giovedì 23 luglio 2009

Fine di una lunga storia (la Rollei)

Finisce la lunga storia della Rollei, uno dei marchi simbolo della storia della fotografia. Franke & Heidecke, i fondatori, avevano iniziato negli anni '30 del 900 in un vero e proprio mercato di nicchia, le macchine fotografiche stereoscopiche, ma poi avevano azzeccato il modello che sarebbe diventato la Rollei per eccellenza. Si trattava della prima reflex moderna, biottica (quindi più semplice rispetto ad una reflex vera e propria) ma altrettanto efficace, a parte la limitazione dell'ottica fissa. Con una solida costruzione in metallo e ottimi obiettivi la classica Rolleiflex (e, in parallelo, la più economica Rolleicord) è stata usata per decenni dai fotografi professionisti sia per il reportage sia per servizi fotografici, vincendo nel tempo grazie anche al plus della efficiente sincronizzazione del flash. Tra i numeri uno nel mercato fotografico grazie anche alla eccellente qualità sino agli anni '60 e all'avvento delle reflex moderne, ha comunque proposto modelli interessanti anche tra le reflex monobiettivo sia 35mm sia 6x6. E poi, proprio quando sembrava ormai un marchio del passato, ha azzeccato un altro modello-tipo, la prima compatta 35mm, la Rollei 35, prototipo di un tipo di macchina fotografica che sarebbe diventata la più diffusa tra tutte dagli anni '70 in poi.

La notizia completa, da PhotoNet Forum, racconta degli ultimi vani tentativi di mantenere una piccola produzione per il mercato professionale, con in prima fila i discendenti dei fondatori (si intravede una vicenda alla Heimat) e la riduzione finale di tutta la storia Rollei al solo nome, da utilizzare sul mercato delle macchine digitali fatte in oriente per chiedere qualche euro in più agli acquirenti. Pura immagine riflessa di una lunga storia, che ha lasciato sedimenti e vaghe memorie che evidentemente ancora sono presenti nell'immaginario collettivo.

Sad news. Yesterday, the business section of the Hannoversche Allgemeine, reported that the last remaining employees of Franke & Heidecke (formerlyRollei Fototechnik) in Braunschweig have now been made redundant, Thecompany filed insolvency in February and the liquidator now sees little chanceof the company recovering, as it has as good as no assets (its premises arerented and the machinery is leased). He did, however, mention that certainparties are still interested in maintaining the production of RolleiProfessional cameras - who they are was not disclosed, nor was how they intendto operate. Good news for the 16 apprentices at the factory, they have beenpromised an opportunity to complete their apprenticeships at other companiesin the region. So, it looks like the professional segment of Rollei has nowended its long history after a brave attempt to keep it afloat by messrsFranke and Heidecke (descendants of the original founders of Rollei). Thename of Rollei continues in the marketing organisation that was spun off a fewyears ago to market Rollei-branded digitals manufactured in Asia and moved toBerlin. (23 luglio 2009)
Una piccola storia delle macchine fotografiche? La puoi leggere qui.

mercoledì 22 luglio 2009

Pirate Bay diventa buona

Leggiamo su Key4biz che:

Il nuovo proprietario di Pirate Bay Hans Pandeya, amministratore delegato della società GGF ha dichiarato: “Pirate Bay ha bisogno di un nuovo modello di business che soddisfi tutte le parti in causa: i fornitori di contenuti, gli operatori a banda larga, gli utenti e la giustizia. Chi crea e chi fornisce i contenuti deve essere pagato”. e, prima:

La Baia dei Pirati è stata acquista per circa 5,6 milioni di euro dal gruppo svedese Global Gaming Factory (GGF).

e, ancora prima:

il tribunale svedese ha condannato a un anno di prigione i quattro responsabili, infliggendo loro anche un risarcimento pari a 2,72 milioni di euro a favore dell'industria musicale e cinematografica. L’accusa è quella di pirateria.

Quindi possiamo senz'altro concludere che i quattro fondatori di Pirate Bay, oltre a riuscire (indirettamente) a far eleggere al parlamento europeo il leader del Partito dei Pirati, dai giovani svedesi, hanno fatto alla fine anche un discreto affare, precisamente un affare da 5,6 - 2,72 = 2,88 milioni di Euro, 720 mila € per ciascuno, un appartamento a Roma potranno comprarselo, a Stoccolma forse anche due. E poi, la sentenza non è ancora definitiva.
Non è chiaro invece come quelli di GFG pensino di recuperare l'investimento. A 1 Euro per canzone comincerebbero a guadagarci (break even point) dopo aver venduto 5,6 milioni di canzoni. Ipotizzando ottimisticamente costi zero. Per un raffronto, l'intero mercato italiano 2008 del downlooad digitale (dati FIMI - Deloitte) è pari a 7 milioni di € = ca. 7 milioni di canzoni.
Certo, l'Italia è indietro sul download digitale (ma molto avanti sul P2P illegale) ma è un paese di 60 milioni di abitanti, mentre gli svedesi sono 9 milioni.
Probabilmente cercheranno di vendere spazi pubblicitari agli ignari visitatori ancora alla ricerca di musica gratis (per un po'). Quanto a trasformare un marchio famoso per la musica gratis in un posto dove si paga ... come dice lo stesso AD, si tratta di conciliare le esigenze di chi vuole farsi pagare con quelle di chi non vuole pagare. L'analoga iniziativa USA di Napster 2.0 non è stata un successo. Vivacchia perché fa parte di un gruppo, ma non è leader del settore.
Si sospetta che dietro ci siano le solite majors che finanziano chi libera la rete da pericolosi siti P2P ma ne dubito, non hanno più margini per queste operazioni.

Sicuramente quelli di GFG hanno dei finanziatori molto fiduciosi sulla musica in Internet come generatore di profitti e sul valore nel tempo dei marchi nel mondo Internet. Due elementi non sempre confermati dalla realtà.

giovedì 16 luglio 2009

Il CD è in omaggio

Agli inizi degli anni '80 il CD era qualcosa di prezioso. Prometteva "la perfezione del suono digitale" (pubblicità Philips) e costava più dell'obsoleto LP, con la sua testina che sfregava anacronisticamente contro il vinile nei (micro) solchi. Nella famosa (allora) catena di discoteche Ricordi, non avendo ancora espositori adatti, i CD li tenevano addirittura sotto chiave, in armadi con antine di vetro, per scongiurare il furto dei costosi dischetti (rubavano persino gli LP nascondendoli nei cappotti e negli eskimo, non avevano poi tutti i torti, a dire la verità).

Chi poteva mai prevedere che proprio la stessa Philips, con la mossa di mettere sul mercato il masterizzatore come componente "commodity" (dal prezzo calante velocemente, cioè), beninteso dopo aver abbandonato il mercato discografico cedendo la sua etichetta, avrebbe innescato una spirale interminabile di svalorizzazione del povero CD.
Che è arrivato infine al valore percepito ... zero. Apripista della nuova tendenza è la casa discografica Nonesuch per l'ultimo disco dei Wilco (che si chiama semplicemente The Album), un ottimo gruppo rock USA. E' disponibile in CD, d'accordo. Ma è disponibile anche in una bella versione in vinile da 180 grammi e in questo caso, per comodità dei compratori (per esempio per sentirlo in auto) è incluso gratuitamente lo stesso disco in formato CD. I prezzi? Tredici dollari (12,99) il CD e 20 dollari l'LP.

Così recita l'annuncio:

An audiophile, 180-gram vinyl pressing of Wilco (the album). This first edition pressing is manufactured in Germany and boasts a gate-fold cover. As a bonus, each vinyl copy also includes a copy of the album on CD. Side A: Wilco (the song) / Deeper Down / One Wing / Bull Black Nova / You And I / You Never Know Side B: Country Disappeared / Solitaire / I'll Fight / Sonny Feeling / Everlasting Everything

E' una mossa perfettamete logica, tenendo conto che il costo di una ulteriore copia su formato CD è di pochi centesimi, mentre il valore del grande LP si vede e si percepisce tutto. E i prezzi fotografano efficacemente i valori in campo.

Sarà alla fine l'LP il successore del CD come supporto fisico? Questo no, ma la ripresa del buon vecchio vinile continua.

mercoledì 25 marzo 2009

PrestoPRIME versus YouTube

Dalle newsletter specializzate: "Obiettivo dell'iniziativa PrestoPRIME, finanziata dall'Unione Europea e alla quale partecipano quindici partner, dall'Institut National de l'Audiovisuel francese alla Rai, con Teche e Centro Ricerche, dalla Bbc alla Orf, insieme a università ed altri enti, è trovare un linguaggio comune, uno standard internazionale, che permetta di conservare e preservare nel lungo periodo la memoria audiovisiva digitale già disponibile nelle teche degli enti radiotelevisivi europei e quella, su supporto analogico o su pellicola, che le teche stesse stanno recuperando e restaurando nei loro archivi."

Una buona notizia, apparentemente, forse il materiale audiovisivo contenuto nelle "teche" della RAI e delle altre emittenti, quando c'è e non è andato distrutto (per le trasmissioni dal vivo) e quando è già digitalizzato potrebbe diventare finalmente disponibile, invece di restare sepolto negli archivi, come ora. O messo in linea in modo frammentario o incomprensibile. Vedi su Teche RAI il materiale audio sulla storica trasmissione Alto gradimento di Arbore e Boncompagni; essendo incompleto abbiamo preso l'iniziativa di mettere in linea, quello che si trova, su Musica & Memoria (speriamo bene) anche se ovviamente parzializzato.

Il risultato è che su Google con la chiave di ricerca "alto gradimento" il primo sito è proprio Musica & Memoria .

E di Per voi giovani, ne vogliamo parlare? Nulla di nulla. Stiamo provando anche qui a mettere in linea qualcosa, con l'aiuto prezioso di volenterosi visitatori.

Leggendo invece il seguito della notizia, si ricava che possiamo anche metterci tranquilli, il progetto per ora si concentra su uno standard comune per la messa in rete dei documenti, che salvaguardi i diritti dei detentori del copyright sui materiali.

Ora, la parola standard in Europa è sempre un po' problematica, a parte la lingua, non sono standard neanche le prese della luce. Non lo vedo un percorso facile. Se poi ci aggiungiamo la paranoia della protezione dei diritti, le previsioni sui tempi diventano ancora più aleatorie.

Insomma vogliono prima riuscire a fare qualcosa del genere "determinare un insieme di regole che consentano “la generazione automatica di metadati standard che descrivono il diritto durante tutto il ciclo di vita del prodotto” e definire un modello standard di tracciamento del materiale che ne consenta l'utilizzo ripetuto, in toto o in parte, in contesti diversi da quello di origine."

Auguri. Ma non è materiale storico? Non è ormai public domain dopo 50 anni? Già puntano ai 90 anni degli USA? E, ancora, non ci hanno già pensato le case cinematografiche, Sony e Microsoft per il Blu Ray? O magari le iniziative di Chairiglione sul "copyleft" e dintorni? Devono inventare una specie di ISBN per le "teche"? Evidentemente hanno tempo da perdere, nazionalismi da coltivare, finanziamenti da raccogliere.

Nel frattempo le vere teche ci sono già. E' sempre qualcosa di anarchico, incerto, mutevole nel tempo, ma c'è. Si chiama YouTube e lì, se cerchi una registrazione di una vecchia Canzonissima o del Cantagiro, o anche qualcosa di maggiore spessore, può darsi che la trovi.

Il vero digital divide non è quello tra i vecchietti e l'ADSL, ma quello tra i detentori dei diritti e la nuova informazione globale e orizzontale di Internet.

martedì 6 gennaio 2009

Il Blu Ray nasce già vecchio?

Dopo una lunga guerra commerciale il Blu Ray Disc, sponsorizzato dalla Sony, ha avuto la meglio sul concorrente HD-DVD sponsorizzato dalla Toshiba. L'obiettivo era duplice: rimpiazzare il DVD (e quindi provocare il solito aggiornamento del parco hardware, benefica occasione ricorrente per i conti delle società di elettronica) e avere un supporto adatto per introdurre a livello di massa l'alta definizione nel video. Avendo anche qui l'opportunità di un rinnovamento del parco software (film) e di un rilancio, o un innalzamento, delle vendite nel mercato consumer.

Ora ci sono arrivati e nei negozi si trovano i lettori Blu-Ray, a un prezzo che è circa 3 volte quello di un lettore DVD buono (e anche sei volte quello di un entry-level) e qualche sorpresa tecnologica per i primi entusiasti acquirenti, come il tempo di attesa veramente lungo (stile PC), nei primi modelli in commercio, tra l'inserimento del dischetto e la comparsa del menù sullo schermo del televisore.

Tutta la giustificazione tecnologica del Blu Ray disc, come di tutti gli altri supporti a disco ottico che lo hanno preceduto, è la possibilità di archiviare grandi quantità di dati digitali (come quelle richieste per il video ad alta definizione), con un costo minore rispetto alle memorie a stato solido o a disco fisso.

Il fatto è che nel frattempo le memorie a stato solido, ormai da anni disponibili in formato rimovibile con vari fomati (tipo Secur Data SanDisk o simili) sono in continua diminuzione di prezzo da anni, così come le memorie su hard-disk.

Vediamo i prezzi a gennaio 2009 (fonte: Kelkoo): - Blu ray 25GB 2x non riscrivibile: 10-12 € - Blu Ray 25GB 2x riscrivibile: 14-20 € - Memoria Secure Digital 1GB riscrivibile: 2,5 - 3 € - Memoria Secure Digital 8GB riscrivibile: 12 - 15 € - Memoria Secure Digital 16GB riscrivibile: 25-30 € - Memoria Secure Digital 32GB riscrivibile: 100 € (i lettori Blu-Ray sono ancora intorno a 300-400 €)

Da notare che: a) i dischi hanno ancora tempi di scrittura estremamente lenti (2x) mentre le schede di memoria sono molto più veloci (anche quelle non speciali); b) abbiamo messo per confronto il prezzo anche di una scheda da 1GB, che era di ca. 10 € fino a un paio di anni fa, e si è ridotta a un quarto; c) per un film ad alta definizione non sono necessari per forza 25 GB, con varie tecniche di compressione lossless (senza perdita di qualità) si può archiviare il film su memorie di capacità inferiore; d) vista la praticità di gestione delle schede e l'accesso immediato un film si può anche sudividere su due schede a prezzo inferiore (es. primo e secondo tempo); e) la scheda di memoria è unversale, e può essere usata per la visione del film anche su un PC, un notebook o addirittura su un telefonino.

In sintesi le schede costano di più, ma il trend di discesa dei prezzi è probabilmente più veloce, perché il mercato è più vasto. E' probabile quindi che si arrivi in breve a un pareggio dei costi a parità di funzionalità.

E a quel punto diventerà discriminante il fondamentale vantaggio delle memorie su scheda: la minore complessità e la maggiore affidabilità. Chiunque utilizza un DVD (o un CD) sa infatti che se la superficie è sporca con ditate o altro o rigata la lettura può anche essere impossibile, nonostante i sistemi di correzione di errore previsti dal sistema. Perché il disco ottico è un sistema complesso all'origine: i dati sono messi su un supporto (il dischetto) con un metodo di archiviazione e trasferiti sull'hardware con un sistema di lettura laser di tipo elettro-meccanico (motore per la rotazione, braccio e testa di lettura laser ecc.); per definizione, è qualcosa che si può rompere.

Una scheda di memoria archivia i dati e li presenta già come li richiede il decoder di un DVD (che è un computer specializzato) o un PC. Senza meccanica, senza elettronica di controllo, senza parti in movimento. Un ipotetico "lettore DVD" o un "lettore Blu-Ray" a stato solido potrebbe avere la dimensione di un iPod e un prezzo a tendere di poche decine di Euro.

Scontato il relativo successo tra gli appassionati di nuove tecnologie, non sarà ormai tardi, per il Blu-Ray, per una affermazione di massa?

sabato 3 gennaio 2009

Il Povero CD

L'industria discografica, sempre alla ricerca di successori del CD che possano in qualche modo compensare la continua discesa dei fatturati, pare abbiano ideato una soluzione: un nuovo supporto che potremmo chiamare Povero CD. Non si tratta di una novità tecnologica, il dischetto vero e proprio è come tutti gli altri, senza nessuna funzionalità in più o in meno. La novità è tutta nel packaging, che è stato ridotto all'osso. Si tratta di una specie di digi-pack semplificato, un contenitore di cartone plastificato nel quale è infilato il supporto di plastica dove va incastrato il dischetto. Una lunetta sul lato consente di spingere fuori il CD.

Il libretto? Non c'è, è stato eliminato assieme a tutte le informazioni che conteneva, come i testi delle canzoni, il personale che ha suonato nel disco, le foto della registrazione e tutte le altre cose che si solito si potevano leggere su di esso.

Addirittura, sono eliminate anche le informazioni minime indispensabili che erano presenti quasi sempre anche sulle etichette dei dischi in vinile, quindi anche sui dischi con busta non personalizzata. Ci riferiamo ai nomi degli autori delle canzoni e alla durata delle suddette canzoni.Per salvare i diritti degli autori sul Povero CD si possono leggere, sul bordo, scritte come questa: "For credits write to UMGI, 364-366 Kensington High Street, London". L'esempio è tratto dal disco di Amy Winehouse "Frank", che è pubblicato appunto dalla Universal Music Group - Island.

Ridotto in questo modo il CD è veramente un supporto e nulla più, consente appunto di portare la musica dall'editore al consumatore in modo alternativo al download da Internet.Il costo è lo stesso (ovviamente il Povero CD costa meno del CD, il senso dell'operazione è tutto qui) e le informazioni che mancano (testi, autori ecc.) si possono trovare su Internet. Così come avviene per il download musicale.

Vantaggi rispetto al download: formato non compresso e maggiore semplicità per chi non ha tanta dimestichezza con Internet e con iTunes e/o non ha una carta di credito o prepagata.Svantaggi: tutto il resto, a cominciare dalla praticità, il download, ad esempio, di Frank della Winehouse, richiede pochi minuti e quello che si scarica può essere immediatamente utilizzato in molti modi.

Una operazione che appare quindi più una mossa per contrastare iTunes o per coprire fette di mercato residuali. ma in controtendenza con quanto la logica suggerirebbe: aumentare il valore dell'oggetto CD, rappresentato non solo dalla musica, ma anche dalla bellezza della confezione e dalla ricchezza dei contenuti informativi accessori. Gli elementi che hanno fatto la fortuna dell'LP in vinile, e che gli hanno consentito di sopravvivere contro tutto e contro tutti, anche a 25 anni di CD.

Il Povero CD spogliato di ogni valore si mostra per quello che è: un dischetto con un contenitore. E qualunque acquirente sa che quel dischetto costa poche decine di centesimi di Euro, e la copertina poco di più. Mentre la casa discografica vorrebbe vendercelo a 10 Euro. Naturalmente è un formato alternativo a quello standard, che quindi le case discografiche ritengono di poter vendere con maggiore credibilità ai soliti 20 Euro (loro ossessivo obiettivo, di anno in anno sempre più irrangiubile). Il problema è che poi, passati pochi mesi, vengono magari rimessi in vendita gli stessi CD come catalogo a 12, 13 o 15 Euro.

Tutti elementi (incertezza sul prezzo effettivo, poca chiarezza di comunicazione sul valore del prodotto, variazioni di prezzo nel tempo, canali alternativi in competizione) che tradizionalmente hanno un effetto sicuro: deprimono la domanda.

Slot Music. L'album a stato solido diventa una realtà

In un post precedente erano esposte le potenzialità delle schede di memoria (memory stick, tipo SD e similari) come possibili sostituti del CD, nuovo supporto per la distribuzione della musica. Secondo alcune notizie di stampa pare che ci stiamo arrivando, ma con premesse piuttosto diverse (ed esiti, penso, meno promettenti, sia per l'industria sia per gli appassionati di musica).

La notizia, riferita da Ernesto Assante su La Repubblica - Affari e Finanza, è che la SanDisk, la casa leader nelle memorie a stato solido intercambiabili, lancerà a partire da metà ottobre sul mercato americano, facendo anche leva su un accordo con la grande distribuzione USA (Wal Mart e Best Buy), oltre che con le 4 major, un nuovo supporto chiamato Slot Music. In pratica una scheda SD da 1 GB contenente un album con vari contenuti extra (video ecc.) a un prezzo iniziale che dovrebbe essere di 15$ o forse qualcosa di meno. I titoli che saranno disponibili per il lancio saranno all'inizio solo 29, in attesa, evidentemente, di vedere come andrà.

L'annuncio (del 22 settembre 2008) è stato ripreso da molti, ma cosa c'è dentro queste memory stick e chi le vende in realtà? Non sembra un annuncio epocale come è stato presentato: nessuna traccia sul sito della Sony e neanche su quello della SanDisk, solo un link nelle news. In mezzo a tanti che ripetono con copia e incolla l'annuncio iniziale, l'articolo più informato sembra questo del New York Times.

In sintesi: 1) gli album sono venduti in realtà dalle case discografiche, SanDisk fornisce solo il supporto, come qualsiasi stampatore di CD, mentre la dsitribuzione è curata da alcune grandi catene di distribuzione e centri commerciali USA; 2) il formato scelto è il Micro-SD da 1GB, le schede delle dimensioni di un'unghia usate soprattutto nei telefonini (è molto più piccola della foto, il lato corto è 1 cm. ca.); 3) il target è quindi chiaramente rappresentato dai telefonini di ultima generazione con lettore MP3 incorporato, sui quali effettivamente non è sempre facile scaricare la musica da iTunes o da Internet; 4) il costo dovrebbe essere comparabile a quello della scheda SD vergine (10-15 dollari, 10€ da noi); la attrattiva economica principale sembra quindi rappresentata dalla possibilità di riusare la scheda in seguito; 5) il formato sarà MP3 "alta qualità" (320Kbps) senza protezioni DRM, quindi analogo ai download iTunes ad "alta qualità", niente alta definizione quindi (e neanche la media definizione del CD) e nessun tentativo di indirizzare il settore Hi-Fi; 6) non si parla da nessuna parte del packaging, quindi è improbabile che questo aspetto sia stato indirizzato come prioritario, le schede Micro-SD sono vendute normalmente in confezioni di plastica saldata di 4-5 cm di lato assieme a un contenitore per usarle su slot SD (quelli dei computer o delle macchine fotografiche digitali), è possibile che sia associato un libretto con i titoli ecc.; 7) da nessuna parte si parla dei titoli dei 29 album, quindi è probabile che siano stati selezionati da catalogo, magari recenti, e orientati al mercato USA, quindi nessun inedito per trainare l'iniziativa; 8) le Slot music non sono utilizzabili così come sono sui coordinati Hi-Fi di casa e neanche sulle autoradio predisposte per iPod e lettori MP3, da qualche parte si parla di adattatore MP3 (un oggetto comunissimo del costo di 10 € e meno) ma non credo che ne sarà venduto uno per ogni Slot Music, per evidenti motivi di costo. Magari sarà offerto come accessorio a parte, personalizzato per lo scopo; 8) la musica vera e propria occuperà 1/3 delle schede, grazie al formato compresso (ah ahi, poveri appassionati di Hi-Fi sempre dimenticati), il resto sarà riempito con "contenuti extra", i soliti video clip, interviste esclusive altre minuzie che già aggravano inutilmente i DVD (ma li guarda mai qualcuno?); 10) la rinuncia al DRM (protezione dalle copie) sarà stato estorto alle major probabilmente proprio perchè il nuovo supporto rimarrà probabilmente confinato al mondo dei telefonini (oltre al ridotto numero di titoli iniziale).

Prospettive? Non sembra affatto una iniziativa epocale o in grado di indicare una nuova strada. Sembra piuttosto una iniziativa mirata ad un target ben preciso, una nicchia non ben coperta da iTunes, magari anche una nicchia profittevole. Per sostituire il CD manca: a) un incremento di qualità; b) un incremento percepibile di valore (c'è solo la possibilità di riuso, non so se basta); c) un incremento di praticità. Bisogna anche vedere se sarà proposto in Europa e in Italia. Resta invece a nostro parere sempre interessante l'adozione della tecnologia delle memorie a stato solido in una logica di incremento delle prestazioni e della qualità del CD.

(Pubblicato originariamente su Musica & Memoria nel mese di ottobre 2008)

La radio digitale terrestre

La società della Rai che si occupa della gestione della rete, Rai Way, ha presentato in un convegno tenutosi a Roma il 24 settembre, le nuove iniziative per la radio digitale, che si collocano nell'ambito delle attività della ARD (Associazione per la Radiofonia Digitale in Italia), costituita a marzo 2008 assieme ad Aeranti-Corallo e RNA (Radio Nazionali Associate), "per la promozione, l’avvio lo sviluppo pluralistico della nuova radio digitale terrestre in Italia".

Combinando le tecnologie DMB, Visual Radio e IP è stato sviluppato un nuovo terminale mobile radio, dotato anche di display video, di dimensioni compatte ed integrabile con lettore MP3. L'idea (non è spiegata nelle presentazioni sul sito di Rai Way) sembra quella di proporre un nuovo tipo di terminale per entertainment da fruire in mobilità, presumibilmente e/o prevalentemente con cuffiette, che andrebbe quindi ad aggiungersi, o più probabilmente finirebbe in competizione, con telefonini e lettori MP3, con un target orientato al pubblico giovane e un plus rappresentato dal video.

Una proposta che appare poco coerente con l'effettivo utilizzo della radiofonia in Italia, la cui platea è stimata da una recente Relazione Agcom, in 38,7 milioni di ascoltatori nel 2007 nel giorno medio, quindi al 73,3% della popolazione italiana con età superiore agli undici anni. Ma che utilizza in prevalenza, come noto, la radio dell'automobile oppure, ma in misura molto inferiore, radio fisse nelle abitazioni (tradizionali o, più spesso, incluse nei coordinati Hi-Fi) oppure ancora, in mobilità, il ricevitore FM del telefonino.

Il mercato per la nuova radio digitale presentata con lo slogan "Il futuro della Radio è qui" e descritta nella presentazione come "piccola e maneggevole, molto simile ad un lettore mp3, sul quale peraltro si può caricare, con uno schermo che consentirà di godere dei "contenuti aggiuntivi" ..." appare quindi essere una potenzialità tutta da esplorare.Non risultano invece indirizzati i mercati, molto più interessanti, della radio in auto (si pensa probabilmente ad una soluzione non integrata, tipo lettore iPod) o della radio come sottofondo casalingo o per esercizi commerciali. Tutti usi per i quali un piccolo display video rappresenta un plus del tutto superfluo e/o inapplicabile. Sembra quasi che la radio si vergogni di non avere un video, mentre invece proprio questo è il plus del mezzo.

Viene contestualmente anche confermato l'abbandono della sperimentazione dello standard europeo DAB, iniziata molti anni fa e mai andata realmente sul mercato. In sintesi: la radio digitale terrestre sembra sempre in alto mare in Italia, anche se l'Agcom continua a parlare di transizione a partire dal 2009.

(Pubblicato originariamente su Musica & Memoria nel settembre 2008)

giovedì 1 gennaio 2009

L'album a stato solido

Sulle riviste di alta fedeltà si parla ultimamente delle prestazioni inaspettatamente buone che si ottengono collegando un iPod a un impianto hi-fi di classe. Cominciano anche ad essere proposte unità specializzate (docking station) per il collegamento, anche di costruzioni raffinata, con stadio di uscita a valvole.

L'iPod non ha uscita digitale (o almeno, non è facile accedervi) quindi si parla di connessioni sull'uscita analogica, che è miniaturizzata su circuito integrato, quindi teoricamente inferiore allo stadio di uscita di un lettore CD. Senza contare che l'audio è compresso in formato AAC. Un vantaggio architetturale però esiste: un passaggio di meno. Quello tra il CD e l'unità laser di lettura ottica, per il trasferimento del suo contenuto codificato in formato PCM. Un trasferimento di dati da formato digitale (sul CD) a formato digitale (sulla memoria di lavoro del convertitore digitale - analogico) che è sempre stato sospettato di degradare il risultato sonoro.

In effetti già dopo pochi anni dalla presentazione del formato CD è stata individuata una nuova forma di distorsione, chiamata jitter, che deriva da variazioni temporali nelle due fasi di trasferimento sopra ricordate. Nei lettori CD sono stati introdotti col tempo diversi sistemi per eliminare il jitter, di efficacia variabile, ma il sistema più semplice e certo è la eliminazione del doppio passaggio. Una soluzione ormai a portata di mano, con la disponibilità di memorie a stato solido dal costo di pochi Euro per Gbyte.
Una soluzione che è quella standard adottata, per forza di cose, negli iPod e negli altri lettori MP3. In molti casi in modo diretto (unità a stato solido, quelle fino a 8GB e dintorni) oppure per mezzo di una memoria tampone, nel caso dei modelli a maggiore capacità (con mini disco interno, decine di GB e oltre).

Il lettore digitale hi-fi del futuro è quindi ormai individuato, e probabilmente in qualche laboratorio di qualche corporation è già realizzato come prototipo. E' un convertitore digitale analogico di alta qualità, dotato di uno o più slot per l'inserimento di schede di memoria, ad esempio per le diffuse SD.Su una semplice SD da 1GB può trovare posto comodamente un album attuale o anche di più, usando tecniche di compressione lossless come la MLP di Meridian (già adottata nello standard DVD-Audio).Oppure si può incrementare la qualità aumentando la parola di campionamento da 16 a 24 bit (o anche meno, già 20 o 22 bit consentirebbero di risolvere i problemi del CD) e/o la frequenza di campionamento. Anche in questo caso già un incremento da 44 a 48KHz (come nel vecchio formato DAT) darebbe un percepibile vantaggio.

Nel nuovo formato non ci sarebbero vincoli derivanti dal passato e ogni formato e relativa variazione sarebbe possibile, anche soltanto sfruttando le funzionalità dei chip di conversione attualmente prodotti e usati per realizzare i convertitori.L'album a stato solido da 1GB potrebbe avere una durata fino a 2 ore con "qualità" (contenuto informativo) superiore di 1/3 rispetto al CD, o altre combinazioni.Rimane solo alla industria discografica l'onere di individuare un packaging allettante e di valore percepibile per i nuovi "dischi" a stato solido, e di rilanciare il concetto di qualità del suono presso un pubblico più vasto di quello, di nicchia, degli irriducibili appassionati di alta fedeltà.

(Originariamente pubblicato sul sito Musica & Memoria - Luglio 2008)

I produttori di contenuti

A differenza di quanto è ormai consolidato nel mercato USA, in Europa si va affermando una progressiva separazione tra produttori di contenuti e gestori della rete di diffusione. Questo vale sia nel principale mercato dei media, la televisione (analogica, via satellite o digitale) sia nel nuovo mercato Internet sia nel settore radiofonico.

In campo televisivo l'offerta si sta aggregando attorno a tre grandi compagnie, che stanno crescendo per acquisizioni. La ben nota Endemol, la società olandese di John De Mol, dal 2007 sotto il controllo di Mediaset (maggiore ma non unico azionista), diventata grande con il successo mondiale del primo reality show, il Grande Fratello (ormai familiarmente chiamato GF in Italia), ma anche forte di quiz di grandissimo e duraturo successo come Chi vuol essere milionario? o Affari tuoi.
La seconda è la società di origine inglese FremantleMedia, che detiene ad esempio i diritti del talent show X-Factor (recentemente sbarcato anche in Italia con grande successo) e The Farmer Wants a Wife (Un contadino cerca moglie, anche questo format è arrivato in Italia, con medio riscontro, anni fa) e soprattutto per un format di grande successo in USA e in molti altri paesi: Idols.

Il terzo player europeo sta diventando invece il gruppo De Agostini con la sua divisione Communications, dopo l'acquisizione di Magnolia (Italia, una impresa creata da Giorgio Gori), il cui punto di forza è il format L'isola dei famosi, e della svedese Zodiak, specializzata nel mercato del Nord Europa. Le prime due viaggiano su fatturati dell'ordine del miliardo di Euro, ma sembra esserci spazio di crescita anche per altri player. Su due piani paralleli di format specializzati per area culturale locale (paesi di abitudini simili) o per il mercato globale, come quelli citati.

In campo Internet i tentativi di proporre programmi di intrattenimento, con interattività media, alta o bassa (tipo la televisione attuale) tramite portali che puntano a grandi volumi di contatti, tipo Alice Home TV, passerà inevitabilmente per una forte richiesta di contenuti, causa la grande frammentazione, che vuol dire anche offerta specializzata per target anche molto focalizzati, che è tipica del media Internet (ed è anche un suo punto di forza). Territori inesplorati per i creativi del mercato dei media. Soprattutto se sapranno affrancarsi dal modello TV con fruizione passiva.

(Originariamente pubblicato sul sito Musica & Memoria - Giugno 2008)