Blog sulle novità tecnologiche e di mercato collegato al sito Musica & Memoria. Gli articoli sono aperti ai commenti e alle osservazioni dei visitatori del blog.
Il nuovo proprietario di Pirate Bay Hans Pandeya, amministratore delegato della società GGF ha dichiarato: “Pirate Bay ha bisogno di un nuovo modello di business che soddisfi tutte le parti in causa: i fornitori di contenuti, gli operatori a banda larga, gli utenti e la giustizia. Chi crea e chi fornisce i contenuti deve essere pagato”. e, prima:
La Baia dei Pirati è stata acquista per circa 5,6 milioni di euro dal gruppo svedese Global Gaming Factory (GGF).
e, ancora prima:
il tribunale svedese ha condannato a un anno di prigione i quattro responsabili, infliggendo loro anche un risarcimento pari a 2,72 milioni di euro a favore dell'industria musicale e cinematografica. L’accusa è quella di pirateria.
Così recita l'annuncio:
An audiophile, 180-gram vinyl pressing of Wilco (the album). This first edition pressing is manufactured in Germany and boasts a gate-fold cover. As a bonus, each vinyl copy also includes a copy of the album on CD. Side A: Wilco (the song) / Deeper Down / One Wing / Bull Black Nova / You And I / You Never Know Side B: Country Disappeared / Solitaire / I'll Fight / Sonny Feeling / Everlasting Everything
E' una mossa perfettamete logica, tenendo conto che il costo di una ulteriore copia su formato CD è di pochi centesimi, mentre il valore del grande LP si vede e si percepisce tutto. E i prezzi fotografano efficacemente i valori in campo.
Una buona notizia, apparentemente, forse il materiale audiovisivo contenuto nelle "teche" della RAI e delle altre emittenti, quando c'è e non è andato distrutto (per le trasmissioni dal vivo) e quando è già digitalizzato potrebbe diventare finalmente disponibile, invece di restare sepolto negli archivi, come ora. O messo in linea in modo frammentario o incomprensibile. Vedi su Teche RAI il materiale audio sulla storica trasmissione Alto gradimento di Arbore e Boncompagni; essendo incompleto abbiamo preso l'iniziativa di mettere in linea, quello che si trova, su Musica & Memoria (speriamo bene) anche se ovviamente parzializzato.
Il risultato è che su Google con la chiave di ricerca "alto gradimento" il primo sito è proprio Musica & Memoria .
E di Per voi giovani, ne vogliamo parlare? Nulla di nulla. Stiamo provando anche qui a mettere in linea qualcosa, con l'aiuto prezioso di volenterosi visitatori.
Leggendo invece il seguito della notizia, si ricava che possiamo anche metterci tranquilli, il progetto per ora si concentra su uno standard comune per la messa in rete dei documenti, che salvaguardi i diritti dei detentori del copyright sui materiali.
Ora, la parola standard in Europa è sempre un po' problematica, a parte la lingua, non sono standard neanche le prese della luce. Non lo vedo un percorso facile. Se poi ci aggiungiamo la paranoia della protezione dei diritti, le previsioni sui tempi diventano ancora più aleatorie.
Insomma vogliono prima riuscire a fare qualcosa del genere "determinare un insieme di regole che consentano “la generazione automatica di metadati standard che descrivono il diritto durante tutto il ciclo di vita del prodotto” e definire un modello standard di tracciamento del materiale che ne consenta l'utilizzo ripetuto, in toto o in parte, in contesti diversi da quello di origine."
Auguri. Ma non è materiale storico? Non è ormai public domain dopo 50 anni? Già puntano ai 90 anni degli USA? E, ancora, non ci hanno già pensato le case cinematografiche, Sony e Microsoft per il Blu Ray? O magari le iniziative di Chairiglione sul "copyleft" e dintorni? Devono inventare una specie di ISBN per le "teche"? Evidentemente hanno tempo da perdere, nazionalismi da coltivare, finanziamenti da raccogliere.
Nel frattempo le vere teche ci sono già. E' sempre qualcosa di anarchico, incerto, mutevole nel tempo, ma c'è. Si chiama YouTube e lì, se cerchi una registrazione di una vecchia Canzonissima o del Cantagiro, o anche qualcosa di maggiore spessore, può darsi che la trovi.
Il vero digital divide non è quello tra i vecchietti e l'ADSL, ma quello tra i detentori dei diritti e la nuova informazione globale e orizzontale di Internet.
Ora ci sono arrivati e nei negozi si trovano i lettori Blu-Ray, a un prezzo che è circa 3 volte quello di un lettore DVD buono (e anche sei volte quello di un entry-level) e qualche sorpresa tecnologica per i primi entusiasti acquirenti, come il tempo di attesa veramente lungo (stile PC), nei primi modelli in commercio, tra l'inserimento del dischetto e la comparsa del menù sullo schermo del televisore.
Tutta la giustificazione tecnologica del Blu Ray disc, come di tutti gli altri supporti a disco ottico che lo hanno preceduto, è la possibilità di archiviare grandi quantità di dati digitali (come quelle richieste per il video ad alta definizione), con un costo minore rispetto alle memorie a stato solido o a disco fisso.
Il fatto è che nel frattempo le memorie a stato solido, ormai da anni disponibili in formato rimovibile con vari fomati (tipo Secur Data SanDisk o simili) sono in continua diminuzione di prezzo da anni, così come le memorie su hard-disk.
Vediamo i prezzi a gennaio 2009 (fonte: Kelkoo): - Blu ray 25GB 2x non riscrivibile: 10-12 € - Blu Ray 25GB 2x riscrivibile: 14-20 € - Memoria Secure Digital 1GB riscrivibile: 2,5 - 3 € - Memoria Secure Digital 8GB riscrivibile: 12 - 15 € - Memoria Secure Digital 16GB riscrivibile: 25-30 € - Memoria Secure Digital 32GB riscrivibile: 100 € (i lettori Blu-Ray sono ancora intorno a 300-400 €)
Da notare che: a) i dischi hanno ancora tempi di scrittura estremamente lenti (2x) mentre le schede di memoria sono molto più veloci (anche quelle non speciali); b) abbiamo messo per confronto il prezzo anche di una scheda da 1GB, che era di ca. 10 € fino a un paio di anni fa, e si è ridotta a un quarto; c) per un film ad alta definizione non sono necessari per forza 25 GB, con varie tecniche di compressione lossless (senza perdita di qualità) si può archiviare il film su memorie di capacità inferiore; d) vista la praticità di gestione delle schede e l'accesso immediato un film si può anche sudividere su due schede a prezzo inferiore (es. primo e secondo tempo); e) la scheda di memoria è unversale, e può essere usata per la visione del film anche su un PC, un notebook o addirittura su un telefonino.
In sintesi le schede costano di più, ma il trend di discesa dei prezzi è probabilmente più veloce, perché il mercato è più vasto. E' probabile quindi che si arrivi in breve a un pareggio dei costi a parità di funzionalità.
E a quel punto diventerà discriminante il fondamentale vantaggio delle memorie su scheda: la minore complessità e la maggiore affidabilità. Chiunque utilizza un DVD (o un CD) sa infatti che se la superficie è sporca con ditate o altro o rigata la lettura può anche essere impossibile, nonostante i sistemi di correzione di errore previsti dal sistema. Perché il disco ottico è un sistema complesso all'origine: i dati sono messi su un supporto (il dischetto) con un metodo di archiviazione e trasferiti sull'hardware con un sistema di lettura laser di tipo elettro-meccanico (motore per la rotazione, braccio e testa di lettura laser ecc.); per definizione, è qualcosa che si può rompere.
Una scheda di memoria archivia i dati e li presenta già come li richiede il decoder di un DVD (che è un computer specializzato) o un PC. Senza meccanica, senza elettronica di controllo, senza parti in movimento. Un ipotetico "lettore DVD" o un "lettore Blu-Ray" a stato solido potrebbe avere la dimensione di un iPod e un prezzo a tendere di poche decine di Euro.
Scontato il relativo successo tra gli appassionati di nuove tecnologie, non sarà ormai tardi, per il Blu-Ray, per una affermazione di massa?
Il libretto? Non c'è, è stato eliminato assieme a tutte le informazioni che conteneva, come i testi delle canzoni, il personale che ha suonato nel disco, le foto della registrazione e tutte le altre cose che si solito si potevano leggere su di esso.
Addirittura, sono eliminate anche le informazioni minime indispensabili che erano presenti quasi sempre anche sulle etichette dei dischi in vinile, quindi anche sui dischi con busta non personalizzata. Ci riferiamo ai nomi degli autori delle canzoni e alla durata delle suddette canzoni.Per salvare i diritti degli autori sul Povero CD si possono leggere, sul bordo, scritte come questa: "For credits write to UMGI, 364-366 Kensington High Street, London". L'esempio è tratto dal disco di Amy Winehouse "Frank", che è pubblicato appunto dalla Universal Music Group - Island.
Ridotto in questo modo il CD è veramente un supporto e nulla più, consente appunto di portare la musica dall'editore al consumatore in modo alternativo al download da Internet.Il costo è lo stesso (ovviamente il Povero CD costa meno del CD, il senso dell'operazione è tutto qui) e le informazioni che mancano (testi, autori ecc.) si possono trovare su Internet. Così come avviene per il download musicale.
Vantaggi rispetto al download: formato non compresso e maggiore semplicità per chi non ha tanta dimestichezza con Internet e con iTunes e/o non ha una carta di credito o prepagata.Svantaggi: tutto il resto, a cominciare dalla praticità, il download, ad esempio, di Frank della Winehouse, richiede pochi minuti e quello che si scarica può essere immediatamente utilizzato in molti modi.
Una operazione che appare quindi più una mossa per contrastare iTunes o per coprire fette di mercato residuali. ma in controtendenza con quanto la logica suggerirebbe: aumentare il valore dell'oggetto CD, rappresentato non solo dalla musica, ma anche dalla bellezza della confezione e dalla ricchezza dei contenuti informativi accessori. Gli elementi che hanno fatto la fortuna dell'LP in vinile, e che gli hanno consentito di sopravvivere contro tutto e contro tutti, anche a 25 anni di CD.
Il Povero CD spogliato di ogni valore si mostra per quello che è: un dischetto con un contenitore. E qualunque acquirente sa che quel dischetto costa poche decine di centesimi di Euro, e la copertina poco di più. Mentre la casa discografica vorrebbe vendercelo a 10 Euro. Naturalmente è un formato alternativo a quello standard, che quindi le case discografiche ritengono di poter vendere con maggiore credibilità ai soliti 20 Euro (loro ossessivo obiettivo, di anno in anno sempre più irrangiubile). Il problema è che poi, passati pochi mesi, vengono magari rimessi in vendita gli stessi CD come catalogo a 12, 13 o 15 Euro.
Tutti elementi (incertezza sul prezzo effettivo, poca chiarezza di comunicazione sul valore del prodotto, variazioni di prezzo nel tempo, canali alternativi in competizione) che tradizionalmente hanno un effetto sicuro: deprimono la domanda.
La notizia, riferita da Ernesto Assante su La Repubblica - Affari e Finanza, è che la SanDisk, la casa leader nelle memorie a stato solido intercambiabili, lancerà a partire da metà ottobre sul mercato americano, facendo anche leva su un accordo con la grande distribuzione USA (Wal Mart e Best Buy), oltre che con le 4 major, un nuovo supporto chiamato Slot Music. In pratica una scheda SD da 1 GB contenente un album con vari contenuti extra (video ecc.) a un prezzo iniziale che dovrebbe essere di 15$ o forse qualcosa di meno. I titoli che saranno disponibili per il lancio saranno all'inizio solo 29, in attesa, evidentemente, di vedere come andrà.
L'annuncio (del 22 settembre 2008) è stato ripreso da molti, ma cosa c'è dentro queste memory stick e chi le vende in realtà? Non sembra un annuncio epocale come è stato presentato: nessuna traccia sul sito della Sony e neanche su quello della SanDisk, solo un link nelle news. In mezzo a tanti che ripetono con copia e incolla l'annuncio iniziale, l'articolo più informato sembra questo del New York Times.
In sintesi: 1) gli album sono venduti in realtà dalle case discografiche, SanDisk fornisce solo il supporto, come qualsiasi stampatore di CD, mentre la dsitribuzione è curata da alcune grandi catene di distribuzione e centri commerciali USA; 2) il formato scelto è il Micro-SD da 1GB, le schede delle dimensioni di un'unghia usate soprattutto nei telefonini (è molto più piccola della foto, il lato corto è 1 cm. ca.); 3) il target è quindi chiaramente rappresentato dai telefonini di ultima generazione con lettore MP3 incorporato, sui quali effettivamente non è sempre facile scaricare la musica da iTunes o da Internet; 4) il costo dovrebbe essere comparabile a quello della scheda SD vergine (10-15 dollari, 10€ da noi); la attrattiva economica principale sembra quindi rappresentata dalla possibilità di riusare la scheda in seguito; 5) il formato sarà MP3 "alta qualità" (320Kbps) senza protezioni DRM, quindi analogo ai download iTunes ad "alta qualità", niente alta definizione quindi (e neanche la media definizione del CD) e nessun tentativo di indirizzare il settore Hi-Fi; 6) non si parla da nessuna parte del packaging, quindi è improbabile che questo aspetto sia stato indirizzato come prioritario, le schede Micro-SD sono vendute normalmente in confezioni di plastica saldata di 4-5 cm di lato assieme a un contenitore per usarle su slot SD (quelli dei computer o delle macchine fotografiche digitali), è possibile che sia associato un libretto con i titoli ecc.; 7) da nessuna parte si parla dei titoli dei 29 album, quindi è probabile che siano stati selezionati da catalogo, magari recenti, e orientati al mercato USA, quindi nessun inedito per trainare l'iniziativa; 8) le Slot music non sono utilizzabili così come sono sui coordinati Hi-Fi di casa e neanche sulle autoradio predisposte per iPod e lettori MP3, da qualche parte si parla di adattatore MP3 (un oggetto comunissimo del costo di 10 € e meno) ma non credo che ne sarà venduto uno per ogni Slot Music, per evidenti motivi di costo. Magari sarà offerto come accessorio a parte, personalizzato per lo scopo; 8) la musica vera e propria occuperà 1/3 delle schede, grazie al formato compresso (ah ahi, poveri appassionati di Hi-Fi sempre dimenticati), il resto sarà riempito con "contenuti extra", i soliti video clip, interviste esclusive altre minuzie che già aggravano inutilmente i DVD (ma li guarda mai qualcuno?); 10) la rinuncia al DRM (protezione dalle copie) sarà stato estorto alle major probabilmente proprio perchè il nuovo supporto rimarrà probabilmente confinato al mondo dei telefonini (oltre al ridotto numero di titoli iniziale).
Prospettive? Non sembra affatto una iniziativa epocale o in grado di indicare una nuova strada. Sembra piuttosto una iniziativa mirata ad un target ben preciso, una nicchia non ben coperta da iTunes, magari anche una nicchia profittevole. Per sostituire il CD manca: a) un incremento di qualità; b) un incremento percepibile di valore (c'è solo la possibilità di riuso, non so se basta); c) un incremento di praticità. Bisogna anche vedere se sarà proposto in Europa e in Italia. Resta invece a nostro parere sempre interessante l'adozione della tecnologia delle memorie a stato solido in una logica di incremento delle prestazioni e della qualità del CD.
(Pubblicato originariamente su Musica & Memoria nel mese di ottobre 2008)
(Pubblicato originariamente su Musica & Memoria nel settembre 2008)
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