mercoledì 20 dicembre 2017

Che fine ha fatto la sospensione pneumatica ?

Non c'entra niente con gli ascensori e neanche con le macchine francesi, ma e' invece l'argomento preferito degli appassionati negli anni d'oro dell'alta fedeltà, nei primi '70. Il sistema bass-reflex era adatto al rock e alla disco, o alle sonorizzazioni, magari aggiungendo altoparlanti a tromba per le medio-alte, ma per il jazz e soprattutto per la classica era quasi obbligatoria la sospensione pneumatica, in altre parole: il passaporto per la vera alta fedeltà. Ma a quanto pare alla lunga il bass-reflex ha vinto, perché la sospensione pneumatica (acoustic suspension, in inglese) è praticamente sparita.

Come è accaduto?
Per capire cosa è successo e se ciò è stato un male o un bene o qualcosa di inessenziale per il nostro sistema uditivo, bisogna ricordare per grandi linee di cosa si tratta. Nelle prime "casse acustiche" dell'era del microsolco ovvero dell'avvento del Hi-FI la "cassa" era effettivamente quello che il nome faceva intendere: un contenitore per l'altoparlante, spesso un larga banda. Poi sono arrivati gli altoparlanti per le alte ma è rimasto il problema della estensione verso le basse frequenze. L'altoparlante come sappiamo non è altro che un pistone che spinge alternativamente l'aria, e come la spinge in avanti verso le nostre orecchie, provocando le onde sonore che noi chiamiamo "suono" le spinge anche indietro.  Sulle basse è venuta subito l'idea ai costruttori di non sprecare quel suono e aggiungerlo a quello anteriore, aumentando così l'efficienza, obiettivo importante quando gli amplificatori erano solo a valvole e ottenere grandi potenze era complesso e costoso. Ma anche nei primi anni dei transistor il problema si spostava molto poco. 


Le AR-11, modello semplificato delle AR-10p, nell'ambientazione casalinga pensata per loro dai pubblicitari per la brochure di presentazione del diffusore.
Ma il problema vero per gli appassionati era un altro: la scarsa precisione dei sistemi di recupero delle onde posteriori. Lasciando perdere i primi sistemi quasi totalmente aperti posteriormente, nei quali le riflessioni (il recupero) erano lasciate alle pareti posteriori della stanza, i primi bass reflex utilizzavano un condotto di accordo realizzato in vari modi per "accordare" l'output posteriore con l'anteriore. Soltanto che realizzare un accordo che non fosse ben funzionante solo nell'ambiente del produttore o solo a certe frequenze non era affatto facile, non potendo modellizzare in modo corretto  né le caratteristiche dell'altoparlante ne' quelle dell'accordo. 

E così nacquero i diffusori bookshelf

Uno studioso del settore, Edgar Villchur, con il supporto di un suo allora giovane allievo, Henry Kloss, anche lui in seguito tra i fondatori della attuale hi-fi, ideò una soluzione efficace e con ulteriori vantaggi collaterali. L'idea era di utilizzare in modo diverso la emissione posteriore: non per rafforzare quella anteriore ma per controllarla e linearizzarla, riducendo la distorsione. Senza entrare in dettagli che si possono trovare ovunque sul web, la cassa era completamente chiusa e l'aria all'interno veniva usata come una sospensione, una molla pneumatica appunto, che si opponeva in parte ai movimenti del cono evitando che andassero fuori dal range ammesso. Qualcosa di analogo, se i puristi dell'hi-fi me lo consentono, agli ammortizzatori nelle sospensioni delle automobili. Maggior controllo e minore distorsione consentivano di sfruttare al massimo la estensione in frequenza dell'altoparlante dei bassi, il woofer, e quindi estendere la risposta senza dover arrivare a dimensioni importanti e invasive delle casse.

Che diventavano così di dimensioni accettabili, anche inseribili, volendo, in una libreria, ovvero su uno "scaffale per libri" (bookshelf). L'alta fedeltà poteva estendersi quindi anche agli appartamenti, e diventare non dico di massa ma avviarsi in questa direzione. Eravamo alla fine degli anni '50, Villchur fondava la Acoustic Research, o AR, che diventava in breve il produttore numero 1 nel mondo dell'alta fedeltà, se non del tutto come vendite, certamente per influenza e notorietà. E anche il primo a mettere in vendita, dal modello 3a, il tweeter a cupola (dome tweeter) diventato poi di uso universale.
(Nella pagina pubblicitaria della AR dei primi  anni '70  il testimone è Miles Davis. Che evidentemente era alla ricerca dei bassi potenti, visto il posizionamento delle casse in terra e in angolo.)
Un prezzo da pagare
AR-10
Ma uno svantaggio esiste rispetto al sistema bass-reflex: la minore efficienza, e quindi la necessità di adottare amplificatori di maggiore potenza. Che però con i sistemi a valvole migliorati grazie alla domanda crescente nella seconda metà dei '60 e poi con i sistemi a transistor dei '60, diventavano meno difficili da produrre e anche accessibili. In sintesi, la sospensione pneumatica consentiva di produrre diffusori compatti e con qualità di riproduzione superiore alle casse tradizionali dell'epoca, ma non più economici, se di fascia alta. Come le AR11 della prima foto in alto (tratta da una brochure d'epoca), modello semplificato delle 10qui a fianco, il  punto di arrivo della produzione classica AR. Ma anche di produrre diffusori molto compatti e pure relativamente economici con qualità ancora accettabile e incomparabile con i diffusori economici dello stesso periodo. Come le due vie di AR, le AR 6 e AR 7, ancora con tweeter a cono per un incrocio accettabile con il woofer sovradimensionato.
(Nella immagine a lato la AR-10ℼ, il punto di arrivo dei vari perfezionamenti seguiti allo storico capostipite delle AR di fascia alta, la AR-3 del 1958).

La cassa chiusa
Una precisione sulla "cassa chiusa" (sealed box in inglese), una denominazione che spesso è usata come sinonimo di "sospensione pneumatica", ma non lo è. Casse chiuse esistevano anche prima, ma erano dei semplici contenitori che evitavano di mandare nell'ambiente l'emissione posteriore, annullando le sovrapposizioni non richieste. Ma la emissione posteriore rimaneva ugualmente dentro la cassa, interferendo in modo non prevedibile con i movimenti del cono, che peraltro era allora praticamente sempre in cartone trattato, e quindi soggetto a deformazioni (e alterazioni nella risposta). Mentre la sospensione pneumatica era progettata secondo un modello matematico, e includeva anche un abbondante uso di materiale assorbente (allora la oggi vietata lana di vetro) (vedi precisazioni nei commenti) per controllare le riflessioni interne, assieme ad una grande rigidità della cassa, con rinforzi interni. Cassa che ovviamente non era "sigillata" perché ovviamente per avere un effetto di molla era necessario un limitato movimento d'aria, e quindi l'altoparlante, di solito dal centratore, ne consentiva un moderato passaggio.

Poi cos'è successo?
AR-91
Per qualche anno la sospensione pneumatica si è diffusa sino a dominare completamente il mercato nella fascia media e alta, lasciando al bass reflex l'utilizzo specializzato (musica rock, r&b, disco) e le sonorizzazioni, ma con adepti fedeli al suono dei grandi rivali di AR, JBL e Altec in primis. Anche i primi modelli di fascia alta della B&W come le DM-6 o le 800 prima versione erano in sospensione pneumatica. Nel frattempo alcuni produttori andavano perfezionando l'utilizzo della emissione posteriore, con woofer passivi, come le assai diffuse Kef 104, grande successo della casa inglese, o i sistemi a linea di trasmissione come le sempre inglesi TLD.

Ma la vera svolta si è avuta con l'arrivo sul mercato (grazie alla sua crescita) di molti nuovi produttori di altoparlanti, che adottavano anche nuove tecnologie e materiali, e consentivano di controllare già all'origine quelle distorsioni che erano corrette o attenuate dalla sospensione pneumatica. In pratica, diminuiva molto l'esigenza. E in parallelo l'aumento della potenza di calcolo dei PC a parità di costo ha consentito a un numero sempre maggiore di produttore di dotarsi di strumenti di modellazione più raffinati e non "a orecchio", consentendo così di calcolare in modo esatto ed ottimale per vari ambienti l'accordo posteriore.
I vantaggi della sospensione pneumatica diminuivano fortemente ma restavano gli svantaggi, e la produzione e il mercato sono andati da un'altra parte. La AR è scesa di posizioni fino quasi a sparire negli anni '80 e il numero di case che adottavano questo sistema si è ridotto velocemente a poche unità (a parte le casse attive e i sub woofer, ma dovrei allargare il discorso).
(Nella foto il "canto del cigno" della AR, per quanto riguarda la linea di diffusori ancora bookshelf: le AR-91 del 1980).

Ora si trovano ancora?
Usate certamente e molto ricercate, a parte le AR si deve citare anche la cassa acustica più famosa in assoluto, credo, il mitico mini-diffusore LS3-5A della BBC, prodotto negli anni su licenza da Rogers, Harbet, Spendor e soprattutto Kef, i cui altoparlanti erano adottati dal brillante progetto.
Nel nuovo, sempre meno, tra i produttori noti forse solo la NHT ha una gamma di speakers tutti in sospensione pneumatica, scelta tecnologica da sempre della casa, Ma ultimamente sembra esserci un ritorno di interesse, con i nuovi modelli "replica" di Yamaha (la NS-690 replica) accompagnati da mini casse acoustic suspension quasi da scrivania di cui si parla molto bene (NS B310BL).
Ed è un peccato perché probabilmente i sistemi a sospensione pneumatica avrebbero ancora molto da dare come tecnologia.

Le Yamaha NS-690 degli anni '70, considerate anch'esse dei classici della riproduzione in sospensione pneumatica, evidenziano una stretta parentela con il progetto Ar-3 e posteriori.

venerdì 10 novembre 2017

Il vinile oggi

Il vinile oggi, ha ancora un senso? O, per essere più precisi, esiste una motivazione razionale per dotarsi di questo affascinante sistema di riproduzione?
Escludendo ovviamente quelli, ragazzi degli anni '60 o '70 per lo più, che hanno una grande discoteca di centinaia o migliaia di vinili e non perseguono l'insano proposito di liberarsene.

Se la motivazione è ascoltare la musica beneficiando dei vantaggi reali o presunti del suono analogico, la risposta non può che essere negativa o almeno dubbia. Perché la produzione nuova, pur abbastanza ampia ormai, è una goccia nel mare della produzione totale.  Ed inoltre, è analogica per modo di dire, perché la registrazione e' praticamente sempre in digitale.
Più estesa la scelta tra le ristampe, anche perché il target sono essenzialmente i sopra citati ragazzi degli anni '60 e '70, che hanno la tendenza, come noto, di ricomprare sempre gli stessi dischi. In questo caso, gli LP comprati appena usciti, risparmiando sulla paghetta, poi rovinati o persino venduti, poi ricomprati in CD ora abbandonati e negletti e sostituiti con vinili da 180g.

Un ecosistema premium
Ma il vinile e tutto il suo affascinante corredo di strumenti per suonarlo, non deve essere visto come un mezzo per ascoltare la musica, ma come un ecosistema (ora si usa questa parola) che trasmette sensazioni di autostima, di differenziazione, di apprezzamento per il bello seppur per altri superfluo, di raffinata estetica. In altre parole quello che nel marketing e' indicato spesso come "premium" pensando soprattutto alle auto pensate per distinguersi e dare una sensazione di unicità ai proprietari. Sulla scia della riuscita riedizione della Mini curata dalla BMW.

La copertina folding (doppia e apribile) di un LP che è un tipico esempio di copertina da collezione, di grande impatto. Stranded dei Roxy Music.
In un mondo più vicino ai dischi si può fare un parallelo, con i libri d'arte o di fotografia. Per vedere le foto di McCurry o di Salgado ci basta un buon PC con uno schermo HD, ma il grosso e pesante libro di fotografia, appoggiato casualmente e in bella vista nella nostra libreria, trasmette messaggi positivi e gratificanti al visitatore occasionale, e fornisce anche a noi il piacere di sfogliarlo e godere delle immagini, pur ben note, in grande formato ed eccellente stampa.

Ma la nostra libreria non è costituita solo da libri d'arte, si tratta di scelte mirate, e che vogliono anche veicolare un messaggio su di noi, sulle nostre preferenze, sulla nostra cultura nel campo dell'arte e della fotografia, o della nostra originalità o capacità di essere controcorrente. Un esempio di questo uso ormai tipico del libro d'arte si può vedere nel noto film Carnage di Roman Polansky. Analoghi messaggi possono essere veicolati dai grandi LP con le loro colorate e originali copertine, come quella di Stranded che si può vedere sopra, ma anche con il messaggio insito negli artisti scelti e nei loro album. Meno esteticamente gestibili e mostrabili dei libri d'arte però, soprattutto se disposti, come richiesto dalle buone norme di conservazione, all'impiedi e di costa. Qualcuno particolarmente amato dovrà essere ben visibile.

Gli LP però hanno anche l'esigenza di non essere uno sparuto gruppetto, indice di una passione molto superficiale e poco sincera. Ne serve qualche scaffale, come mostrato in un altro divertente film con Ben Stiller e Naomi Watts (Giovani si diventa) quando il protagonista entra nella casa della sua controparte Adam Driver (il giovane) che invece che una parete di CD come lui, ha una parete di LP, ovviamente d'epoca.

Quindi per concludere questa premessa sulla possibile spinta "estetica" alla costituzione di una discoteca di LP da zero, oggi, bisogna anche preoccuparsi di acquisire una discreta collezione, cosa non difficile intercettando i non pochi che se ne vogliono liberare per motivi di spazio o di irreversibile scelta digitale.

Lo strumento giusto
Per completare il percorso verso il vinile come affascinante ecosistema d'immagine occorre anche prevedere una giusta scelta per il giradischi e i suoi necessari accessori. Qui non servono quei giradischi esagerati da mostra d'alta fedeltà, pesanti come una Harley Davidson e costruiti con leghe usate solo per le navicelle spaziali. Basta molto meno, anche se non quei giradischi super essenziali tipo Rega Planar 3 o Pro-Ject Debut, ma comunque qualcosa che mostri sostanza e peso, e materiali esclusivi o pregiati, quindi a scelta legno, perspex o acciaio. Preamplificatori phono o testine sono meno critici perché meno visibili e dall'utilità ignota ai più.

Non è il caso di mettere qui come suggerimento uno o più modelli in commercio, il blog sembrerebbe una classica rivista del settore con articoli redazionali, quindi come esempio di giradischi di sicuro effetto inseriamo qualcosa che non è più in produzione da tempo, per esempio il lineare e splendido Luxman PD 277. Una trazione diretta, alcuni appassionati storceranno il naso ma, state sicuri, il suo lavoro lo fa comunque bene.


Oppure un super-classico di sicuro effetto (e qualità sonora); un Linn Sondek LP12 usato.


Oppure, volendo spendere meno, un classico intramontabile, che può funzionare anche ottimamente se in eccellenti condizioni e posizionato perfettamente, e con testina adatta a un braccio non perfetto (o con braccio non standard): il Thorens TD160:


Oppure ancora qualcosa di tecnologicamente vintage sino ad un pizzico di bizzarria, altro classico dell'alta fedeltà d'annata, il Denon DP62L, un altro esempio perfetto della stagione d'oro del direct-drive.


La soluzione per appassionati di musica
Ma chi non è interessato alla propria immagine e ai benefici che ne possa ricavare da un oggetto affascinante come un giradischi, accompagnato da una piccola ma raffinata collezione di vinili, ma ha invece come interesse solo la musica, può seguire anche un diverso approccio per scegliere il vinile come sorgente aggiuntiva.

Il motivo sono gli LP acquistabili sul mercato dell'usato. Non si trovano forse più le eccezionali occasioni di qualche anno fa, ma i proprietari di vinili che vendono la loro collezione sono ancora molti e i negozi che fanno da intermediari altrettanto. Quindi soprattutto sulla classica o sul rock meno noto e meno oggetto di collezionismo si trova ancora molto e a costi ragionevoli.
Aggiungendo che non è vero che il vinile sia così delicato e anche gli album usati possono essere perfettamente ascoltabili, avendo le necessarie attenzioni nella scelta e nella verifica preventiva.

Così con uno sforzo economico limitato si può mettere insieme una libreria musicale analogica di tutto rispetto, anche se non costituita dai 1000 dischi citati di solito nelle lettere degli appassionati (ma sarà vero?), ma grazie alla quale si potrà ascoltare molta buona musica e anche scoprire, grazie alla casualità del mercato usato, nuovi mondi musicali.
E beneficiando, soprattutto, del suono del vinile che, per motivo mai ben spiegati, risulta al nostro ascolto particolarmente gradevole, caldo, musicale, naturale.

domenica 29 ottobre 2017

La scelta del primo impianto hi-fi

Sul blog ci sono diversi articoli dedicati a come inserire una sorgente per "musica liquida" in un impianto tradizionale, questo nuovo post è dedicato invece a chi vuole mettere insieme per la prima volta il suo impianto, a chi ha deciso di ascoltare la musica al meglio, dando ovviamente la priorità allo standard attuale, alla musica digitale.

Il questionario
La musica digitale consente una notevole creatività ai progettisti di "hardware" componendo in modi diversi i componenti essenziali, ormai arrivati in gran parte a prestazioni un tempo solo professionali con prezzi all'origine veramente ridotti. Quindi le alternative sono diverse, e l'unico modo per individuare quella che fa per noi lo strumento più adatto rimane il questionario.

Ecco quindi il primo questionario (almeno credo) per comporre il proprio impianto hi-fi per la musica liquida, con le domande e le diramazioni in base alla risposta. Con queste premesse: il questionario è orientato a un impianto stereo per ambienti medio grandi, non da scrivania, ascoltabile anche da più persone, ed espandibile, con diffusori separati e sostituibili con altri di livello superiore o di diverse caratteristiche. Non quindi a soluzioni all-in-1, speaker wireless, a cui abbiamo dedicato un precedente post

Percorso A
  1. Hai una collezione di CD?
    • No, pochi o nessuno: Vai alla domanda 2
    • Si, ma vorrei archiviare tutti i CD su uno storage e metterli via per sempre: Vai alla domanda 2.
    • Si: Vai al Percorso B
  2. Sei interessato all'HD (alta definizione)?
    • No, solo se effettivamente disponibile in Italia o in streaming: Val alla domanda finale 3
    • Si: Vai al Percorso B, Domanda 4.
  3. Ottimo: L'impianto che ti servirà sarà il più semplice e anche il più economico rispetto alle prestazioni: Vai alla descrizione dell'Impianto A nelle sue due varianti.
Percorso B
  1. Quante volte riascolti i CD della tua collezione?
    • Qualche volta, in particolare per i miei preferiti: Vai alla domanda 2:
    • Mai o quasi: Vai alla domanda 3.
  2. I dischi che riascolti sono disponibili in streaming su Tidal?
    • No, sono rari (esecutori di classica, italiani, world ...): Vai alla domanda 4
    • Si: Torna al Percorso A, domanda 2
  3. Sei interessato all'HD (alta definizione)?
    • No, solo quando sarà disponibile effettivamente in Italia o in streaming: Val al percorso A, domanda finale 3.
    • Si: Vai alla domanda finale 4.
  4. In questo caso ti serve un impianto più complesso e articolato, ma non troppo grazie alla tecnologia digitale. Vai alla descrizione dell'Impianto B.
L'impianto A
In questo caso l'impianto può essere così semplice da richiedere anche un solo componente fisico, a parte il tablet. Tutto quello che serve è:
  • Variante A1
    • Un tablet 
    • L'abbonamento a un servizio streaming in qualità CD 
    • Una coppia di diffusori attivi e wireless
  • Variante A2
    • Un tablet
    • L'abbonamento a un servizio streaming in qualità CD 
    • Un connettore / DAC Chromecast Audio
    • Un amplificatore
    • Una coppia di diffusori tradizionali
Impianto - Variante 1

Note esplicative Impianto A
La prima cosa da sottolineare è la scelta logica e conseguente di un servizio streaming in qualità CD: poiché si parte da un ridotto o semi inesistente numero di supporti in proprio possesso, è chiaro che un servizio che costa poco più di un CD al mese e consente di ascoltarne anche uno al giorno ha una convenienza economica e pratica imbattibile. Se poi non interessa l'alta definizione e si può aspettare che arrivi anche sullo streaming con MQA cade l'ultimo motivo per una soluzione più complessa (la B). Altre informazioni:
  • Il tablet è indicato solo perché più comodo, potrebbe anche essere uno smartphone. Può essere indifferentemente IOS o Android.
  • Il servizio streaming: l'unico disponibile in Italia in qualità CD e con catalogo per tutti generi al momento è Tidal (si attende l'arrivo di una versione lossless di Spotify). Un'alternativa per chi intende ascoltare solo classica sull'impianto (e/o per altri generi accetta lo streaming lossy) è l'ottimo servizio Idagio, che costa 7 €/ mese contro i 20 E / mese di Tidal.
  • Nella prima fase di messa punto e familiarizzazione dell'impianto si può anche ricorrere ad un normale abbonamento Spotify da 10 € / mese.
  • I diffusori attivi wireless: sono la soluzione più semplice immediata e "senza pensieri". La scelta però al momento non è molto ampia, se parliamo di componenti di qualità riconosciuta e non da supermercato di elettronica. Al momento sono da citare in particolare la serie Xeo di Dynaudio e le Kef LS 50, prezzi dai 1.000 ai 3.500 €, che comprendono anche gli amplificatori e DAC interni; non serve niente altro.
  • La variante 2 è adatta invece a chi punta più in alto, a diffusori di caratteristiche superiori,  o per ambienti più grandi, e a una maggiore flessibilità per future esigenze (altre sorgenti analogiche, ad esempio), o punta al contrario a componenti più economici, usati o reperiti da parenti ed amici o magari con rapporto qualità / prezzo particolarmente conveniente.
  • Tutto il lavoro di connessione e di decodifica lo fa in questo caso Chromecast Audio che ha come noto un prezzo veramente ridotto (39 €) e che per un successivo upgrade può anche essere dotato di un DAC esterno di maggiore qualità (obbligatoriamente con ingresso S/PDIF).
Impianto A - Variante 2
L'impianto B
La esigenza di utilizzare come sorgenti supporti fisici e/o file audio acquisiti in download e archiviati da qualche parte rende inevitabilmente più complesso l'impianto, anche se per fortuna esistono ormai molti lettori multiformato che gestiscono entrambe le sorgenti. Per l'ascolto si possono adottare in questo caso sia diffusori (o "casse") attivi wireless, sia la classica accoppiata amplificatore - casse passive. Per questa tipologia di impianto la seconda alternativa sarà quella più comunemente scelta. In sintesi i componenti sono:
  • Un lettore multiformato
  • L'abbonamento a un servizio streaming in qualità CD o lossy
  • Uno storage server
  • Variante 1
    • Un amplificatore stereo
    • Una coppia di diffusori stereo tradizionali, o in alternativa:
  • Variante 2
    • Un amplificatore multicanale
    • 5+1 (o 5.0) diffusori per multicanale:
      • 2 stereo anteriori
      • 1 centrale anteriore
      • 2 effetti posteriori
      • 1 subwoofer (opzionale)
Impianto B - Variante 1
Note esplicative Impianto B
Anche in questo impianto è molto utile un servizio streaming. Anche se la preferenza è verso l'acquisto della musica, su supporto fisico o immateriale, è sempre molto comodo poter ascoltare alla stessa qualità in anteprima, e ad una frazione del costo, gli album o i brano di cui abbiamo sentito parlare bene e che ipotizziamo di acquistare.
L'elemento centrale è in questo caso il lettore multiformato, che deve poter gestire:

  • Supporti fisici CD
  • Supporti fisici HD (SACD, DVD-Audio, Pure Audio Blu Ray)
  • Decoder interno e uscite stereo e multicanale
  • DAC compatibile con PCM almeno fino a 24/192 e DSD fino a DSD256
  • Supporto DLNA
  • Ingresso USB 3.0
  • Supporto streaming Tidal e Spotify
  • 2 o più ingressi analogici (pin-jack RCA)
  • 2 o più ingressi digitali (almeno 1 USB e 1 S/PDIF)
  • Connessione wireless (Wi-Fi e Bluetooth APTX)
  • Una app dedicata per comando da remoto
Quasi tutte queste funzionalità sono presenti in gran parte dei modelli presenti sul mercato. Un player che li ha tutti ed è ormai uno standard e un riferimento di mercato e tecnologia è l'Oppo BDP-105, ma se non è necessaria tutta questa versatilità sono possibili alternative. Se ad esempio non avete SACD o altri supporti HD è sufficiente in alternativa un lettore CD con uscita digitale ed un network player tipo i Marantz 6005 od 8005 o similari di Denon, Onkyo, Naim, Linn ecc.

La musica acquisita in download va archiviata in un network storage collegato al lettore multiformato o al network player. La soluzione più semplice è un hard disk esterno collegato in USB (la connessione però deve supportare tutti i formati e tutti i bitrate, senza limitazioni). La soluzione più comune e più affidabile è però uno storage server connesso in DLNA, che può essere un NAS o un hard disk (di adeguata capacità, 1 TB e oltre).
Impianto B - Variante 2 (multicanale)
Variante 2
La variante 2 in multicanale è particolarmente interessante per unire l'impianto audio con l'impianto video, cosa assai utile quando sono nello stesso ambiente. Ovviamente i costi salgono ma la praticità e la sinergia anche. Scegliendo questa soluzione (o passandoci in tempi successivi) bisogna curare in particolare la qualità dell'amplificatore multicanale e dei diffusori, che devono essere dello stesso produttore per coerenza timbrica (a meno di essere veramente molto esperti). L'investimento sarà più consistente ma non proibitivo. In questo caso è l'audio che pone maggior vincoli rispetto al video, ma il video ne avrà grande beneficio.

E l'ascolto in cuffia?
In tutte e due le soluzioni è molto semplice e già inclusi l'ascolto in qualità CD : basta una buona cuffia stereo da collegare al tablet e il servizio streaming attivato in locale. Nella soluzione B per l'ascolto in qualità HD o di file audio nello storage server è sufficiente installare sul tablet un player HD compatibile DLNA che accede direttamente allo storage server (come NePlayer recensito in questo post o similari) e ovviamente un cuffia stereo.

In sintesi
Come si vede mettere assieme un impianto che garantisce un ascolto in alta fedeltà nell'era della musica digitale e dematerializzata è molto semplice, è economico e ha anche un impatto quasi trascurabile sull'abitazione e il suo arredo (considerate che la soluzione A variante 1 è senza cavi di collegamento e anche la 2 ha solo cavi di limitata lunghezza).

venerdì 20 ottobre 2017

Stato del download HD a ottobre 2017

Come quasi tutti gli anni dall'ornai lontano 2009 (non erano ancora diffusi gli smartphone, per dire) pubblico un aggiornamento sullo stato di promozione e diffusione della musica in alta definizione in download. Aggiornamento che rispetto all'ultimo (2015) praticamente non c'è, perché la situazione si è cristallizzata sui due segmenti di mercato classica e moderna, con disponibilità sempre più differenziata. La sintesi è questa:
  • Musica classica: gli ascoltatori interessati all'HD hanno una vasta scelta di materiale audio sia su supporto fisico sia in download, in maggioranza PCM ma anche con una quota crescente di DSD. Rimangono fuori solo le uscite recenti delle major e soprattutto quelle dei divi tipo Lang Lang, Yuja Wang o Avi Avitar, ma dopo pochi mesi quando non sono più novità si possono scaricare legalmente, almeno in qualità CD;
  • Musica moderna (ovvero tutto quello che non è classica): il download in HD esiste, e sempre comunque con disponibilità di titoli non molto vasta, soltanto in USA, Canada e alcuni paesi europei (UK, Francia, Germania). Negli altri paesi e in particolare e maggiormente in Italia sostanzialmente non esiste, la disponibilità di musica in HD è una eccezione da verificare caso per caso.
Il post di aggiornamento potrebbe anche chiudersi qui, ma provo a dare qualche altra informazione e chiarimento (dopo una immagine quasi obbligatoria di Yuja Wang).


La classica
Situazione stabile: diverse etichette con produzione più o meno ampia hanno il loro negozio on-line dove è possibile acquistare sia in download sia su supporto fisico con invio via posta, sia in formato HD normalmente 24/96 (ma variabile per edizione) sia in qualità CD, sia anche lossy.
Tra le etichette con ampio catalogo da citare è sempre Hyperion Records e tra i negozi online che trattano più etichette eClassical e Presto Classical.
Per cercare quello che interessa e in particolare il materiale in DSD (che non è ancora molto diffuso) è sempre utilissimo il portale FindHDmusic che consiglio di consultare anche per verificare se si aggiungono altri interessanti negozi online.

NB: Il sito FindHDMusic ha cessato le attività ad aprile 2020

Negli stessi negozi online e nei siti delle etichette specializzate (2L Nordic Sound, ad esempio) si possono acquistare album in HD anche su supporto fisico, in maggioranza SACD e in alcuni nell'(inutile) formato Pure Audio Blu Ray. La produzione di SACD, spesso anche con il contenuto musicale in alternativa in multicanale continua quindi tranquillamente, nella classica.

La musica moderna
Qui invece nulla è cambiato, l'alta definizione ma anche la qualità CD o lossless non sono un mercato che interessa alle major (e neanche alle indies) che preferiscono non vendere se non nei 5 paesi elencati prima.
Cercando un qualsiasi nome del rock o del jazz su FindHDmusic si può ottenere l'elenco degli album disponibili in HD. Ad esempio per Ben Harper oggi sono 12 dai seguenti negozi online: AcousticSounds, HDtracks (Germany), HDtracks (UK), HDtracks (USA), HIGHRESAUDIO, ProStudioMasters.

L'unico che vende anche nel nostro paese poco amato dalle major è HIGHRESAUDIO (basato in Germania), ma per questi album (più o meno tutti quelli pubblicati dall'artista californiano) l'avvviso con tanto di scuse è il seguente:
"I`m sorry!

Dear HIGHRESAUDIO Visitor,
due to territorial constraints and also different releases dates in each country you currently can`t purchase this album. We are updating our release dates twice a week. So, please feel free to check from time-to-time, if the album is available for your country.
We suggest, that you bookmark the album and use our Short List function.
Thank you for your understanding and patience.
Yours sincerely, HIGHRESAUDIO"

Quanto sopra vale anche per la qualità CD che peraltro ha una disponibilità pari all'HD, nel senso che praticamente non esiste una distribuzione in download in qualità CD, se non per qualcosa da Qobuz (ma sempre e comunque non in Italia). Da notare, inoltre, che essendo quasi tutti album usciti 10 anni fa o giù di lì il riferimento alle date di rilascio è privo di senso.

Che fare
A parte aspettare fiduciosi e molto ottimisti come consiglia il sito tedesco (ma forse bisogna aspettare che falliscano anche le ultime 3 majors rimaste) si possono seguire, per procurarsi album in HD, solo tre strade (+ una):
  1. usare un simulatore per presentarsi come visitatore dai paesi "buoni"
  2. ricorrere ai siti illegali (vedi post precedente)
  3. comprare SACD su eBay e altri siti a caro prezzo (i SACD quando lo proponevano le major non li comprava nessuno, ora vanno all'asta da 40 € in su).
  4. abbandonare l'idea del download HD.
Inutile sottolineare che i primi due sistemi sono illegali e il primo lascia anche aperta la porta del nostro PC a spyware e malware vari, che faranno di tutto per restare con noi.

Personalmente mi rifiuto di pagare (e non poco) per qualcosa che chi la possiede non mi vuole vendere perché sono italiano, e che per di più mi richiede un'azione illegale, e seguo quindi la strada n.4. Ho comprato SACD sia in negozi sia su eBay quando costavano poco, ma ora il differenziale di costo rispetto al differenziale di qualità, facendo riferimento allo streaming in qualità CD, non è giustificato, almeno per me. Aspetto una maggiore diffusione di materiale codificato MQA (vedi recensione di Tidal) e se voglio spendere soldi per qualcosa di appagante (anche all'ascolto) allora acquisto vinili.

martedì 10 ottobre 2017

Gizmo Remote per J River alla prova

Come gli altri media center (o media library) anche J River può essere comandato da remoto da una app, che consente di selezionare l'album o la playlist o il brano singolo da ascoltare, controllare l'ascolto con i classici comandi e così via. L'ascoltatore quindi, una volta attivato il media center sul suo PC Mac o Windows usato come music server, può fare quasi tutto quello che gli serve per un ascolto piacevole ed efficace dal suo smartphone o tablet.

Per J River sono disponibili due app per la gestione da remoto, una gratuita ma solo per Android, una a pagamento (poco più di 10 €, tanto nel settore app) anche per IOS, prodotta a quanto sembra dallo stesso gruppo J River.

Entrambe le app hanno anche la funzione di ascolto in locale dallo smartphone o dal tablet, sulle cuffie stereo, e quindi svolgono anche il compito di player e possono trasformare le nostre normali cuffie in cuffie wireless (acquisto ormai inutile, seppur continuano ad essere prodotte e proposte in gran quantità). Sottolineo questa funzionalità perché le remote app precedenti, come Remote di iTunes e le equivalenti di Fidelia o Spotify provate a suo tempo non ne erano dotate.


Gizmo per JRiver
Proviamo per prima questa semplice ma ben funzionante app che si presenta in riproduzione con la grafica della immagine qui sopra. Come anticipato è solo per piattaforma Android ma anche chi usa solo iPad o iPhone a casa ha probabilmente qualche device Android, magari sostituita da un modello più recente (non sono richiesti smartphone ad alte prestazioni per farla funzionare bene, basta uno schermo decente) o poco usato. Come nel mio caso, che ho eseguito la prova su un tablet Zenpad della Asus.

Connessione e navigazione sulla libreria musicale
Gizmo all'attivazione ricerca server DLNA sulla rete Wi-Fi e sarà facile individuare J River MC come il server da collegare. per il collegamento è necessario un handshacking (scambio di un codice tra PC e tablet, ovvero tra Media Center e Gizmo). Dopodiché la app si connette e mostra la stessa architettura di navigazione del Media Center, quindi come primo menu, Audio, Video, Immagini ecc. e come secondo, dopo aver selezionato Audio, la navigazione per Album, Artista, Genere, ecc., oltre ad eventuali playlist create su J River.



Qui si incontra subito la prima delle tre limitazioni di questa app: non esiste una funzione di ricerca.


Per selezionare quindi l'album o l'artista (come in questo caso) bisogna scorrere l'elenco mostrato sullo schermo (con la immagine associata) che ovviamente è in ordine alfabetico. La app è molto veloce e lo scorrimento senza incertezze e quindi anche con librerie di discrete dimensioni (la mia è di oltre 1.000 album e oltre 12.000 brani) la ricerca è meno complicata di quanto potrebbe sembrare. Però una funzione di ricerca, estesa magari anche al brano, non sarebbe sgradita.

E' importante però che la libreria sia ben organizzata, con tutte le immagini di copertina a posto, i nomi degli album corretti e così via, per rendere effettivamente pratica e veloce la ricerca.

L'ascolto sul server
Come anticipato si può scegliere se ascoltare sul server (ovvero sull'impianto) oppure in locale sul tablet. Con la cuffia stereo ovviamente, ma teoricamente anche con gli altoparlanti interni, se la qualità d'ascolto per noi non fosse un problema (anche se perdiamo tempo con prodotti audiofili come J River).


Nell'ascolto sul server, come nello screenshot qui sopra, c'è poco da segnalare, una volta avviato si mette da parte il tablet (dove compare la immagine di copertina, ottimamente definita, vedi la immagine seguente, un plus di J River e della app, da segnalare perché la maggior parte dei player che ho provato per motivi ignoti mostrano antiestetiche immagini sgranate, partendo dgli stessi file jpg). I comandi consentono poi di scegliere le canzoni nell'album (o nella playlist), saltarne una e così via.


Il controllo del volume è la seconda limitazione di questa app, nel senso che e' ben nascosto. Non e' presente in forma grafica il solito slide come in tutti i player. Anche usando i comandi di volume del tablet nulla accade. Cercando bene si scopre  che cliccando sui tre puntini in verticale in alto a destra si apre un menu e selezionando 'command' si apre un secondo menu con i comandi play, stop ecc. ma anche volume up e down in forma testuale e ovviamente a step. Per niente pratico, forse conviene agire sull'impianto come ai bei vecchi tempi (o con il telecomando dell'ampli se è previsto sul vostro). Non so se è una limitazione del tablet che ho usato, chiedo ai visitatori / lettori se hanno esperienze diverse. In compenso ci sono le inutili stelle per dare i voti alla nostra musica e classificare la nostra preferita (nel caso che ci scordassimo di quello che ci piace).

L'ascolto in locale
Selezionando semplicemente "Here", sulla pagina di menu alla quale si accede cliccando su "tap to change" in alto a sinistra) l'album e il brano scelti sulla libreria J River possono essere ascoltati in cuffia.


Attenzione però a selezionare prima la qualità in riproduzione, che può essere bassa (90Kbps), media (128Kbps) o alta (320Kbps) come sempre (e in compressione probabilmente MP3).


E qui arriva quindi la terza limitazione del prodotto, l'ascolto compresso di file audio lossless o addirittura in alta definizione. Il vantaggio è la ricerca rapida e veloce ma esistono player alternativi che riproducono senza transcodifica in formato compresso almeno fino al CD (Foobar2000 app ad esempio, che può collegarsi direttamente anche a J River). Rimane il vantaggio della praticità e comodità di gestione e c'è sempre da considerare che la compressione a 320 Kbps è ancora a qualità sufficiente per buona parte dei contenuti musicali.

Si può superare il problema?
Alcuni commenti nei forum J River lo affermano. Gizmo infatti può selezionare per l'ascolto anche un player diverso dal proprio player interno, oppure può presentarsi come server sulla stessa device fornendo al player la navigazione sulla libreria. Se questo player alternativo fosse in grado di riprodurre senza transcodifica il problema sarebbe risolto. Il player consigliato, che peraltro nel mondo Android è quasi uno standard è BubbleUPnP, che è anche DLNA compatibile.

Su Gizmo si seleziona questa app (attivata prima ovviamente) quando si fa partire il Playing ed è possibile senza problemi configurare la riproduzione su BubbleUPnP. Peccato che nel display di esecuzione questo player mostri, se collegato con Gizmo, che il contenuto musicale è MP3 / 96KHz o 48KHz (o altre frequenze). Stessa cosa se si fa il contrario, partendo da BubbleUPnP. Ciò che si deduce, salvo approfondimenti in corso, è che Gizmo assieme a J River opera la compressione già in download verso la device, per velocizzare le operazioni. Il fatto che poi il sample rate rimanga anche oltre i 44.1KHz non significa nulla. La codifica con perdita MP3 opera a qualsiasi frequenza, ma comprime sempre il contenuto. L'effetto migliorativo è solo salvare le frequenze ultrasoniche normalmente inesistenti.

BubbleUPnP in funzione player per Gizmo. Anche se il file è in HD (24/48  in questo caso) la riproduzione è in formato compresso MP3. Notare la immagine della copertina di Diana Krall in bassa definizione come da inspiegabile abitudine di tutti i player conosciuti, tranne Gizmo.
Il test è stato però un'occasione di provare anche questo interessante e versatile player che peraltro fornisce anche la soluzione da solo per l'ascolto in HD su una device Android, a patto che i file audio siano su un network storage DLNA (come normalmente dovrebbe essere).

In sintesi
Gizmo è un prodotto molto pratico ed efficace nell'uso, una buona soluzione per avere un potente telecomando per la navigazione e l'ascolto sull'impianto. Il player in locale è un utile add-on  per ascolti veloci e verifiche, oltre che per l'ascolto delle playlist create su J River, ma è sconsigliabile per ascolti impegnativi in cuffia.
Resta quindi da provare la app ufficiale di J River che non dovrebbe avere queste limitazioni.

martedì 3 ottobre 2017

Upsampling fai da te

Il processo di upsampling consiste nell'incremento della frequenza di campionamento ed eventualmente della "parola" (o bit depth) di file audio solitamente in qualità CD (parola di 16 bit e frequenza di campionamento di 44.1Khz).
La risoluzione rimane ovviamente la stessa, non si possono ovviamente aggiungere altre informazioni sul contenuto musicale ormai digitalizzato (campionato e "fotografato"). Il vantaggio è rappresentato dalla non necessita di passare per il filtraggio anti alias necessario in decodifica per eliminare la distorsione di quantizzazione molto prossima alla frequenza di campionamento, nel caso del campionamento PCM a qualità CD sopra menzionato. Un filtro antialias a frequenza così prossima a quella limite per l'audio induce delle variazioni di fase che possono essere percepite in ascolto. (una spiegazione tecnica più ampia si può leggere qui).

Horace Silver - Blowin' The Blues Away
Per questo motivo (e perché è realizzabile facilmente e gratuitamente dai moderni integrati DAC) un upsampling online prima della conversione in analogico è sempre più spesso incluso negli ultimi CD player, a seguire l'ormai classico Paganini di Audio Analogue, ed è disponibile come opzione in player software di alta qualità come J River, recensito di recente.

Chi non usa questi prodotti può però anche pensare di sfruttare i vantaggi dell'upsampling applicandolo nella fase di ripping in digitale dei propri CD, o almeno di quelli per cui valga la pena per qualità di registrazione, realizzandolo "in casa".
Il processo richiede un po' più di tempo, ma non ha costi aggiuntivi, perché può essere realizzato con due prodotti ben noti e open source, quindi gratuiti: Foobar2000 per il ripping e le conversioni di formato e R8brain per le conversioni di campionamento.

Come digitalizzare un CD in upsampling
Il processo prevede un passo in più, come è ovvio, e deve essere effettuato in formato Wav perché R8brain per intuibili motivi può operare solo su file audio in formato nativo e non compresso.

  1. Eseguire il ripping del CD con Foobar2000 con le usuali modalità ma selezionando la conversione in WAV
  2. Attivare R8brain, selezionare il primo dei brani dell'album e scegliere come parametri di conversione:
    • frequenza (sample) da 44100 a 96000 (Set sample to)
    • output bit depth: 24 bit
    • quality: very high
  3. Lanciare R8brain in batch, evitando di selezionare per prudenza l'opzione "delete original files"
  4. Selezionare con Foobar2000 i file WAV e convertirli in FLAC o ALAC (a scelta in base alle proprie preferenze)
  5. Selezionare con Foobar2000 i file convertiti in formato lossless e applicare la funzione tagging per inserire nuovamente le informazioni sui brani e sull'album (è questo il principale motivo per non lasciarli in WAV, formato che non supporta il tagging).
Il risultato a questo punto sono file audio in formato 24/96 e compressi lossless. Attenzione che sono difficilmente distinguibili da file audio in HD nativo (occorrerebbe un'analisi sui campioni con prodotti professionali)  quindi è consigliabile archiviarli o nominarli opportunamente per ricordare la loro origine.

Le maschere di R8brain per impostare la conversione e lanciarla in batch su un intero album
Vantaggi e svantaggi dei 24 bit e dei 192Khz
Il sovra-campionamento potrebbe essere anche a 192Khz, ma vantaggi non ce ne sono e in compenso i file audio diventano molto voluminosi e più scomodi da gestire. I lettori che adottano l'upsampling lo fanno online e in hardware e quindi non hanno questi problemi e adottano direttamente per questo motivo la frequenza maggiore.

Il sovracampionamento a 24 bit non dovrebbe fornire alcun vantaggio e anche J River non ne fa menzione. Secondo alcune fonti in internet (forum) molti DAC sono ottimizzati per file audio 24/96 o superiori quindi sarebbe vantaggioso applicarlo. Poiché non costa nulla e non da svantaggi conviene suggeriamo quindi di scegliere come frequenza 96Khz.

Può peggiorare qualcosa?
È proprio da escludere. Non viene aggiunto proprio nulla ma solo "bit vuoti" e un incremento dei campioni identici, quindi rischi di peggioramento non ci sono. Al massimo non ci saranno miglioramenti udibili, magari perché il filtro anti alias del nostro lettore CD o DAC e' particolarmente efficace.

In sintesi 
Applicare il ripping con upsampling conviene sempre, considerando il limitato aggravio di tempo e considerando che comunque non può esservi un degrado nell'ascolto. Tenendo conto che il miglioramento non è' decisivo, non sara però necessario rimettere mano ai ripping già effettuati, soprattutto se di vaste librerie musicali.

(Nella immagine, la classica copertina in stile jazz dei tempi d'oro di un album del pianista Horace Silver del 1957, un CD cui vale la pena applicare l'upsampling, sia per il valore artistico sia perché oggetto di un raffinato remaster del 2000 da parte di Rudy Van Gelder in persona)

martedì 26 settembre 2017

Foobar2000 per smartphone e tablet

Il popolare (e open source) music library e player Foobar2000 è ora disponibile anche per smartphone e tablet, sia su piattaforma IOS che Android. Non ha tutte le potenti funzionalità e possibilità di add-on della versione per desktop (e solo per Windows), è "soltanto" un lettore, su queste piattaforme. Ma, viste le carenze e la scarsa flessibilità dei player standard che Apple e Google forniscono per le due piattaforme, e considerando che gli altri player terze parti o sono a pagamento o sono invasi dalla pubblicità, è una alternativa interessante che vale la pena di valutare.

Foobar2000 in riproduzione su iPad

I plus
I principali sono due:
  • il supporto DLNA, cioè in pratica la possibilità di ascoltare dal dispositivo mobile file audio archiviati su dischi di rete (network storage o NAS) o PC con media library conformi DLNA. Una funzione piuttosto rara, la maggior parte dei player, sia standard sia terze parti, possono lavorare solo in modo tradizionale (e superato) su file archiviati localmente sul dispositivo.
  • la ottimizzazione del suono in cuffia (vedi post precedente su due prodotti specializzati per questa funzionalità di ascolto più naturale, ma entrambi a pagamento e senza supporto DLNA).
A questi si aggiunge la ben nota versatilità e flessibilità nell'utilizzo di Foobar2000, anche se "in scala" e il supporto di tutti i formati nativi o compressi lossless (ma non dei formati DSD).

Il menu principale
La grafica del prodotto è decisamente minimalista, in linea con le tendenze attuali (ma Foobar2000 è sempre stato così) e la prima maschera di accesso si presenta su un iPad con una schermata quasi vuota e in bianco e nero, con un menu, e in alto a destra il classico simbolo di un ingranaggio per le impostazioni e di lente di ingrandimento per la ricerca libera di quello che si vuole ascoltare. Che però è quasi inutile, come vediamo tra poco. Un poco più compatta la schermata su iPhone


Cominciamo subito dall'ultima voce, che è appunto la navigazione sui media server. Nella seconda schermata sono elencati i media server che vede sulla rete, non solo il NAS, come si vede, ma anche la libreria di J River (vedi prova in questo precedente post). La musica contenuta sarà la stessa, al netto dei tempi e delle modalità d'importazione automatica, ma la libreria J River avrà in più le categorie che raggruppano gli album recentemente inseriti, i più ascoltati, quelli classificati come preferiti e così via, mentre quella visualizzata sullo storage server (Lacie nel mio caso) avrà in più la organizzazione per directory sul disco.


Selezionando la ricerca per esempio per album il contenuto è appunto lo stesso, ma come si vede accedendo dalla libreria la immagine di copertina non sempre c'è, dipende se esiste sulla directory e se è compatibile, mentre sulla media library di J River (schermata di sinistra) c'è praticamente sempre, perché l'ha cercata e inserita il media server o, in alcuni casi in cui non si trovava, l'ho inserita io.
In entrambe la ricerca (come in Gizmo) deve essere però eseguita a vista, scorrendo gli album o gli artisti in ordine alfabetico (ma è molto veloce). La funzione di ricerca nel menu principale opera solo sulla libreria locale che eventualmente l'utente vuole creare. Serve a ben poco quindi, a chi usa Foobar2000 app come player per la sua libreria su storage server condiviso.


L'uso come player
Nulla di segnalare di particolare, si seleziona l'artista o direttamente l'album, il brano o l'intero album e poi si avvia il lettore e si controlla la riproduzione con i soliti comandi.
La principale differenza con gli altri player e in particolare con quelli standard è la possibilità di aprire e ascoltare anche materiale in alta definizione, che però, altra limitazione dopo quella della ricerca. viene caricato in locale riprodotto soltanto in qualità CD, a 16/44.1. Nessun vantaggio all'ascolto quindi, ma la riproduzione accedendo a NAS (senza altro software in mezzo) inizia comunque subito. Sempre meglio comunque di Gizmo per J River o del player di Google che applicano addirittura una compressione.
Nelle due schermate la riproduzione via J River e nativa su Lacie storage server dal mio iPhone. Mentre nella prima immagine con Marianne Faithfull il player era all'opera su iPad.


Le altre funzioni
Nelle impostazioni ritorna parte della ben nota flessibilità e ampia dotazione di parametrizzazioni che sono punti di forza ben noti di Foobar 2000. Come si vede dalla schermata Settings è possibile aggiungere una interfaccia grafica oltre alle due standard (bianca o nera), poi è possibile abilitare o meno la importazione della libreria musicale di sistema (iTunes nel caso di device IOS) sulla quale poi avrà efficacia il comando di ricerca, si può selezionare la modalità di playback (col solito shuffle), si può attivare il replay gain (normalizzazione del volume) e impostarne l'effetto.
Più interessanti le altre due sezioni: DSP Manager (qui in nero per cambiare) e Advanced (dopo).


Le funzionalità di processing audio (DSP) sono molte e anche utili in alcuni casi (ascolto in mono, inversione dei canali), quasi inutili visto il limite a 44.1 come il resampler (magari potrà esserlo in futuro se fosse superato questo limite), accessorie (dissolvenza incrociata o crossfader, limitatore). Ma una è veramente interessante ed è il Meier Crossfeed, cioè la ottimizzazione del suono in cuffia miscelando opportunamente i canali usando l'algoritmo messo a punto dalla Meier-Audio e concesso evidentemente a Foobar2000 (la spiegazione  su come è pensato e come funziona è qui). Poiché Foobar2000 sarà utilizzato essenzialmente per l'ascolto in cuffia, trasformandola in una comoda cuffia wireless, si tratta di un plus molto interessante.


Tra le molte impostazioni avanzate che vediamo nella schermata sopra e che si commentano da sole ne segnaliamo solo una, da impostare sempre: High definition audio input: deve essere impostato On altrimenti Foobar2000, come Gizmo, riprodurrà in formato compresso. In futuro, se sarà supportata la vera HD, potrà avere lo scopo di limitare la riproduzione a qualità CD per risparmiare banda.

In sintesi
Pur se in scala ridotta rimane un prodotto molto interessante, e alle funzionalità quasi esclusive si aggiunge anche una fluidità e velocità di funzionamento veramente notevoli, decisamente superiori ad esempio a NePlayer. Un player da vere assolutamente per chi ha una libreria con un numero prevalente (o totale) di materiale audio in qualità CD. Per chi invece vuole ascoltare in qualità HD la sua libreria musicale DLNA anche sul suo smartphone o tablet rimane solo NePlayer (o Neutron che non abbiamo ancora provato) ma a patto di avere potenti iPhone o iPad di ultima generazione.
Ma per finire al meglio, ancora un po' di musica.














martedì 19 settembre 2017

iPhone X: delusione audio

La Apple ha presentato pochi giorni fa il "futuro dello smartphone" ovvero l'iPhone X, dove X sta per 10 in numeri romani, 10 anni dalla presentazione del primo iPhone, che noi in Italia (io compreso, allora quasi felice utente dei Communicator Nokia) abbiamo quasi ignorato.

Tutto bellissimo, schermo totale a risoluzione stratosferica, altissima potenza, funzionalità esclusive, a parte il motivo per cui non lo comprerò (prezzo a parte), ovvero la incomprensibile scomparsa del TouchID, il riconoscimento del l'impronta digitale. Molto affascinante il riconoscimento facciale in 3D, ma secondo Apple come farei ad attivare l'iPhone mentre guido? Adesso posso farlo senza problemi, basta che so dov'è il mio iPhone, non devo guardarlo, posso continuare a guardare la strada. Con l'iPhone X devo aspettare di potermi comprare anche una Tesla Model X e soprattutto attendere che sia ammessa la guida autonoma anche in Italia.


Ma basta con le divagazioni e arriviamo al motivo della delusione, che è anche fonte di malinconia: la totale assenza di ogni innovazione, ma anche di ogni minimo accenno alle prestazioni audio dei nuovi modelli. Tutti ascoltano incessantemente musica con gli smartphone (e anche, ogni tanto, telefonano) ma l'audio sembra ormai, al di fuori della nostra nicchia di appassionati di buona musica e ben riprodotta, la Cenerentola della tecnologia. Non si sa se perché chi ascolta la musica non è interessato ad ascoltarla bene o perché l'industria della tecnologia non punta a questo settore, e quindi la massa crede che basti una cuffia Beats per ascoltare bene, anche se il sorgente è un orrido mp3 mal codificato.

Nell'annuncio e nei vari report e articoli non troverete proprio la parola "audio", bisogna cercare bene tra le specifiche ufficiali, e così si scopre faticosamente l'unica innovazione arrivata il 12 settembre, ovvero il supporto per la codifica FLAC. A quanto si è capito non si tratta altro che l'abilitazione del firmware già presente nei chip degli iPhone dal 7 in poi (iPad ancora no), che sarà inclusa nella prossima versione 11 di IOS. Il che non sembra strano, visto che i chip sono sempre più potenti e includono già nel firmware le operazioni di codifica e decodifica dei sistemi di compressione più diffusi. Da una parte possiamo dire "finalmente" vedendo uno dei rari cedimenti agli standard diffusi da parte della Apple, ma dal punto di vista audiofilo è un passo avanti quasi ininfluente, se non è accompagnato dal supporto per la decodifica di file audio a 96Khz e superiori. Che è invece una evoluzione non annunciata nella documentazione fornita, e quindi dobbiamo supporre che rimanga il limite degli iPhone (e iPad) a 24/48Khz, mentre la trasmissione via Bluetooth o con protocollo AirPlay continua ad essere limitata a 16/44.1.

Tirando le somme, come qualità del suono non c'è nessun passo avanti decisivo, né qualitativo né di comodità d'uso, se non è accompagnato dal supporto anche in iTunes, di cui invece non si parla, almeno per ora. Il fatto è che già ora, con un iPhone con la codifica ALAC di Apple, che peraltro non è più proprietaria, è possibile ascoltare in qualità CD o anche HD fino a 24 bit e 48Khz. Mentre con player terze parti come NePlayer e' già ora possibile ascoltare file audio codificati FLAC alla stessa risoluzione.

Quello che mancaMa che evidentemente Apple non considera strategico, sarebbe, lato comodità d'uso:

  • il supporto per file audio FLAC anche in iTunes e Music
  • il supporto di file audio codificati FLAC o ALAC anche in HD con frequenza di campionamento superiore a 48KHz.
Potremmo così trasferire file audio dalla nostra libreria musicale in entrambi i formati e con qualsiasi risoluzione in origine sulla libreria Apple Music e ascoltarli in locale (fino a 24/48) o da remoto con Airplay (fino 16/44.1). Sul lato qualità invece il vero passo avanti sarebbero:
  • un player audiofilo invece di quello standard di Apple Music, quindi con codifica bit perfect, dithering opzionale e gli altri accorgimenti implementati in player come Onkyo HF Player o NePlayer
  • Il supporto in Airplay per la trasmissione via Wi-Fi a bitrate superiori (almeno sino a 24/96) 
  • Il supporto fino a 96KHz almeno.per il decoder interno.
Tutte limitazioni aggirabili con prodotti terze parti (o DAC esterni), come premesso, ma sarebbe nella logica dello smartphone "sostituisci tutto" l'inserimento direttamente nella dotazione di base made in Apple di queste funzionalità, peraltro ormai disponibili nei chip audio da anni. Continuiamo quindi ancora ad aspettare il risveglio di interesse di Apple per l'audio di qualità, avendo ormai perso le speranze di un analogo risveglio da parte delle case discografiche.

lunedì 11 settembre 2017

Ma la pirateria, che fine ha fatto?

Era la preoccupazione principale della case discografiche fino a non molti anni fa. Il report annuale della IFPI, l'associazione mondiale dei discografici, sembrava più che altro un bollettino di guerra che esaltava le vittorie ottenute nella lotta contro i pirati del web. Poi, più nulla.

Il motivo è semplice, nel frattempo è arrivato l'armistizio con il terzo incomodo, ovvero YouTube ovvero Google. Non venivano più bloccati i caricamenti da parte di milioni di appassionati, ma in cambio veniva assegnata una parte degli introiti pubblicitari ai detentori dei diritti (e zero ai caricatori), detentori individuati automaticamente dal potente software messo a punto da Google.
Alla fine le case discografiche si sono accorte che guadagnavano più così che nella vana guerra ai pirati, per proteggere musica che magari interessava a pochissime persone.

Dall'altra parte gli utenti, gli infaticabili downloaders di MP3, non avevano più alcun motivo di perdere tempo con eMule e soci, e rischiare di essere individuati, visto che potevano trovare tutto e di più su YouTube. Se poi cercavano album interi senza fatica, c'era nel frattempo Spotify gratuito. Un po' di pubblicità e l'ascolto solo in shuffle, ma la parola magica latina gratis giustifica ogni rinuncia.

La pregevole cover (del noto illustratore USA Phil Hays)  del classico di Miles davis con il quintetto che includeva Coltrane. Uno degli album ripubblicati in SACD con copia direttamente dai master, irreperibili sui canali ufficiali 

La pirateria oggi: un fenomeno di nicchia
Non è scomparsa del tutto, però, anche se interessa ad un numero molto ridotto di appassionati di musica. Si indirizza ovviamente a quello che su YouTube o in download non c'è: musica in alta definizione o lossless in qualità CD. La cosa bizzarra e' che molto spesso questo genere di musica non la si trova neanche pagando, da cui si comprende lo scarso interesse delle case discografiche per questa pirateria. Vediamo allora cosa si trova sul web:
  • album in SACD digitalizzati (DSD64) in formato ISO (e di solito anche in PCM)
  • LP digitalizzati da appassionati in formato PCM (di solito 24/96)
  • Album in formato CD di varia provenienza
  • Album in HD 24/192 provenienti dal sistema Pono
  • Album in HD e formato PCM provenienti da siti di download 
I SACD in formato ISO 
Il primo gruppo e' il più interessante. Sono i Super Audio CD prodotti dalla industria discografica dal 2000 in poi, in larga maggioranza classici del rock e del jazz (più classica). Trasferiti in buona parte da appassionati in formato nativo ISO (leggibile dai moderni player e DAC preservando la conversione a 1bit, a detta di molti superiore) grazie alla famosa Playstation PS3 di qualche anno fa abilitata incautamente da Sony alla lettura dei SACD, oppure dagli stessi siti di download ufficiali.

La prima cosa che stupisce ricercando questi file ISO e' l'ampiezza, a noi (italiani) sconosciuta, dei cataloghi SACD, ai tempi in cui le case ci credevano. È sorprendente scoprire ad esempio che l'intera produzione di Miles Davis o dei Weather Report fosse stata resa disponibile anche in alta definizione, ma senza alcuna diffusione in Italia. Mai visti nei negozi, ne' sulle riviste specializzate. Altrimenti, quando i lettori SACD sono diventati accessibili ne avrei certamente acquistato qualcuno. Invece gli unici che ho acquistato sono di provenienza eBay dove si trovavano a buon prezzo negli anni dell'abbandono del formato e prima del suo ritorno di interesse.

Ora sono acquistabili? Non sempre, l'unico sito con DSD accessibile per noi italiani e' HighResAudio (gli altri sono interdetti a noi) e non tutto è disponibile anche per noi, lo si scopre solo al momento dell'acquisto. Per esempio l'album storico di Miles Davis della illustrazione è disponibile solo in PCM (pur essendo il remaster in SACD un riferimento) e comunque non in Italia. Dei circa 20 SACD di Davis solo 6 sono disponibili sui negozi online in HD anche in ISO ma solo uno (In A Silent Way) è disponibile anche in Italia.
Ma non sono stati pubblicati integralmente solo questi classici del jazz, anche per il popolare progressive rock, in SACD e DVD-Audio si trova tutta la produzione dei King Crimson, degli Emerson Lake & Palmer, quasi tutto dei Genesis e così via. Tutto fuori mercato ovviamente.

Gli LP digitalizzati in alta definizione
Altro caso di conversione lunga e complessa e dal risultato non certo, che volonterosi e ammirevoli appassionati mettono a disposizione senza fini di lucro (almeno per loro). Di solito sono però lavori accurati e a volte si tratta di LP non trasferiti su CD o comunque rari.

I CD lossless
Anche questi in realtà sono stati messi in vendita online poco e pochissimo in Italia e poco anche nel mondo (tranne per la classica). Sui siti specializzati in download di musica in HD ovviamente non ci sono, possono esserci su alcuni servizi di streaming che fanno solo download, come Qobuz e non so chi altri, ma Qobuz non è disponibile in Italia. Da aggiungere però che, tranne rari casi di CD rari o di case che non hanno accordi con i servizi di streaming in qualità CD, non c'è proprio bisogno di fare un download per ascoltarli, basta un economico abbonamento streaming.

Il triste caso del lettore Pono e dei suoi file
Come qualcuno ricorda il grande musicista rock Neil Young e' un convinto sostenitore della musica in HD ed ha avuto l'idea, con alcuni finanziatori, di lanciare un lettore post iPod in grado di riprodurre file audio in formato PCM 24/192, concludendo accordi con un discreto numero di case discografiche. Purtroppo per lui l'idea era superata in partenza perché nel frattempo i lettori portatili sono scomparsi, sostituiti molto semplicemente dagli smartphone che abbiamo tutti. Come risultato però sono stati messi sul mercato molti album, anche in questo caso in maggioranza classici in prevalenza del rock, in formato 24/192. Arrivati dopo poco tempo ai siti non autorizzati. 

Il materiale proveniente dai siti di download HD 
Questo è il caso più evidente di guadagno sottratto a qualcuno. Ma molto poco alle case discografiche che questi siti (HDtracks, Acoustic Sound, Higresaudio, ecc.) non li hanno mai sostenuti e neanche agevolati, anzi hanno chiesto percentuali elevate e messo vincoli e ostacoli per la vendita in tutti i paesi. 

Come funzionano 
Non sono basati sul peer to peer come eMule, sono siti (molto spesso russi) organizzati come un elenco di album classificati per genere, artista ecc., con una descrizione anche ampia (presa di solito da Allmusic) e poi i link per scaricare nei vari formati disponibili. A volte è necessaria una registrazione (con pochi dati, in pratica si fornisce solo la email) a volte no. Dopodiché il download teoricamente e' free. Solo in teoria però, per chi non ha pazienza e tempo in dosi molto elevate, perché viene volutamente rallentato e disturbato da pubblicità molto invasiva. Per spingere al vero business, la sottoscrizione di abbonamenti a servizi cloud collegati al sito, che consentono di avere una propria area di memoria, ma anche, guarda un po', di scaricare in alta velocità per un certo periodo i file che abbiamo individuato.

Un sistema ben noto, quello del noto servizio Megaupload poi chiuso per intervento delle case cinematografiche (film e serie Tv sono il vero nuovo fronte per la pirateria) e dei suoi molti emuli, ma che continua con sempre nuovi gestori cloud in se' e per se' perfettamente legali, dipende da cosa ci si mette dentro. In alcuni casi lo stesso servizio può essere usato anche per fornire nuovi file audio digitalizzati al sito lossless, ristabilendo in qualche modo il peer to peer.

Tutto ciò è legale?
Ovviamente no, i siti lossless mettono a disposizione materiale di cui non hanno e non pagano i diritti. Anche se lo facessero senza fini di lucro non sarebbe legale. Infatti ogni tanto spariscono, probabilmente per intervento dei siti di download HD.
Per un utente invece non è detto che sia così. La differenza la fa sempre la regola che una copia di backup di un album di cui siamo legalmente in possesso e' ammessa, purché sia "privata" e di riserva (1). Quindi per esempio una copia digitalizzata in formato CD di un album che abbiamo in LP, non importa se realizzata da noi o recuperata, se non distinguibile, non può costituire un problema. Idem per una copia di un CD, di cui potremmo risparmiare la fase di ripping (ma è sconsigliabile, non sappiamo se è stato eseguito al meglio). Anche nel caso siano in HD potrebbe essere stato l'esito di un upsampling. Un po' più complicata la copia di un SACD che ha un sistema di protezione incluso, ma sostanzialmente anche si questo aspetto la giurisprudenza non è univoca.

Se invece l'utente non ha un originale da lui acquistato i file lossless o HD sono nella stessa situazione di altri formati lossy, nel caso assai comune che ne abbia sparsi tra PC, hard disk USB e smartphone vari. Quindi è una pratica sicuramente da evitare, a maggior ragione nell'era dello streaming gratuito o di qualità a basso costo.

Le esecuzioni public domain
Sempre restando agli aspetti legali, da considerare è anche l'età delle esecuzione. Se anteriore di 50 anni in Europa (ma non in USA) i diritti per l'esecuzione sono scaduti, quindi tecnicamente è considerata di pubblico dominio (come l'album di Miles Davis usato come esempio) e averne una copia non infrange i diritti di sfruttamento commerciale di chi ha pubblicato il disco. Questo almeno dice la legge italiana non facendo distinzione tra prima edizione, ristampe e pubblicazioni speciali, ovvero sul supporto, ma interessandosi solo al contenuto. Non tutte le case discografiche concordano e le legislazioni europee sono differenti da Stato a Stato, e quindi anche una ristampa speciale in HD secondo loro è un'opera di ingegno e quindi tutelata e non public domain. E' questa la posizione che hanno in YouTube, ad esempio. Ma esistono al contrario etichette che pubblicano tranquillamente materale public domain ovviamente a prezzo scontato, quindi addirittura a fini di lucro, senza incorrere in problemi legali. Basta che siano supporti fisici e non distribuiti via web (che non ha confini). A maggior ragione è aleatorio il dolo di chi ne fa un uso solo personale, non lo distribuisce via web meno che mai a fini di lucro.

In sintesi
Siamo sempre nella situazione paradossale di case discografiche e detentori di diritti che adottano politiche economiche incomprensibili. Esiste evidentemente un interesse e quindi un mercato, seppur non molto ampio, per la musica in HD, come dimostra la presenza di siti non autorizzati che comunque devono accontentarsi di briciole, economicamente parlando. Eppure continuano, le case discografiche superstiti, a non mettere a disposizione tutto il loro catalogo neanche nei paesi "buoni" e a vietare la vendita in tutti gli altri. I paesi buoni sono USA e Canada e in Europa solo UK, Germania e non sempre Francia. Poi persiste anche un problema prezzo: 21,5 € per un (quasi inutile) PCM 24/192 e 17 € per un SACD, pur essendo i costi di produzione di musica smaterializzata ovviamente minimi. Sta arrivando però lo streaming in HD, grazie al formato MQA ,e forse presto anche questa nicchia di download si avvierà ad una lenta sparizione come iTunes. Così come la pirateria collegata.

Note
(1) Le cose, come tutto nel campo legislativo del copyright, terremotato dalla digitalizzazione e dalla dematerializzazione, sono un po' più complicate, perché questo diritto è sancito in modo esplicito per il software mentre è stabilito in modo contraddittorio per la musica su supporto fisico (in totale incoerenza), ma sentenze in giudicato hanno stabilito la liceità della copia di riserva per uso privato e ci sono anche pareri secondo i quali anche il superamento della protezione è ammesso in questo caso.