domenica 18 febbraio 2018

Powerline, la soluzione per la musica digitale

La musica digitale e il suo impianto hanno bisogno di connessioni tra i componenti, esattamente come la musica analogica. La soluzione più immediata e più comoda è anche la più applicata, è il wireless, con tecnologia wi-fi, ovvero lo standard IEEE 802.11, con successive sotto versioni di prestazioni sempre più elevate e diversificate, oppure il Bluetooth, sviluppato dalla Ericsson nel 1994 e ora gestito dalla associazione tra produttori Bluetooth SIG (Special Interest Group). che nella versione APTX in grado di trasferire anche contenuti digitali fino alla risoluzione CD.

Niente cavi niente complicazioni, a meno che in parti della casa il segnale non arrivi o che le prestazioni non siano sufficienti per l'alta definizione audio o video.

Un'alternativa c'è
per chi ha case grandi e su più piani o con mura tradizionali un'alternativa esiste, sviluppata da tempo e incrementata nelle prestazione ben oltre le possibilità del wi-fi anche ultima versione: il Powerline.
Molti la conoscono la usano ma la maggioranza penso di no, e così al powerlink (che uso da più di 10 anni) ho voluto dedicare questo post. Tra l'altro il Powerline consente di eliminare anche un altro problema, l'inquinamento eletromagnetico del wi-fi. Che non è pericoloso per la salute, come ormai ampiamente dimostrato, se la irradiazione è a distanza corretta. Ma proprio per questo se possiamo eliminare la sorgente (il punto di maggiore irradiazione) o non avere vincoli a metterla lontano dalle stanze dove soggiorniamo più a lungo, è meglio (non mettere il router wi-fi sul comodino, per esempio).

Una immagine illustrativa dal sito della TP-Link, produttore di soluzioni Powerline
La tecnologia Powerline
Non è uno standard unico ma un insieme di soluzioni proposte da vari costruttori, tutte basate sulla tecnologia BPL (Broadband over power lines) per la trasmissione di segnali ad alta frequenza sulla rete elettrica, utilizzata praticamente da sempre dalle compagnie elettriche. Con l'avanzare della tecnologia è stato possibile trasmettere a frequenze sempre più elevate, adatte anche alla trasmissione dati e non solo a messaggi di segnalazione o monitoraggio delle linee. Lo standard di riferimento attuale è lo IEEE 1901 emesso nel 2010 ma il cui sviluppo è iniziato nel 2005. Per allineare e coordinare le varie soluzioni proprietarie è nata la Home Plug Powerline Alliance.

Brevissima storia
Sono state ovviamente in primis le compagnie elettriche ad avere l'idea di perfezionare e proporre questa tecnologia per la trasmissione dati, quando l'ADSL ancora non era diventato uno standard, e far evolvere la loro capillare rete elettrica in una rete anche per dati. In Italia ci ha provato anche l'ENEL, che proprio alla fine degli anni '90 aveva creato una propria compagnia per entrare nel settore dell'informatica e del web, si chiamava ENEL.IT. La società puntò subito alla tecnologia Powelink con una sua implementazione, e iniziò una sperimentazione in diversi quartieri di una città della Toscana, Grosseto.
Ma nè l'ENEL nè le altre compagnie elettriche ce l'hanno fatta, l'ADSL ha raggiunto prima della loro soluzione le alte velocità (per l'epoca) che costituivano un sensibile passo avanti rispetto ai modem analogici su linea commutata. Così la vittoria è andata alle compagnie telefoniche che hanno conquistato (temporaneamente) il predominio sul web.

Il Powerline a casa nostra
Di questa storia ci interessa poco ormai, e il Powerline domestico è una cosa molto più semplice: piccoli ripetitori che connettono il router ADSL alla rete elettrica realizzando anche in casa nostra una rete locale ad alte prestazioni, senza opere murarie o antiestetiche canaline a vista. Fino al contatore della luce che costituisce il "tappo" verso l'esterno (gli altri condomini non vedranno la nostra rete né noi la loro).
I ripetitori sono scatolette di varia forma e caratteristiche, di vari produttori e di varie prestazioni, che si connettono semplicemente da un lato alla presa della luce e dall'altro tramite un cavo Ethernet standard al router oppure ai componenti che devono collegarsi a Internet.

Le prestazioni sono cresciute con gli anni. i primi ripetitori che ho installato a casa mia, suggerimento di un negoziante innovatore, erano a 40Mbps massimo, poi sono passate a nuovi modelli a 200 Mbps e infine a 600Mbps, ma ce ne sono anche che arrivano a 1GBps. Naturalmente sono sempre prestazioni massime e ideali e, soprattutto, dipendono dalla velocità in ingresso al nostro router. Che, se non abbiamo un collegamento diretto in fibra fino a casa nostra, non può arrivare attualmente oltre i 200Mbps (ma tipicamente è intorno ai 100) con la tecnologia FFTC (Fiber To The Cabinet) usata alla data di questo per la connessione chiamata Ultra Fibra, o simili nomi commerciali.
Per la sicurezza i ripetitori possono essere appaiati (pair) e quindi resi incompatibili con altri eventualmente infilati nelle prese da spie che si aggirano nella nostra abitazione, oppure si può anche decidere di proteggere maggiormente la rete (che è sempre interna alla nostra casa) con una password. A parte queste eventuali operazioni tutti i modelli più recenti sono auto-installanti (si riconoscono da soli) ed è necessario solo seguire le semplicissime istruzioni fonite.
I produttori sono molti e comprendono molti dei principali, come Netgear e TP-Link. Il costo è alla portata di tutti perché i modelli standard (600Mbps) sono attorno a 40 € la coppia. Poichè usano implementazioni personalizzate della tecnologia, al momento devono essere tutti dello stesso produttore.

Le prestazioni
Misurate a casa mia su notebook nelle condizioni standard di test (tutti i programmi chiusi), in download sono (con Powerline 600Mbps):
  • Collegamento diretto al router: 115 Mbps
  • Collegamento tramite due PL da 600 connessi a presa: 65 Mbps
  • Collegamento tramite due PL da 600 connessi anche su presa multipla (o "ciabatta"): 43 Mbps
  • Collegamento wi-fi: 40 Mbps nella stanza del router (inferiore anche fino alla metà in altre stanze della casa)
I connettori sono TP-Link e il gestore è Fastweb. Ho aggiunto il test con la presa multipla perché il suo utilizzo è sconsigliato dai produttori (appunto perché abbatte le prestazioni) ma è tanto comodo. Da notare poi che le prese multiple non sono tutti uguali, consiglio di testarle sempre prima. Sarà un caso, ma i modelli a 3 prese sembrano essere più performanti.
In sintesi le prestazioni sono ampiamente sufficienti per tutti gli usi e comunque superiori a quelle del wi-fi e, soprattutto, costanti nei vari luoghi dell'abitazione.

Perché è la soluzione ideale per la musica digitale
Prima di tutto perché nelle ultime versioni è ampiamente sufficiente a trasmettere musica anche in alta definizione, al massimo infatti raggiunge 11,6Mbps (DSD256) o al limite (ma non c'è praticamente software a queste prestazioni) 23Mbps con il DSD512 o  24,5Mbps  (PCM 32bit / 384KHz), la metà circa per il PCM se si adotta il FLAC (quindi al massimo 12,25Mbps).
In secondo luogo perché è stabile e non soggetta a perturbazioni e interferenze esterne. Anche il wi-fi ultima generazione ha ormai prestazioni molto elevate ma per l'alta definizione, anche 24/96 (4,6Mbps non compresso) possono esserci problemi di interruzioni momentanee. Una soluzione quindi molto più adatta ad un impianto "serio" e, una volta configurata ed installata, a cui non pensare più, ma anche molto più semplice e altrettanto poco invasiva del wi-fi.
Con soli 4 ripetitori si può ad esempio implementare una rete completa anche con componenti di alto livello, come questa schematizzata in figura:

Dove:

  • NP: Network Audio Player
  • ASL: Acrive Speaker Left
  • ASR: Acrive Speaker Right
  • PL: Powerline adapter
  • DTEL: Doppino telefonico (presa telefono)
  • EL: Presa elettrica

Il network audio player si collega ai servizi streaming tramite il router collegato alla rete elettrica e al web tramite doppino standard (o fibra) e adattatore Powerline. Le casse attive si collegano al network audio player anch'esse tramite l'adattatore Powerline. Gli adattatori sono del tipo con presa elettrica passante come quelli in figura e quindi per ogni componente collegato alla rete locale (e che deve essere ovviamente collegato alla rete elettrica) è sufficiente utilizzare una sola presa elettrica di casa.




sabato 10 febbraio 2018

La manutenzione dell'impianto: il giradischi

Il vero appassionato di musica vorrebbe con il suo impianto fare solo una cosa: ascoltare la musica che ama. La tecnologia però ha le sue esigenze e richiede a volte di sottrarre tempo prezioso al poco che, in una normale vita piena di impegni, una persona può dedicare alla musica.
Poi ci sono anche quelli che trovano più divertente occuparsi dell'impianto o di archiviare i dischi, un po' come quelli che passano più tempo a fare manutenzione alla barca piuttosto che a metterla in mare e navigare, il post non è per loro. 

Il giradischi per il ritrovato piacere di ascoltare i vinili
Cominciamo dal componente più complicato, quello che, non a caso, è stato abbandonato con una certa precipitazione (assai eccessiva) quando l'industria della musica ha proposto un'alternativa chiamata CD. Chi non ha una collezione di vinili come prima cosa deve quindi valutare se veramente e' così fondamentale recuperare questa tecnologia. Perché oltre alla relativa complessità c'è anche il costo non trascurabile dei vinili.

Ma iniziamo con ordine, quindi dai componenti, che sono, fino al cavo di connessione di segnale, parecchi di più di quelli che compongono un lettore CD (solo uno: il lettore), sono:

  • il giradischi
  • il braccio
  • lo shell porta testina 
  • la testina 
  • la puntina
  • il preamplificatore phono
Tutti componenti acquistabili separatamente, intercambiabili e da assemblare, nel caso di giradischi di fascia alta e altissima. In un sistema di lettura moderno (consigliabile) e di fascia medio-alta invece  il giradischi e il braccio sono normalmente integrati, e il punto delicato è rimasto solo uno: la "testina", ovvero il fonorivelatore (o cartridge in inglese).

Cosa può succedere, ad esempio
Il cantilever, che sostiene la puntina, è un componente molto delicato, basta un piccolo colpo per piegarlo e renderlo inutilizzabile. Altro punto delicato sono i 4 cavetti del diametro di un capello che trasmettono il segnale elettrico generato dal fonorivelatore al pre phono. La connessione è realizzata con quattro spinotti sui quali a pressione vanno infilati i minuscoli connettori dei 4 cavetti.
Nel fare questa operazione, aiutandosi con delle pinzette, bisogna assolutamente evitare di tirare i cavetti perché potrebbero perdere la connessione o renderla instabile nei punti di saldatura con interruzioni del segnale o generazione di ronzio. Risultato: giradischi inutilizzabile e da riparare a costi non trascurabili, delicate operazioni di installazione e di taratura da ripetere.

Il Thorens TD 240-2, deriva a un modello Dual

Prevenire i problemi
La prima scelta che l'appassionato deve fare è il modello di giradischi che sceglie, quelli tradizionali con shell separato e smontabile sono i più facili da gestire, mentre i modelli più raffinati hanno ormai quasi sempre un braccio integrato con lo shell.
In un modello tradizionale come i vecchi Thorens TD 160 o TD 125 o i rari nuovi modelli con shell come il Thorens TD 240-2 (nella foto) i problemi sono pochi:

  • il braccio ha un fermo che evita spostamenti imprevisti del braccio che possono danneggiare la puntina
  • la testina può essere dotata di una protezione mobile per la puntina 
  • la puntina può essere sostituibile
  • lo shell è smontabile e l'installazione può essere effettuata comodamente lontano dal giradischi
  • i cavetti sono all'interno dello shell e se si dovessero danneggiare inavvertitamente basta comprare e cambiare lo shell.
Un giradischi moderno ad alte prestazioni
Tutte questa facilitazioni (che possono avere qualche effetto negativo sul suono) nei giradischi di ultima generazione sono state abolite e quindi le cose sono un po' più complicate. Per esempio un Pro-Ject di fascia alta come il mio:

  • non ha un blocco del braccio ma un semplice richiamo magnetico
  • ha un raffinato braccio leggerissimo in fibra di carbonio realizzato con un blocco unico
  • il braccio ha un movimento molto ridotto per ottimizzare i punti di snodo
  • la testina per evitare pesi e componenti superflui non ha una protezione mobile per la puntina
Il risultato è che un colpo al piatto può danneggiare la puntina e innescare tutta una serie di interventi.

Azioni preventive
Con giradischi moderni come questi sono opportuni quindi alcuni accorgimenti aggiuntivi:

  • un blocco fisico, anche fatto in casa, per il braccio
  • una testina con protezione integrata, come la Ortofon MC Rondo (che però non è più in produzione da poco, anche queste stanno sparendo)
  • estrema attenzione nel montaggio della testina, oppure:
  • affidare il montaggio a un tecnico specializzato.
L'alternativa è ovviamente rivolgere l'attenzione a modelli che adottano ancora il braccio con shell smontabile e intercambiabile, a patto che siano nello stesso range di prestazioni.

Una testina pronta per essere collegata con i 4 cavetti dei 2 canali
Individuare i problemi
Se malauguratamente qualcosa non funziona, si ascolta un ronzio a basso volume, funziona un canale solo, il volume è troppo basso e così via, essendo il giradischi in realtà una catena di riproduzione esso stesso, bisogna individuare l'origine del malfunzionamento. Si deve procedere per esclusioni, come sempre quando sono in gioco più elementi:

  1. escludere che il problema sia la puntina o meglio il cantilever danneggiato: basta un esame ad occhio anche senza lente d'ingrandimento; ovviamente non deve essere piegato e deve potersi muovere; attenzione a non danneggiarlo nell'esame;
  2. escludere che il problema dipenda dai cavi: basta sostituirli con cavi anche economici e, per i canali, alternarli tra destro e sinistro; se tutto continua a funzionare il problema non è nei cavi; se invece il problema sparisce siete molto fortunati;
  3. escludere il percorso a valle del giradischi: se avete un amplificatore con ingresso phono (anche vecchio, anche economico, anche prestato da un amico o recuperato dal papà o dallo zio) basta collegare il vostro prezioso giradischi all'ingresso phono; se il problema sparisce il malfunzionamento è localizzato nel vostro pre phono, se (come è probabile) persiste è proprio nel giradischi.
  4. a questo punto bisogna per forza separare il giradischi dalla testina, e quindi procedere alla noiosa e delicata operazione di smontaggio;
  5. se avete un secondo giradischi, anche molto economico o prestato, è più semplice installare la testina smontata dal giradischi principale su quello di confronto; una volta collegato al pre phono il giradischi di confronto, se il problema persiste dipende dalla testina, se (come è più probabile) sparisce, è proprio nel braccio del giradischi principale;
  6. se non lo avete a disposizione bisogna recuperare una seconda testina di confronto, va bene anche una testina dismessa per troppi ascolti o per migliorare l'impianto; anche questa può essere prestata da un amico; se proprio non si trova bisognerà comprarne una super-economica, bastano anche 25-30 €.
Una visione ravvicinata della testina e dei cavetti.
Nella realtà l'altezza della testina è circa un centimetro e
alcune testine (come la Grado che ho io) non adottano il codice colore.
A questo punto sappiamo come agire:
  • se il malfunzionamento è stato localizzato nel pre, si porta a controllare e riparare, sempre se è possibile la riparazione e se vale la pena (dipende dal costo originale del componente);
  • se il malfunzionamento è nella testina, è da escludere che la causa sia la puntina usurata, ovvero abbia letto troppi dischi: è una situazione molto improbabile oggi e anche piuttosto rara ieri, perché servono veramente moltissime ore di ascolto per avere un effetto udibile in modo evidente;
  • riparare una testina è un'operazione delicata, quasi da alta orologeria, e i laboratori specializzati sono molto rari; a meno che sia una testina di alto livello (ce ne sono che costano anche più di 5.000 €) e quindi sarete piuttosto disperati, la soluzione rimarrà solo comprarne una nuova;
  • se infine il problema è nel giradischi, e più specificatamente nel braccio:
    • per prima cosa dovrete rimontare la testina con grande attenzione (al codice colore dei cavetti per prima cosa) ri-tarare tutto con attenzione e riprovare l'impianto, può darsi che fosse un problema di montaggio;
    • se così non è, dovete individuare il riparatore autorizzato del vostro giradischi (chiedendo magari all'importatore) o cercarne uno tramite il vostro negoziante di fiducia, smontare il giradischi e portarglielo, preparando una spiegazione esaustiva e un report sintetico delle prove fatte.
  • suggerimento: se il problema è variabile, ovvero a volte sparisce, è importante tenere una specie di diario per il riparatore, descrivendo bene cosa avveniva, e possibilmente registrare ronzii e rumori non desiderati con lo smartphone.
Considerazioni finali
Non bisogna pensare che siano situazioni comuni o frequenti, per fortuna, quando capitano e se capitano è però buona cosa affrontarli in maniera sistematica e razionale, con tecniche di "problem solving". Ma da questa lettura si può comprendere l'entusiasmo di molti appassionati quando è arrivato il CD e il suo lettore tutto automatico e integrato, e con zero manutenzione.