale centrale, deve essere un diffusore specializzato per questo scopo, mentre gli altri, subwoofer, laterali e frontali, sono normali componenti audio, anche se alcuni produttori hanno linee specializzate per diffusori multicanale, ovviamente per l'home theater (HT) o home cinema, come spesso si definisce ora.
Dovendo scegliere un produttore per il nostro esempio non ci sforziamo troppo e andiamo a vedere l'offerta del principale produttore mondiale di diffusori di qualità, la casa inglese Bowers & Wilkins (B&W). Nella sua serie di livello più alto, la serie 800, si trova tutto quello che serve:
- due diffusori frontali: con gli 804D a torre siamo già a un livello molto alto
- due sistemi laterali: gli 805D da supporto
- un subwoofer della stessa serie, ovviamente attivo: DB1
- un canale centrale, nella gamma fornitissima della casa inglese ovviamente c'è: si chiama HTM 2D
Facciamo due conti (i prezzi sono quelli riportati nel sito del distributore italiano):
Siamo effettivamente a livelli piuttosto elevati, sia come qualità sia come costo. B&W ha anche una serie famosa per il rapporto qualità prezzo, che utilizza buona parte della tecnologia della raffinata gamma superiore, è la serie CM. Anche qui c'è tutto ma si scende parecchio come impegno economico:
Un impianto "economico"
Siamo quindi arrivati a livelli più terreni, anche se si tratta sempre di cifre importanti. Per spendere ancora meno è giocoforza rivolgersi a receiver audio / video con amplificazione in classe D. Ne esistono molti, anche di prezzo sorprendentemente basso, grazie alla produzione in grande serie, come alcuni modelli Marantz sotto ai 500 €. Volendo rimanere su un livello di qualità (attesa) presumibilmente più elevato, facciamo riferimento, sempre come esempio, ai modelli di un'altra casa giapponese che è uno dei principali player del settore, la Onkyo. Il modello PR-SC5507 ha tutto, anche parecchie cose che non servono o si escludono a vicenda (è una caratteristica comune alla grande maggioranza dei receiver) e costa 1700 €.
Le casse
Cominciamo dai sistemi di altoparlanti, ovvero dalle casse. Se il multicanale è 5+1 evidentemente ne servono 6. Una di queste, il canale centrale, deve essere un diffusore specializzato per questo scopo, mentre gli altri, subwoofer, laterali e frontali, sono normali componenti audio, anche se alcuni produttori hanno linee specializzate per diffusori multicanale, ovviamente per l'home theater (HT) o home cinema, come spesso si definisce ora.
Dovendo scegliere un produttore per il nostro esempio non ci sforziamo troppo e andiamo a vedere l'offerta del principale produttore mondiale di diffusori di qualità, la casa inglese Bowers & Wilkins (B&W). Nella sua serie di livello più alto, la serie 800, si trova tutto quello che serve:
- due diffusori frontali: con gli 804D a torre siamo già a un livello molto alto
- due sistemi laterali: gli 805D da supporto
- un subwoofer della stessa serie, ovviamente attivo: DB1
- un canale centrale, nella gamma fornitissima della casa inglese ovviamente c'è: si chiama HTM 2D
Facciamo due conti (i prezzi sono quelli riportati nel sito del distributore italiano):
B&W 804D | 7.000 |
B&W 805D | 4.500 |
B&W HTM2 D | 4.700 |
B&W DB1 | 4.250 |
Totale | 20.450 |
Siamo effettivamente a livelli piuttosto elevati, sia come qualità sia come costo. B&W ha anche una serie famosa per il rapporto qualità prezzo, che utilizza buona parte della tecnologia della raffinata gamma superiore, è la serie CM. Anche qui c'è tutto ma si scende parecchio come impegno economico:
Frontali x 2 | B&W CM7 | 1.600 |
Laterali x 2 | B&W CM1 | 800 |
Centrale | B&W CM Centre 2 | 990 |
Subwoofer | B&W ASW 10CM | 1.350 |
Totale | 4.740 |
B&W ha anche una terza serie con la quale, a fronte di soluzioni tecniche più semplici, si può scendere ancora di prezzo, è la serie 600:
Frontali x 2 | B&W 684 | 990 |
Laterali x 2 | B&W 685 | 590 |
Centrale | B&W HTM62 | 390 |
Subwoofer | B&W ASW 610 | 600 |
Totale | 2.570 |
L'amplificazione
Il punto centrale dell'impianto multicanale è l'amplificazione. Perché in questo caso deve essere realizzata con sistemi progettati specificatamente per il multicanale, non si possono usare senza limitazioni componenti pensati per lo stereo. Il motivo banale risiede nella necessità di avere un unico comando di volume per tutti e 6 gli altoparlanti. In più, saranno necessari altri comandi per bilanciare opportunamente tra loro le varie sezioni, così come è possibile fare, ad esempio, con un normale sistema car audio (che è un sistema multicanale, a 4 o 4+1 canali) con il comando fader per i canali anteriori e posteriori.
Un preamplificatore multicanale audio
Ai tempi in cui l'industria dell'hardware credeva ancora in qualche successo del DVD-Audio o del SACD sono stati timidamente prodotti, in piccola serie e da case di un certo livello, componenti solo audio per multicanale. Non ne rimangono molti in produzione. Limitandoci in questa breve rassegna soltanto ad esempi, come abbiamo premesso, e non puntando ad una specie di rassegna, destinata fatalmente a rapida obsolescenza, ne citiamo solo uno, lo Electrocompaniet EC-4.9. La Electrocompaniet è una nota casa scandinava (norvegese) che esiste da decenni e gode di un'ottima reputazione, con una limitata ma ben focalizzata offerta di elettroniche di fascia medio-alta. Tra queste appunto è tuttora presente questo pre a 6 canali, con input analogici (il decoder deve quindi essere quello del lettore), e che può pilotare gli amplificatori finali che a loro volta guideranno le 5 casse acustiche (il subwoofer solitamente è attivo, e quindi ha un suo proprio ampli integrato).
La decodifica dell'audio multicanale
Rimane da individuare un lettore multicanale all'altezza, ma prima occorre una premessa riguardo all'audio multicanale. Che è codificato con vari sistemi, e anche solitamente compresso, nel caso di audio multicanale associato ad un video.
Un preamplificatore multicanale audio
Ai tempi in cui l'industria dell'hardware credeva ancora in qualche successo del DVD-Audio o del SACD sono stati timidamente prodotti, in piccola serie e da case di un certo livello, componenti solo audio per multicanale. Non ne rimangono molti in produzione. Limitandoci in questa breve rassegna soltanto ad esempi, come abbiamo premesso, e non puntando ad una specie di rassegna, destinata fatalmente a rapida obsolescenza, ne citiamo solo uno, lo Electrocompaniet EC-4.9. La Electrocompaniet è una nota casa scandinava (norvegese) che esiste da decenni e gode di un'ottima reputazione, con una limitata ma ben focalizzata offerta di elettroniche di fascia medio-alta. Tra queste appunto è tuttora presente questo pre a 6 canali, con input analogici (il decoder deve quindi essere quello del lettore), e che può pilotare gli amplificatori finali che a loro volta guideranno le 5 casse acustiche (il subwoofer solitamente è attivo, e quindi ha un suo proprio ampli integrato).
Electrocompaniet produce ovviamente anche finali, e in particolare due modelli pensati proprio per questo scopo, e specificatamente un sistema a 2 canali (per i frontali) e uno a 3 canali (per il centrale e i laterali-posteriori). Potrebbero essere ovviamente usati amplificatori finali di qualsiasi altro produttore, anche a valvole se è preferita questa tecnoogia (gli Electrocompaniet sono a stato solido) ma volendo continuare con il nostro esempio adottiamo virtualmente senz'altro i modelli della casa norvegese, che sono sicuramente compatibili e allineati come prestazioni. Ecco quindi il conto del sistema di amplificazione:
Pre
|
Electrocompaniet EC 4.9
|
6.300
|
Finale 2 canali
|
Electrocompaniet 2x120-M
|
4.000
|
Finale 3 canali
|
Electrocompaniet 3x120-M
|
5.000
|
Totale
|
15.300
|
La decodifica dell'audio multicanale
Rimane da individuare un lettore multicanale all'altezza, ma prima occorre una premessa riguardo all'audio multicanale. Che è codificato con vari sistemi, e anche solitamente compresso, nel caso di audio multicanale associato ad un video.
Non mi soffermo qui sui vari sistemi di codifica multicanale, si possono trovare molte risorse in Internet che ne parlano diffusamente. Ricordo solo che i due sistemi principali sono il Dolby Digital e il DTS 5+1, e che ciascuno dei due competitor ha proposto in anni recenti anche una versione con audio non compresso e in alta definizione, Dolby TrueHD per Dolby e DTS-HD Master Audio per Digital Theater System. Da segnalare anche il sistema di codifica Advanced Resolution Surround Sound usato a suo tempo per il DVD-Audio e standard per questo formato (che quindi richiede lettori multiformato compatibili DVD-A).
Il lettore multiformato
Electrocompaniet produce anche un lettore multiformato, il modello EMP-1/M, che però non supporta il formato Blu Ray (e costa 7.000 €) quindi selezioniamo un modello della Denon, casa giapponese con una ampia e apprezzata produzione di multicanale e HT di fascia alta, recentemente provato con esiti molto soddisfacenti dalla rivista italiana Audio Review, il modello DVD-A1UD, che costa 5.550 €.
Un impianto di fascia medio-alta
Possiamo quindi tirare le somme e comporre il nostro impianto multicanale audio, con i componenti che abbiamo commentato in precedenza.
42.600 € può sembrare una cifra spropositata per un impianto per ascoltare la musica (e senz'altro lo è sino a quando la musica prodotta in multicanale è in quantità così ridotta) ma questo tipo di valutazione è sempre un fatto di priorità. Come notano spesso i recensori delle riviste, l'acquisto di un SUV o di una berlina tedesca di grossa cilindrata richiede 60 o 70 mila €, e questa scelta non suscita alcuna riprovazione sociale o crisi familiare con la moglie dell'audiofilo. Il quale potrebbe invece comprare una Panda, che fa la stessa funzione delle auto citate prima, anzi è anche più comoda in città (se l'uso è solo o quasi per il percorso casa-ufficio con una persona a bordo) risparmiando l'importo necessario per questo impianto o anche per uno superiore (considerando i costi di esercizio delle auto).
Si può comunque scendere di molto rinunciando ai costosi sistemi della serie 800 e utilizzando i diffusori della serie CM, noti per il loro eccellente rapporto qualità / prezzo. Si potrebbe dire che l'impianto a questo punto è sbilanciato, che la qualità non è allineata alla amplificazione Electrocompaniet, ma penso che sarebbe comunque un impianto molto soddisfacente, anche considerando che i diffusori sono ben sei.
Ecco quindi l'impianto da 25.000 € circa a cui accennavo nel post precedente.
Per scendere ancora non resta che ricorrere ad elettroniche appartenenti a sistemi audio/video, prodotte in maggiore quantità e quindi di costo inferiore.
Una alternativa: elettroniche A/V di serie
I sistemi HT hanno un mercato piuttosto esteso e sono prodotti in grande serie, quindi con costi ridotti, e includono una completa sezione per l'ascolto dell'audio multicanale associato ai contenuti video. Perché non fare ricorso alle elettroniche di questa categoria per assemblare un impianto di costo più accessibile?
Un primo motivo è rappresentato dall'amplificazione di potenza. Dovendo inserire 5 o 7 o addirittura 9 canali in un solo contenitore i produttori fanno ricorso infatti, per gli amplificatori integrati multicanale A/V all'amplificazione in classe D. E' una tecnologia di amplificazioni "a commutazione" (non è il caso di approfondire qui come funziona) che esiste da diversi anni e che ha trovato una sua vasta applicazione proprio qui, perché consente una forte riduzione delle dimensioni rispetto agli amplificatori tradizionali in classe A o AB.
Non godono però di una grande considerazione tra gli audiofili, nonostante i miglioramenti dichiarati dai costruttori per le nuove realizzazioni. Non ho conoscenza di prove di ascolto per una verifica nei fatti di questa specie di assioma, ma empiricamente si può considerare che, se avessero prestazioni all'ascolto uguali o superiori agli amplificatori tradizionali, questi ultimi sarebbero ormai spariti. Perché costano molto meno e occupano molto meno spazio.
Un pre multicanale audio / video
E' possibile però eliminare questo dubbio utilizzando un preamplificatore audio/video e collegandolo a finali tradizionali. Scegliendo per esempio nella produzione di un altro fornitore ben noto per l'ottimo rapporto qualità / prezzo, la Rotel. Il modello RSP 1570 può gestire gli amplificatori finali necessari per l'audio multicanale, e include anche una completa sezione di decodifica, che supporta tutti i più recenti formati, inclusi il TrueHD e il DTS-HD (ma non il 5+1 del DVD-Audio, a quanto sembra). In più ha una serie di ingressi video che possono consentire di collegare all'audio multicanale più sorgenti (ad esempio il decoder da satellite e il digitale terrestre, oltre al lettore DVD-BD). Una funzione che non può essere fornita da un pre MC audio come l'Electrompaniet EC-9, che può funzionare anche per sonorizzare contenuti video, ma solo con il lettore DVD o Blu Ray Disc.
Un impianto multicanale medio
Utilizzando quindi questo componente si può comporre un impianto di costo medio (sempre relativamente all'impegno richiesto dal multicanale). Sfruttando anche il fatto che la sezione di decodifica è inclusa nel pre e quindi non è necessario un lettore di classe molto alta. E' sufficiente un lettore "budget" come l'Oppo BD80 che, in più, contiene anche la decodifica per SACD e DVD-Audio e quindi integra le funzionalità dell'RSP-1570. Sulla differenza di qualità dei decoder non posso esprimermi ma, si spera che in considerazione del prezzo (l'RSP-1570 costa 1.700 € e l'Oppo 400 circa) la qualità dei processori del pre sia almeno pari se non superiore a quella dell'Oppo.
Per gli amplificatori finali si potrebbe ricorrere a qualsiasi fornitore ma, anche in questo caso, restiamo per coerenza in casa Rotel, che ha a listino alcuni amplificatori stereo tradizionali adatti allo scopo:
- il modello RB-1552 stereo (ne servono 2, per gli altoparlanti frontali e surround) (120W)
- il modello RB-06 configurato in mono a ponte per il canale centrale (2x70W)
Il tutto ha un prezzo complessivo di 3.850 € ca. (1700+850+850+450).
Ecco quindi l'esempio di impianto multicanale medio. Non è un multicanale audio puro ma, considerando che le differenze tra i pre non sono mai così eclatanti, non penso che si tratti di una riduzione significativa. Anche per i cavi ho considerato qualcosa in meno tenendo conto della connessione digitale tra lettore e pre.
Il lettore multiformato
Electrocompaniet produce anche un lettore multiformato, il modello EMP-1/M, che però non supporta il formato Blu Ray (e costa 7.000 €) quindi selezioniamo un modello della Denon, casa giapponese con una ampia e apprezzata produzione di multicanale e HT di fascia alta, recentemente provato con esiti molto soddisfacenti dalla rivista italiana Audio Review, il modello DVD-A1UD, che costa 5.550 €.
Un impianto di fascia medio-alta
Possiamo quindi tirare le somme e comporre il nostro impianto multicanale audio, con i componenti che abbiamo commentato in precedenza.
Lettore | Denon DVD-A1UD | 5.500 |
Amplificazione | Electrocompaniet | 15.300 |
Diffusori | B&W serie 800 | 20.450 |
Cavi | (stima) | 1.350 |
Totale | 42.600 |
42.600 € può sembrare una cifra spropositata per un impianto per ascoltare la musica (e senz'altro lo è sino a quando la musica prodotta in multicanale è in quantità così ridotta) ma questo tipo di valutazione è sempre un fatto di priorità. Come notano spesso i recensori delle riviste, l'acquisto di un SUV o di una berlina tedesca di grossa cilindrata richiede 60 o 70 mila €, e questa scelta non suscita alcuna riprovazione sociale o crisi familiare con la moglie dell'audiofilo. Il quale potrebbe invece comprare una Panda, che fa la stessa funzione delle auto citate prima, anzi è anche più comoda in città (se l'uso è solo o quasi per il percorso casa-ufficio con una persona a bordo) risparmiando l'importo necessario per questo impianto o anche per uno superiore (considerando i costi di esercizio delle auto).
Si può comunque scendere di molto rinunciando ai costosi sistemi della serie 800 e utilizzando i diffusori della serie CM, noti per il loro eccellente rapporto qualità / prezzo. Si potrebbe dire che l'impianto a questo punto è sbilanciato, che la qualità non è allineata alla amplificazione Electrocompaniet, ma penso che sarebbe comunque un impianto molto soddisfacente, anche considerando che i diffusori sono ben sei.
Ecco quindi l'impianto da 25.000 € circa a cui accennavo nel post precedente.
Lettore | Denon DVD-A1UD | 5.500 |
Amplificazione | Electrocompaniet | 15.300 |
Diffusori | B&W serie CM | 4.740 |
Cavi | (stima) | 1.350 |
Totale | 26.890 |
Per scendere ancora non resta che ricorrere ad elettroniche appartenenti a sistemi audio/video, prodotte in maggiore quantità e quindi di costo inferiore.
Una alternativa: elettroniche A/V di serie
I sistemi HT hanno un mercato piuttosto esteso e sono prodotti in grande serie, quindi con costi ridotti, e includono una completa sezione per l'ascolto dell'audio multicanale associato ai contenuti video. Perché non fare ricorso alle elettroniche di questa categoria per assemblare un impianto di costo più accessibile?
Un primo motivo è rappresentato dall'amplificazione di potenza. Dovendo inserire 5 o 7 o addirittura 9 canali in un solo contenitore i produttori fanno ricorso infatti, per gli amplificatori integrati multicanale A/V all'amplificazione in classe D. E' una tecnologia di amplificazioni "a commutazione" (non è il caso di approfondire qui come funziona) che esiste da diversi anni e che ha trovato una sua vasta applicazione proprio qui, perché consente una forte riduzione delle dimensioni rispetto agli amplificatori tradizionali in classe A o AB.
Non godono però di una grande considerazione tra gli audiofili, nonostante i miglioramenti dichiarati dai costruttori per le nuove realizzazioni. Non ho conoscenza di prove di ascolto per una verifica nei fatti di questa specie di assioma, ma empiricamente si può considerare che, se avessero prestazioni all'ascolto uguali o superiori agli amplificatori tradizionali, questi ultimi sarebbero ormai spariti. Perché costano molto meno e occupano molto meno spazio.
Un pre multicanale audio / video
E' possibile però eliminare questo dubbio utilizzando un preamplificatore audio/video e collegandolo a finali tradizionali. Scegliendo per esempio nella produzione di un altro fornitore ben noto per l'ottimo rapporto qualità / prezzo, la Rotel. Il modello RSP 1570 può gestire gli amplificatori finali necessari per l'audio multicanale, e include anche una completa sezione di decodifica, che supporta tutti i più recenti formati, inclusi il TrueHD e il DTS-HD (ma non il 5+1 del DVD-Audio, a quanto sembra). In più ha una serie di ingressi video che possono consentire di collegare all'audio multicanale più sorgenti (ad esempio il decoder da satellite e il digitale terrestre, oltre al lettore DVD-BD). Una funzione che non può essere fornita da un pre MC audio come l'Electrompaniet EC-9, che può funzionare anche per sonorizzare contenuti video, ma solo con il lettore DVD o Blu Ray Disc.
Un impianto multicanale medio
Utilizzando quindi questo componente si può comporre un impianto di costo medio (sempre relativamente all'impegno richiesto dal multicanale). Sfruttando anche il fatto che la sezione di decodifica è inclusa nel pre e quindi non è necessario un lettore di classe molto alta. E' sufficiente un lettore "budget" come l'Oppo BD80 che, in più, contiene anche la decodifica per SACD e DVD-Audio e quindi integra le funzionalità dell'RSP-1570. Sulla differenza di qualità dei decoder non posso esprimermi ma, si spera che in considerazione del prezzo (l'RSP-1570 costa 1.700 € e l'Oppo 400 circa) la qualità dei processori del pre sia almeno pari se non superiore a quella dell'Oppo.
Per gli amplificatori finali si potrebbe ricorrere a qualsiasi fornitore ma, anche in questo caso, restiamo per coerenza in casa Rotel, che ha a listino alcuni amplificatori stereo tradizionali adatti allo scopo:
- il modello RB-1552 stereo (ne servono 2, per gli altoparlanti frontali e surround) (120W)
- il modello RB-06 configurato in mono a ponte per il canale centrale (2x70W)
Il tutto ha un prezzo complessivo di 3.850 € ca. (1700+850+850+450).
Ecco quindi l'esempio di impianto multicanale medio. Non è un multicanale audio puro ma, considerando che le differenze tra i pre non sono mai così eclatanti, non penso che si tratti di una riduzione significativa. Anche per i cavi ho considerato qualcosa in meno tenendo conto della connessione digitale tra lettore e pre.
Lettore | Oppo BD80 | 400 |
Amplificazione | Rotel | 3.850 |
Diffusori | B&W serie CM | 4.740 |
Cavi | (stima) | 900 |
Totale | 9.890 |
Un impianto "economico"
Siamo quindi arrivati a livelli più terreni, anche se si tratta sempre di cifre importanti. Per spendere ancora meno è giocoforza rivolgersi a receiver audio / video con amplificazione in classe D. Ne esistono molti, anche di prezzo sorprendentemente basso, grazie alla produzione in grande serie, come alcuni modelli Marantz sotto ai 500 €. Volendo rimanere su un livello di qualità (attesa) presumibilmente più elevato, facciamo riferimento, sempre come esempio, ai modelli di un'altra casa giapponese che è uno dei principali player del settore, la Onkyo. Il modello PR-SC5507 ha tutto, anche parecchie cose che non servono o si escludono a vicenda (è una caratteristica comune alla grande maggioranza dei receiver) e costa 1700 €.
Un impianto economico nell'ordine dei 5000 €, come anticipato nel post precedente, potrebbe essere quindi composto da:
Lettore | Oppo BD80 | 400 |
Amplificazione | Onkyo PR-SC5507 | 1.700 |
Diffusori | B&W serie 600 | 2.570 |
Cavi | (stima) | 900 |
Totale | 5.570 |
In sintesi
Con la stessa cifra dei tre impianti esemplificativi discussi, ma per un impianto stereo, si può arrivare ad un impianto di livello superiore. Anche con l'uso solo stereo questi impianti esemplificativi dovrebbero però rimanere ad un livello qualitativo molto elevato o comunque non penalizzante. Da considerare l'installazione e l'ambiente necessario (serve una stanza di discrete dimensioni, es. 4x5,5 o superiori).
Confermo quindi le 4 domande preliminari che chiunque tratta di multicanale dovrebbe porsi e porre agli interlocutori, ricordando anche però che non deve neanche diventare, questo famoso multicanale, un aprioristico tabù:
1) sei disposto a spendere almeno 5 mila euro (meglio però ... 10 mila e ancor meglio 25 mila) per il tuo impianto?
2) hai un ambiente molto grande dove installarlo e la possibilità di sistemarvi 6 casse, ognuna con i suoi cavi da passare per tutta la stanza?
3) ascolti solo o in prevalenza musica acustica o concerti?
4) sei disposto ad acquistare musica scegliendo in base al formato invece che al contenuto, almeno fino a che il multicanale diventerà lo standard (se mai accadrà)?
(I prezzi indicati sono ricavati dai listini a luglio 2010 o dalla rivista Audio Review, possono quindi variare a seguito di sconti o aumenti decisi dai produttori)
Iscriviti a:
Post (Atom)