mercoledì 5 marzo 2014

Audio Review un anno (e mezzo) dopo

Ad ottobre 2012 un editoriale dell'allora direttore Roberto Lucchesi sul numero 337 annunciava, senza che nessuno ne avesse avuto sentore prima, la cessazione immediata delle attività della principale rivista di alta fedeltà presente nel nostro Paese, Audio Review, erede di Suono Stereo, il primo e storico mensile che ha accompagnato il boom del settore negli anni '70 e '80, essendo fondata dallo stesso team capitanato da Paolo Nuti.

Nelle settimane successive un gruppo di redattori della rivista e dei periodici collegati e pubblicati dallo stesso editore New MediaPro (che entrava in gestione fallimentare) non accettava la prematura scomparsa delle testate e riusciva a far ripartire le pubblicazioni con la formula "tre riviste in una", associando ad Audio Review il periodico specializzato negli impianti per auto (RCS - Radio Car Stereo) e quello dedicato agli autocsotruttori (Auto Costruzione). In più veniva operata una parziale revisione del piano editoriale per adattarlo al mercato in forte cambiamento, assieme ad azioni per riequilibrare il conto economico, rappresentate dall'abbassamento della qualità della carta e dall'innalzamento del prezzo di vendita.
Un anno e mezzo dopo la rivista è ancora in edicola con la stessa formula, la carta appena un po' migliore, un po' più di pubblicità (nei primi numeri auto gestiti era quasi sparita, e non per scelta) e una paginazione tornata ai livelli originali o quasi. Sempre a cura dello stesso editore in gestione fallimentare, come dichiara il nuovo direttore, Mauro Neri, nell'editoriale del numero di gennaio 2014.
Cosa sia successo veramente non si è mai capito bene, se c'erano anche contrasti interni a valle della decisione o meno, ma ci interessa poco. Lo storico fondatore Nuti sembra essere uscito dal mondo dell'hi-fi e segue solo l'altra sua attività nel settore Internet (è il fondatore anche di MC Link e presidente dell'associazione tra i provider italiani), così come Lucchesi. Alcuni redattori e recensori non si vedono più tra le firme ma i più noti ci sono ancora tutti (Cicogna, Benedetti, Montanucci, ecc.) e Guglielmi continua a seguire la parte musicale con il gruppo dei recensori musicali già noto.

Tutto risolto dunque?
Il post che avevo scritto a caldo, e che è stato visitato moltissime volte producendo anche un gran numero di commenti (e anche incredibilmente alcune polemiche, in Italia attualmente si riesce a polemizzare su tutto) era intitolato "Audio Review: fine di un'epoca". A differenza di quanto ha deciso di fare Lucio Cadeddu di TNT-Audio ho deciso di mantenerlo anche dopo aver saputo che la rivista non finiva lì la sua storia. Non so cosa avesse scritto Cadeddu, non lo sa nessuno perché ha deciso di non pubblicarlo, ma a mio parere quella decisione, poi in qualche modo superata (e mi fa veramente piacere per tutte le persone che ci lavoravano), certificava la fine della fase di espansione dell'hi-fi come componente elettronico da avere in una casa che si rispetti, e quindi anche come oggetto del desiderio e come oggetto che distingue il possessore. Per diventare qualcos'altro, uno strumento a disposizione di nuove esigenze, che ho cercato di individuare in un post su "l'ascoltatore post-hi-fi".

Una rivista di un'altra epoca?
Migliore o peggiore che sia (l'altra epoca) questa sembra essere oggi Audio Review, nonostante gli apprezzabili e volonterosi sforzi di aggiornamento che si intravedono. Io continuo a comprare e a leggere la rivista, ma faccio parte del gruppo, un tempo nutrito, di chi ha sviluppato un interesse non solo per la musica ma anche per gli strumenti per riprodurla al meglio. Il problema di Audio Review come delle altre riviste specializzate di qualsiasi genere, è il ricambio. Il mondo sta andando velocemente verso i contenuti fruiti soltanto online e a ricerca immediata, quando servono. L'approfondimento, la riflessione, l'interesse a diventare "esperti" si concentra su altri settori (la cucina creativa al momento va per la maggiore, direi) e sconta anche la illusione di poter diventare esperti con poca fatica, un iPad, la rete, Wikipedia e qualche sito o blog di riferimento. Questo, almeno, è ciò che si osserva e che in molti ripetono.

Direzioni divergenti
A queste criticità generali se ne aggiungono di specifiche del settore, sempre più diviso tra quelli che non si appassionano agli strumenti, ma vorrebbero ascoltare la musica al meglio, e sono alla ricerca quindi di soluzioni veloci e definitive, e quelli che invece continuano a fare dell'alta fedeltà un hobby. I soggetti del secondo tipo sono in diminuzione e a ricambio lento, così come le aziende che producono per loro e i negozi nei quali possono esercitare una azione fondamentale per questo hobby (e per l'acquisto impegnativo in genere): l'ascolto. Ma non stanno sparendo e non spariranno. Diventa un classico "settore di nicchia" come molti altri, le nicchie aumentano e aumenteranno. I primi sono molti o forse quasi tutti in varie fasi della vita e della evoluzione degli interessi, ma non sono disposti ad impegnare il tempo necessario all'approfondimento, sono alla ricerca di risposte immediate.

Anche il mercato si divide per i due soggetti: prodotti tradizionali da marchi consolidati per gli "appassionati" e prodotti spesso innovativi e con ciclo di vita ridotto per gli "ascoltatori post-hi-fi". Con differenze di prezzo che confermano le direzioni divergenti: semplicemente spropositati per gli ascoltatori post-hi-fi quelli dei componenti tradizionali, talmente bassi da non essere credibili, per gli "appassionati", quelli dei componenti rivolti al mercato di massa. L'esempio più evidente di questa differenza di percezione è rappresentato sicuramente dagli amplificatori in classe D, a partire dall'ormai storico T-Amp.

Una rivista oggi
Non può rivolgersi solo al settore di nicchia degli appassionati, non ha sufficiente massa critica per reggere i costi della distribuzione, deve uscire e arrivare anche agli altri. Come sta tentando di fare AR con prove come quella delle cuffie "per giovani" del numero di gennaio 2014 o le prove di componenti per musica liquida, ampli con DAC integrati di basso costo e così via. Un obiettivo non facile, ma riguardo al quale facciamo glia uguri al nuovo staff della rivista, perchè rivolto ad una fascia di potenziali lettori che prende difficilmente in considerazione l'idea di cercare quelle risposte in una rivista da comprare in edicola, che sembra per di più richiedere una specifica competenza per essere letta.

L'autorevolezza
Non mi metto certo qui a individuare possibili soluzioni pratiche o dare consigli, non mi compete e non è il mio campo. Noto soltanto che quello che sicuramente chi cerca risposte sul web cerca, in ogni settore e anche in questo, è l'autorevolezza. Sapere che lì su quel blog, o anche su quella rivista da comprare in edicola, magari solo per il periodo che serve, c'è una risposta autorevole, attendibile, imparziale, che non sarà smentita in seguito. Il web e ancor più i social media propongono a raffica risposte apparentemente autorevoli e altrettanto velocemente smentite, con polemiche connesse. E' uno dei punti critici dell'intero sistema, intrecciato anche alla diffusione dei siti che puntano a rendere autorevole la rete stessa grazie alla forza dei grandi numeri, sul modello di TripAdvisor.

Come rendere una rivista hi-fi autorevole, con tutta la storia pregressa e la forzata contiguità con le imprese del settore (anche loro alle prese con una difficile transizione) non è certo facile. Gli elementi di base sono però sempre i soliti: la competenza di chi da' giudizi, la imparzialità rispetto a chi è giudicato. Il profilo professionale dei recensori, comprensivo delle loro competenze in campo musicale (conoscere la musica e saper suonare uno strumento, ad esempio) e la totale indipendenza rispetto al componente provato (acquistato in modo anonimo, pubblicità solo indiretta) non sarebbero interventi semplici, ma farebbero una grossa differenza.

9 commenti:

  1. Anonimo23/3/14

    Ho molti dubbi che una rivista come questa al giorno d'oggi possa avere un futuro. Con il disinteresse generale per l'hi-fi audio, la crisi galoppante e grigia situazione economica attuale; se resistono un altro anno sono fortunati.

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    1. Anonimo25/3/14

      La scelta di fare 3 riviste in una non mi trova d'accordo.
      La mia impressione su questo tentativo di rianimazione è di "accanimento terapeutico".

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    2. Anonimo3/7/14

      avete mai letto un numero di audioreview degli anni passati?erano 3 riviste in una!!!

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    3. Anonimo3/7/14

      Lunga vita ad audioreview (se lo meritano)

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  2. Anonimo25/4/14

    Sapete che vi dico? Il mondo di oggi fa schifo. E la colpa e' di internet. Ne sono sempre piu' convinto.

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    1. Anonimo8/5/14

      Se il mondo di oggi fa schifo la colpa non è certo di internet. Il mondo è fatto di persone. Non si può fermare l'evoluzione e il progresso. E' tutta una generazione che è cambiata, in meglio o in peggio lo diranno i posteri.

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    2. Anonimo13/2/15

      Il mondo e' fatto di persone? Vero. Ma le persone vivono e si comportano in base all'ambiente in cui vivono. Questo e' un dato di fatto. Ti faccio un esmpio musicale: prima di Napster la pirateria musicale a che livello era? E dopo Napster? E oggi? E' morta la discografia!! e cosa ha permesso tutto questo? L'infrastruttura di internet, che prima non c'era. Fosse solo per la musica, il problema che questa "crisi" sta coinvolgendo tutto, l'editoria, i rapporti umani e il concetto di amicizia stessa!!! (vedi facebook & co. Ma che concetto di amicizia ci puo' mai essere in rapporti umani dietro a un monitor?) Il progresso non si puo' fermare, vero, ma forse sarebbe meglio ripensare il concetto stesso di progresso perche' questa non mi pare una buona direzione verso cui stiamo andando. Il progresso non puo' piu' essere solo guidato dall'economia. Sarebbe ora di cambiare e cominciare a mettere in gioco anche altri concetti piu' importanti per l'uomo, in modo che venga rimesso al centro. Dettomquesto, viva internet per tutta la vita e x le prossime 200 generazioni..!

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  3. Un commento a cui è difficile rispondere, soprattutto usando Internet! Comunque tornando ad Audio Review dopo due mesi di interruzione è tornato in edicola, nell'editoriale il direttore del nuovo corso Mauro Neri spiega la motivazione, legata alla faticosa trattativa con un nuovo editore che però non si limiti a ridurre la testata ad un puro contenitore di pubblicità. Per ora la rivista continua con la stessa formula e con una sostanziale continuità con il passato.

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  4. Anonimo18/9/14

    Ho smesso di leggere ed acquistare audioreview qualche anno fa, dopo oltre 10 anni che lo facevo perché, se vi ricordate, all'epoca c'era la rubrica di annunci di vendita. Più volte ho
    inviato il tagliano da pubblicare e mai il mio annuncio è stato
    pubblicato, ho scritto e riscritto ma nessuno si è mai degnato di
    rispondermi..........forse perché l'annuncio riguardava tutti gli
    arretrati della rivista (oltre 100 numeri) che, essendo diventati
    alquanto ingombranti, avevo deciso di vendere?

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